UN SOPRUSO DEL TRIBUNALE DI VILNIUS

Quando la storia e l'etnologia diventano un delitto

In un articolo intitolato: A nome di chi?, pubblicato in data 17 marzo 1974 sul « Tiesa » (Verità), è stata datanotizia di un processo contro cinque persone svoltosi presso il tribunale di Vilnius.

Nell'articolo non si dice quando si sia svolto quel pro­cesso, né quali pene siano state inflitte agli imputati, ma sono state soltanto elencate le loro azioni delittuose: essi avevano rubato delle macchine da scrivere, alcune opere di arte popolare e dei vasi liturgici. Dal tenore dell'articolo tuttavia è risultato chiaramente che tale processo aveva avuto un carattere essenzialmente politico.

Il 27 marzo 1973 gli organi della Sicurezza effettuarono un'operazione abilmente condotta contro un gran numero di studiosi di etnologia di Lituania e Lettonia, operazione paragonabile, per la sua ampiezza e profondità, all'analogo attacco portato contro gli editori e i divulgatori della LKB KRONIKA.

Alle ore 8 del mattino oltre 100 studiosi e numerose per­sone in rapporti con loro vennero portati nelle sedi della Sicurezza di tre città: Vilnius, Kaunas e Riga. Furono inoltre eseguite perquisizioni e arrestata gente. I più eminen­ti studiosi in questo campo: R. Matulis di Vilnius, J. Eitma-navičiutė di Kaunas ed altri furono costretti a firmare dichia­razioni con cui si impegnavano « a non dedicarsi più in av­venire di propria iniziativa allo studio dell'etnologia ». I più giovani vennero invece sollecitati a collaborare con gli organi della Sicurezza e minacciati. Gli inquirenti erano: Kontrimas, Radzevičius, Aleinikov, Rimkus, Žilevičius, Sujuta ed altri.

I fermati vennero interrogati sulle attività dei ricercatori, sulla spedizione effettuata sul fiume Šventoji,1 sui loro rapporti con gli etnologi delle altre repubbliche, sugli umori della gioventù, sulla raccolta della documentazione relativa al periodo della guerriglia condotta dai « Fratelli della fo­resta »,2 sulla divulgazione di manifesti, sull'organizzazio­ne della commemorazione dell'anniversario di Kalanta, sul-

 

1  Nel delta di questo fiume, il cui nome significa « Fiume sacro », sono stati scoperti i resti di un tempio pagano risalente ad alcuni millenni prima di Cristo. (N.d.r.)

2  Così si chiamavano i partigiani lituani che per parecchi anni dopo il 1944 sostennero una guerriglia di resistenza contro l'occu­pazione russa. (N.d.r.)

la lettura della letteratura antisovietica, sulla sua riprodu­zione e divulgazione, sulla personalità e le concezioni diŽukauskas e degli altri arrestati, sulle relazioni con essi, sui rapporti con il sacerdote Dobrovolskis di Paberžė, ecc. Una parte degli inquisiti venne portata più volte a Vilnius per essere messa a confronto con gli arrestati. Quattro delle persone sottoposte ad interrogatorio e cioè Šarūnas Žu­kauskas, Antanas Sakalauskas, Izidorius Rudaitis e Vidman­tas Povilonis vennero inoltre dichiarate in arresto.

