ARCHIDIOCESI DI VILNIUS

Vilnius

Ostacoli all'amministrazione della cresima

All'inizio di agosto del 1973 il sostituto dell'incaricato del Consiglio degli affari religiosi Murnikov comunicò ai ve­scovi e agli amministratori delle diocesi della Lituania che durante quel mese « a motivo del raccolto » non sarebbe stato permesso il conferimento del sacramento della cre­sima durante le domeniche e nel giorno dell'Assunzione (il 15 agosto).

Il 5 agosto i credenti all'oscuro del divieto convennero numerosi a Šilalė e ad Alunta. E quale non fu la loro in­dignazione quando appresero che il vescovo non era stato lasciato venire a causa del presunto raccolto del grano. Il vescovo R. Krikščiūnas aveva avvertito i sacerdoti della diocesi di Panevėžys che a causa dei lavori del raccolto si sarebbero dovute differire ad altre date anche le feste patro­nali. Tuttavia i sacerdoti le celebrarono come sempre e il governo non ha osato intervenire.

Il 5 agosto i sacerdoti dal pulpito avvertirono i fedeli del rinvio della cresima e quelli più coraggiosi indicarono aper­tamente anche le vere cause del divieto: Murnikov e gli altri esponenti del governo avevano inteso impedire il con­ferimento della cresima a migliaia di ragazzi nel periodo dell'anno più opportuno per loro.

Il divieto del conferimento della cresima è un'altra delle brutali ingerenze del governo nella vita religiosa del po­polo lituano.

Preoccupato per la lkb kronika il nuovo plenipotenziario per gli affari religiosi

L'8 maggio 1973 il nuovo incaricato del Consiglio degli affari religiosi, K. Tumėnas, convocò tutti i vescovi e gli am­ministratori in carica per fare la prima conoscenza. Egli si è mostrato molto gentile, promettendo il proprio aiuto in ogni circostanza e l'autorizzazione alla pubblicazione di un catechismo e alla produzione di oggetti devozionali. Tumėnas mostrò poi ai convenuti il quinto numero della LKB KRONIKA esprimendo il proprio disappunto per il fatto che tale pubblicazione « calunnia » la realtà sovietica e viene inviata all'estero, che vi sono coinvolti anche dei sacerdoti e che per questo qualcuno dovrà pagare. Un altro grande « male » nella vita della Chiesa cattolica in Lituania sarebbe la raccolta organizzata di firme per i più disparati esposti. Analoghi concetti vennero esposti daK. Tumėnas anche al clero dei vicariati foranei di Šiauliai e di Joniškis, riunitosi per la prima volta nel dopoguerra in una conferenza del vicariato foraneo.

La storia negata

Gli studenti dell'Università di Vilnius, intitolata a V. Kapsukas l, avendo organizzato una gita turistica nella re­gione di Dzūkija (Lituania meridionale) pensarono di visi­tare anche il monumento al sovrano lituano Vytautas il Grande eretto a Perloja, provincia di Varėna.

Il 13 maggio acquistarono dei fiori e partirono in nove per Perloja. Giunti davanti al monumento a Vytautas, vi deposero i fiori, senza cantare o fare discorsi. Li aveva però seguiti un agente della Sicurezza che per telefono ne chia­mò altri e la milizia. Mentre stavano tornando a casa gli stu­denti vennero fermati e riportati a Perloja, dove ebbe inizio il loro interrogatorio. Eccone il risultato: tre studenti tra i più attivi, già sospettati precedentemente, vennero espulsi dall'Università: Eugenijus Banys, Remigijus Kajeckas e Pra­nas Grigas. Come prima misura furono espulsi dal VLKJS (Komsomol) per « violazione della disciplina comunista » e uno di loro, Kajeckas, anche per « instabilità ideologica » (durante la perquisizione gli era stato trovato un libro di preghiere). Dall'Università invece furono espulsi per « roz­za violazione della disciplina ». Il prorettore incaricato del­l'istruzione Sudavičius e il senato accademico accusarono gli studenti di aver portato i fiori al monumento di Vytautas senza alcun motivo e ciò costituiva, secondo la direzione dell'Università, una commemorazione mascherata dell'anni­versario di Kalanta.

1Vedi nota a pag. 128. (N.d.r.)

