ARCHIDIOCESI DI KAUNAS

Kaunas

Situazione del seminario

Il 9 aprile 1974 alle ore 8 del mattino nella basilica di Kaunas il vescovo J. Labukas ha conferito l'ordinazione sacerdotale a 6 alunni del quarto corso di teologia. Al rito è intervenuto K. Tumėnas, incaricato del Consiglio degli affari religiosi.

Contemporaneamente nella cattedrale di Panevėžys il ve­scovo R. Krikščiūnas ha ordinato i rimanenti due alunni del quarto corso di teologia. In occasione delle ordinazioni la cattedrale di Panevėžys era gremita di gente, perché dal 1945 non vi erano più state ordinazioni sacerdotali.

I cattolici lamentano però che gli ordini sacerdotali sono stati conferiti in un orario molto scomodo e desidererebbero che le ordinazioni venissero conferite in un giorno non la­vorativo, al sabato, e ad un'ora più tarda.

I sacerdoti della Lituania sono molto contrariati per il fatto di non venire quasi per nulla informati sulla vita del seminario ecclesiastico: la maggioranza dei sacerdoti ignora persino quanti chierici vi studino, quanto si paga al governoper l'edificio del seminario (4.500 rubli!), in quali condi­zioni vivano i chierici, che durante gli studi la maggioranza di essi si ammala, eccetera.

L'edificio del seminario dal 1944 è occupato dai militari, e la chiesa del seminario è stata trasformata in deposito. L'attuale seminario ecclesiastico si trova nei locali dell'ex istituto dei salesiani. La parte centrale dell'edificio avrebbe bisogno di un restauro totale che il governo autorizza ad eseguire soltanto ad imprese statali, cosa che comporta una forte spesa e l'esecuzione dei lavori a passo di lumaca. I chierici per diversi anni dovranno pregare unicamente in uno scantinato, mentre le lezioni si svolgeranno nei dormitori, a meno che la curia di Kaunas non ceda al seminario due grandi saloni vuoti che sarebbero disponibili.

Šiauliai

Persecuzione a livello universitario

Zenonas Mištautas, studente al Politecnico « K. Did­žiulis » di Šiauliai, è stato per lungo tempo perseguitato da una professoressa per la sua fede. Questa, convintasi alla fine che i discorsi erano inefficaci, ricorse a mezzi più subdoli.

Mentre Mištautas stava compiendo la pratica pre-diploma presso la direzione del VI reparto costruzioni, gli venne affidato l'incarico di tenere una conferenza ateistica agli operai. Per il suo rifiuto egli venne privato della borsa di studio, in quanto non adempiva agli « obblighi sociali ».

L'11 gennaio 1974 il dirigente della sezione Pučkus con­vocò Z. Mištautas e gli comunicò l'abbassamento del voto di condotta, leggendogli al riguardo una disposizione del direttore Zumeris: « Per il mancato adempimento degli ob­blighi sociali e per l'annullamento di una conferenza ateisti­ca nella direzione del VI reparto costruzioni sia abbassato a tre il voto di condotta di Zenonas Mištautas ».

Quando Zenonas si rivolse al direttore, questi spiegò che la valutazione del voto di condotta dipendeva dal consiglio dei professori. A causa della sua « cosciente inadempienza degli obblighi sociali » la discussione del diploma veniva differita di un anno.

 

Z. Mištautas si rivolse allora al ministro per l'istruzione superiore chiedendo di autorizzare la discussione del di­ploma perché i genitori si attendevano da lui un aiuto ma­teriale. Inoltre quando sarebbe tornato dal servizio militare avrebbe dimenticato molte cose e perciò avrebbe dovuto co­minciare a studiare daccapo.

Il ministro Zabulis lasciò invece in vigore la deliberazione del consiglio dei professori poiché il Politecnico diŠiauliai lo aveva informato che Z. Mištautas era un credente, che tempo prima aveva portato una croce sul monte di Meš­kuičiai in onore di Kalanta, eccetera.

 

DIOCESI DI PANEVĖŽYS

Svėdasai

II popolo venera i sacerdoti che hanno sofferto per la fede

Il 7 marzo 1974 alle ore 11 è morto a Svėdasai il can. Petras Rauda. Egli era nato a Radviliškis nel 1894. Il padre del sacerdote defunto era stato un « contrabbandiere del libro »1 mentre lui stesso aveva dovuto frequentare una scuola clandestina. Ordinato sacerdote nel 1917, il defunto durante tutta la sua vita adempì santamente ai propri doveri. Essendo vicario a Joniškis, concorse parecchio alla rina­scita della repubblica di Lituania. Per molti anni fu cappel­lano scolastico in diverse località della Lituania. Divenuto parroco ad Utena salvò la vita a diversi cittadini di naziona­lità ebraica. Nel 1944 il vescovo K. Paltarokas lo nominò canonico d'onore, inviandolo presso il seminario ecclesia­stico di Kaunas in qualità di vicerettore. Negli anni del do­poguerra venne perseguitato dagli organi della Sicurezza e condannato ad 8 anni di carcere per il fatto che essendo venuto a conoscenza della preparazione di un memorandum

 

1 Durante l'occupazione zarista della Lituania, era stata proibita la stampa in lingua lituana. I lituani perciò stampavano i loro libri nella Lituania minore, allora amministrata dalla Prussia, e li impor­tavano clandestinamente nella Lituania occupata dai russi, rischiando l'impiccagione o la deportazione in Siberia. (N.d.r.)

 

da parte di P. Klimas, Lastienė ed altre persone sull'occupa­zione della Lituania da far pervenire all'estero, non ne ave­va informato la Sicurezza. Il can. P. Rauda venne detenuto nei lager di Turinsk, Okunev e Molotovsk. Nella prigione della Sicurezza a Kaunas il can. P. Rauda passò un periodo di detenzione assieme al leader del Partito socialista popo­lare, avv. Toliušis ed a « Vanagas » (Sparviero), coman­dante di una formazione partigiana. La nobiltà d'animo e la serenità del canonico, nonché l'eroico sacrificio e la condanna a morte di « Vanagas », portarono Zigmas Toliušis al ritor­no a Dio e alla Chiesa. Tornato dal lager, Z. Toliušis diceva sovente: « Scorgendo i campanili delle chiese, mi viene vo­glia di piangere, la Lituania è ancora viva! ».

