Fa piacere sapere che anche tra noi v'è chi difende i diritti dell'uomo (la LKB KRONIKA), ma bisognerebbe difendere anche il diritto a vivere non soltanto moralmente, ma an­che in un ambiente naturale sano. È una tragedia che ven­ga annientato lo spirito dell'uomo, ma è una tragedia an­che se tale pericolo incombe sulla sua salute fisica.

Fa piacere apprendere che oggi l'agricoltura in Lituania rende 10-13,5 quintali per ettaro, che la vita del contadino ormai non è molto diversa da quella del cittadino, che l'agri­coltore oggi lavora di meno e mangia meglio che nell'an­teguerra. Questo è un lato della medaglia, il lato positivo; mentre il rovescio della medaglia suscita preoccupazioni.

Agli ospiti giunti dall'estero viene mostrata sovente una

 

Si veda la testimonianza di J. Jurasas in Tribunale Sacharov, le testimonianze sulla violazione deidiritti dell'uomo nell'URSS, Coop. ed. La Casa di Matriona, Milano 1975, pp. 207-222. Jurasas è valente regista teatrale, attualmente vive e lavora a Monaco di Baviera. (NdT)

 

quercia recintata lungo l'autostrada Vilnius-Kaunas, qua­si a voler dire: « Guardate, come da noi ci si preoccupa non soltanto di tutta la natura, ma perfino di una singola pianta! ». Questa quercia è un valido argomento di pro­paganda. I turisti, dopo essere stati in Lituania, provano sentimenti di ammirazione per il governo sovietico, il quale pensa a proteggere in tal modo la natura. Se poi ve­dono il film sulla riserva di Žuvintas prorompono in la­crime di gioia. La quercia suddetta e simili film hanno confuso la vista persino a Vladas Adamkus, un illustre specialista della protezione della natura degli Stati Uniti.

Ciò malgrado, già il 22 marzo 1966 ventuno intellettuali della Lituania si erano rivolti ai responsabili politici del paese: A. Sniečkus e M. Šumauskas. In un memorandum di quattordici pagine presentavano un quadro assai tragico della situazione ecologica in Lituania. Essi scrivevano: « Tra la popolazione della Lituania sovietica, particolarmente tra molti operatori scientifici e culturali, si fa sempre più crescente la preoccupazione per la situazione del delta del Nemunas; del Kuršiu Marios; delle stazioni balneari e di tutta la fascia costiera della Lituania.

 

Gravità della situazione dal punto di vista ecologico

Tale inquietudine non è senza fondamento. Ecco al ri­guardo alcuni fatti di un recente passato. Gli studiosi hanno constatato che il Nevėžis è talmente inquinato, che «... ogni forma di vita acquatica è completamente scom­parsa da esso ». La morte sta in agguato anche nelle acque del delta di Dangė e in quelle di Klaipėda. I laghi di Tel­šiai e di Šiauliai e il fiume Mūša sono fortemente inqui­nati. Dopo la costruzione a Kėdainiai degli stabilimenti per la produzione dei superfosfati si è seccata tutta la foresta di Juodkišiai nei pressi di Kėdainiai. Più tardi, uno degli autori, del memorandum, C. Kudaba, dottore in scienze geografiche, scrisse che un'analoga sorte aveva colpito le stupende foreste di Paneriai, importanti quali stazione di cura, ubicate nelle vicinanze degli stabilimenti per la produ­zione di concimi azotati di Jonava.

Durante la fase di progettazione della centrale termo­elettrica di Elektrėnai, la stampa assicurò la nazione chel'impianto avrebbe utilizzato soltanto gas naturale pro­veniente dalle repubbliche sorelle. In realtà essa viene ali­mentata unicamente con nafta e « consuma in 24 ore circa 2.300 tonnellate di nafta solforosa ». I venti occidentali prevalenti spingono poi residui della combustione a chi­lometri di distanza, portandoli persino sui quartieri di Vilnius e sulle zone a nord di essa: la striscia Grigiškiai-Kernavė e le pinete del tratto Valakampiai-Nemenčinė-Santaka. Una giornata di combustione di nafta comporta la fuoriuscita dalle ciminiere di 74 tonnellate di anidride solforosa. Lo zolfo, mescolandosi nell'atmosfera con il vapore acqueo, produce 200 tonnellate di acido solforico. Ciò significa che per un raggio di 60 km e un angolo di 90 gradi (includendo in questa circonferenza le città diDubingiai, Nemenčinė, Vilnius, Rūdininkai e le pinete di queste località), su una superficie di 2.500 km2 durante un anno precipiterebbero 290 kg di acido solforico con­centrato per ettaro. Questa è la diagnosi degli studiosi.

