PROVINCIA DI IGNALINA

I credenti chiedono una chiesa

Esposto del comitato parrocchiale e dei credenti della parrocchia di Ignalina

Al presidente del Presidium del Soviet supremo della rssl; al segretario del cc del pcl; al presidente del Consiglio dei ministri della rssl; all'incaricato degli affari religiosi della rssl; alla curia dell'archidiocesi di Vilnius

La costituzione dell'Unione Sovietica garantisce la libertà di religione e di coscienza. Per la professione del cattolicesimo sono necessarie le chiese ma noi, credenti di Ignalina, non ne abbiamo.

La chiesa di Ignalina venne costruita nei tempi duri della do­minazione della Polonia, e particolarmente durante il periodo del­l'occupazione tedesca. Alla sua costruzione i credenti dedicarono molta fatica e sudati risparmi, mentre mancava loro spesso un pezzo di pane. Venne così reperito molto materiale da costru­zione, ma la II guerra mondiale interruppe i lavori. Negli anni del dopoguerra il governo locale della provincia ci ha subdo­lamente e dolorosamente ingannato. Dato che l'edifìcio della chiesa non era ancora stato ultimato, il governo ci promise di portare a termine i lavori a condizione che avessimo pagato le spese. A cose fatte però l'edificio venne tolto alla parrocchia e trasformato in casa della cultura.

Nonostante ciò in questo ultimo quinquennio era stata prevista e progettata la costruzione di una nuova casa della cultura, dato che l'edifìcio della chiesa è chiaramente inadatto a questo scopo: è troppo piccolo, le colonne impediscono la visibilità, l'acustica è cattiva, ecc. Nonostante tutte queste deficienze, la nuova casa della cultura non è stata costruita, ma anzi si è dato mano ad un rifacimento totale della nostra ex chiesa. È già stato demolito il presbiterio, mentre le fondamenta dell'ampliamento vengono poste a fianco della nostra casa di preghiera, che si trova in una semplice baracca.

Già anche prima i fedeli venivano disturbati mentre erano in preghiera dalla musica, dai canti, da programmi rumorosi e non di rado anche da aggressioni. Ad esempio alcuni anni fa lo stesso direttore della casa della cultura ha spaccato a sassate i vetri del locale durante la funzione. Una volta terminata la nuova costru­zione la distanza tra la casa della cultura e il nostro edificio di preghiera si ridurrà a 5-6 metri e in tal modo il chiasso e la musica impediranno ancor di più ai credenti di pregare.

 

Oggi, col cuore angosciato, dobbiamo assistere alla rimozione della pietra angolare della nostra chiesa e vedere il nostro tempio devastato, e ciò equivale a spezzare il nostro cuore.

L'interno della nostra attuale casa di preghiera è assai piccolo, scomodo e insufficiente ad accogliere tutti i credenti; ci possono stare circa 200-300 persone. D'inverno il soffitto e le pareti gelano e di domenica, allorché la casa di preghiera si riempie di gente per le funzioni, si verifica una condensazione di vapori e allora dal soffitto piove addirittura. In tal modo vi è umidità e mancanza d'aria. Inoltre qui si raccolgono a pregare non solo i credenti di Ignalina, ma anche fedeli delle parrocchie vicine venuti in città per fare spese o per altre ragioni, che compiono così nello stesso tempo il proprio dovere religioso. Di solito però la maggior parte di loro a causa dell'umidità e del freddo è costretta a restare fuori durante le funzioni.

Ci siamo rivolti per ben due volte, pregandolo di restituirci la nostra chiesa, persino al sostituto del presidente del Comitato esecutivo della provincia, comp. Vaitonis, il quale ci ha tuttavia risposto bruscamente: « Non c'è niente da fare, non aspettatevi nulla, non avrete nulla, non vi restituirò niente. Questa que­stione dovevate sollevarla nel 1950. Ora è troppo tardi ». Possi­bile che si debbano attendere soltanto risposte del genere da un funzionario responsabile e che sia veramente troppo tardi, mentre durante tutto questo tempo ovunque sono state sanate le ferite lasciate dalla guerra? Come si spiega che era possibile nel 1950, allorché mancavano le costruzioni per tutti, mentre oggi, dopo tanti anni di progresso e di conquiste, ci viene tolta invece ogni speranza?

