L'incaricato del Consiglio degli affari religiosi, K. Tuménas, nel suo articolo « La libertà di coscienza e le leggi sovietiche » (« Tiesa » 22 novembre 1974), scrive:

« Anche la maggioranza dei credenti approva pienamente le leggi sovietiche sui culti. La maggior parte del clero os­serva le leggi. Tuttavia vi sono ancora dei ministri del culto o dei credenti i quali violano le leggi sovietiche in materia religiosa e tentano di sobillare i credenti. « numero sem­pre maggiore dì ecclesiastici si stacca dagli attivisti di que­sto stampo e ne condanna le attività nelle proprie lettere agli amministratori delle diocesi ». (Il corsivo è nostro. Ndr)

Chi sono questi ecclesiastici e in quali lettere essi han­no condannato i sacerdoti che violano le leggi sovietiche?

Nel numero 12 della LKB KRONIKA è stata pubblicata una lettera anonima diretta contro i preti « reazionari » e la stessa LKB KRONIKA. Poco dopo gli amministratori di tutte le diocesi e i vescovi ricevettero un'altra lettera anonima più velenosa della prima. Trattandosi di un anonimo, si sarebbe anche potuto fare a meno di rivolgergli attenzio­ne, ma dato che questi esprime l'opinione del governo sovietico sulla LKB KRONIKA, la lettera merita qualche con­siderazione. La presentiamo leggermente abbreviata e con brevi commenti.

Una seconda lettera anonima

Anzitutto prego di scusarmi se occupo parte del Vostro prezioso tempo.

Sono un sacerdote della vecchia generazione. Riflettendo sulla situazione della Chiesa oggi in Lituania, mi è venuta l'idea di scriver Vi questa lettera. Vi prego di capirmi corret­tamente: non intendo insegnarvi, ma desidero soltanto scam­biare alcuni pensieri e toccare alcuni problemi che interes­sano, come ho potuto constatare, non soltanto me ma anche la maggioranza dei credenti.

Già da qualche tempo circola una pubblicazione illegale, la « Lietuvos Kataliku Bažnyčios Kronika », della quale anch'io ho avuto modo di leggere alcuni numeri. Questa, direi, non può definirsi una pubblicazione ecclesiastica, ma una sconside­rata attività politica. L'informazione presentata nella LKB KRONIKA ha un carattere unilaterale; spesso i fatti non corrispondono alla realtà (In Lituania tale tesi è sostenuta soltanto dagli agenti della Sicurezza. Ndr). Sono molto indignato per le ar­gomentazioni contenute nel n. 10 di questo opuscoletto, se­condo le quali in Lituania non occorrerebbero altri vescovi. A mio parere invece la vita della Chiesa può svolgersi normal­mente solo quando non mancano i vescovi, quando ogni dio­cesi ha il proprio vescovo-pastore e si amministra indipenden­temente. Oggi Vilnius, Vilkaviški e Kaišedorys non hanno ve­scovi (In Lituania tutti sanno che Vilnius e Kaišedorys hanno i propri vescovi, i quali attualmente vivono esiliati dalle pro­prie diocesi. Ndr).

In quello stesso numero viene distrutta brutalmente agli occhi dei credenti l'autorità non soltanto dei vescovi, degli amministratori e dei sacerdoti, ma persino quella del Papa stesso, /il quale « non sa cosa fa » (Certi ecclesiastici della Li­tuania/ hanno distrutto essi stessi pubblicamente la loro auto­rità,/perciò non occorre la LKB KRONIKA per distruggerla. La LKB KRONIKA non ha mai affermato che il Pontefice non sa cosa faccia; essa pensa soltanto che la Sede Apostolica è stata in­gannata e per molto tempo non ha avuto informazioni obbiet­tive sulla Chiesa cattolica in Lituania. Ndr).

Che cosa significa tutto questo?

Gli editori della LKB KRONIKA non mostrano alcun riguardo per gli interessi generali della Chiesa e ignorano la disciplina ecclesiastica; essi inducono in errore i credenti e i collaboratori della Chiesa.