Lo smog prodotto dalla centrale termoelettrica di Vilnius ha distrutto rapidamente il parco di Vingis. Allo stesso modo del parco di Vingis anche i boschi di Sapieginé e di Vala­kampiai verranno distrutti se nel territorio lungo la stra­da Žirmūnai-Verkiai continueranno ad essere insediate in­dustrie inquinanti, oppure se la centrale termica di Anta­kalnis continuerà ad utilizzare combustibile non gassoso. Da allora sono trascorsi appena 9 anni e le previsioni degli scienziati della Lituania purtroppo stanno avverandosi.

Gli studiosi avevano scritto: « Lo sbarramento del Ne­munas nei pressi di Kaunas è un esempio di come non si deve operare... Il lago artificiale della centrale idroelettrica nel tratto Darsūniškis-Birštonas (ed anche 3 km più a monte), è stato ricoperto dal fango portato dal Nemunas... Oggi Birštonas non è più famosa per le sue spiagge, ma per le rive fangose del Nemunas ».

Dopo aver rilevato la natura delle cause che «... han­no distrutto e continuano a distruggere l'equilibrio bio­logico e i suoi processi ciclici », gli scienziati lituani ave­vano avvertito che l'ulteriore industrializzazione della Li­tuania occidentale «... può danneggiare irreparabilmente il paesaggio; annientare il delta del Nemunas, i mari e la zo­na balneare marina della repubblica ». Gli studiosi della Lituania già da allora non mostravano un eccessivo entusiasmo per l'industrializzazione della Lituania: « ... le condizioni dell'industrializzazione e dell'urbanizzazione dei territori devono essere dettate dalle leggi della natura... La Lituania è una parte della fascia forestale costiera. Perciò l'indu­strializzazione della Lituania deve svilupparsi in base alla situazione ambientale di questa fascia ». Gli scienziati ave­vano inoltre rammentato agli amministratori della Lituania (nel memorandum inviato al governo della repubblica) che la flora perenne ricopre in Lituania meno del 50% del territorio. Nella regione di Mosca questa percentuale si av­vicina al 70%; nella rssautonoma dei Buriati e nella regione marittima di Kalingrado arriva quasi al 100%! Ecco dove si potrebbero impiantare le industrie!

Non si può non essere d'accordo con i nostri studiosi se si considera che « ...alcune zone prative del delta del Ne­munas sono aree botaniche di importanza mondiale, e l'am­biente del Ventės Ragas è un regno tale e di tante specie di uccelli, la conservazione del quale potrebbe assicurare alla Lituania l'ammirazione di tutto il mondo ».

« La Aukštaitija, regione dei laghi, come parte più si­gnificativa della catena montuosa del Baltico, non è invero meno preziosa. Considerando l'Europa dal punto di vista delle risorse idriche, delle pinete e delle spiagge, essa non trova alcun riscontro fino agli Urali, al Caucaso, alla Cri­mea, ai Carpazi, alle Alpi ». A questo riguardo gli scien­ziati hanno omesso di citare le lagune di Nerija e Čepkeliai. Cosa è rimasto di questi tesori della natura nella Lituania, dopo il continuo « interessamento » ad essi rivolto dal par­tito e dal governo sovietico in 30 anni? E che cosa ne re­sterà tra altri 30 anni?