Nel 1957 il can. P. Rauda venne arrestato per la seconda volta, per essere stato trovato in possesso di un diario nel quale aveva descritto gli interrogatori e la vita nei lager durante il primo periodo di detenzione. Per questo venne condannato a 10 anni di detenzione. Scontando la pena nei lager della Mordovia il can. P. Rauda ebbe modo di cono­scere il primate della Chiesa cattolica ucraina, il metropoli­ta J. Slipyj (attualmente cardinale e membro della curia vaticana) stringendo con lui rapporti di stretta collabora­zione. Dopo 5 anni di detenzione, ormai malandato in salu­te, al can. P. Rauda venne permesso di rientrare in Lituania.

Nel 1965 divenne completamente cieco ma nonostante ciò continuò a svolgere il suo ministero sacerdotale aSvėdasai. Nel corso della malattia che doveva condurlo alla tomba, egli ripeteva sovente di voler dedicare le proprie sofferenze alla diocesi di Panevėžys e rispondendo alla domanda di un sacerdote che gli chiedeva quale testamento spirituale a-vrebbe voluto lasciare ai sacerdoti della Lituania, egli rispose: « Che tutti i sacerdoti siano dediti al proprio dovere come il can. Br. Antanaitis ». Il can. P. Rauda conosceva sei lin­gue straniere. Sia in patria che nei lager fu sempre circon­dato da giovani e da intellettuali. Durante tutta la sua vita aveva sempre manifestato gioia per quei sacerdoti che adem­pivano con zelo ai propri doveri e pregato per coloro che tradivano gli interessi della Chiesa. Il can. P. Rauda con­vertì il prof. Jurgutis a morire cristianamente ed ebbe mo­do di confessare per ben due volte lo scrittore Vienuolis-Žukauskas.1 La nazione ha perso con lui un nobile figlio la Chiesa un eroico combattente e un uomo dotato grande spirito di sacrificio. Con lui si è spenta una gran luce, che per lunghi anni aveva acceso centinaia di altri pi coli lumi.

La popolazione di Svėdasai affluì in massa in chiesa a pr gare per l'anima dell'amato canonico. Alcuni predicato tracciarono con efficacia un profilo dello scomparso, rico dando le sue opere e le sue sofferenze. I funerali avrebber dovuto svolgersi di domenica, ma il Comitato esecutivo Utena non lo consentì poiché temeva il verificarsi di una grandiosa manifestazione religiosa che avrebbe potuto in­fluire « negativamente » sugli studenti. L'amministrazione di Utena proibì perfino di consumare il pranzo al ristorante ai fedeli intervenuti al funerale. Le province di Anykščiai ed Utena inoltre non concessero gli automezzi per il tra­sporto della gente da Svėdasai ad Utena. Parimenti ai kolchoz delle province di Anykščiai, Kupiškis, Rokiškis ed Utena venne severamente vietato di concedere i camion per il trasporto di coloro che intendevano prendere parte ai fune­rali. La provincia di Anykščiai diede in noleggio un solo automezzo per il trasporto della bara. Che commovente in­teresse da parte degli ateisti! Non dimenticavano il sacer­dote neppure dopo morto! Per il trasporto delle corone di fiori venne fatta venire un'auto dal seminario di Kaunas. Da Svėdasai ad Utena 40 autovetture private accompagnarono la bara del can. P. Rauda all'estrema dimora. Tutte le stra­de erano gremite di gente. I funzionari governativi che ave­vano seguito dappresso il corteo funebre dovettero convin­cersi che il popolo lituano vuole e sa onorare le proprie guide spirituali.

Ai funerali hanno preso parte i vescovi R. Krikščiūnas, J. Steponavičius, L. Povilonis e 180 sacerdoti.

 

 

 

1Vienulis, pseudonimo di Žukauskas Antanas (1882-1957), im­portante scrittore di ispirazione prima socialista, poi tornato ad una visione religiosa della vita. (N.d.r.)

 

Anykščiai

Impedita con la forza l'assistenza religiosa ai malati

Esposto del Sae. Petras Budriunas, residente ad Anykščiai, via Sataloy, n. 8

Al ministro della sanità

Da parecchi anni nell'ospedale della città di Anykščiai non viene permesso l'accesso del sacerdote con il S. Sacramento. Alle richieste avanzate in tal senso dai degenti e dai loro parenti vie­ne risposto in maniere diverse, ma sempre evasive: « Non sei ancora così grave ». « A lui non occorre più, ma soltanto a te. » « Non si dispone di un locale per questo. » « Dopo averlo porta­to a casa, potrai chiamare il prete quante volte vorrai. » I richie­denti vengono in tal modo ingannati e derisi.

Il 7 ottobre 1973 la madre di Valentinas Kovas del villaggio di Daujočiai e la figlia di Juozas Grižas del villaggio di Čekoniai pregarono il primario, dott. Šinkūnas, di consentire al sacerdote di fare visita ai rispettivi familiari, gravemente malati, ma questi si rifiutò di concedere l'autorizzazione. Alcune ore dopo Valen­tinas Kovas morì. Il 19 agosto 1973 il degente Donatas Češunas del villaggio di Storiai ed i suoi parenti più prossimi supplica­rono il primario di autorizzare l'accesso del sacerdote, ma egli nuovamente lo negò. Durante l'orario di visita ai malati lo stes­so dott. Šinkūnas cacciò fuori dalla corsia un sacerdote che vi si trovava. Nel mese di luglio non permise al sacerdote di visita­re Teklė Stasiulienė di Viešintai; l'8 novembre 1973 Ona Bra­ziūnienė del villaggio di Stanislavas; il 19 novembre 1973 Emi­lija Bagdonienė di Elmininkai, e così via.

