Vilnius

Mindaugas Tamonis, in data 17 giugno, venne rinchiuso con l'inganno nell'ospedale psichiatrico di Vilnius (Vasaros g. 5) a causa delle sue convinzioni. Gli venne imposta una cura coatta consistente in 18 dosi di « komos ». Dopo tre mesi di questa inumana « cura », M. Tamonis venne riman­dato a casa fisicamente distrutto.

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Alla fine di ottobre 1974 la popolazione di Vilnius è ri­masta meravigliata nel vedere affissi sui muri della città degli annunci che commemoravano il 125° anniversario della morte del famoso botanico e sacerdote religioso Jurgis Pabrėža, che avrebbe avuto luogo presso il museo dell'ateismo. Jurgis Pabrėža è ancora oggi vivo nel cuore di molti credenti.

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Alcuni anni fa i componenti del complesso corale del col­lettivo etnografico di Kurtuvėnai rimasero indignati nel sa­pere che un loro concerto era stato organizzato, senza che u-.1 fossero stati inrmma:», nell'ex tempie di dicalo a San Casimiro, oggi profanato e trasformato in museo dell'ateismo.

Nel 1974 il complesso di Kurtuvėnai venne nuovamente invitato a Vilnius, ma i suoi componenti, avendo saputo che avrebbero dovuto esibirsi in un tempio protestante chiuso al culto, si rifiutarono di andarvi. Gli organizzatori del con­certo e il locale club di canto popolare dovettero prorogare la data dell'esibizione e cercare un'altra sede.

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In quella parte della Lituania oggi incorporata nella re­gione nord-occidentale della Bielorussia, comprendente le zone di Apsas, Vydžiai e Breslauja, sono rimaste ancora aperte al culto soltanto le chiese di Delekas e di Breslauja. Il governo ha sempre vietato di condurre i bambini in chiesa. I ragazzi nelle scuole e i genitori sui posti di lavoro vengono terrorizzati a motivo della frequenza alla chiesa.

Nel 1974 il governo aveva autorizzato l'amministrazione della Cresima da parte del parroco di Delekas, tornato dalla Polonia. Una domenica del mese di giugno migliaia di geni­tori con i rispettivi figli affluirono nella chiesa di Delekas. Le autorità locali, allarmate alla vista di una massa di popolo così imponente, inviarono dei propri delegati dal parroco; e questi lo condussero alla sede della circoscrizione. Essendo trascorse già tre ore senza che il parroco tornasse, la folla si diresse verso la sede della circoscrizione, e dopo aspre discussioni con i funzionari del governo il parroco venne rilasciato.

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Una conferenza di ateismo

Il 12 settembre 1974 J. Anicas tenne una conferenza al­l'Istituto di Zoologia e di Parassitologia, della quale ripor­tiamo alcuni concetti.

I vescovi della Lituania hanno la possibilità di comuni­care con Roma, perché le relazioni con l'estero sono libere. Quando gli ecclesiastici della Lituania si recarono per la prima volta a Roma per il Concilio Vaticano II non venne rivolta loro alcuna attenzione in Vaticano, ma ora là si accorgono che bisogna tenere conto anche di loro. Il Vati­cano vorrebbe utilizzare i rapporti con i vescovi della Litua­nia per la propria propaganda, ma i vescovi sono leali allo ordinamento sovietico.

Tuttavia non tutti i preti sono leali. Una parte di essi coltiva atteggiamenti estremisti e odia l'ordinamento sovie­tico. Essi scrivono sovente degli esposti falsificando le firme. Il governo riceve in continuazione esposti redatti da alcuni di loro, i quali vengono inviati anche all'estero, dove il « Draugas »* li pubblica a puntate, diffondendo in tutto il mondo la voce secondo la quale in Lituania i credenti ven­gono perseguitati.

Ci sarebbero quindi motivi sufficienti per agire anche più drasticamente nei confronti dei preti reazionari, ma noi ci comportiamo il più delicatamente possibile e soltanto in

Quotidiano in lingua lituana pubblicato a Chicago da 68 anni. (NdT)

casi estremi ricorriamo alle repressioni. Il gruppo dei preti reazionari non è molto numeroso; si tratta per lo più diex religiosi: gesuiti, mariani, francescani; mentre i giovani preti reazionari o sono cresciuti sotto l'influenza di altri vec­chi preti reazionari oppure sono di origine borghese.