A Ventės Ragas già nel 1929 venne istituita una sta­zione di ornitologia. In primavera e in autunno sostavano a riposarsi qui, durante le loro migrazioni, oltre 5 milioni di uccelli. Essi venivano inanellati per studiarne gli itinerari. Dopo la costruzione di un villaggio per operai, la maggior parte degli uccelli evita già Ventės Ragas. Il presidente del comitato per la protezione della natura, Giniùnas, esprime il suo rammarico per il fatto che altrove ci si preoccupa maggiormente della difesa della natura: « In numerosi paesi i delta dei fiumi più importanti sono stati dichiarati riservenaturali ». Dopo aver elencato i volatili rari in via di estin­zione, il presidente ha aggiunto: « A Ventės Ragas sono stati creati ostacoli artificiali alle migrazioni e all'inanella­mento degli uccelli ». Egli rivela inoltre che dopo 4 anni di trattative con il Ministero delle bonifiche e delle acque, gli operatori per la difesa della natura sono riusciti a con­cordare solo una piccola lista di corsi d'acqua da proteggere quali riserve ittiologiche e a preservare soltanto il 5% circa dei corsi d'acqua della repubblica.

Già nel 1966 il dr. C Kudaba scriveva: « Il Neris si disinquina soltanto a 100 km. da Vilnius; poi la staffetta dell'inquinamento riprende a Jonava. Anche il Venta sta diventando un fiume morto e pericoloso... ». Il dr. M. La-sinskas (esperto di idrotecnica) è preoccupato per l'inquina­mento dei fiumi Kulpė, Mūša, Venta e Šešupė. Perfino sul­la nostra stampa sovietica i naturalisti lituani si indignano per la distruzione di alcune centinaia di parchifacenti par­te di ex latifondi, ex castelli e proprietà nobiliari, tra i quali sono da menzionare il parco di Justinava, nel quale morì nel 1831 uno dei capi della sollevazione, Emilia Pla-teryté; il parco di Džiugėnai, dove dal 1861 al 1863 visse la scrittrice J. Žemaitė.

Recentemente i ricercatori dell'Istituto di pedagogia hanno pubblicato sul « Tiesa » una lettera aperta nella quale manifestano la loro preoccupazione per il destino delle dune di Nerija. Le dune si spostano, si abbassano. Dato che sul mercato mondiale i prezzi del petrolio aumen­tano, lo si cerca perfino a Nerija. Nella primavera del 1968, a seguito della fuoriuscita di acqua salata da un pozzo pe­trolifero appena trivellato, vennero distrutti da 3 a 4 et­tari di pineta. Qui la foresta viene anche degradata da iniziative edilizie e dalla presenza di animali domestici. Invece delle 3.000 persone che potrebbero visitare Nerija in un giorno, di fatto ne giungono molte di più, circa 100 mila ogni anno. Gli ospiti delle repubbliche « sorelle » si comportano incivilmente, perché sanno bene che gli ispettori per la difesa della natura dal 1962 sono stati privati della facoltà di punire i vandali sul posto. Si cerca di tranquillizzare la popolazione della Lituania facendo correre la voce che presto Nerija verrà trasformata in par­co nazionale. Non c'è pericolo che faccia la stessa fine della laguna di Čepkeliai? Nel 1948 essa fu dichiarata riserva naturale. Alcuni anni dopo su questa singolare laguna ven­nero tolti i vincoli riservistici, per poi porli nuovamente nell'ottobre 1975. Secondo la delibera relativa del Con­siglio dei ministri, nella riserva non è consentita « ... alcuna attività che possa danneggiare il corso dei processi natu­rali dell'ambiente e che non sia rispondente ai compiti e agli scopi della riserva ». Ma si è in ritardo di 25 anni! Nel corso di questo lungo periodo i funzionari addetti alle bonifiche, in cerca di premi, hanno inferto alla laguna di Čepkeliai delle ferite che non potranno più essere sanate.