Sulla stampa si continua tuttavia a sottolineare il fatto che ne­gli ospedali viene liberamente consentita l'assistenza religiosa ai morenti e ai malati gravi.

Il 3 gennaio 1974 sul giornale della provincia di Anykščiai « Kolektyvinis darbas » (Lavoro collettivo) in un articolo di P. Mišutis intitolato Tarybinis įstatymas ir religija (La legge so­vietica e la religione) è stato scritto: « I servi del culto possono visitare i malati negli ospedali, nei luoghi di detenzione e a casa, qualora essi lo desiderino ». Il 30 novembre 1973 nell'articolo įstatymas ir religiniai kultai (La legge e i culti religiosi), ap­parso sul « Tiesa » (Verità), si poteva leggere: « Il divieto non riguarda quei servizi religiosi richiesti dai morenti o dai malati gravi che si trovano negli ospedali o nei luoghi di detenzione ». Nell'ospedale di Anykščiai tuttavia questo divieto viene rigida­mente applicato, poiché non è consentito al sacerdote di visitare un malato neanche se questo è ricoverato in una camera singola. Il 30 agosto 1972 a Stefanija Karosiené ricoverata nella camera singola n. 5 del reparto malattie interne non venne permesso di chiamare il sacerdote. Il 17 luglio 1972 Petras Katinas e Šukys, ricoverati in camere singole, chiesero di vedere il sacerdote ma la loro richiesta non venne accolta. Quando, chiamato, cercai di vi­sitare i malati, il medico Šinkūnas mi fermò nel cortile ordinan­domi di tornare indietro.

Alcuni anni fa mi rivolsi per questo motivo all'ex vicepresi­dente del Comitato esecutivo della provincia di Anykščiai, K. Zulonas. Egli mi promise di chiarire la situazione, ma non si ebbe alcun risultato positivo. Il 17 settembre 1972 pregai l'attuale vi­cepresidente del Comitato esecutivo della provincia di Anykščiai, A. Baltrūnas, di esaminare questo problema, molto sentito dai credenti. Egli mi disse che al riguardo la popolazione si era ripe­tutamente rivolta a lui e promise di parlare con il primario del­l'ospedale. Sembrava che questo problema stesse per essere risol­to ma ancora una volta qualcuno frappose degli ostacoli.

Il parroco di Anykščiai denunciò due volte tale situazione esi­stente presso l'ospedale di Anykščiai alla Sezione profilattica del Ministero della sanità. Inoltre gli stessi parenti dei ricoverati si sono ripetutamente rivolti con telegrammi al Ministero della sa­nità per ottenere dei permessi. Sulle difficoltà dell'assistenza spi­rituale ai malati è stato informato anche il vescovo di Panevėžys e per suo tramite anche l'incaricato del Consiglio degli affari religiosi.

Il 9 gennaio 1974 venni convocato dal vicepresidente del Co­mitato esecutivo di Anykščiai, A. Baltrūnas, il quale mi ammonì per iscritto per aver io amministrato in data 25 dicembre 1973 il sacramento dell'unzione degli infermi a Julius Vitkevičius del villaggio di Lagėdžiai senza l'autorizzazione dell'amministrazione dell'ospedale. In realtà ero rimasto presso questo degente per circa 3 minuti, poco prima che morisse. Inoltre la signora Vitkevi­čius mi disse di non essere riuscita a rintracciare in tempo il pri­mario per chiedergli l'autorizzazione, mentre il marito era mol­to grave. Naturalmente il primario Šinkūnas non l'avrebbe con­cessa a Vitkevičius come l'aveva negata il 15 gennaio 1974 a Domas Šilainis da Viešintai, il 29 gennaio a Liudvika Meškau­skienė di Anykščiai, il 4 febbraio a Monika Usackiėnė di Any­kščiai e ad altri.

La situazione sopra descritta sussiste ad Anykščiai da più di 15 anni. Centinaia di persone ne sono state moralmente danneggiate, poiché non hanno potuto esaudire il loro ultimo desiderio nel momento più critico della loro esistenza:  quello della morte.

Vi prego cortesemente, signor ministro, di voler provvedere af­finché nell'ospedale di Anykščiai vengano osservate le leggi sui culti religiosi e affinchè i credenti possano esercitare il diritto di ricevere il S. Sacramento.

Anykščiai, 2 marzo 1974        Sac. P. Budriunas

Svėdasai

Nel 1973 nell'ospedale di Svėdasai si trovava ricoverato, gravemente infermo, il kolchoziano Tuskenis del kolchoz « Žalgiris ». Sua moglie pregò la dottoressa Kamarauskienė di autorizzarla a chiamare un sacerdote, ma questa rispose: « Potresti anche strisciare in ginocchio come un cane, ma non permetterò che venga un prete!... ».

 

Panevėžys

Nel mese di aprile 1974 su richiesta della Sicurezza Maryte Medauskaitė, dattilografa presso l'Ufficio finanze della città di Panevėžys, venne licenziata dall'impiego. Se­condo quanto affermato dalla Sicurezza ella sarebbe stata... una suora!

 

DIOCESI DI TELŠIAI Telšiai

Nell'autunno 1973 l'ingegner Paplauskas eresse sul sagrato della cattedrale di Telšiai un'edicola con una statua del « Rūpintojėlis ».' Il Comitato esecutivo della città di Telšiai inflisse all'ingegnere una multa di 50 rubli ed ora esige che l'edicola venga rimossa dal sagrato in quanto... « deturpa » l'architettura del medesimo.

 

Klaipėda

Nel gennaio 1974 il sostituto del presidente del Comitato

1 Il « Cristo pensoso »: una rappresentazione tipicamente lituana e popolare di Gesù. (N.d.r.)

 

esecutivo della città di Klaipėda, Ruginis, ordinò al parroc di Klaipėda di allontanare dall'altare le adoratrici, perch vestite con il costume nazionale. Secondo Ruginis non sare' be permesso entrare in chiesa in tale costume. Il parroco temendo delle noie, si impegnò a lasciare avvicinare all'alta" soltanto quelle adoratrici che avessero esibito un'autorizza zione scritta rilasciata dal Comitato esecutivo... I credenti s' mostrano vivamente indignati per il divieto di Ruginis, commentando: « Dov'è la libertà di religione, se i funzionari del governo vogliono stabilire perfino con quale gonna biso­gna vestire per andare in chiesa? ».