Sulla stampa cominciarono ad apparire articoli con i quali insistentemente si sollecitava a rinunciare alle ricerche sulla « epoca feudale », sottolineando minacciosamente che lo studio della storia del paese deve riguardare innanzitutto il periodo dell'edificazione delle fabbriche e delle industrie, arricchito con gli estratti più salienti delle biografie dei pensionati personali.1 Ciò dimostra chiaramente come que­sta campagna non fosse altro che uno degli anelli della « rivoluzione culturale » neostalinista, attuata già in prece­denza in altri settori della cultura. Quasi tutti i redattori dei giornali che trattano argomenti culturali e i dirigenti delle istituzioni culturali nonché delle associazioni sono stati sostituiti con figure nuove: grigi funzionari come il redat­tore della rivista « Literatura ir menas » (Letteratura ed arte) V. Radaitis e il redattore di « Nemunas » L. Inis; oppure con elementi apertamente reazionari quale ad esem­pio l'attuale presidente dell'Associazione per lo studio della cultura nazionale, Uogintas. Sono stati inoltre frapposti ostacoli all'attività della editrice «Vaga» (Il solco) per l'ulteriore pubblicazione della serie « Lituanistinė Biblio­teka » ( Biblioteca lituanistica ), è stata intensificata la cen­sura ad opera del Glavlit, sono state poste restrizioni alle traduzioni dalle lingue straniere. Inoltre sono state criticate da posizioni dogmatiche dalla rivista « Komunistas » le redazioni di « Kultūros barai » ( Le orme della cultura ) e particolarmente di « Problemos »; dalla RSS di Bielorussia venne richiamata la spedizione etnologica organizzata dal­l'Associazione per lo studio della cultura nazionale, eccetera.

 

1 Per « pensionati personali » si intendono i benemeriti del regi­me e del Partito comunista. (N.d.r.)

Gli arrestati Žukauskas, Sakalauskas, Rudaitis e Povilonis sono stati tenuti in carcere per quasi un anno, per lo più in celle di isolamento, « ...dove la notte si confonde con il giorno, poiché nelle celle la luce resta sempre accesa... » (dalla testimonianza di un detenuto). Le condizioni dei de­tenuti si possono intuire da alcuni episodi come quello di V. Povilonis, il quale in seguito ad una disfunzione epatica provocata dal vitto cattivo dovette essere ricoverato in ospedale, mentre Žukauskas per essersi rivolto al secondino in tedesco venne rinchiuso in cella di rigore. I metodi dell'in­terrogatorio sono desumibili da un fatto come il seguente. V. Povilonis venne indotto a credere che Sakalauskas lavo­rasse per la Sicurezza. Perso il suo equilibrio psichico, V. Povilonis (secondo le sue proprie affermazioni), disse su Sakalauskas « ogni genere di scemenze ». L'inganno venne a galla soltanto allorché i due si incontrarono in tribunale.

Più tardi il 23 ottobre venne incluso tra i processati an­che Aloyzas Mackevičius di Mažeikiai, già candidato a membro del PCUS.

Il processo si svolse a porte chiuse dal 18 febbraio al 5 marzo 1974 a Vilnius, nella sede del tribunale supremo della RSS di Lituania, sotto la presidenza del giudice Ignotas, assi­stito dai giudici a latere Kavaliauskaitė e Tamulionis. Il pubblico ministero era rappresentato dal sostituto del pro­curatore capo della repubblica, Bakučionis. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Kudaba, Sorvainis, Gavronskis, Vaicekauskas e Matjošienė. Nell'aula erano stati ammessi soltanto i parenti più stretti degli imputati, i militari, agenti della Sicurezza e il personale di servizio del tribunale. Du­rante il processo furono interrogati oltre 90 testi.

Tutti gli imputati, ad eccezione di Mackevičius, vennero accusati di attività antisovietica in base all'articolo 68 del codice penale della RSS di Lituania. Ecco in che cosa sareb­be consistita tale attività:

1. Creazione di un'organizzazione clandestina mirante ad informare l'opinione pubblica sull'operato delittuoso del governo sovietico nei riguardi del popolo lituano. Per en­trarvi a far parte veniva richiesto un giuramento e riscossa una quota associativa.