Nel 1937, quando nel mondo nessuno s'interessava an­cora della protezione della natura, in Lituania venne isti­tuita la riserva di Žuvintas.* Soltanto oggi, a distanza di 31 anni dalla « vittoria finale del socialismo in Lituania »,è stata consentita la costituzione di un'altra riserva na­turale. La Lituania è il paese meno boscoso d'Europa (25%). E sebbene disponiamo soltanto del 5,6% di fore­ste sfruttabili, da qualche tempo a questa parte viene inten­sificato il taglio delle foreste antiche. Delle imponenti fo­reste di Labanoras, Užventis e Žalioji non è rimasto nulla. Per qualche tempo esse vennero dichiarate « foreste pro­tette » e gli alberi erano tagliati soltanto in casi « eccezio­nali ». Nella primavera di quest'anno dalla foresta di La­banoras sono stati tolti i cartelli « Riserva ». Su di essa in­combe ora un pericolo mortale. Ai forestali vengono elar­giti premi non per l'incremento del patrimonio forestale, ma ... per il taglio degli alberi. Il dr. C. Kudaba scriveva già nel 1959 che quell'anno il piano di disboscamento in Lituania era stato eseguito per il 171%. Allo stesso modo i boschi appartenenti ai kolchoz (0,5 milioni di ettari) ven­gono depauperati senza alcun controllo. Nelle foreste sta­tali vengono tagliati ogni anno circa 2,5 milioni di metri cubi di legname. Mosca ha inoltre in programma l'am­pliamento di tale piano fino a raggiungere i 6 milioni di metri cubi annui. L'azienda forestale di Švenčionėliai è di­retta da un certo Nester Averijanenko, il quale non batte ciglio se i direttori delle aziende viciniori gli cedono una

 

Lago di origine morenica con una superficie di circa 10 km5, circondato da paludi e da imponenti foreste. (NdT)

 

parte della propria quota di taglio delle foreste. In que­sto modo Averijanenko, prima di andare in pensione, si propone di eseguire il piano del taglio nella foresta di Labanoras in misura non inferiore al 100%.

Nel 1966 gli scienziati spiegavano: « Le opere di pro­sciugamento, pur producendo inizialmente un grande ri­sultato sul piano economico, costringono l'acqua ad an­darsene dalla Lituania... Le acque, non trovando più un am­biente adeguato danneggeranno via via il nostro paesaggio e l'economia non solo allontanandosi artificialmente, ma anche venendo a mancare (con fenomeni di erosione, effetti di sovra-drenaggio, carenza di acqua per le industrie in esta­te, ecc.) ». Tale previsione è divenuta oggi realtà. La ri­vista « Mokslas ir gyvenimas » (Scienza e vita), nel nu­mero 6 riconosce che nella regione di Zarasai già più della metà dei terreni coltivabili é soggetta ad erosione, analo­gamente a quanto si verifica nelle regioni di Utena e di Molėtai.

Contro una nuova, grande raffineria

Lo scopo del memorandum citato era quello di impe­dire la prevista costruzione di un complesso di raffinerie a Jurbarkas. Secondo gli scienziati tali impianti in un anno riverserebbero nel Nemunas 1.350 tonnellate di nafta e230.000 tonnellate se ne disperderebbero nei terreni attorno a Jurbarkas (perdite naturali). « Non c'è dubbio che una grande quantità di questa nafta "sotto forma di residui vari della combustione" verrà immessa nell'atmosfera e portata in tutta la Lituania dai venti occidentali. Perirà in tal modo la foresta di Tauragė ».

Gli autori del memorandum non hanno neppure nascosto la loro convinzione secondo cui la decisione di installare in Lituania delle raffinerie petrolifere non è dovuta ad al­cuna necessità economica: « In nome della difesa del pae­saggio e del mar Baltico; in nome delle buone relazioni con i paesi scandinavi, il grande Stato dell'Unione Sovietica po­trebbe concentrare l'esportazione e, almeno in parte, l'indu­stria dei prodotti petroliferi necessaria alla zona occidentale dell'emisfero settentrionale nelle remote lande del porto di Murmansk, libero dai ghiacci, dove non esistono le condizioni per l'istituzione di centri balneari, dove la popola­zione è scarsa e da dove si aprono le vastità del mare Artico. Sotto l'aspetto della salvaguardia del Baltico, come mare poco profondo, è inoltre di vitale importanza osservare le Norme transitorie per l'eliminazione dell'inquinamento dei mari da nafta, appositamente redatte per il mar Baltico in base alla convenzione internazionale Sull'eliminazione dell'inquinamento del mare da prodotti petroliferi. Ciò si­gnifica che non dev'essere consentito raffinare la nafta a Jurbarkas e far defluire acqua anche minimamente inqui­nata in acque interne semichiuse, cioè nel mare di Kuršės ».