Gli studenti, cercando giustizia e aiuto, si appellarono an­che al Comitato centrale del PC lituano. Là venne loro bru­talmente detto: « Vi basti aver portato i fiori a Vytautas, feudatario e aggressore! Ciò non è conciliabile con il patriot­tismo e con i principi né di un membro del Komsomol né di un uomo sovietico ».

Ecco come viene sollecitato ed incrementato il turismo in Lituania. Ecco come viene rispettato il passato della no­stra nazione!

Ratnyčia

Cresima ed organi polizieschi

L'8 luglio 1973 nella chiesa di Ratnyčia l'amministratore della diocesi di Vilnius, mons. C. Krivaitis, conferì il sacra­mento della cresima. Sebbene l'amministrazione dei sacra­menti sia esclusivamente un affare interno della Chiesa il governo vi interferisce pesantemente. funzionari del go­verno decidono dove e quante volte all'anno si possa confe­rire il sacramento della cresima, si interessano a come ven­gono organizzate tutte le solennità, eccetera. Ad esempio, proprio alla vigilia di questa cerimonia il parroco di Ratny­čia venne convocato nell'ufficio del presidente del Comitato esecutivo del DZDT della provincia di Varėna. Egli venne informato che l'amministratore della diocesi poteva essere accolto soltanto sul sagrato della chiesa. Il presidente del Comitato esecutivo della provincia dispose inoltre che il mi­nor numero possibile di persone accompagnasse l'ammini­stratore alla partenza.

L'8 luglio di buon mattino i credenti cominciarono a di­rigersi a piedi o in auto verso Ratnyčia. Mattinieri si rive­larono tuttavia anche i « collaboratori » del governo. Su tutte le strade per Ratnyčia vennero istituiti posti di blocco che fermavano le macchine controllando i documenti dei gui­datori e non di rado chiedendo la provenienza e la desti­nazione. Ai kolchoz ed alle aziende venne proibito di con­cedere a tal fine i mezzi di trasporto e i cavalli. E se qual­cuno tentava di servirsi di quei mezzi gli ispettori del traf­fico non li lasciavano passare. Lo stesso ispettore capo, di guardia sul ponte di Druskininkai, prese per le briglie i ca­valli voltando all'indietro un carro sul quale si trovavano alcuni bambini. Gli ispettori petulanti controllavano insisten­temente i mezzi personali di trasporto. Alcuni conducenti vennero controllati perfino 6 volte. Gli autobus in servizio tra Ratnyčia, Druskininkai e Baltašiškės erano insufficienti a trasportare quanti lo richiedevano.

Numerosi altri « collaboratori » del governo si trovavano parimenti nei pressi del sagrato, sullo stesso e perfino in chiesa. Qui le loro funzioni erano diverse: annotare i numeri di targa delle auto, osservare la gente, ascoltare le prediche dei sacerdoti, andare a caccia dei venditori di rosari, di li­bri di preghiere, di crocefissi e di immagini sacre. A que­st'ultimo obiettivo si sono dedicati di primo mattino, quan­do i venditori avevano appena esposto la loro merce sul sagrato e i fedeli non erano ancora numerosi. Le vitti­me hanno raccontato come avveniva ciò. Alcuni uomini in borghese si avvicinavano ( talvolta a gruppi di 7 ), fingevano di scegliere rosari, oppure libri di preghiere, li sfogliavano e li guardavano, chiedendone il prezzo. Improvvisamente al­cuni afferravano il venditore mentre gli altri, arraffata la merce, si allontanavano velocemente dal sagrato. Tutto ciò cercando di non far chiasso, affinché non ne nascessero tu­multi e i credenti non tentassero di liberare gli arrestati. Se il venditore si metteva a protestare a voce alta oppure a piangere, gli ordinavano di tacere. Qualche volta i devo­zionali venivano distrutti sul posto, strappati e calpestati.

Lo stesso giorno il rev. L. Kunevičius durante la predica condannò pubblicamente tale comportamento poco onore­vole. Il sacerdote disse che i credenti sono maltrattati, per­ché non possono avere una propria stampa religiosa: giornali, riviste, libri; non possono servirsi della radio e di altri mez­zi della tecnica per conoscere e approfondire la propria fede. E non basta: non viene loro permesso nemmeno di acqui­stare rosari o libri di preghiere.