Ci sono in Lituania dei preti che, pur volendo lasciare il sacerdozio, per il momento continuano a lavorare nelle pai rocchie. Per noi è meglio così, perché in tal modo essi non infondono nel popolo lo spirito religioso.

Il vescovo Steponavičius si è dimostrato intrattabile. Quan­do ci rivolgemmo a lui affinché richiamasse alcuni preti che catechizzavano i bambini e li facevano partecipare attiva­mente alle funzioni, egli si rifiutò decisamente di farlo. Gli venne perciò proposto di trasferirsi a 2agaré.

Il vescovo Sladkevičius venne consacrato segretamente dal vescovo Matulionis. Egli rappresenta l'unico caso in cui un vescovo faccia il parroco.

Chiestogli quanti siano i credenti in Lituania, Aničas ha risposto che saranno compiute delle indagini sociologiche al riguardo. L'Accademia delle Scienze ha preso già accordi in questo senso con il comitato del partito.

Secondo Aničas il Vaticano conduce una doppia politica: mentre appoggia il vescovo Brizgys* sostiene anche gli at­tuali vescovi della Lituania.

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Liberato il rev. Prokopiv

Nel luglio del 1974 è stato rilasciato dalle carceri di Lvov il sac. Vladimir Prokopiv**. Egli era stato arrestato il18 dicembre 1973 e accusato di aver prodotto e divulgato let­teratura religiosa; di aver guidato una delegazione di cre­denti dell'Ucraina a Mosca ed altro. Le voci secondo le quali il rev. Prokopiv sarebbe stato rinchiuso in un ospedale psi­chiatrico sono risultate infondate. Liberato dalla prigione del Comitato per la Sicurezza dello Stato, egli è tornato a Vilnius e vive nella propria casa.

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Attualmente in esilio all'estero. (NdT)

** Cfr. Cronaca della Chiesa cattolica in Lituania, nn. 8 e 9. (NdT)

 

Varie forme di repressione

Il 27 agosto 1974 agenti della Sicurezza effettuarono una perquisizione nell'abitazione di Bronė Kibickaitė, domiciliata a Vilnius, senza trovare nulla. Andandosene, gli agenti la mi­nacciarono: « Se sulla kronika si farà cenno a questa perqui­sizione, prenderemo a parlare un linguaggio diverso! ». La donna venne anche sollecitata a licenziarsi dal proprio lavoro.

(La LKB KRONIKA, pubblicando sulle proprie pagine noti­zie su varie persone, per ragioni a tutti comprensibili non chiede la loro autorizzazione).

 

Kaunas

Nel pomeriggio del 27 ottobre del 1974 un gruppo di ragazzi si era recato da Genė Žukauskaitė per ritirare le fo­tografie fatte in occasione della Prima Comunione. Alle ore 17, si presentarono presso l'abitazione della donna 5 indivi­dui: un agente della Sicurezza e quattro membri del partito del posto di lavoro della Žukauskaitė. Gli intrusi sequestra­rono molte fotografie della Prima Comunione, presero i nomi di tutti i ragazzi, il loro indirizzo e presero nota delle scuole che frequentavano.

Poco dopo ebbe inizio l'attività di terrorismo psicologico sui ragazzi e sui loro genitori. L'insegnante della 24ascuola media allineò di fronte a tutta la scolaresca gli allievi della IV classe e li rimproverò aspramente per il fatto di essersi accostati alla Prima Comunione.

Dopo di che i genitori dei ragazzi vennero convocati a scuola e severamente redarguiti per aver permesso ai figli di andare in chiesa.

La procura sta ora esaminando il « crimine » della Žukau­skaitė. Diverse volte essa è già stata convocata per essere interrogata.

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Nella primavera del 1974 l'ufficio del partito dell'Acca­demia di Veterinaria ha discusso i risultati dello studio et­nografico compiuto dall'Accademia. Nel corso della riunione la docente prof. Bukaveckiené è stata esonerata dalla dire­zione degli studiosi di etnografia per il fatto che essi can­tavano antiche canzoni popolari lituane. Il principale capod'accusa consisteva nel fatto che nel corso di due serate e-rano state proiettate delle diapositive di croci lituane e di alcuni altri capolavori dell'arte popolare, come un gruppo scultoreo dell'Ultima Cena. Un membro dell'ufficio del par­tito ha cercato di dimostrare che le croci e le sculture reli­giose non solo rendono la gioventù priva di idee, ma danno anche un cattivo esempio alle donne della campagna che ven­gono chiamate ad eseguire dei canti popolari e compromet­tono gli ateisti. Infatti quelle donne, alla prima occasione, potrebbero obbiettare agli ateisti che le croci vengono mo­strate perfino all'Accademia.