L'insegnante di storia della X scuola media di Klaipėda, Keturakaitė, spiegò un giorno agli alunni che Cristo non è mai esistito, che si tratta solo di una favola creata da qualcu­no. Uno studente allora le chiese: « Professoressa, di favole ne sono state create tante, ma nessuno si basa su di esse per contare gli anni, essi vengono contati soltanto dalla nascita di Cristo ». La classe si mise a ridere, mentre l'insegnante trovò salvezza nel suono della campanella, che le permise di uscire dalla classe...

 

Palanga

Gli alunni della scuola media di Palanga e i loro genitori hanno lamentato il fatto che gli insegnanti Taurinskas e Geinskiené, fanatici ateisti, si mettono di guardia la dome­nica presso la chiesa e controllano gli studenti che vi si recano. Tuttavia nonostante gli sforzi degli ateisti vi sono degli studenti che frequentano la chiesa anche nei giorni feriali.

 

Kretinga

Nell'estate del 1973 la commissione amministrativa del Comitato esecutivo di Kretinga ha punito con una multa di 50 rubli la Žilienė, residente a Kretinga, per avere preparato diverse volte i bambini alla prima confessione e comunione.

 

Naujoji Akmené

Perché è stata licenziata un'insegnante?

Nell'estate 1973 gli alunni della VII classe della II scuola media di Akmené, guidati dall'insegnante di lingua lituana, vennero condotti in gita a Kaunas. Mentre gli studenti at­traversavano il parco della città, uno di loro chiese dove era il posto nel quale si era arso vivo Kalanta. Immediatamente al gruppo degli studenti si avvicinò un agente della Sicurezza il quale chiese cosa cercassero. « Il posto dove è morto Kalanta » spiegò lo studente.

L'agente chiese allora il nome dell'insegnante e da quale scuola essi provenissero e, dopo aver annotato tutto, urlò: « Sparite di qua, e che non vi veda mai più! ».

Alcuni giorni dopo il direttore della scuola convocò la insegnante di lingua lituana e le disse: « Sbrigati a presen­tare una domanda di licenziamento e vattene dalla scuola, altrimenti andrai incontro a grandi dispiaceri!... ».

L'insegnante piangendo compilò la domanda, nella quale chiedeva di lasciare la scuola « ...di propria spontanea vo­lontà ». La popolazione di Naujoji Akmené ha compianto l'insegnante, costretta malgrado gli studi superiori fatti a lavorare in uno stabilimento.

Seda

Verso la fine del 1972 gli insegnanti della scuola media di Seda stavano esaminando in una riunione il profitto e la con­dotta degli alunni. Un'insegnante leggeva i nomi degli alun­ni che avevano riportato i voti migliori ed una condotta esemplare. Non appena citati i nomi di Regina Skrabeikyté e Janina Bernonaité della VI classe la segretaria del Komso-mol, Kentraité-Kristutiené, scattò in piedi gridando: « Que­ste alunne non sono iscritte ai "pionieri", perciò la loro condotta non si può certo qualificare come esemplare! ».

La maggior parte degli insegnanti non si mostrò d'accordo su tale parere della segretaria del Komsomol. Tuttavia la Kristutiené continuò ad insistere: « Se noi consideriamo esemplare la condotta di alunni non iscritti ai pionieri né al Komsomol, non potremo mai costringerli ad iscriversi a queste organizzazioni... ».

 

Veiviržėnai

Il parroco di Veiviržėnai, rev. Brazdžius, si era portato a casa una vecchia edicola sacra abbandonata nei campi e danneggiata durante i lavori di « miglioria » e l'aveva re­staurata e collocata davanti alla canonica. L'amministrazione della provincia intimò immediatamente al parroco di demo­lirla. Allorché egli si rifiutò di farlo, venne trasferito in un'altra parrocchia.

Il governo sollecita ora il rev. Jankauskas, attuale parroco di Veiviržėnai, a demolire l'edicola eretta dal rev. Brazdžius. Nel mese di novembre 1973 l'incaricato del Consiglio degli affari religiosi, K. Tumėnas, recatosi dal vescovo di Telšiai gli chiese di ordinare al parroco di Veiviržėnai di far sparire l'edicola dal cortile della canonica.

 

Barstyčiai

 

« Giusta causa » per un licenziamento

Nella scuola media di Barstyčiai insegnava il prof. Stasys Andriekus. Egli era rispettato ed amato tanto dagli alunni quanto dai loro genitori. La direzione della scuola e la Sezione della pubblica istruzione apprezzavano molto il suo lavoro. Tuttavia nel 1970 egli venne esonerato dall'insegna­mento per il solo fatto di aver partecipato alla funzione reli­giosa della Resurrezione nella cattedrale di Telšiai. Convo­cato presso la Sezione della pubblica istruzione e interrogato sul perché egli, insegnante sovietico, frequentasse la chiesa, St. Andriekus rispose: « Io sono credente e agisco secondo la mia coscienza ».

Attualmente Andriekus fa il postino.

 

Židikai

L'amministrazione della provincia di Mažeikiai ha inflitto una multa di 50 rubli al parroco di Židikai e al presidente del comitato parrocchiale per aver rivestito in legno l'ester­no della chiesa, benché a tale scopo avessero ricevuto un'ap­posita autorizzazione.

 

DIOCESI DI VILKAVIŠKIS

 

Paluobiai

Un sacerdote difende se stesso e Paolo VI dalle viscerali calunnie di un propagandista sovietico

 

Lettera aperta

Egregio A. Augus, docente anziano presso l'Università statale « V. Kapsukas » di Vilnius.