Secondo i calcoli degli scienziati della Lituania, un im­pianto per la raffinazione annuale di 12 milioni di tonnel­late di petrolio rende in un quinquennio soltanto 165 mi­lioni di rubli di utili, mentre gli introiti governativi sulla vodka e sul vino, nello stesso arco di tempo, ammontano in Lituania a circa 2 miliardi di rubli. Tanto gli utili della raffineria quanto i proventi della vendita di alcool affluisco­no ugualmente nelle casse dell'erario dell'urss. I prati del delta del Nemunas, la cui produttività è in continua di­minuzione a causa dell'inquinamento dei fiumi, apportano alla Lituania in un quinquennio la somma di 1 miliardo di rubli. Gli intellettuali della Lituania hanno basato la loro richiesta di soprassedere alla costruzione della raffi­neria petrolifera anche sull'osservanza degli obblighi in­ternazionali assunti dall'urss a protezione della natura: « I naturalisti di tutto il mondo si preoccupano di salva­guardare i principali bacini idrici, le paludi e le altre risorse idriche dell'Europa e dell'Africa del Nord da gravi modifi­cazioni e dalla distruzione... La protezione di tali ambienti è organizzata dall'" Associazione Internazionale per la Di­fesa della Natura e delle Risorse Naturali" e da altre isti­tuzioni internazionali di naturalisti. L'Unione Sovietica è membro di tutte queste organizzazioni internazionali e so­stenitrice delle loro attività. Risulta pertanto evidente che l'inquinamento del delta del Nemunas non corrisponde certo agli scopi e ai doveri del governo dell'Unione Sovietica nel campo della scienza e della cultura... Costruire nella re­pubblica tale industria di raffinazione del petrolio non è pertanto conveniente ».

 

In Lituania il malcontento per la decisione di Mosca di costruire una raffineria era talmente profondo che persino il Cremlino è stato costretto a fare, anche se parzialmente, marcia indietro. Alla popolazione della Lituania sono state date assicurazioni (false) che la raffineria costruita a Ma­žeikiai non sarebbe stata molto dannosa per la natura della Lituania: i residui sarebbero stati scaricati nel fiume Venta, già inquinato, e attraverso la Lettonia sarebbero defluiti in mare. Soltanto il 23 ottobre 1975 si è appreso che la nafta e l'acqua inquinata verranno invece fatte defluire a Šventoji, attraverso un canale di 90 km. Comunque, anche dopo il trasferimento della raffineria petrolifera da Jurbarkas a Mažeikiai, il pericolo d'inquinamento per le coste lituane non diminuisce, ma viene ad aumentare. Al riguardo gli scienziati della Lituania nel loro memorandum hanno scrit­to: « Difficilmente l'impianto chimico in progettazione sul confine con la Lettonia, in riva al mare nei pressi del porto di Šventoji, sarà meno dannoso per le coste del Baltico. (...) Le competizioni oggi di moda per conseguire in qualsiasi tipo di costruzione la massima economicità, offrono poche speranze che lo scolo delle acque venga realizzato in modo da risultare sufficientemente lontano dalla riva... Questa raf­fineria è una coltellata nel corpo sano della natura (...) Con lo spirare dei venti nord-occidentali, l'acqua inquinata in­vaderà anche il porto di Šventoji, contaminando le spiagge di Palanga... ». La natura della Lituania ha già subito un colpo mortale per mano degli occupanti nella zona di Mažeikiai: per la costruzione dell'impianto sono state ta­gliate alcune centinaia di ettari di bosco, quello rimasto è destinato a seccare nel 1978, quando la raffineria entrerà in produzione.