Šiauliai

Il Monte delle Croci dopo l'ultima distruzione delle croci aveva continuato ad abbellirsi sempre di più. In occasione della festa dell'Esaltazione della Croce venne eretta su di esso una croce molto artistica alta 2 metri, con a fianco tre soli in metallo, recante la scritta: « Con la Croce vinceremo tutti gli ostacoli. Siauliai, 14 settembre 1974 ».

Il 22 novembre 1974 di buon mattino il governo fece distruggere nuovamente tutte le croci. Ma pochi giorni dopo sul Monte si potevano vedere nuovamente già 9 croci.

 

Šiluva

Il 7 settembre del 1974 otto tedeschi della Russia erano giunti da Volgograd alle feste di Šiluva. Mentre si dirigevano verso la chiesa, due agenti della Sicurezza ne afferrarono uno, Rach, e lo trascinarono nella sede della milizia. Qui egli venne perquisito, gli furono confiscati alcuni libri di conte­nuto religioso in tedesco e un libro di preghiere, e gli fu chiesto con minacce da chi aveva avuto i libri.

Rach è un kolchoziano padre di 13 figli, stimato da tutti.

Karsakiškis

Negli anni del dopoguerra il governo nazionalizzò tutti gli edifici di proprietà della parrocchia di Karsakiškis, la­sciando al parroco solo un piccolo locale una volta destinato a magazzino della chiesa. Ora già da tre anni le autoritàdella provincia di Panevėžys sollecitano il parroco a trasfe­rirsi in qualche villaggio, per il fatto che egli ... abita troppo vicino alla scuola.

Labanoras

Il 6 marzo 1974 il sostituto del presidente della provincia di Švenčionys, Mačionis, ha redarguito il rev. Liudvikas Puzonas, parroco di Labanoras, per aver questi benedetto nel cimitero le croci tombali e per aver organizzato nel me­desimo una processione nella ricorrenza dei Defunti nel 1973. Secondo Mačionis il sacerdote non può benedire le croci tombali e i monumenti senza una specifica autorizzazione della provincia.

Skriaudžiai

Il 30 giugno 1974 il rev. V. Čėsna eresse sul sagrato della chiesa di Skriaudžiai quattro belle croci lituane. Il 2 agosto 1974 egli ricevette dal Comitato esecutivo della pro­vincia di Prienai là seguente comunicazione:

« La Commissione per le sanzioni pecuniarie del Comi­tato esecutivo della provincia di Prienai composta dal pre­sidente Stakionis, dal sostituto Arbačiauskas, dal segretario Ramanauskas, dai membri Mickienė e Svežanskas, dopo a-ver esaminato del materiale documentario da cui risulta che il rev. Vincentas Cėsna residente a Skriaudžiai, provincia di Prienai, ha violato i decreti governativi sulla procedura per l'esecuzione delle costruzioni, ha deciso di punire il rev. V. Cėsna con una multa di 50 rubli ».

Nel 1970 il rev. Cėsna aveva riverniciato la chiesa di Barzdai ed il Comitato esecutivo della provincia di Šakiai lo aveva pure condannato con una multa amministrativa. Infine, a seguito dell'erezione di quattro croci sul sagrato della chiesa di Barzdai, egli era stato immediatamente tra­sferito nella parrocchia di Skriaudžiai.

Il 15 dicembre 1974 il rev. V. Cėsna ricevette questo am­monimento dal Comitato esecutivo della provincia di Prienai:

« È stato rilevato che nelle vostre prediche affrontate pro­blemi che sono in contrasto con gli interessi della società sovietica. Parlate di degenerazione della nazione lituana ene addossate la responsabilità alla scuola sovietica, la quale avrebbe cacciato la gioventù fuori dalla chiesa. Parlate del­l'imprigionamento di sacerdoti innocenti, eccetera. Compor­tandovi come sopra detto, voi non osservate le leggi sui culti e distorcete la verità. Vi ammoniamo quindi di smet­tere le vostre prediche contrarie agli interessi della società sovietica. K. Cerneckis ».