Negli ultimi anni certi preti, invece di occuparsi degli inte­ressi dei credenti della propria parrocchia, hanno preso a ficcare il naso nei problemi delle comunità religiose femminili (Forse sarebbe meglio che di questi problemi si occupassero i funzionari della Sicurezza? Ndr). Essi coinvolgono le religiose in attività illegali e alcuni credenti raccolgono per mezzo loro informazioni per la LKB KRONIKA, accettando da loro del de­naro col pretesto di finanziare la propria attività, eccetera. Quin­di è un pugno di preti che turba la vita normale della chiesa. Essi, girando per le parrocchie, già più di una volta hanno raccolto le firme dei parroci su vari documenti da loro prepa­rati. Numerosi sacerdoti tra coloro che hanno firmato sono stati costretti a farlo sotto la minaccia di essere chiamati "rossi". Alcuni sacerdoti che non volevano firmare sono stati minac­ciati di vedere resi noti i segreti del loro passato (Questo me­todo in Lituania è adottato soltanto dai funzionari del Comi­tato per la Sicurezza e non dai sacerdoti. Ndr).

A mio parere questa attività arreca soltanto danno alla Chiesa e ai credenti. Ed è quindi del tutto comprensibile che il go­verno prenda delle misure e cerchi di stroncare questa atti­vità (Da quando il governo ateista ha cominciato a prendere delle misure perché non venga arrecato danno alla Chiesa? Ndr). Ciò è dimostrato anche dai fatti, poiché alcune religiose che finora avevano lavorato in uffici con incarichi superiori sono state recentemente espulse dall'impiego.

Probabilmente ci sono alcuni che pensano che alcuni anni fa gli organi del governo non sapessero in che modo venivano pubblicati e diffusi in gran numero catechismi e i libri di pre­ghiere, ma tutto ciò veniva tollerato. Soltanto oggi, grazie alla LKB KRONIKA, tali tipografie sono state liquidate e si va in­contro ad ogni genere di difficoltà per l'acquisto di un libro di preghiere o di un catechismo (Di chi è la colpa se il governo sovietico, fin dalla sua instaurazione in Lituania, ha soppresso tutte le tipografie cattoliche, cacciando continuamente in car­cere chi stampava illegalmente i libri di preghiere? Ndr).

Riflettendo sulla LKB KRONIKA sono giunto alla conclusione che essa non reca e non recherà mai nulla di buono, anzi al contrario, la sua pubblicazione rende più difficile tutto il no­stro lavoro e inasprisce i rapporti con il governo. Lavorando prudentemente e con precauzione, senza la presenza della LKB KRONIKA, vi sarebbe una maggiore possibilità di operare per il bene della Chiesa, come era possibile prima dell'apparizione della LKB KRONIKA (Lavorando con tali precauzioni, cinque anni fa hanno potuto accedere al Seminario ecclesiastico soltanto candidati! Ndr).

Il passato ha dimostrato, con fatti dolorosi, che qualsiasi ingerenza di membri della Chiesa in affari politici apporta soltanto sventure e lascia profonde ferite. Perciò sarebbe utile che qualcuno dei confratelli imparasse a trarre le necessarie conclusioni dagli errori del passato (La difesa dei diritti della Chiesa e dei credenti non significa fare politica, ma è un do­vere di ogni cattolico, tanto più se sacerdote. Occuparsi di politica ora significa collaborare con gli organi della Sicurezza, partecipare alle più svariate conferenze organizzate dai comu­nisti, proclamare all'estero che i credenti della Lituania go­dono della piena libertà di religione, eccetera. Ndr).

Non vorrei pensare che Voi, Ordinari, non vediate tutto questo!

Non è un mistero per nessuno il fatto che questa « pubbli­cazione » sia stata iniziata da preti che hanno perso il senso di responsabilità e la lucidità. Suppongo che Voi sappiate tutto questo. Tuttavia sento il sacrosanto dovere di richiamare la Vostra attenzione, perché ho a cuore gli interessi della Chiesa e dei credenti.

Per questa volta non mi firmo.