Nel periodo estivo affluiscono ad Ignalina molti villeggianti e turisti dai più svariati angoli dell'Unione Sovietica. Anch'essi si meravigliano per l'ingiustizia arrecataci! Perché noi non possia­mo godere del diritto di avere le condizioni necessarie per pre­gare? Possibile che sia veramente troppo tardi per rimarginare questa nostra dolorosa ferita?

Confidando nelle leggi umanitarie del governo sovietico e nella costituzione che garantisce la libertà di religione speriamo che vorrete accogliere questa nostra richiesta e restituirci la chiesa, in modo che noi non siamo costretti ad appellarci ancora per questo problema alle istanze superiori.

Ignalina, 14 marzo 1971

Questa petizione è stata firmata da 1.026 credenti. Poco dopo giunse ad Ignalina un tale in rappresentanza del go­verno e convocato il presidente del comitato parrocchiale diIgnalina, un vecchietto di ottant'anni, ispezionò la chiesetta all'esterno, misurando a passi le sue dimensioni. Più tardi si seppe, da funzionari della provincia, che quello era l'inca­ricato del Consiglio degli affari religiosi, Rugienis. Dopo questa visita dell'incaricato il comitato della chiesa si rivolse nuovamente al governo della repubblica.

Esposto

Al presidente del Presidium del Soviet supremo della rssl; al Comitato centrale del pc di Lituania; al presidente del Consiglio dei ministri della rssl; all'incaricato del Consiglio degli affari religiosi della rssl; alla curia dell'archidiocesi di Vilnius

In seguito al nostro esposto del 14 marzo 1971, il 29 marzo scorso è venuto da Vilnius un rappresentante di un non ben identificato ufficio governativo per rendersi conto dello stato della nostra casa di preghiera.

Il comitato della chiesa di Ignalina desidererebbe sapere per­ché la menzionata persona non si è incontrata con i membri del comitato della chiesa, ma si è accontentata di parlare soltanto con un vecchietto.

A nostro parere, e anche secondo le affermazioni del vecchietto, la sua presa di conoscenza della situazione è stata alquanto super­ficiale: egli non ha neanche messo piede all'interno della nostra casa di preghiera, ma ha soltanto misurato a passi la sua super­ficie esterna (metri 20x8). Sarebbero quindi 160 mq., mentre l'interno dell'edificio è notevolmente più piccolo (metri 17x6). Inoltre lo spazio utile in cui possono stare i fedeli risulta ancora minore. Il presbiterio occupa circa 30 mq., il catafalco, i confes­sionali, la scala, il coro, gli inginocchiatoi, i banchi ed il resto occupano inoltre molto dello spazio utile; si può avere così un'idea di quanto spazio resti per i fedeli.

Noi siamo preoccupati per il fatto che in base ad elementi travisati dalla detta persona possa seguire una deliberazione sfavorevole.

Vi preghiamo perciò di sentire il parere del comitato della chiesa e non soltanto di una sola persona, la quale non rappre­senta tutto il comitato e non può quindi parlare a suo nome.

Dato che non sappiamo da quale ufficio governativo proveniva la menzionata persona, inviamo questo nostro esposto a tutti gli uffici ai quali abbiamo mandato quello precedente.

L'esposto è stato sottoscritto da 7 membri del comitato parrocchiale. Quattro membri del medesimo hanno inoltrerecapitato l'esposto a tutti gli uffici in indirizzo. Recatisi dall'incaricato del Consiglio degli affari religiosi, J. Rugienis, questi li ha insultati, definendoli dei « sabotatori » e gridan­do loro rabbiosamente: « Concesso questo, voi vorrete anco­ra qualcos'altro. Quindi non chiedete, perché non avrete! ».

Trascorse due settimane, Rugienis rese nota la sua risposta per mezzo del sostituto del presidente del Comitato esecutivo della provincia, Vaitonis. Da questi si recarono i membri del comitato e alcuni fedeli. Vaitonis non voleva far entrare i fedeli ma alla fine dovette cedere. Egli lesse lo scritto di Rugienis, senza neppure farlo vedere da lontano. Comunque la sostanza fondamentale della lettera era questa: nessuno demolirà la vostra chiesa, né vi impedisce di pregare; lo spazio è sufficiente, quindi non vi sarà ceduta la casa della cultura!