Il 22 marzo 1974 ad Helsinki I'urss, la Repubblica De­mocratica Tedesca, la Polonia, la Finlandia, la Svezia, la Danimarca e la Repubblica Federale Tedesca hanno firmato una Convenzione sul mar Baltico, la quale vieta l'inquina­mento di questo mare da prodotti petroliferi. Il periodo 1970-1980 è stato dichiarato Decennio oceanografico in­ternazionale. Gli scienziati della Lituania hanno tuttavia differito di alcuni anni gli adempimenti di questo decennio, con l'intensificarsi dell'inquinamento del mar Baltico. I polacchi costruiranno un oleodotto da Polock a Mažeikiai. E perché i polacchi non potrebbero costruire una raffineria in Bielorussia e di là rifornire di benzina la Polonia? E ancora: perché non costruire tale raffineria direttamente nella stessa Polonia?

Gli autori del memorandum si rammaricano per il fatto che « ...la Lituania possiede soltanto una (la sottolineatura è del testo originale) riserva naturale. Peraltro essi non hanno osato ricordare che anche questa venne istituita in quell'epoca che i russi definiscono « ...di indifferenza per la cultura e la natura della Lituania ». Nel 1973 il candidato di scienze biologiche K. Lekevičius venne inviato negli Stati Uniti d'America per un'indagine conoscitiva dei program­mi e dei metodi adottati in quel paese per la difesa del­l'ambiente. Egli ha riferito che negli Stati Uniti esistono 33 parchi nazionali (secondo i nostri naturalisti in Lituania ne basterebbero 8) e che « ...in questo momento gli Stati Uniti considerano la difesa dell'ambiente come uno dei principali problemi da affrontare e risolvere ».

Vi sono stati dei lituani i quali hanno pianto per la morte di Sniečkus. Secondo quei lituani, egli si sarebbe reso par­ticolarmente benemerito della cultura in Lituania ed avrebbe difeso la nazione dalle mire di Mosca. Tuttavia sono in pochi a sapere che Sniečkus ha tenuto per parecchi anni in un cassetto del suo ufficio un progetto di quello che sarebbe stato il primo parco nazionale della Lituania (ad Ignalina), predisposto dai naturalisti lituani, temendo di incorrere nelle ire di Charazov, mentre Griškevičius ha avuto almeno il coraggio di farlo.* Quanta carta ed inchiostro sono stati consumati per incensare il partito al fine di indurlo alla isti­tuzione di un parco nazionale! Il docente in scienza del­l'architettura VI. Stauskas per una svista del censore del Glavlit ha fatto tuttavia capire che c'è poco da gioire al riguardo. Il parco nazionale abbraccia soltanto lo 0,46%

 

Sniečkus è stato per lunghissimo tempo segretario del PC li­tuano, ciecamente obbediente alle direttive di Mosca. Charazov, formalmente vice-segretario del PC lituano, in sostanza ha svolto funzioni di controllore russo in Lituania. Griškevičius è il succes­sore di Sniečkus. (NdT)

 

del territorio di tutta la repubblica, quando quelli esistenti in Inghilterra ricoprono il 5,6% e in Germania perfino l'8% del territorio nazionale.

 

Contro una centrale nucleare per energia elettrica

Poco dopo inoltre i lituani appresero che Mosca aveva già affilato un altro coltello con il quale colpire la natura della Lituania: la realizzazione di una centrale elettronu­cleare. Secondo il giudizio dei naturalisti, questo impianto avvelenerà con ancora maggiore intensità l'atmosfera della Lituania, ancora più della raffineria di Mažeikiai. Il capo del dipartimento di geologia, Mikalauskas, ha lamentato: « Il problema della difesa delle acque dolci in realtà viene risolto troppo lentamente. E questo non dipende certo da noi, ma dalle fabbriche, dagli stabilimenti... ». A questo bastava aggiungere: « ...i quali non dipendono dalla giurisdi­zione del nostro Consiglio scientifico ».