*    *    *

In data 20 febbraio 1975 « Tiesa » ha dato notizia del viaggio di una delegazione di ecclesiastici dell'URSS in America. Di essa ha fatto parte anche l'amministratore del-l'arcidiocesi di Vilnius, mons. C. Krivaitis. Sull'argomento, il suddetto giornale ha scritto tra l'altro: « I credenti del­la Lituania sovietica hanno tutte le condizioni per pra­ticare la religione. Né essi, né i loro figli vengono perse­guitati! per le loro credenze. Noi stessi ecclesiastici ab­biamo logni possibilità di svolgere la nostra opera, — ha dichiarito alla conferenza stampa tenuta a New York l'am­ministratore dell'arcidiocesi di Vilnius, monsignor Ceslovas Krivaitis... ».

Questa notizia ha provocato un'ondata di indignazione tra i credenti della Lituania. Quando non ci sono libri di preghiere, né catechismi, gli studenti vengono perseguitati per la religione, vengono distrutte le croci, confiscata la letteratura religiosa, impedita l'attività del clero, gli ec­clesiastici all'estero parlano di libertà di religione... Tut­tavia qualcuno dubita: forse l'amministratore della dio­cesi di Vilnius non ha mai detto quanto gli viene attribuito. I giornalisti sovietici infatti sono maestri non soltanto nel marcare le tinte, ma anche nello scrivere lampanti menzogne.

La suddetta delegazione di ecclesiastici dell'URSS è stata in effetti organizzata dai funzionari del Comitato per la Sicurezza dello Stato. Il suo scopo è quello di trarre in inganno l'opinione pubblica all'estero; di convincerla cioèche nell'Unione Sovietica la religione non è affatto perseguitata.        

Alla fine di questo numero presentiamo un documento che i funzionari sovietici anni fa cercarono di far firmare ai sacerdoti. Esso aiuterà a comprendere meglio fino a che punto i sacerdoti della Lituania siano stati oppressi.

*   *   *

Il 24 gennaio 1975 il giornale « Tarybinis Mokytojas » (Insegnante sovietico) in un articolo intitolato: Il men­zognero altoparlante del Vaticano si è scagliato contro la radio vaticana la quale, secondo il giornale, calunnierebbe la scuola e gli insegnanti sovietici. Nell'articolo tra l'altro si dice: « ... la Stasiukaitienė, direttrice della scuola media di Pažaislis, si sforza di guadagnare una "medaglia" per la sua opera ateistica; l'insegnante di storia della V scuola media di Klaipėda, Mažeika, schernisce gli alunni che si recano in chiesa; la direttrice della scuola di Kražiai, Albina Žu­kauskienė, fornisce informazioni all'amministrazione della provincia di Prienaisull'attività ateistica; gli alunni la chiamano "bigotta rossa".

Questi sono i "fatti" divulgati dalla radio vaticana. In realtà non esistono né una scuola media di Pažaislis, né una direttrice Stasiukaitienė, sia nella provincia di Kaunas che nella città di Kaunas, nel cui territorio si trova Pažais­lis. Inoltre nella V scuola media di Klaipėda non lavora nessuna insegnante di nome Mažeika; mentre nella provin­cia di Prienai non esiste alcuna scuola media di Kražiai, né una direttrice di nome Albina Žukauskienė. È vero che la scuola media di Kražiai si trova nella provincia di Kelmė; tuttavia nessuno ha mai sentito che vi sia una direttrice od insegnante che si chiamasse Albina Žukauskienė.

Ciò significa che sono state inventate delle "anime mor­te" che per di più sono state calunniate... ».

Lo scopo di questo articolo è chiaramente quello di de­nigrare non soltanto la radio vaticana, ma anche la LKB KRONIKA, sul cui n. 8 si è parlato dell'insegnante Mažeika,della direttrice E. Stasiukaitienė e di Albina Rinkauskiené. L'autore dell articolo citato, Vytautas Mockevičius, ha inol­tre agito in malafede, falsando i nomi delle persone e delle località: scrivevo Kražiai al posto di Skriaudžiai e Pa­žaislis invece di Pabaiskas. Ed ha anche trasformato il nome di Albina Rinkauskiené in quello di A. Žukauskienė.