Il 1 marzo 1974 sul n. 51 del « Kauno Tiesa » (La verità di Kaunas) nell'articolo intitolato Štai jie-sutanotieji liaudies drau­gai (Eccoli qui, gli amici del popolo in tonaca) voi avete scrit­to: « Agli inizi del 1945 il vescovo Bučys, sollecitato dal segre­tario di Stato del Vaticano, cardinale Montini [l'attuale papa Paolo VI. Nota mia], affidò al prete P. Račiūnas della diocesi di Panevėžys l'incarico di raccogliere informazioni spionistiche sull'Armata rossa. Račiūnas dopo aver raccolto tali informa­zioni avrebbe dovuto passarle all'ex spia del Vaticano Laberger, questi al Vaticano e il Vaticano al controspionaggio USA. Račiū­nas, fermamente convinto che gli americani avrebbero liberato la Lituania, si gettò a capofitto per servirli ».

Voi nel vostro articolo non dite però che io venni condannato a 25 anni senza alcun processo. Non avete rivelato nemmeno la vera ragione della mia condanna. Quindi eccola.

Nel 1947 in Lituania si trovano arrestati il vescovo di Telšiai, V. Borisevičius, il suo ausiliare vescovo P. Ramanauskas e il ve­scovo di Kaišedorys, T. Matulionis. Incombeva quindi sulle dioce­si della Lituania la minaccia di restare senza vescovi. Il vescovo di Panevėžys, K. Paltarokas, in base ai canoni non poteva consacra­re dei nuovi vescovi senza l'autorizzazione del Vaticano. Il ve­scovo allora non disponeva di alcuna via diretta per mettersi in contatto con la Santa Sede. Per questa ragione, incaricato dal­l'autorità ecclesiastica, mi recai a Mosca dal cappellano dell'am­basciata degli Stati Uniti, il rev*. Laberger, per chiedergli di otte­nere dal papa l'autorizzazione a consacrare dei nuovi vescovi per la Lituania. Giunto a Mosca ottenni dalla milizia del luogo una autorizzazione scritta ad alloggiare nell'abitazione del rev. La­berger. Quella richiesta, tuttavia, costituì la causa principale della persecuzione nei miei confronti.

Voi mi accusate di essermi gettato « a servirli », cioè a rac­cogliere e a passare informazioni sull'Armata rossa. Vi prego di indicare concretamente quando, dove e quali informazioni io avrei

raccolto e quando, dove ed a chi le avrei trasmesse o almeno ten­tato di trasmetterle. Sembra che voi non abbiate letto oppure non vogliate riferire con precisione i verbali dei miei interrogatori, nemmeno quello principale, redatto nell'autunno del 1949 sotto la direzione del capo della Sezione istruttoria della Sicurezza di Vilnius, tenente colonnello Cistjakov. L'accusa di spionaggio a danno dell'Armata rossa non figura mai né nei verbali dei miei interrogatori del 1949 né nella sentenza di revisione del mio pro­cesso emessa dal tribunale militare della circoscrizione di Mosca.

Sono rimasto incarcerato per sedici anni senza mai avere visto un giudice, senza aver mai sentito le accuse del pubblico ministe­ro né le deposizioni dei testimoni, sebbene abbia chiesto diverse volte lo svolgimento di un tale processo; malgrado la costitu­zione sovietica garantisca a ciascun cittadino dell'Unione Sovie­tica il diritto di difendere la propria innocenza in tribunale. Que­sto sistema di erogare condanne « in assenza » dell'imputato, co­me avvenne nel mio caso, è stato anche condannato in un con­gresso del PCUS.

Trovandomi nei campi di lavori forzati assieme a ladri profes­sionisti (i cosiddetti zakonniki) e a banditi, hoconstatato che la loro etica vieta di picchiare una persona legata. Per un'inos­servanza gli stessi compagni puniscono il colpevole con la morte. È facile oggi scrivere articoli denigranti i sacerdoti, allorché ad essi è praticamente impossibile smentire tali calunnie per mezzo della stampa, della radio o della televisione. Se io ad esempio vi accusassi, anche per mezzo di una lettera privata, di essere una spia degli inglesi o dei cinesi, voi sapendovi innocente, potreste intentarmi un processo per calunnia presso un tribunale sovie­tico, ed io verrei condannato per questo. Ma allorché voi mi ca­lunniate in modo analogo pubblicamente e perfino a mezzo stam­pa io non ho la possibilità di difendermi per mezzo della medesi­ma stampa, sebbene le leggi non facciano alcuna discriminazione a tale riguardo per i sacerdoti e per i credenti. Possibile che la vostra coscienza ateistica consideri come un'azione onorevole abusare della situazione creatasi? Possibile che il vostro onore di docente universitario non sia superiore a quello dei sopra­menzionati criminali?

Nell'articolo 7 del CP della RSS di Lituania si dice « Il citta­dino o l'organizzazione hanno diritto di esigere, per mezzo del tri­bunale, la smentita di notizie che ledano il ioro onore e la loro di­gnità, se colui che ha reso pubbliche tali notizie non è in grado di dimostrare che esse rispondono a verità ».

Quindi la legge obbliga una persona che abbia propagato delle notizie a dimostrare che le stesse rispondono a verità. Se il re­sponsabile non è in grado di dimostrarlo, allora tali notizie ven­gono smentite. « Chi afferma che un altro è disonesto deve dimo­strarlo » A. Vileita, Piliečiu garbės ir orumo gynimas (La di­fesa dell'onore e della dignità dei cittadini ), in « Mintis » ( Pen­siero), V, 52-53, 1969.

« Dato che la legge obbliga una persona a dimostrare la fon­datezza delle notizie divulgate, qualora questa non sia in grado di dimostrare che esse rispondono a verità e qualora il tribunale non possieda altre prove della loro fondatezza esso constata che le notizie diffuse non corrispondono a verità e obbliga il respon­sabile a smentirle» (ivi, pag. 55).

Voi potevate accusare me e le altre persone menzionate nel vo­stro articolo soltanto se aveste posseduto delle prove inconfuta­bili.