2. Diffusione di volantini in occasione della ricorrenza del 16 febbraio.1

3. Pubblicazione del periodico clandestino « Naujasis varpas » ( Nuova campana ).

4. Conservazione e divulgazione di letteratura proibita.

5. Sostegno finanziario alla famiglia di S. Kudirka.2

Š. Žukauskas venne accusato di aver fondato un'associa­zione clandestina, di aver ricevuto il giuramento dei mem­bri, di aver riprodotto 2 esemplari del XV volume (voce Lituania) della Lietuviu Enciklopedija(Enciclopedia li­tuana), di aver redatto il testo di un volantino, di essere stato complice di Sakalauskas nel furto di 4 macchine da scrivere, di aver cercato di attirare nell'organizzazione clan­destina Mackevičius e di averlo aiutato a rubare alcune scul­ture di arte popolare, nonché di essersi procurato un ripro­duttore di tipo ERA.

Il tribunale accusò A. Sakalauskas di appartenere ad una organizzazione clandestina e di nascondere della letteratura antisovietica. Durante una perquisizione effettuata presso di lui venne trovato: il Mein Kampf di A. Hitler, Il problema della pazzia dei fratelli Medvedev, due numeri della LKB KRONICA, Lietuviu archyvas(Archivio lituano), TSRS užsie­nio politika 1939-1940 (La politica estera dell'URSS negli anni 1939-1940),Lietuvos istorija (Storia della Lituania) di A. Šapoka, ed altro. Sakalauskas avrebbe tentato di in­viare in Occidente una raccolta di proprie poesie ed avrebbe organizzato il furto di 4 macchine da scrivere. Nel 1957 egli era già stato condannato a due anni di privazione della li­bertà per un tentativo di fuga all'estero effettuato con una barca a vela attraverso il mar Baltico.

Il dottor I. Rudaitis venne accusato di aver appoggiato l'organizzazione clandestina, di aver contribuito alla molti­plicazione e divulgazione di letteratura antisovietica e di manifesti, di aver raccolto fondi per il finanziamento del­l'organizzazione speculando in valuta. Nel corso di una per­quisizione presso di lui venne trovato del materiale relativo

 

1Vedi nota a pag. 336. (N.d.r.)

2 II marinaio lituano condannato a 10 anni di lavori forzati in un lager per aver tentato la fuga negli Stati Uniti nel 1970. (N.d.r.)

ad una pubblicazione clandestina in corso di preparazione.

V. Povilonis sarebbe appartenuto all'organizzazione clan­destina, avrebbe diffuso manifesti nella ricorrenza del 16 febbraio, avrebbe tenuto nella propria abitazione della lette­ratura antisovietica, contribuendo a diffonderla, avrebbe dato mano alla preparazione del periodico « Naujasis var­pas ».

A. Mackevičius venne accusato per il fatto che essendo egli a conoscenza dell'attività dell'organizzazione clandestina non solo non ne aveva dato comunicazione alla Sicurezza, ma vi avrebbe preso parte egli stesso appropriandosi inde­bitamente, su istigazione di Žukauskas, di alcune opere di arte popolare; avrebbe inoltre saccheggiato la chiesa di Tirkš­liai e portato gli oggetti presi a Žukauskas.

A. Mackevičius venne incluso nel processo politico non a caso: nella prassi dei tribunali sovietici è d'uso dare ai pro­cessi politici una tinta criminale. Dato che A. Mackevičius e Žukauskas si conoscevano, si tentò di accusare quest'ultimo di furto: « Vedete qual è il suo "volto morale!" ». I giudici oltre alle contraddittorie dichiarazioni estorte a Mackevičius non avevano altri argomenti con i quali sostenere l'accusa. Ciò venne sottolineato anche daKudaba, difensore di Žu­kauskas.

In questa occasione il tribunale sovietico volle mostrar­si anche custode integerrimo delle statuine di Cristo e dei beni della Chiesa, deciso a colpire duramente i colpevoli. Ma allora non dovrebbe esso condannare anche coloro che hanno organizzato la distruzione del Monte delle Croci,1 del­le cappelle dei Calvari di Vilnius,2 coloro che hanno profana­to molte chiese, eccetera? Eppure i colpevoli sono ben noti!

