ARCIDIOCESI DI KAUNAS

Kaunas

Studiosi della cultura nazionale perseguitati

Dopo il processo a Šarūnas Žukauskas e ai suoi compagr la Sicurezza volle prendere misure repressive contro studiosi più attivi della cultura nazionale rimasti in li­bertà e contro altre persone.

Dal Politecnico vennero espulsi: l'aspirante docente Juce­vičius, che svolgeva la sua attività presso la facoltà di tecno­logia chimica; dalla facoltà di edilizia sanitaria lo studente Albinas Jankus; dall'istituto di medicina la studentessa Levija Mozerytè del V corso e dalla cattedra di stomato­logia chirurgica l'assistente Remigijus Morkūnas.

Un severo ammonimento per il suo "comportamento", inconciliabile con l'etica di un medico sovietico, è stato ri­volto a Nijolė Muraškaitė, studentessa del VI corso di me­dicina. Durante la discussione svoltasi nel rettorato, le ven­nero contestate le sue credenze religiose e la frequenza alla chiesa. Analoghi severi ammonimenti vennero inflitti anche agli studenti Virginijus Skabuiskas e Kazimieras Preikšą, del VI corso.

Nei rispettivi luoghi di lavoro è stato discusso il com­portamento di:

Jūratė Eitniravičiūtė (Pramprojektas - Ente per la pro­gettazione industriale);

Eligijus Morkūnas (Museo delle tradizioni popolari);

Margarita Sakalauskienė (segretaria responsabile dell'As­sociazione per lo studio della cultura nazionale con sede a Kaunas);

Audronė Pieseckaitė (Museo d'Arte "Čiurlionis");

Vilius Semaška (stabilimento di prodotti radio);

Lukas Mackevičius e Regimantas Kurklietis (stabilimen­to per la produzione di materiale cinematografico).

Margarita Sakalauskienė venne licenziata dall'impiego; gli altri furono convocati presso il comitato della Sicurez­za e forzati a firmare dei documenti con i quali si impe­gnavano a non prendere più parte ad alcuna attività anti­sovietica. La condotta delle citate persone venne discussa sui posti di lavoro in base alle denunce ricevute dal partito.

I dipendenti del "Pramprojektas" - studiosi della cultu­ra nazionale, indignati per le suddette repressioni, raccol­sero le loro tessere di membri dell'associazione e le rimisero al Consiglio della città di Kaunas, chiedendo di dimettersi dall'associazione.

Nella sede del comitato per la Sicurezza di Vilnius ven­nero convocati e spinti a firmare le note di biasimo ricevute i seguenti studiosi di cultura nazionale:  Alfonsas Juška, Birutė Burauskaitė, Jonas Trinkūnas, Rimas Matulis. Kazys Minius. Quest'ultimo venne inoltre accusato di aver inviato all'estero delle fotografie di croci lituane. Secondo l'inqui­rente è permesso collezionare fotografie di croci ma è vietato divulgarle.

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Nei giorni 14-16 giugno 1974 a Kaunas nella chiesa di Sant'Antonio si stava celebrando la festa patronale. La ce­lebrazione aveva avuto inizio il 13 giugno con una so­lenne processione. Ad un tratto la serenità della celebra­zione venne turbata da alcuni operatori cinematografici. Ne nacque panico. Molti non volevano essere colti dagli ob­biettivi degli sconosciuti operatori. Ecco ciò che disse ai credenti il parroco P. Šniukšta il secondo giorno delle ce­lebrazioni: « Quattro anni fa, lo Studio Cinematografico Lituano aveva deciso di girare un film sulla vita religiosa in Lituania e in Lettonia. Venne filmata una messa cele­brata dal vescovo di Riga e il funerale di S.E. il vescovo Maželis, dopo di che le riprese del film vennero inter­rotte... Io fui incaricato della produzione di questo film. Io e alcuni vescovi abbiamo visto il film girato. Ora sono venuti nuovamente i tecnici dagli studi cinematografici. Gli operatori hanno detto che la processione nella parroc­chia di Sant'Antonio era la più bella e quindi hanno preso accordi con l'autorità ecclesiastica per riprenderla. Tuttavia, non appena iniziate le riprese, tra i partecipanti alla pro­cessione era sorto il panico, ma lo Studio cinematografico ha promesso che il film non sarebbe stato usato per scopi cattivi. Noi forse non vedremo quel film, ma ci sarà della gente che lo vedrà... »

La LKB KRONIKA consiglia molto seriamente al rev. P. Šniukšta e ad altri sacerdoti di rifiutarsi di essere registi di film di propaganda ateista; di non scrivere sui giornali ateisti esteri articoli molto soggettivi, ma di occuparsi della loro diretta missione sacerdotale.