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Inutile insolenza verso i credenti

Nel luglio del 1974 sul prato antistante la chiesa di Skriaudžiai una troupe cinematografica stava girando il film « Velnio nuotaka » (La sposa del diavolo). Una delle scene prevedeva l'irruzione sul posto di un numeroso gruppo di zingari, i quali penetravano ovunque. Affinché non venisse sporcato il sagrato della chiesa, il rev. V. Cèsna lo chiuse a chiave. I registi del film si rivolsero allora al vescovo Labukas affinché il parroco consentisse agli operatori l'accesso al sagrato, autorizzazione che venne concessa. Ma gli operato­ri non intendevano limitarsi al solo sagrato, e d'accordo con la presidentessa della circoscrizione cercavano di entrare in chiesa di prepotenza. Jl parroco si oppose dichiarando che senza l'autorizzazione del vescovo non lo avrebbe permesso.

Il 29 luglio giunse supposto il decano rev. J. Uleckas, il quale comunicò verbalmente al parroco il parere della Curia: bisognava far entrare in chiesa gli operatori del film. Il giorno seguente egli stesso spalancò le porte della chiesa ai furenti operatori de « La sposa del diavolo ». Questo fatto ha suscitato tra i credenti una profonda indignazione: essi infatti giudicano blasfemo che film come « La sposa del diavolo » siano girati in una chiesa dove viene conservato il SS. Sacramento. A questo fine gli ateisti avrebbero ben potuto servirsi di qualche chiesa chiusa al culto e trasfor­mata in magazzino.

Vištytis

Studenti maltrattati a motivo della fede

Il 14 dicembre 1973 giunse nella scuola media di Vištytis il procuratore di Vilkaviškis, Venckevičius. Tra gli allievi corse voce che egli avrebbe sottoposto ad inter­rogatorio tutti gli alunni che frequentavano la chiesa. Tre­manti di paura, gli allievi G. Balčiūnas, Rita e Vilma Ale-knevičiūtė, O. Dulskitė, V. Uldinskaitė ed altri vennero con­vocati l'uno dopo l'altro nell'ufficio del direttore, dove li attendeva il procuratore in divisa. Ai ragazzi venne chie­sto che sistema aveva seguito il parroco, rev. Montvila, quando durante l'estate aveva preparato i bambini alla Pri­ma Comunione. Volle sapere se aveva dato loro dei libri di preghiere, dei catechismi oppure se aveva preso nota dei nomi dei ragazzi, se aveva rilevato il loro grado di preparazione catechistica e cose del genere. Il procurato­re chiese anche di conoscere i nomi dei ragazzi che servi­vano la S. Messa e se per questo ricevevano qualcosa dal parroco. Il giovane Gintas Balčiūnas venne deriso perché serviva la Messa pur essendo un pioniere.

L'alunno rispose che egli credeva in Dio e che nessuno gli avrebbe potuto impedire di andare in chiesa e di ser­vire la Messa.

L'allievo J. Saukaitis, saputo che era venuto a scuola il procuratore il quale avrebbe interrogato i ragazzi sulla loro frequenza alla chiesa, fuggì dalla scuola.

Il procuratore chiese anche informazioni sul coro stu­dentesco della parrocchia: chi cantava, chi lo istruiva, qua­li canti si eseguivano e così via. I ragazzi, spaventati, dis­sero che erano stati invitati ad andare nel coro dalla donna di servizio del parroco; altri risposero che anche il parroco lo aveva proposto loro; altri ancora dissero di esservi entrati spontaneamente. Se durante l'interrogatorio qualche scolaro taceva, gli si avvicinava un insegnante che gli dava un colpetto sul mento o lo afferrava per i ca­pelli e gli imponeva di rispondere.

Dopo l'interrogatorio ogni ragazzo doveva firmare la pro­pria deposizione ma l'allieva della III classe V. Uldinskaitė si rifiutò di farlo e fuggì piangente dall'ufficio. La madre si recò allora subito dal procuratore per rendersi conto di cos'era accaduto.

« La professione della religione è libera o è vietata? » chiese la donna al procuratore.

« È libera ».

« Allora perché sottoponete i nostri figli ad interrogatori circa la loro fede? Noi genitori crediamo e frequentiamo la chiesa; anche i nostri figli la frequentano. Che cosa in­segna di male la chiesa? Ci sono in giro giàabbastanza hu-ligani (teppisti) che schiamazzano per notti intere, rubano e conducono una vita dissoluta. Se mia figlia smettesse di andare in chiesa diventerebbe anche lei uguale a loro ».