Š. Žukauskas ammise di essere a capo dell'organizzazione, i cui scopi erano però solo quelli di formarsi una cultura, di raccogliere la letteratura. Egli avrebbe voluto agire soltanto entro le norme della legalità sovietica; aveva però pensato che si dovevano correggere gli errori commessi dal governo. « In verità, alla nostra nazione è stato arrecato un enorme

1Vedi LKB KRONIKA n. 8. (N.d.r. )

2 Vedi LKB KRONIKA n. 9. (N.d.r.)

danno: sono stati deportati 360.000 lituani » diceva Žukaus­kas.

Egli riconobbe di aver diffuso della letteratura la quale, a suo avviso, non è antisovietica, come ad esempio II pro­cesso giudiziario a S. Kudirka, ma respinse le accuse di aver compiuto atti criminali: non aveva mai rubato le opere di arte popolare. Quanto alle macchine da scrivere, Žukauskas dichiarò di essere certo che esse erano già state messe fuori uso, quindi non era stato arrecato danno ad alcuno.

A. Sakalauskas riconobbe di essere appartenuto all'orga­nizzazione clandestina e di avere versato la quota di associa­zione. « Ci siamo associati per migliorare la nostra istru­zione » dichiarò l'imputato.

La moglie di Sakalauskas, interrogata sulle convinzioni del marito, le definì « normali, come quelle di tutta la gente onesta... ». Il marito nella sua vita aveva sempre lavorato. « Se lavorassero tanto anche gli altri darebbero un grande apporto all'edificazione del comunismo. Egli istruiva la gio­ventù, dedicando molto tempo alla sua educazione. Però mio marito non intende accettare passivamente le carenze della nostra vita, e ce ne sono molte...» « Quali carenze? » le chiese il giudice.

« Comincerò da ciò che è indispensabile alla vita... Ecco: finalmente, dopo grandi fatiche, abbiamo ottenuto un ap­partamento; ma in esso non vi è nulla... » « E che cosa vi sarebbe dovuto essere? »

« Mi pare che se in un appartamento vi sono dei termo­sifoni... essi dovrebbero riscaldare! Se vi sono dei rubinetti... dovrebbe uscirne l'acqua! Mio marito riparò tutto ciò con le proprie mani, sacrificando il tempo destinato al lavoro scientifico... » disse la moglie di Sakalauskas. A questo pun­to il giudice la interruppe e prese ad interrogarla sull'ascol­to dei programmi delle radio estere.

I. Rudaitis disse di non aver mai saputo nulla dell'orga­nizzazione clandestina e tanto meno di averla finanziata. Aveva solo acquistato casualmente della valuta estera. Pari­menti non sapeva nulla della pubblicazione in preparazione. Leggeva libri di ogni genere solo perché un uomo colto deve conoscere anche la letteratura « anti ».

A. Mackevičius ammise di aver rubato alcune opere di arte popolare e di aver saccheggiato la chiesa di Tirkšliai,ma disse di aver fatto tutto ciò con l'intento di procurarsi del denaro, poiché gli piaceva vestire bene. Ai furti avrebbe partecipato anche Žukauskas. Più tardi Mackevičius dichiarò di aver saccheggiato la chiesa da solo, volendo dimostrare a Žukauskas di essere in grado di agire anche indipendente­mente.

Trovandosi a confronto, Žukauskas apostrofò così Macke­vičius: « Tu, Alius, rispondi per te; per quello che riguarda me rispondo io. Non sono disposto a rispondere delle tue colpe ».

L. Mackevičius ha così definito il proprio fratello: « Alius è come un francese: quando cantano tutti, anche egli canta; quando tutti tacciono, tace anche lui ».