Nonostante gli ostacoli convennero a Ratnyčia oltre 7.000 persone. Il sacramento della cresima venne conferito a circa 2.500 bambini e giovani. In chiesa davanti ai con­fessionali vi erano lunghe code di fedeli. In modo partico­lare erano numerosi quelli giunti dalla Bielorussia, perché là ci sono pochi sacerdoti.

Il governo si mostrò contrariato dalla solennità della cre-simazione. Il parroco di Ratnyčia venne convocato negli uffici della provincia di Varėna, dove il sostituto del presi­dente del Comitato esecutivo, Visockis, lo aggredì per la pre­dica del parroco di Gerdašiai, rev. L. Kunevičius. Lo stesso amministratore della cresima venne ugualmente rimprovera­to dall'incaricato K. Tumėnas in quanto a Ratnyčia i predi­catori erano stati scelti male. Si ebbe una « lavata di capo » anche il vicario foraneo di Gardinas, per aver permesso ai suoi fedeli di recarsi in un'altra repubblica. Gli domandarono di rivelare a quanti erano stati rilasciati i certificati per la cresima nel suo vicariato.

Oggi si parla molto della liquidazione della « guerra fred­da », della diminuzione della tensione e dell'utile collabo­razione bilaterale persino con i paesi capitalisti. Soltanto i credenti purtroppo non vedono ancora giunto il tempo in cui il governo sovietico rinuncerà ai metodi della guerra fredda contro il popolo credente e diminuirà l'oppressione discriminatoria.

Valkininkai

Catechismo vietato

Il 20 luglio 1973 il parroco di questa parrocchia, rev. Algimantas Keina, stava controllando in sacrestia la pre­parazione di due ragazze alla prima comunione quando im­provvisamente irruppero nella sacrestia il funzionario della provincia di Varėna, Šalna, e il corrispondente Daugėla. Uno prese a fotografare i bambini mentre l'altro urlava: « Non è lecito catechizzare i bambini né accertare le loro nozioni religiose! In generale non è permesso condurre i bambini in chiesa. Esiste una sola scuola!... ».

La donna che aveva condotto le bambine in chiesa difese coraggiosamente i diritti propri e delle bimbe:

« Noi abbiamo diritto di portare i bambini alla confes­sione. Noi chiediamo al sacerdote solo di accertare le loro nozioni catechistiche. Voi non potete proibirlo. Se non ci consentirete di farlo pubblicamente, noi condurremo i bam­bini in chiesa di nascosto, torneremo nelle catacombe ».

I funzionari del governo tormentarono a lungo la donna, imponendole di dare le proprie generalità. Al rifiuto di que­sta, uno di loro si dichiarò funzionario del Comitato per la Sicurezza della provincia di Varéna e condusse la donna nell'ufficio della circoscrizione.

Dato che la commissione della provincia di Varéna aveva sorpreso in chiesa soltanto due bambine, il parroco non venne punito. Sembra che ci si attendesse di cogliere sul fatto un rilevante numero di bambini.

Ceikiniai

Sui rapporti Stato-Chiesa

Esposto dei genitori degli studenti della parrocchia di Ceikiniai, provincia di Ignalina

Al ministro della pubblica istruzione della RSS di Lituania, M. Gedvilas;

Alla curia dell'archidiocesi di Vilnius.

II  5 settembre 1972 noi, credenti della parrocchia di Ceikiniai, abbiamo inviato al segretario generale del Comitato centrale del pcus un esposto di cui abbiamo inviato copia anche a voi.
Il 10 ottobre 1972 voi ci avete mandato la seguente risposta: « In risposta al vostro esposto vi facciamo rilevare che la chiesa non può interferire negli affari interni della scuola, sconvolgere l'ordine stabilito e costringere gli scolari a partecipare alle funzioni religiose. M. Gedvilas, ministro della pubblica istruzione ».

Dal ministro della pubblica istruzione ci attendevamo una risposta più seria. Da tutti i fatti da noi riferiti si può chiara­mente rilevare che gli insegnanti e persino il responsabile della Sezione della pubblica istruzione si ingeriscono negli affari in­terni della Chiesa e non tengono in alcun conto i diritti fonda­mentali dei genitori. Mentre la vostra risposta sembra quasi che voglia accusare noi, i danneggiati. Il 3 marzo 1969 i genitori del­la parrocchia di Ceikiniai avevano scritto al Ministero della pub­blica istruzione che la insegnante Kanisauskaité della scuola di Valénai aveva espulso dalla scuola Veruté e Onuté Galatilcaité e Alma Varniené per il fatto che a Natale esse erano state por­tate in chiesa dalle rispettive madri.