Su che cosa vi basate quando affermate che nel 1945 il vescovo Bučys mi affidò l'incarico di spiare l'Armata rossa? È noto a tutti che il vescovo Bučys ancora prima del 15 giugno 1940 1 era partito per Roma ed io quindi dopo l'ingresso dell'Armata sovie­tica in Lituania nel 1944 non ho avuto con lui più alcun rappor­to. Leggete a questo riguardo i verbali dei miei interrogatori.

Voi affermate categoricamente che il rev. Laberger fosse una spia del Vaticano. Prendete visione del verdetto di revisione del­la mia causa, emesso nel 1965 dal tribunale militare della zona di Mosca. In esso è detto chiaramente: « Non è stato dimostrato che Laberger fosse un agente dello spionaggio straniero ». A chi credere: al vostro scritto calunnioso oppure a un documento del tribunale militare?

Voi scrivete: « Agli inizi del 1945 il vescovo Bučys, sollecita­to dal segretario di Stato del Vaticano, cardinale Montini, in­caricò il prete P. Račiūnas di Panevėžys di raccogliere informa­zioni sull'Armata rossa ». Nel 1945 G. B. Montini non era né cardinale né tanto meno segretario di Stato del Vaticano. Soltan­to nel 1958 papa Giovanni XXIII nominò G. B. Montini cardi­nale, allorché quest'ultimo reggeva l'archidiocesi di Milano. Infi­ne: potete presentare qualche documento che dimostri come l'at­tuale papa Paolo VI (G. B. Montini) abbia incaricato il vescovo Bučys di spiare l'Armata rossa? Potete indicare concretamente dove e in quali circostanze il pontefice Paolo VI abbia dato tali disposizioni? Su quali documenti vi basate facendo le vostre af­fermazioni? Indicate in quale verbale del mio interrogatorio si parla di ciò!

 

1 Data della prima invasione della Lituania da parte dell'Armata rossa (N.d.r.)

 

Non so chi vi abbia sollecitato a scrivere simili invenzioni ed a trarre in inganno il lettore sovietico, calunniando il papa Pao­lo VI, il già defunto vescovo Buèys, il rev. Laberger e me. Non sono neanche certo se siate stato voi stesso a scrivere un tale ar­ticolo, oppure lo abbia scritto qualcun'altro, e voi lo abbiate sol­tanto firmato. Forse voi avete voluto in tal modo rendere un ser­vizio alla propaganda ateistica in Lituania? Però anche per un ateista valgono le norme comuni dell'etica. Con un articolo così inconsistente voi non avete squalificato il vostro titolo di docen­te anziano della gloriosa Università di Vilnius? Non so quale sia il vostro livello morale. Non so se voi, un esponente della scien­za, che avete avuto il coraggio di scrivere tali menzogne senza controllare i fatti, abbiate la volontà di smentirle. Una persona d'onore e di spiccata personalità se commette un errore è pronta ad ammetterlo ed a correggersi. Ma voi che avete avuto il corag­gio di calunniare più persone, perfino lo stesso pontefice, avrete il coraggio e l'onore sufficienti a smentire quelle calunnie, o al­meno a interessarvi perché il « Kauno Tiesa » riporti per intero il testo di questa mia lettera aperta?

Il vostro articolo è apparso sulla stampa pochi giorni dopo la visita compiuta da A. Gromyko, ministro degli affari esteri del­l'URSS, al pontefice Paolo VI. Forse voi pensate che il vostro articolo, che accusa il papa di aver organizzato lo spionaggio con­tro l'Armata rossa, sia l'inizio di una nuova azione contro l'at­tuale pontefice, in accordo con l'odierno corso della politica este­ra dell'Unione Sovietica?

Basandomi sull'art. 7 del CP della RSS di Lituania esigo che dimostriate giuridicamente la fondatezza delle accuse rivoltemi. Se non siete in grado di farlo allora secondo la legge siete obbli­gato a smentire le accuse in parola. In caso contrario, io mi ri­servo il diritto di denunciarvi alla giustizia.

Copie di questa lettera sono state inviate per conoscenza: a S. E. il vescovo J. Labukas, a S. E. il vescovo L. Povilonis; al ministro degli affari esteri dell'URSS, A. Gromyko; al rettore dell'Università di Vilnius, J. Kubilius; all'incaricato del Consi­glio degli affari religiosi, K. Tumėnas e alla redazione del « Kauno Tiesa ».

Paluobiai, 20 marzo 1974        Sac. Pr. Račiūnas

Griškabūdis

Tempo fa la madre di Simas Kudirka, abitante non lontano da Griškabūdis, venne invitata per una visita di tre mesi

dai suoi parenti residenti negli Stati Uniti e a tale scopo ave­va già ottenuto i documenti necessari e persino il biglietto per il volo Mosca-New York-Mosca del giorno 27 aprile.

Tuttavia prima della partenza per Mosca si recarono dalla signora Kudirka alcuni rappresentanti del Comitato esecu­tivo di Sakiai e più tardi anche l'incaricato della Sicurezza, cercando di convincere la vecchietta a non recarsi negli Stati Uniti. Essi le promisero di farle assegnare del fieno per la propria mucca, di permetterle di incontrarsi con il figlio rinchiuso in un lager (nella regione di Perm) e di ricevere le sue lettere. Malgrado ciò la vecchietta decise di partire ugualmente per gli Stati Uniti e recatasi a Vilnius acquistò un biglietto per Mosca. Accompagnata da tre uomini, la signora Kudirka stava dirigendosi verso il vagone numero 6 ma purtroppo non fece in tempo a salirvi. In quel momento sotto la pensilina della stazione gironzolavano molti agenti della Sicurezza e miliziani. Presentatisi 4 miliziani, chiesero alla vecchietta i documenti, portandola nell'ufficio della milizia. Là cercarono di convincerla a non andare negli Stati Uniti, fino a quando il treno « Lietuva » non fu partito per Mosca.