V. Povilonis negò' di aver appartenuto all'organizzazione clandestina e di aver diffuso libri di alcun genere,ammise soltanto di averne tenuti alcuni in casa propria. Sulla pub­blicazione clandestina non sapeva nulla, mentre a Žukauskas lo legava solo lo studio della cultura nazionale.

Il procuratore Bakučionis ritenne Žukauskas il fondatore dell'organizzazione e chiese al tribunale di infliggergli 7 anni di privazione della libertà.

Per Sakalauskas il procuratore propose 5 anni di priva­zione della libertà.

Dopo aver accusato Povilonis e Rudaitis, il procuratore tentò con tutte le forze di difendere Mackevičius, definen­dolo un danneggiato, una vittima, un plagiato da Žukauskas e da persone simili a lui.

difensori, nei processi politici, possono dire ben poco, limitandosi unicamente a rilevare alcune benemerenze degli imputati. L'avvocato Kudaba difese Žukauskas dalle accuse di reati comuni, l'avvocato Sorvainis rilevò le benemerenze di Sakalauskas verso la società, l'avvocato Gavronskis sotto­lineò che Rudaitis era un buon medico e che era stato anti­fascista. L'avvocato Vaicekauskas definì Mackevičius « una pecorella smarrita », in grado tuttavia di correggersi comple­tamente. L'avvocatessa Matijošaitiėnė parlò delle beneme­renze di Povilonis verso la gioventù e della sua cattiva salute. Alcuni altri difensori tentarono di rovesciare tutta la responsabilità su Š. Žukauskas.

Tutti gli imputati chiesero ai giudici di proscioglierli, men­tre Mackevičius si rimise alla loro clemenza.

L'atmosfera nel tribunale era deprimente: in sala sede­vano oppressi dal dolore i parenti e passivi gli avvocati. Agli accusati non veniva permesso di voltare la faccia verso il pubblico! Se qualcuno tentava di prendere qualche appunto, subito si presentava un miliziano e glielo toglieva. Nel corso del processo non venne data lettura del foglietto stampato nella ricorrenza del 16 febbraio, ma venne soltanto rilevato che esso cominciava con la parola: « Lituano! » e terminava con « Sezione di Kaunas ». Il contenuto del foglietto avreb­be dovuto invece essere attentamente analizzato al processo! Durante il processo si parlò continuamente della pubblica­zione clandestina in preparazione; i giudici però non resero mai noto il contenuto di quella pubblicazione. Non venne detto nulla di preciso neanche sull'organizzazione clandestina. Quindi i principali capi d'accusa per i quali veniva applicato l'art. 68 del codice penale della RSS di Lituania non furono affatto esaminati durante il dibattito. Così si svolse il pro­cesso che ha avuto lo scopo di denigrare e di paralizzare il movimento degli studiosi di etnologia nazionale in Lituania.

L'autodifesa di §. Žukauskas durò circa un'ora. Egli di­chiarò di non essere avverso all'ordinamento socialista, ma di ritenere tuttavia che il governo sovietico non sia un gover­no di popolo, perché esso è stato portato dall'occupazione. Nel 1918 la « rivoluzione » nacque in Lituania non come un movimento spontaneo del popolo, ma dopo essere stata pre­parata a Mosca e di là portata in Lituania dall'Armata rossa assieme ad Angarietis e aKapsukas. Nel loro governo pre­dominavano polacchi, russi ed ebrei, i quali non avevano nulla in comune con il popolo lituano che aspirava all'indi­pendenza. I lituani organizzarono perfino un esercito di volontari allo scopo di cacciare i nuovi occupanti della Litua­nia: i bolscevichi. Žukauskas ha proseguito poi citando il patto Ribbentrop-Molotov del 1939 per la spartizione degli Stati baltici, circostanza che consentì all'Armata rossa nel 1940 di riportare in Lituania il governo sovietico. La cosid­detta rivoluzione o situazione rivoluzionaria esistente allorain Lituania non è altro che una ripugnante menzogna. Nel 1940 venivano eseguiti arresti e deportazioni mentre gli anni del dopoguerra videro episodi ancora più spaventosi: il terrore, la « deborghesizzazione », i « Fratelli della fore­sta », gli istrebitely 1 e le deportazioni in massa, che provoca­rono oltre 300.000 vittime umane. E che dire degli arresti, delle prigioni, dei lager, delle varie repressioni, delle fucila­zioni di innocenti, del « culto di Stalin »!Nel dopoguerra la gente veniva deportata in Siberia non per motivi di classe, ma nazionali. Ancora oggi c'è della gente alla quale è pre­cluso il rientro in patria. Tutto ciò rappresenta un danno incalcolabile per la Lituania. Oggi più che mai si manifesta