Nello stesso esposto abbiamo anche scritto che nel mese di maggio del 1967 nel corso della festa patronale giunse a Ceikiniai il dirigente della Sezione della pubblica istruzione di Ignalina,

Jadzevičius il quale, chiamato fuori dalla chiesa il nostro parro­co, interruppe per diverso tempo le funzioni religiose. Nel 1966 l'insegnante di Ceikiniai, Medeišytė, mirando ad iscrivere tutti i nostri figli nei pionieri diede un tema durante la lezione di lin­gua lituana consistente nelle modalità per la compilazione della domanda di adesione ai pionieri. Quando gli alunni ebbero scritto tale richiesta come compito di lingua lituana l'insegnan­te, dopo averlo ritirato, disse agli alunni: « Ora voi siete già pionieri ».

Il 16 gennaio 1967 un'insegnante di Ceikiniai, Šiaudinienė, cacciò fuori dal convitto a tarda sera Algis Sapiegaperché questi non si era iscritto al Komsomol e andava in chiesa. Il ragazzo camminò verso casa di notte per 7 chilometri con 25 gradi sotto zero, mentre infuriava una tempesta di neve. A casa cadde am­malato.

Nei nostri ultimi esposti vi sono stati riferiti fatti come quel­lo in cui i ragazzi, senza il consenso dei genitori, vengono costretti a scrivere denunce di ogni genere per poter poi accusare il sa­cerdote; su come gli insegnanti puniscono gli alunni anche per il solo fatto di aver appoggiato la propria bicicletta al muro del sagrato della chiesa, eccetera.

Siamo convinti che gli insegnanti non si comporterebbero così se il Ministero della pubblica istruzione non approvasse tale condotta. Vorremmo sapere come tutto ciò si concilia con la costituzione sovietica, la quale garantisce a tutti la libertà di coscienza. Speriamo che esaminerete più seriamente tali pro­blemi e cercherete in futuro di eliminare tutti questi mali.

Ceikiniai, 28 marzo 1973        Hanno firmato 120 genitori

ARCHIDIOCESI DI KAUNAS

Kaunas

L'anniversario di Romas Kalanta

Nella ricorrenza dell'anniversario della tragedia di R. Ka­lanta a Kaunas si respirava aria di stato d'assedio. Non sol­tanto il viale della Libertà 1 era pieno di miliziani, ma l'intera città di Kaunas ne brulicava. Persino i militari erano stati ve-

1 Luogo in cui R. Kalanta si cosparse di combustibile e si diede fuoco il 14 maggio 1972. (N.d.r.)

stiti con l'uniforme della milizia. I miliziani vigilavano ben forniti di sfollagente e di apparecchi radio rice-trasmittenti. Anche i funzionari di vari uffici e gli insegnanti delle scuole erano stati inviati nelle strade per mantenervi l'ordine. Il 14 maggio il viale della Libertà era gremito di persone, ma la milizia non permise loro di raggrupparsi. La notte del 13 maggio sull'edificio del Comitato esecutivo della cit­tà si vide sventolare il tricolore lituano, che però venne presto notato e tolto (questo particolare è stato fornito da un agente della Sicurezza). Tutte le persone che avevano osato deporre dei fiori sulla tomba di R. Kalanta o nel luogo del suo sacrificio vennero arrestate; non se ne conosce il numero. La gioventù di Kaunas si radunò sul corso centrale per una breve commemorazione dell'anniversario di R. Ka­lanta che tuttavia trascorse senza seri incidenti.

I principali partecipanti alla celebrazione questa volta sono stati i militari e i miliziani, a dimostrazione di quanto il governo sovietico tema il diffondersi di qualsiasi senti­mento di libertà. In quei giorni numerosi studenti erano stati allontanati da Kaunas con vari pretesti. In alcune scuo­le le « lezioni » durarono dalle 8 del mattino alle 10 di sera, affinché gli studenti non si spargessero per la città. Per di più a tutti gli studenti e scolari fu vietato di recarsi il 14 maggio sul viale della Libertà e fu proibito anche di recarsi nei negozi per fare acquisti.