Il 7 maggio venne convocato presso la sede della Sicurez­za di Kaunas uno degli accompagnatori della signora Kudirka, B. Gajauskas. Gli agenti lo aggredirono dicendogli che mal­grado fosse stato in carcere per 25 anni si era ancora reso colpevole di una provocazione politica sotto la pensilina della stazione.

La signora Kudirka ha informato per telefono i parenti negli Stati Uniti sul fatto che le aveva impedito di giungere in tempo a Mosca ed ora sembra che alla sua partenza per gli Stati Uniti non verrà frapposto alcun ostacolo.

 

Kučiunai

Un'indagine statistica tra studenti

Recentemente in Lituania allo scopo di trarre orienta­menti sulla situazione della religione sono divenute di moda le indagini sociologiche. In tutte le scuole della Lituania gli alunni devono rispondere a questionari predisposti al ri­guardo.

Nei giorni dal 5 al 10 marzo 1974 nella scuola di otto anni di Kučiūnai gli insegnanti Bendaravičius, Baldauskaitė, Ulinskaitė, Barkauskaité hanno sottoposto agli alunni delle classi dalla IV alla Vili le seguenti domande: « Credi in Dio? Perché credi? Vai in chiesa? Chi ti dice di andare in chiesa? Quando sei stato in chiesa? Chi ti ha portato in chie­sa per la prima volta? Leggi i libri religiosi? Vai spesso alla confessione? Preghi a casa? I tuoi genitori sono credenti? ».

Più del 90% degli alunni ha risposto di credere in Dio e di recarsi in chiesa. La preside, allarmata da queste risposte, ordinò agli insegnanti di sorvegliare i dintorni della chiesa come si usava fare alcuni anni fa e di non permettere ai ragazzi di entrare in chiesa. La maggioranza degli insegnanti tuttavia fu di diverso avviso, in quanto ritennero che non fosse dignitoso per un insegnante fare il poliziotto.

Due alunni della V classe dopo che l'insegnante aveva po­sto le suddette domande si alzarono in piedi, si fecero il segno della croce e recitarono una preghiera. Alla domanda della maestra « A che serve ciò? » gli alunni risposero: « Ci occorre avere coraggio ».

I credenti sono vivamente indignati per queste « indagini sociologiche ». Esse costituiscono una brutale ingerenza in questioni che sono esclusivamente di coscienza. Molti sono del parere che si potrebbe porre soltanto la domanda: « Cre­di in Dio? » e tralasciare tutte le altre, perché lo scopo di queste indagini è quello di conoscere chi ha influenza sui ragazzi, chi li istruisce, chi dà loro da leggere i libri religiosi e così via. Alcune risposte potrebbero addirittura costituire delle vere e proprie denunce di cui gli ateisti potrebbero servirsi nella loro lotta contro la religione.

 

Vištytis

II ragazzo canta in chiesa? Perseguitatelo a scuola!

Nella chiesa di Vištytis si era costituito un piccolo coro di ragazzi. I genitori consentivano volentieri a che i loro figli si recassero a cantare. Il coro dei ragazzi piaceva molto ai credenti ma per gli ateisti costituiva una grande preoc­cupazione.

Il 18 novembre 1973, di domenica, durante la messa ve­spertina giunsero in chiesa alcuni ateisti in funzione di con­trollori. Il giorno seguente il direttore della locale scuola Virškus e gli insegnanti iniziarono gli interrogatori: « Chi cantava? Chi insegnava a cantare? Dove si tenevano le pro­ve? Il parroco distribuiva le caramelle? ».

Alcune ragazzine si spaventarono; altre, quali ad esempio le sorelle Aleknavičiūtės, la Uldinskaitė e la Dulckyté di­chiararono coraggiosamente di aver cantato e di aver inten­zione di cantare anche in futuro. Questo era il desiderio dei loro genitori e inoltre piaceva anche a loro. Gli insegnanti cercarono di spiegare che le ragazze possono andare in chie­sa ma che devono evitare di cantare perché altrimenti seguen­do il loro esempio altri ragazzi avrebbero fatto altrettanto.

L'opera di intimidazione dei ragazzi durò per un'intera settimana. Gli insegnanti si sono sforzati in tutte le ma­niere di dissuaderli dall'andare a cantare. Sono andati per­fino per le case a chiedere ai genitori di non permettere che i loro figli facessero parte del coro.

« I nostri figli non fanno alcun male per il fatto che vanno a cantare. Voi piuttosto, preoccupatevi che ci siano meno teppisti e non del canto dei nostri figli » risposero i genitori a quegli insegnanti troppo zelanti.

Il 22 novembre 1973 quattro ragazzi si recarono in sa­grestia perché la donna di servizio del parroco insegnasse loro a cantare. Mentre i cani abbaiavano, strisciando lungo le pareti della casa sbucarono il presidente della circoscri­zione, Zarskis, con il segretario locale del partito, Gaidys. Gli ospiti inattesi spaventarono molto i ragazzini chiedendo loro nome e cognome.

Nell'autunno del 1972 l'autista del sovchoz di Vištytis, J. Uldinskas, aveva portato il sacerdote presso un malato molto grave. Saputo di questo « crimine » il direttore del sovchoz e il segretario locale del partito lo ripresero dicendogli: « Si potrebbe ancora giustificare se l'auto fosse stata usata per altri fini, ma portarvi un sacerdote è proibito nel modo più assoluto! ».

 

Sutkai

II tuo compagno è religioso? Mettilo in ridicolo!

Verso la fine del 1973 nella scuola di otto anni di Gerd-žiunai era stato organizzato per gli alunni un pomeriggio ateistico che prevedeva una recita. Gli allievi della quinta classe avrebbero dovuto presentare Gli dei dell'Olimpo e quelli della sesta I seguaci di Cristo. La dirigente dei pionieri Vitalija Pavalkytė assieme alla professoressa della VI classe, Angela Karalienė, pretese che alla recita prendes­sero parte coloro che servivano la messa nella chiesa di Sut­kai. Lo scopo di tale imposizione era evidente: mettere in ridicolo la religione. Gli alunni Vidmantas Bačkaitis e Algis Rickevičius, disgustati per lo spettacolo in preparazione, scapparono dalla scuola.