lo sciovinismo russo, che persegue una politica di feroce snazionalizzazione. Ai russi residenti in Lituania vengono consentite condizioni di vita molto migliori di quelle degli stessi lituani. L'incremento della popolazione di nazionalità russa in Lituania viene giustificato con la carenza di manodopera, mentre nel frattempo la popolazione lituana viene sollecitata a recarsi a lavorare nel Kazachstan e in altre regioni dell'Unione Sovietica. In tal modo viene condotta la colonizzazione. L'impero russo continua tutt'oggi ad essere una prigione di popoli. Tutte le nazioni del mondo lottano per la libertà, tutte le forze progressiste le sostengono.
Allora in che cosa noi lituani siamo peggiori degli altri?!

Žukauskas, non considerando la sua attività come un cri­mine contro il popolo o la nazione, non chiese di ridurgli la pena, ma pretese unicamente la liberazione. Egli si rivolse al tribunale con queste parole:

« Questo non è un processo, ma un sopruso... Perché si svolge a porte chiuse? Ma davvero il tribunale ha paura che il popolo imbestialito mi faccia a pezzi? O non siete piuttosto voi ad avere paura?! "Riuniti per la briciola d'oro, per un cucchiaio di pasto buono" (V. Kudirka)... E proprio perché almeno di nome siete lituani, la saggezza del popolo a ragione dice: il proprio cane morde più forte... ».

1 Vocabolo russo che significa « sterminatore ». Così erano chiamati i delinquenti arruolati nei reparti anti-guerriglia inviati dal governo sovietico a sterminare i partigiani lituani nel dopoguerra dal 1945 al 1953 circa.(N.d.r.)

Žukauskas concluse il suo discorso con le parole di Myko­laitis-Putinas: « Il nemico ci stringe con mani di ferro, ma la parola più preziosa rimane libertà ».

Il 5 marzo 1974 fu pronunciata la sentenza del tribunale.

Š. Žukauskas, nato nel 1950, studente del VI anno al­l'Istituto di medicina di Kaunas, membro del Komsomol, discreto conoscitore delle lingue inglese, francese e tedesca, viene condannato a 6 anni da scontarsi in un lager a regime duro ed alla confisca di tutti i beni.

A. Sakalauskas, nato nel 1938, docente di lingua tedesca al Politecnico di Kaunas, a 5 anni da scontarsi in un lager a regime duro.

V. Povilonis, nato nel 1947, ingegnere-tecnologo, a 2 anni da scontarsi in un lager a regime duro.

I. Rudaitis, nato nel 1911, medico, a 3 anni da scontarsi in un lager a regime duro ed alla confisca dei beni.

A. Mackevičius, nato nel 1949, studente all'Istituto del Partito comunista, a 2 anni da scontarsi in un lager a re­gime ordinario.

La località di detenzione sarà per tutti Solikamsk ( regione di Perm), ad eccezione di Mackevičius, il quale sconterà la condanna a Pravieniškiai.1

Š. Žukauskas fino all'autunno venne trattenuto nelle car­ceri della Sicurezza.

 

1Cioè in patria, in Lituania. (N.d.r.)