La radio vaticana in una trasmissione ha però smasche­rato tutta questa montatura. Le « anime morte » sono così tornate in vita!

La LKB KRONIKA attualmente non è in grado di sapere dove lavori l'insegnante Mažeika.

Nei giorni 14 e 15 febbraio 1975 il vicario della par­rocchia di Simnas (provincia di Alytus), rev. Sigitas Tam-kevičius, è stato sottoposto ad interrogatori presso la sede del Comitato per la Sicurezza a Vilnius dal maggiore Pi-lelis e dal maggiore Rimkus. Al sacerdote sono state chieste informazioni sull'arrestata Nijolė Sadūnaitė. Secondo in­formazioni in possesso degli inquirenti, il rev. S. Tam-kevičius sarebbe certamente uno degli editori della LKB KRONIKA. I funzionari della Sicurezza nutrono tuttavia la speranza che il rev. Tamkevičius possa ancora correggersi, mentre escludono completamente ogni possibilità di recu­pero per quanto riguarda i sacerdoti Račiūnas, J. Zdebskis, A. Svarinskas, J. Buliauskas. Gli organi della Sicurezza hanno minacciato di intentare un processo al rev. S. Tam­kevičius se la LKB KRONIKA continuerà ad uscire in futuro.

Il rev. S\ Tamkevičius ha replicato che sull'uscita o meno della LKB KRONIKA egli non ha alcuna possibilità di interferire.

Secondo èli inquirenti circa il 50% dei fatti riferiti nella LKB KRONIKA sarebbe di carattere calunnioso.

 

 

GLI ESPOSTI

 

A conferma della veridicità della LKB KRONIKA

Esposto del sac. Juozas Zdebskis, parroco della chiesa di Slavantai

Al Presidente del Tribunale supremo della rss di Lituania,

e per conoscenza: a S.E. il vescovo Labukas, e/al Presiden del Comitato per la Sicurezza

Durante il processo svoltosi nel 1974 contro Petronis ed altri, l'autodifesa da me pronunciata l'11 novembre 1971 nel corso del processo a mio carico è stata citata come uno dei fatti prefabbricati che la LKB KRONIKA sarebbe solita pubbli­care. Venne cioè affermato che il testo di/tale mia autodifesa non sarebbe stato quello presentato dalla LKB KRONIKA.

Il 29 aprile 1972 venne fatta ascoltare ad un gruppo di sacerdoti e di funzionari governativi la registrazione di un estratto del mio processo, a dimostrazione che non era quello il testo della mia autodifesa riportato nel n. 1 della lkb kro­nika. Inoltre nel corso di quella riunione il rev. S. Tamke-vicius venne pubblicamente accusato di essere l'estensore della mia autodifesa, che avrebbe inoltre provveduto a trasmettere all'estero.

A tale proposito intendo precisare quanto segue: il n. 1 della LKB KRONIKA ha riportato la mia autodifesa testual­mente, così come essa è stata scritta in occasione del processo. È stato commesso soltanto un piccolo errore: citando il Co­dice di diritto canonico, è stata omessa la cifra « 3 », cosic­ché i canoni « 1329, 1330 »vennero scritti « 129, 130 ».

Quanto al fatto che la registrazione non corrispondesse alla mia autodifesa è da rilevare che nel corso del processo, mentre io parlavo, il giudice mi interrompeva continuamente con do­mande e osservazioni e infine mi tolse la parola mentre stavo spiegando i motivi psicologici del mio comportamento.

Indagare su come la mia autodifesa sia arrivata dal tribu­nale alla redazione della LKB KRONIKA non è compito mio.

Slavantai, 25 febbraio 1975        Sac. J. Zdebskis

 

Intollerabili abusi delle autorità nei riguardi del cittadino

Esposto di Vladas Lapienis, residente a Vilnius in via Dau­guviečio 5/11

Al Presidente del Comitato per la Sicurezza, al Procura­tore della rss di Lituania, al Ministro della giustizia del­la rss di Lituania

Parlando del rafforzamento della giustizia socialista, si deb­bono considerare due aspetti del problema. Il primo: la più completa tutela dei diritti dei cittadini consiste nell'impedire a chicchessia, funzionari governativi compresi, di abusare delproprio potere. Il secondo aspetto concerne la più scrupolosa osservanza da parte di tutti i cittadini della legge sovietica e delle norme sull'ordine pubblico » (L. Breznev: Tutto per il benessere del popolo, per il bene dell'uomo sovietico, pag. 14, 1974).        

