In difesa del vescovo Steponavičius
Verso la fine del 1971 i sacerdoti della diocesi di Panevėžys si rivolsero con un appello al presidente del Consiglio dei ministri dell'urss A. Kosygin e al Consiglio dei ministri della rss di Lituania. In esso veniva ricordato che dal 1961 la diocesi di Panevėžys non ha un proprio vescovo in quanto quello titolare è stato esiliato a Zagare nella provincia di Joniškis per ordine del governo della rssl. I sacerdoti chiedevano che al vescovo Julijonas Steponavičius venga permesso di svolgere il proprio ministero pastorale nella diocesi di Panevėžys, dato che la costituzione della rss di Lituania e le leggi sovietiche non prevedono limitazioni ai diritti dei cittadini che non siano stati condannati da un tribunale. Inoltre si sottolineava che la mancanza del vescovo in una diocesi costituisce una grave anormalità, perché le leggi della Chiesa consentono la reggenza della diocesi, in mancanza del vescovo, anche ad un amministratore, ma solo per un periodo limitato di tempo.
Il governo sovietico non ha risposto all'appello. L'incaricato del Consiglio degli affari religiosi ha anzi redarguito alcuni sacerdoti, avvertendoli che l'invio di tali appelli è senza senso in quanto ad essi non viene rivolta la minima attenzione.
Il governo sovietico considera S.E. il vescovo Steponavičius come un nemico, perché egli ha sempre voluto compiere i propri doveri di pastore senza compromessi.