Inoltre nella suddetta scuola di Gerdžiunai sui giornali murali vengono messi in caricatura i ragazzi credenti affin­chè evitino di andare in chiesa, cosa che costituisce il prin­cipale fine degli ateisti.

 

DALL'ARCHIVIO DELLA LKB KRONIKA

La professoressa porta una crocetta al collo, licenziatela

Durante l'inverno 1956-57 nella scuola media di Kulau­tuva la segretaria del partito, insegnante L. Gangapševa, scorse al collo dell'insegnante S. Jasiunaité, attraverso gli abiti, una catenina con una crocetta. Di tale scoperta la Gangapševa informò il comitato del partito della provincia di Kaunas e la locale Sezione della pubblica istruzione. Giunse allora alla scuola l'istruttrice del partito di Kaunas, Filomenova. Convocata urgentemente una riunione degli in­segnanti, ella esaminò il « crimine » della Jasiunaité « ...che va in giro carica di crocefissi ». Nel corso della riunione, la istruttrice presentò la croce come uno spauracchio storico e una minaccia all'Unione Sovietica, mentre l'insegnante Ja­siunaité costituiva un'esecutrice di tale minaccia. « Una Jasiunaité di questo genere non deve lavorare mai più nella nostra scuola » urlò la Filomenova dando un pugno sul ta­volo.

 

Quell'anno tuttavia la professoressa Jasiunaite non venne allontanata dalla scuola. Contro questo provvedimento ebbe senza dubbio peso la sua origine proletaria. Nata in una famiglia di operai, S. Jasiunaite era rimasta orfana all'età di sei anni e aveva poi trascorso tutta la fanciullezza presso dei contadini a pascolare il bestiame. Più tardi, già in età matura, lavorando come cameriera frequentò di sera prima le scuole elementari e poi il ginnasio-liceo per adulti di Kaunas. Divenuta ormai insegnante, terminò per corrispon­denza l'Istituto magistrale di Šiauliai. Quindi bollare la Jasiunaite come « nemico dell'ordinamento sovietico » sa­rebbe stato alquanto imbarazzante. Nella seduta del consi­glio del DZDT venne proposto allora di tentare la rieduca­zione della Jasiunaite. Il segretario del partito Strel'cov convocò l'insegnante e le espresse il suo rammarico per il fatto che essa, una rappresentante della classe operaia, an­dava contro l'ordinamento sovietico e le consigliò di dire che al collo portava una crocetta ma soltanto come un orna­mento, come un ciondolo senza senso.

Nell'estate del 1958 l'insegnante Jasiunaite venne con­vocata al Ministero della pubblica istruzione. Il capo della sezione del personale, A. Paškauskas, le comunicò che essa sarebbe stata rimossa dalla scuola media di Kulautuva.

« E perché? » chiese l'insegnante.

« È vero che voi portate una crocetta al collo? »

« È vero. »

« La considerate soltanto come un semplice ornamento oppure come un simbolo religioso? » « La crocetta per me non è un giocattolo. La tengo preziosa in quanto simbolo della fede. »

« Allora voi siete una credente? » « Sì, lo sono. »

A. Paškauskas sparì per qualche tempo poi, rientrato, condusse l'insegnante Jasiunaite dal sostituto del ministro, la Vyšniauskaitė. Questa ripetè alla donna le stesse doman­de sulla crocetta e avute le stesse risposte dichiarò che la insegnante Jasiunaite non avrebbe potuto più lavorare nella scuola né in qualsiasi altra istituzione che avesse compor­tato un lavoro ideologico.

Alcuni giorni dopo la Jasiunaite ricevette la lettera di li­cenziamento, firmata da M. Gedvilas, ministro della pubblica istruzione della RSS di Lituania: « Dal 1° settembre 1958 viene esonerata dall'insegnamento nella scuola media di Kulautuva Stasė Jasiunaitė di Vincas ».

La Jasiunaitė si rivolse allora per iscritto al ministro della pubblica istruzione, chiedendogli di motivare la causa del suo licenziamento. Solo dopo una seconda richiesta il Mi­nistero incaricò la Sezione provinciale della pubblica istru­zione di spiegare verbalmente alla Jasiunaitė le ragioni del suo licenziamento.

Rimasta senza lavoro la Jasiunaitė si mise a cercare qual­che impiego. Nel novembre del 1958 venne assunta in qua­lità di inserviente nella cucina del sanatorio di Kulautuva. La sua assunzione era stata effettuata dal sostituto della di­rettrice. Tuttavia quest'ultima, R. Čaikauskaitė, appena rien­trata da un corso di aggiornamento, licenziò laJasiunaitė dal lavoro. Allora la Jasiunaitė la supplicò di assumerla al­meno come donna delle pulizie, al che la direttrice la derise dicendo che essendo un'insegnante doveva andare a lavo­rare in una scuola.

Inutilmente la Jasiunaitė si appellò all'amministrazione della provincia di Kaunas e al Soviet supremo della RSSdi Lituania, chiedendo di essere riassunta come donna di ser­vizio presso il sanatorio. Per tutti rispondeva sempre il Co­mitato esecutivo della provincia di Kaunas, comunicandole che loro non erano un ufficio di collocamento e che quindi non erano obbligati a provvedere al suo impiego.

Si seppe poi che gli esponenti dell'amministrazione di Kulautuva e della provincia si erano intesi per non dare alla Jasiunaitė alcun lavoro. Nell'estate del 1959 il direttore del sanatorio per bambini « Kregždutė », Astrauskas, assunse la Jasiunaitė in qualità di infermiera. Avendolo saputo, la dottoressa Bivelienė membro del partito ammonì il direttore e la Jasiunaitė venne nuovamente licenziata la settimana se­guente.

Infine la Jasiunaitė si rivolse nel 1959 al segretario del CC del PCUS, N. Chruščev. Allora al Comitato esecutivo del­la provincia di Kaunas giunse l'ordine di dare un impiego alla Jasiunaitė ma non nella scuola...