Malgrado ciò, certi funzionari della Sicurezza pensano ed agiscono ben diversamente nei riguardi dei diritti dei citta­dini. Ecco alcuni esempi:

L'art. 192 del Codice di procedura penale della rss di Li­tuania dice: « Tutti gli oggetti e i documenti sequestrati devono essere elencati nel verbale di perquisizione oppure in un elenco a parte da allegarsi ad esso, indicandone la quan­tità e la misura. Gli oggetti sequestrati e i documenti devono essere imballati e sigillati sul posto della perquisizione ». Con tutto ciò, nel corso della perquisizione effettuata nella mia abitazione il 20 novembre 1973, gli agenti della Sicurezza diretti dal tenente maggiore Gudas confiscarono tutti i miei libri religiosi rilegati, alcuni scritti a macchina e altri riprodotti con un apparecchio era, e tutti i manoscritti, senza citarli né nel verbale della perquisizione, né in un eventuale elenco a parte da allegare al verbale. Poi portarono via il sacco con­tenente i libri senza averlo sigillato.

Più di una volta sono stato accusato di aver prodotto, con­servato e diffuso letteratura religiosa; di agitazione antisovie­tica, di propaganda e così via. Sono stato minacciato di varie pene: privazione della libertà per 7 anni e, più tardi, per due anni; deportazione da Vilnius e altre pene. Ogni volta che ho cercato di difendermi dalle accuse che mi venivano mosse, gli inquirenti non me lo hanno consentito, facendomi rilevare che venivo interrogato non in veste di accusato, ma come testi­mone. In tal modo si è violato l'art. 17 del Codice di proce­dura penale della rss di Lituania, nel quale si garantisce al­l'accusato il/diritto alla difesa.

L'art. 18/ del cpp della rss di Lituania dice: « È vietato estorcere deposizioni all'imputato con la violenza, con le minacce o con altri mezzi illeciti ». Tuttavia, durante un inter­rogatorio, un funzionario della Sicurezza (che non ha rivelato il suo nome), non fece altro che minacciarmi ed insultarmi per tutto il tempo: « Maledetto gesuita! Ti faremo vedere! Tu calunni il governo sovietico! Noi ti metteremo a posto; abbiamo sistemato pezzi ben più grossi di te! Sei un bugiardo! Vuoi finalmente smetterla di dire bugie? Sei un farabutto! Sei un gran criminale! » eccetera. Poi dalla stanza dell'interroga­torio diedero disposizioni per telefono di prepararmi la cella più umida e più fredda nel sotterraneo della Sicurezza come« al più grande delinquente ». Minacciarono anche di mette in carcere per 7 anni e in seguito di deportarmi da Vilnių di togliere la pensione non soltanto a me, ma anche a m' moglie; di farla licenziare dal lavoro, e così via7. Il 22 novemb 1973 l'inquirente, riferendosi a me, rimproverò il tenente G das: « Che? Lo hai lasciato andare a casa? Ieri ti avevo det che non si poteva rilasciarlo! » e cose dei genere.

Quando gli presentai un attestato della direttrice del mu: la comunista A. Jankevičienė, dopo averlo letto urlò rabbi samente: « Stupida donna! Rilasciare un buon attestato ad v tale farabutto! ». Ora io mi chiedo: chi può conoscermi megli A. Jankevičienė, con la quale ho lavorato per diciassette annoppure questo funzionario della Sicurezza, con il quale avuto a che fare solo per poche ore?