La Uldinskienè dichiarò inoltre al procuratore che nella scuola di Vištytis gli insegnanti schernivano gli allievi re­ligiosi e abbassavano i loro voti, in particolare quello di condotta; poi li deridevano attraverso la radio interna del­la scuola.

« Ma è proprio vero? » chiese il procuratore.

« SI! — confermò la Uldinskienè. — Se non mi credete chiedetelo agli stessi allievi! »

Al procuratore purtroppo non interessavano coloro che calpestano brutalmente i più elementari diritti dell'uomo. Ad esempio il direttore Virškus è solito insultare gli alun­ni. Un giorno incontrando nel corridoio l'alunna Dulskyté della IV classe egli la apostrofò così: « Beh, bigotta, con­tinuerai per molto ad andare a cantare? »

Il procuratore, dopo aver interrogato gli alunni, fece sapere di avere disposto che il 17 dicembre il parroco e la organista Oria Pileckaité si presentassero alla procura di Vilkaviškis. \

Il giorno stabilito Ona Pileckaité chiarì al procuratore il proprio « credo », spiegando che la fede per i cattolici è preziosa, ed essi devono ubbidire più a Dio che agli uo­mini. I credenti adorano Dio con le preghiere, con i can­ti e con i riti. Essi non possono essere trattati come schiavi senza diritti sui propri figli. I genitori avevano chiesto a lei, organista, di insegnare il canto ai ragazzi ed essa lo ave­va fatto. I credenti pagano le tasse come gli altri, perché allora si impedisce loro di pregare? Chi aveva dato al procuratore il diritto di stabilire chi poteva cantare e chi no, chi poteva stare in ginocchio davanti all'altare e chi no?

Il procuratore, innervosito, le rispose:

« Non farmi perdere tempo con le tue chiacchiere. Vedi? Sta nevicando; le strade saranno presto coperte di neve e io devo ancora andare a interrogare altri criminali ».

Il procuratore volle sapere come si fosse creato il coro dei ragazzi, chi li avesse invitati a cantare, quali ragazzi facessero parte del coro, quando cantavano; da quali te­sti, eccetera.

L'organista spiegò che le donne facenti parte del coro venivano in chiesa portando anche i loro figli e su loro richiesta aveva insegnato ai ragazzi alcuni canti. A que­sti se ne erano poi aggiunti altri e si era così formato un pic­colo coro, il quale di domenica eseguiva dei canti.

Alla fine dell'interrogatorio la organista si rifiutò di fir­mare il relativo verbale.

Il parroco rev. Montvila, non avendo ricevuto alcuna convocazione scritta, non si recò dal procuratore. Allora la segretaria della circoscrizione gli comunicò che in data 19 dicembre si sarebbe dovuto presentare dal vice pre­sidente della provincia di Vilkaviškis, Urbonas.

Questi accusò il parroco di avere insegnato ai ragazzi le verità della fede durante l'estate; di aver permesso agli studenti di servire la Messa; di aver dato ai ragazzi del denaro o delle caramelle; di aver creato il coro dei ragazzi; di organizzare delle processioni per le strade e di fare la questua in chiesa.

Il rev. Montvila spiegò che insegnare al popolo le ve­rità della fede è il più importante e diretto dovere del sa­cerdote, perché così è stato imposto dallo stesso Gesù Cristo. Il parroco non negò di aver ammesso dei ragazzi a servire la Messa, perché è decoroso che i ragazzi adorino Dio davanti all'altare. Inoltre se i genitori e gli stessi ragazzi intendevano cantare nel coro egli non poteva certo impedirglielo, perché in chiesa tutti i presenti hanno uguali diritti. Egli dichiarò che avrebbe continuato a fare le col­lette in chiesa anche in futuro perché il governo impone tasse gravose e se non si raccogliessero le offerte le chiese verrebbero chiuse. Quanto alle processioni per le strade, egli non le organizzava ma si limitava soltanto ad accom­pagnare i defunti al cimitero secondo il rituale della Chiesa.

Dopo aver terminato l'interrogatorio, il sostituto Urbo­nas inviò il parroco dal procuratore. Questi gli mosse nuovamente le stesse accuse e redasse il verbale dell'inter­rogatorio, che il rev. Montvila si rifiutò tuttavia di firmare.

Rimandando a casa il parroco, il procuratore dichiarò minacciosamente che la faccenda sarebbe stata rimessa alle istanze superiori per gli ulteriori sviluppi.