Benevola tolleranza per i ladri, purché sacrileghi

II  5 giugno 1973 il tribunale del popolo della provincia di Kaunas ha discusso la causa contro la Dambickiené per il saccheggio delle chiese di Babtai e Vandžiogala. Presiedeva J. Martusevičiutė. Nel verdetto èscritto che il reato della Dambickiené di aver saccheggiato le chiese di Babtai e di Vandžiogala è stato pienamente dimostrato, come pure quello di aver rubato nei cimiteri i nastri artistici dalle corone e le candele. Tutti questi oggetti sono stati trovati nella sua abitazione nel corso di una perquisizione. Dato che l'imputata è malata di arteriosclerosi ed è in cura presso un ospedale psichiatrico, la pena le è stata condonata. A sostenere la parte civile venne chiamata una semplice donnetta di un villaggio, che non fu in grado di porre la più semplice delle domande. Il convivente dell'accusata, Savickas, che è vissuto con lei per 10 anni, si trovava in tribunale non come imputato ma soltanto in qualità di testimone.

Questo processo non costituisce certo un'eccezione nella pratica dei tribunali sovietici. Nell'estate del 1964 venne saccheggiata la chiesa di Kaišedorys. Il colpevole venne arre­stato mentre stava tentando di penetrare nella chiesa di Vievis. Si apprese poi che egli era un « attivista di illustri precedenti », avendo già ripulito a Riga una chiesa orto­dossa. La procura malvolentieri lo sottopose a processo, che ebbe luogo il 6 ottobre. Nel corso di esso il giudice Kaspe­ravičius cercò in ogni maniera di giustificare l'operato del bandito: « La sua situazione materiale èassai precaria... Vi­sti i campanili della chiesa, pensò che vi si trovasse del dena­ro non utilizzato... ». Inoltre il giudice approfittò dell'occasio­ne per accusare la chiesa e i sacerdoti. A questo punto, il rev. Šalčiunas, avendo perso la pazienza, scattò: « Ma chi è infine l'accusato? Questo bandito o noi, rappresentanti del­la chiesa? ». Il bandito venne condannato con la condizio­nale e immediatamente rilasciato. L'istruttoria era già stata annullata prima del processo.

Processi del genere servono soltanto a invogliare i crimi­nali a saccheggiare le chiese. Ad esempio nel mese di luglio del 1973 due teppisti, penetrati di notte in una chiesa di Alytus, colpirono con delle pietre il custode della chiesa fino a fargli perdere conoscenza.

Šventybrastis

Nel 1973 la Sezione culturale della provincia di Kėdainiai ha licenziato la direttrice della biblioteca di Šventybrastis, Janina Rutkunaitė, per una « grave mancanza »: il giorno di Pasqua ella era stata in chiesa!

Girdžiai

Proibita l'estrema unzione

Si riporta la lettera inviata dal parroco di questa parroc­chia a S.E. il vescovo J. Labukas.

Il 30 maggio 1973 il marito di Petrė Klimienė, noleggiatauna macchina, venne a prendere me, parroco di Girdžiai, e mi condusse a Smalininkai per amministrare gli ultimi conforti del­la fede a sua moglie gravemente malata, ricoverata nel reparto infettivo del locale ospedale. Giungemmo a Smalininkai alle ore 18. Il marito della Klimiene venne fatto entrare nella corsia mentre a me, sacerdote, impedirono l'accesso. La dottoressa di servizio disse di telefonare a Jurbarkas per ottenere l'autorizza­zione dalla provincia. E così tornai indietro senza aver potuto amministrare i sacramenti alla donna malata gravemente.

Anche l'ultimo desiderio di un condannato a morte, se chiede una sigaretta oppure qualche cosa d'altro, viene soddisfatto. In questo caso non si trattava di una criminale, ma di una leale cittadina sovietica; tuttavia non le fu mostrata alcuna umanità. Se hanno permesso a suo marito di entrare nella corsia, perché non lo hanno permesso a me?

Tale eccessivo zelo degli impiegati sovietici non fa altro che irritare i cittadini e indisporli contro l'attuale ordinamento.

Quando Vostra Eccellenza avesse occasione di parlare con l'in­caricato degli affari religiosi, forse sarebbe opportuno infor­marlo di ciò.

Girdžiai, 1 giugno 1973