Dall'istruttore Jankauskas venivo letteralmente forzato mentire, cioè ad ammettere che avevo avuto la lkb kronikdal sac. Buliauskas il quale, mi diceva, era stato arrestato ed aveva ammesso tutto per iscritto. In realtà il rev. Buliauskas non era stato affatto arrestato né aveva mai sottoscritto alcuna confessione. L'inquisitore in questo caso era ricorso alla men­zogna e all'inganno. A questo punto viene spontaneo chiedersi: l'inquisitore, falsificando i fatti e costringendo la gente a men­tire, può indagare su tutte le circostanze da ogni punto di vista, pienamente e obbiettivamente? Con tale comportamento i funzionari della Sicurezza hanno violato: 1) gli articoli 10, 19, 96 e 97 della Costituzione della rss di Lituania; 2) gli articoli 17, 18 e 192 del Codice di procedura penale della rss di Li­tuania; 3) i corrispondenti articoli della Dichiarazione univer­sale dei diritti dell'uomo, come anche della Convenzione sui diritti civili e politici dell'uomo.

Nei giorni 20-24 maggio 1974 venni interrogato dall'inqui­rente sui vari libri, opuscoli e scritti che mi erano stali seque­strati. Dopo l'interrogatorio, riflettendo seriamente e con calma, giunsi alla conclusione che gli opuscoli e la maggior parte degli scritti sui quali ero stato interrogato potevano anche non essere miei, dato che non erano stati menzionati nel verbale di perquisizione.

In considerazione del fatto che gli agenti della Sicurezza nel corso del mio interrogatorio hanno violato gli articoli 17 e 18 del cpp della rss di Lituania, estorcendomi la deposizione con le minacce, l'inganno, la menzogna ed altri mezzi illegali, ritratto tutto quanto da me dichiarato a voce e per iscritto dal 20 novembre 1973 al 28 giugno 1974. Se confermassi quelle deposizioni ottenute con mezzi illegali, collaborerei cosciente­mente, assieme agli agenti della Sicurezza citati in questo esposto, a commettere il reato contemplato dall'articolo 18 del cp della rss di Lituania. Perciò in base all'art. 17 delcp della Rss di Lituania mi dissocio spontaneamente dalla collabora­zione nel comméttere un reato.

Sebbene l'art. 125 della Costituzione dell'urss garantisca ai cittadini con la legge la libertà di parola e di stampa, di fatto ai credenti, specialmente ai cattolici, non viene permesso di stampare alcun libro religioso, catechismo, giornale o rivista. La tiratura del libro di preghiere Maldynas e del Nuovo Te­stamento è stata talmente insignificante da soddisfare appena pochi credenti.

In Lituania vi è una gran fame di letteratura religiosa, che porta i credenti a copiare a macchina, a riprodurre con appa­recchi era o a trascrivere a mano i libri religiosi portati dai tu­risti. Gli agenti della Sicurezza, effettuando spesso perquisizioni presso sacerdoti e credenti, sequestrano tali libri e sottopongono ad interrogatori i loro possessori, minacciando loro il carcere ed altre punizioni, oppure arrestandoli.

Quando verrà posto termine alla discriminazione dei cre­denti la fame di letteratura religiosa scomparirà automati­camente.

Durante gli interrogatori mi è stato chiesto spesso della LKB KRONIKA. La sua uscita è dovuta alle violazioni dei diritti dei credenti, alla restrizione della libertà di coscienza e alla perse­cuzione della Chiesa cattolica.

A mio parere non sono colpevoli coloro che rilevano pubbli­camente le violazioni nei riguardi dei credenti delle leggi sovie­tiche o degli obblighi internazionali assunti dal governo, ma piuttosto quelli che commettono le violazioni. Com'è possibile considerare reato contro lo Stato, reato contro la libertà e la dignità «dell'uomo, reato contro l'ordinamento dello Stato, la denuncia delle ingiurie perpetrate nei confronti dei credenti? Com'è possibile ritenere antisovietica un'informazione, anche se molto sgradevole, in cui non sia contenuta menzogna né calunnia?

Se gli ateisti e i loro collaboratori che si fanno scudo dello Stato cesseranno di perseguire i credenti, sono sicuro che anche le Cronache scompariranno.