Un anno venne istituita la riserva di Čepkeliai, e l'anno seguente venne soppressa. Le maggiori città dell'Unione quali Mosca, Leningrado, ecc., hanno bisogno di essere rifornite di carne e di prodotti lattiero-caseari. Tuttavia sen­za le necessarie migliorie non si potrà ottenere granché dal povero suolo della Lituania. Quando abbiamo prosciugato le paludi e le lagune, quando abbiamo svuotato i laghi della loro acqua, abbiamo avuto da Mosca il permesso di creare una seconda riserva naturale. Ad un certo punto ci è stato permesso perfino di creare un parco nazionale, ma subito dopo abbiamo appreso che in prossimità del parco stesso sarebbe sorta una centrale elettronucleare che lo distruggerà.

Mosca si comporta con la nostra natura come un'auten­tica matrigna. D'altronde, dopo aver trucidato migliaia di nostri connazionali ed averne deportati altre migliaia in Siberia, sarebbe per lo meno ingenuo pensare che possa starle a cuore la salvaguardia della nostra natura. Per sod­disfare il proprio appetito imperialista essa ha occupato la Lituania. Della nostra natura considera soltanto l'aspetto dell'utilità economica. La raffineria e la centrale elettronu­cleare descritte sopra vengono costruite anzitutto per ragio­ni militari e politiche. Infatti:

1.        in caso di guerra la Lituania potrebbe diventare una base di rifornimento di petrolio e una sottostazione per forniture di energia elettrica;

2.        in tal modo la Lituania viene a trovarsi ancora più strettamente legata all'economia della Russia;

3.        la parte nord-occidentale della Samogizia e la già par­zialmente russificata zona nord-orientale dell'Aukstaitija di­verranno l'obbiettivo di una nuova ondata immigratoria russa.

 

 

LO SCIOPERO NEL DEPOSITO DEGLI AUTOBUS DI ŠIAULIAI

 

Il direttore del deposito degli autobus della città di Šiau­liai, Barščius, ha emanato tempo fa una disposizione in base alla quale venivano revocati tutti gli aumenti salariali ot­tenuti progressivamente. Il 1° ottobre 1975 alle ore 5 del mattino gli autisti dipendenti ritirarono regolarmente i fo­gli di viaggio, ma nessuno partì per espletare il servizio lungo le rispettive linee. Poco dopo la gente, non potendo recarsi al lavoro, cominciò a protestare. Accorso sul posto, Barščius promise che in avvenire i salari sarebbero stati pa­gati come prima, ma i conducenti non si diedero per intesi. Allora arrivarono il presidente del Comitato esecutivo e il primo segretario del partito, i quali ordinarono al direttore di emanare un comunicato nel quale si diceva che i salari sarebbero stati pagati regolarmente. Dopo tre ore di scio­pero, gli autobus partirono per i loro consueti itinerari.

IL PROCESSO CONTRO SERGEJ KOVALÈV

In data 26 settembre 1975 è stata chiusa la fase istruttoria relativa al processo contro S. Kovalév. Il suo processo venne celebrato separatamente dal processo n. 345.

Nel mese di agosto la moglie di S. Kovalèv si era rivolta agli avvocati moscoviti S. V. Kalistratova e D. I. Kaminski, i quali avevano accettato di assistere S. Kovalèv durante il processo. Però il presidente del presidium dell'ordine de­gli avvocati della città di Mosca, Apraksin, vietò ai sud­detti avvocati di assumere la difesa di S. Kovalèv nel pro­cesso. Secondo Apraksin tali processi sarebbero pericolosi per gli avvocati, e questo in particolare per il fatto che, svolgendosi fuori Mosca, non avrebbe consentito all'ordine degli avvocati di fornire alcuna assistenza ai propri ope­ratori. Inoltre secondo Apraksin anche se il processo a S. Kovalèv fosse stato pubblico, sarebbero stati comunque ammessi in aula anche in questo caso soltanto i parenti più stretti dell'imputato.

La moglie di S. Kovalèv, Boicova, si rivolse allora ad un avvocato di Leningrado A. I. Rozanskij, chiedendogli di pa­trocinare la causa del marito. Tuttavia presa visione del proprio atto di accusa S. Kovalèv decise di rinunciare all'as­sistenza dell'avvocato difensore.

(Da « Cronaca degli avvenimenti correnti », n. 37)