Fino a quando nelle sedi della Sicurezza, della procura e dei tribunali si continueranno a proclamare apertamente viola­zioni dell'ordine giuridico e applicare sanzioni, mentre nella pratica quotidiana i funzionari del governo non si atterranno alle leggi sovietiche, non sarà possibile tradurre in pratica la giustizia socialista.

   Vi pregherei di ordinare agli agenti della Sicurezza che venga

15 ottobre 1974

posto rimedio alle violazioni delle leggi sovietiche; che in avvenire non venga permesso ai funzionari di abusare del loro potere e che venga assicurata la difesa dei diritti dei cittadini di cui parla il Segretario generale del pcus,L. Breznev.

Vladas Lapienis

 

(L'esposto è stato riassunto. Ndr)

 

 

Vende fumo la stampa del regime sovietico

 

Presentiamo in sintesi una lettera dell'ingegnere Vytautas Vaičiūnas, diretta al Presidium del Soviet supremo della rss di Lituania e alle redazioni del « Tiesa » e del « Kau­no Tiesa ».

La legge e la coscienza del credente

Nell'editoriale del « Tiesa » del 30 novembre 1973 è scritto: « Una delle più meravigliose manifestazioni del trionfo della democrazia sovietica nel nostro paese è il pieno diritto alla libertà di coscienza... Non è tollerata as­solutamente alcuna discriminazione riguardo ai diritti dei cittadini (Lenin) ».

Dopo aver citato le principali leggi che garantiscono la libertà di coscienza, nell'articolo: La legge e i culti religiosi, il « Tiesa » continua: « La comunità religiosa è un'asso­ciazione di credenti che hanno compiuto i 18anni di età ».

Dove mettere le persone che non hanno 18 anni, se esse non fanno parte della comunità? A chi affidare la loro formazione? Forse agli ateisti? Come si concilia ciò con l'art. 124 della Costituzione?

Neil'esporre l'elenco dei vari divieti, il « Tiesa » scri­ve: « Essi (i credenti, Ndr) non hanno il diritto di fon­dare associazioni assistenziali e di compiere opere di bene­ficenza; di organizzare particolari funzioni religiose per i bambini, i giovani e le donne, come anche di spiegare la Bibbia; non possono convocare riunioni, fondare gruppi, circoli letterari, di lavoro e simili di istruzione religiosa ». Chi trionfa in questo caso? Gli ateisti hanno diritto di agire liberamente attraverso la stampa e la radio, di organiz­zare gruppi, di aprire biblioteche... Noi, trattati come "fi­gliastri", dobbiamo invece compiere i nostri doveri religiosi segretamente. La legge garantisce i diritti per gli ateisti. Per noi invece, come per i negri incatenati, ci sono soltanto doveri.

(...) « Per violazione delle leggi sulla separazione della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa, che com­porta una responsabilità penale in base all'art. 143 del cp, s'intende l'organizzazione dell'istruzione religiosa dei minorenni e la sua pratica sistematica, in violazione delle norme stabilite dalle leggi « (Commento al cp della rssdi Lituania, Vilnius 1971, p. 225). « Per violazione delle norme si intende l'istruzione religiosa dei minorenni sotto qualsiasi forma » (ivi, p. 226). Comunque non viene mai detto quali leggi e quali norme vengano violate, ma si ricorre ad espressioni come « si intende », « bisogna inten­dere », ecc. Perché questa intenzionale mancanza di chia­rezza su un problema fondamentale come la regolamenta­zione dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato? Se le norme sulla caccia venissero spiegate altrettanto nebulosamente, i nostri cacciatori comincerebbero a sognare gli elefanti...!

« I preti reazionari cercano di sollevare chiasso sul pre­sunto stato di cattività in cui verrebbe costretta la Chiesa, distruggendo i normali rapporti tra la Chiesa e lo Stato. Il loro tentativo di suscitare scalpore è tuttavia privo di un fondamento reale... Per soddisfare le esigenze dei pre­ti e dèi credenti sono stati pubblicati i libri Apeigynas (Il Rituale), Maldynas (Orazioni), Vatikano Susirinkimo Nutarimai (I Decreti del Concilio Vaticano), Sventasis Rastas (La Sacra Scrittura) ».

Diamo ora uno sguardo al contenuto di queste pubbli­cazioni. « I parroci visitino le case e le scuole per quan­to ciò sia richiesto dai loro doveri pastorali; si occupino assiduamente dei giovani » (Decreti del Concilio Vatica­no, p. 219). « È importante che tutti i sacerdoti... si aiu­tino a vicenda » (ivi, p. 236).

Quanto sopra è difficile possa conciliarsi con quello che dice l'articolo di P. Misutis Tarybiniai htatymai ir religija (Le leggi sovietiche e la religione), apparso sul « KaunoTiesa » del 6 gennaio 1974 nel quale si legge: « È vietat alla chiesa e ai preti spiegare il catechismo ai ragazzi; im piegare i minorenni nelle funzioni religiose...; organizzar gruppi, riunioni, colloqui in gruppo... Il prete non ha idiritto di occuparsi di problemi amministrativi e finanziari »

Insomma, a chi devono dare ascolto i sacerdoti: alla Chi sa o allo Stato?

« I laici... possono e devono svolgere la loro preziosa at­tività di evangelizzazione del mondo... L'opera dei laici è talmente necessaria che senza di essa non è possibile rag-< giungere un apostolato efficace dei pastori... i cattolici han-no il dovere di mirare al vero bene della società e di com­piere secondo le loro possibilità ogni sforzo affinché il go­verno civile agisca secondo giustizia e le sue leggi corrispon­dano a quelle morali e al bene della società » (Decreti del Concilio Vaticano, pagg. 58, 359, 362).

Queste direttive del Concilio Vaticano obbligano moral­mente i laici. Perciò, voglio richiamare la Vostra attenzione sull'abisso di contraddizioni nel quale si trova la coscienza del lituano credente. Mi pare che questa situazione anormale si sia creata per il fatto che gli esplicatori delle leggi sovie­tiche guardano alla religione e ai credenti attraverso gli oc­chiali delle favole delle nonne sulle streghe e sui castelli in­cantati...

P. Misutis, nell'articolo Le leggi sovietiche e la religione dice: « È opportuno approfondire anche in avvenire le inda­gini sulla religiosità; seguire la situazione delle celebrazioni di funzioni religiose... ».

I cattolici della Lituania tuttavia considerano tale inte­ressamento come una brutale interferenza negli affari inter­ni della Chiesa separata dallo Stato e come un'azione di in­filtramento di spioni all'interno della comunità credente e giustamente chiedono:

« Per chi ci prendete? Per criminali minorenni? È per questo che avete adottato il ruolo di un potente protettore-osservatore? Se è così, allora, fino a quando potrà durare ta­le situazione? »

Se i commentatori delle nostre leggi rispettassero i cre­denti non oserebbero certamente contrapporre alla legge fondamentale cristiana, che ordina di amare ogni uomo come se stesso, il divieto: « Essi non hanno il diritto di fondarecasse mutue di assistenza e di svolgere attività di bene­ficenza ».

È doloroso rilevare che i credenti della Lituania compien­do i propri doveri di cristiani sentono di camminare su un campo minato: hai violato la « legge », hai commesso un rea­to contro lo Stato; sei andato contro la tua coscienza, pro­vi un tormento spirituale. Cosa fare allora?

Se non si deve scendere in conflitto con la coscienza atei­stica, tanto meno lo si deve fare con quella cristiana, la quale è per noi un riflesso del Creatore.

I        credenti della Lituania sono giunti a quel bivio della vita che porta a due direzioni: a destra, la zona di azione delle « leggi »; a sinistra, la coscienza cristiana. Bisogna de­cidere cosa scegliere. Vorrei che anche Voi vi trovaste sia pur per poco tempo con qualche cattolico della Lituania giunto a questo punto. Prestate più attenzione alla trage­dia dei connazionali che si trovano in queste condizioni... O altrimenti temo che gli storici innalzeranno a questo in­crocio un terzo cartello: « tomba della morale lituana ».

9 febbraio 1975        Vytautas Vaičiūnas

II        mio indirizzo è: Kaunas, Hipodromo g. 46/36