DIOCESI DI PANEVĖŽYS
Provincia di Utena
Processo al reverendo A. Liesis per il catechismo ai bambini
Riportiamo l'esposto del rev. A. Liesis al tribunale del popolo di Utena e il discorso di autodifesa che il giudice non gli ha consentito di pronunciare.
Esposto del sac. A. Liesis, residente nel villaggio di Daunoriai, provincia di Utena
Al tribunale del popolo della provincia di Utena e, per conoscenza:
al Presidium del Soviet supremo della RSSL; all'incaricato del Consiglio degli affari religiosi; alla curia della diocesi di Panevėžys.
La commissione amministrativa del Comitato esecutivo della provincia di Utena in data 29 giugno 1973 accertò che io insegnavo il catechismo ad un gruppo di ragazzi nella chiesa di Daunoriai e sentenziò che in tal modo avevo violato il seguente decreto del Presidium del Soviet supremo della RSS di Lituania:
« La violazione delle leggi sui culti religiosi si manifesta con le seguenti azioni:... l'organizzazione e la pratica di speciali riunioni di ragazzi e di giovani... non aventi rapporto con l'esercizio del culto (vedi deliberazione del 12 maggio 1966 del LTSR ATP: Sulla responsabilità amministrativa per la violazione delle leggi sui culti religiosi)».
Esaminando questo decreto del Presidium si rileva chiaramente che con esso vengono vietate soltanto quelle riunioni di ragazzi le quali non hanno relazione con gli atti del culto (esercizio) mentre quelle che hanno attinenza con l'esercizio del culto non sono vietate. Nella detta riunione dei ragazzi abbiamo pregato. Poi li ho interrogati sui sacramenti, sulle orazioni, su Dio, ed ho svolto una predica su Dio. La predica (come la preghiera, la celebrazione della messa, l'amministrazione dei sacramenti) rappresenta una parte essenziale del culto cattolico. Ciò significa che in quella riunione sono stati effettuati soltanto gli atti di culto. Il sopracitato decreto del Presidium non vieta gli atti inerenti al culto, mentre l'art. 96 della costituzione della RSS di Lituania autorizza espressamente le riunioni dove vengono compiuti atti di culto ( « A tutti i cittadini della RSS di Lituania viene riconosciuta la libertà di esercizio del culto » ).
Noi sacerdoti siamo continuamente accusati e puniti duramente con pene detentive (ad esempio i reverendi A. Šeškevičius, Zdebskis, Bubnys) in base ad un altro decreto del Presidium del Soviet supremo della RSS di Lituania, che dice: « Per violazione delle leggi sulla separazione della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa... si intendono... l'organizzazione e la pratica sistematica dell'insegnamento religioso ai minorenni, violando le norme stabilite dalle leggi». (Vedi la deliberazione del 12 maggio 1966 del LTSR ATP).
Vediamo chiaramente che questo decreto non vieta assolutamente e in ogni caso l'insegnamento della religione ma soltanto in quei casi in cui, quando si insegna la religione a gruppi, vengono violate « le norme stabilite dalle leggi ». Osservando quelle « norme », non si proibisce d'insegnare ai ragazzi la religione a gruppi. Quelle « norme », che i sacerdoti dovrebbero osservare insegnando la religione ai ragazzi in gruppi non sono mai state ufficialmente pubblicate, il che significa che ufficialmente non esistono. E se non esistono allora su quale fondamento giuridico si basano i tribunali della RSS di Lituania perincriminare e condannare severamente i sacerdoti per la presunta violazione di quelle norme?
A noi sacerdoti viene continuamente rinfacciato che insegnando la religione ai bambini violiamo la legge costituzionale secondo cui « la scuola è separata dalla Chiesa ».
Cari giuristi, parliamo in termini giuridici e non poetici. Nel linguaggio giuridico per « scuola » si intende un'istituzione d'insegnamento destinata esclusivamente all'istruzione. Nel linguaggio giuridico nessuno ha il diritto di definire « scuola » né una casa di preghiera (dove la gente si raccoglie per pregare) né uno stabilimento né un'officina, perché tutte queste istituzioni sono specificatamente destinate non all'insegnamento, ma ad altre finalità, sebbene anche là, come durante tutta la vita, gli uomini imparino qualche cosa, si specializzino. Parlando poeticamente, fantasiosamente, senza dubbio si può considerare tutto, persino la stessa vita, come una « scuola », ma, ripeto, parlando poeticamente e non giuridicamente.
Parlando giuridicamente, non possiamo definire « scuola » né gli scolari né gli insegnanti, come non possiamo chiamare « ristorante » le persone addette alle sue pulizie, i cuochi, gli inservienti e i clienti, oppure « bottega di barbiere » i parrucchieri, i barbieri e i clienti. Nel linguaggio giuridico un « ristorante » è un luogo dove si consumano i pasti; una « bottega di barbiere » è un locale destinato al taglio dei capelli e ad operazioni analoghe e la « scuola » è un'istituzione d'insegnamento, ma non i suoi bidelli, né gli alunni o gli insegnanti.
Perciò nella norma costituzionale che dice: « La scuola è separata dalla Chiesa », per « scuola » si intende soltanto l'istituzione d'insegnamento e nessun altro istituto, non altri luoghi, come pure non gli studenti e gli insegnanti.
Ciò premesso, noi sacerdoti insegnando la religione ai bambini non nelle istituzioni d'insegnamento (nelle quali noi non mettiamo neppure piede) non violiamo minimamente la suddetta norma costituzionale. Di conseguenza la commissione amministrativa del Comitato esecutivo della provincia di Utena mi ha riconosciuto colpevole e mi ha punito (con 50 rubli di multa) senza alcun fondamento giuridico e inoltre immoralmente perché punire un sacerdote per aver adempiuto ai sacri e nobili doveri impostigli da Cristo e dalla Chiesa è veramente incivile e senz'altro immorale.
Prego perciò il tribunale del popolo della provincia di Utena di annullare questa deliberazione della commissione amministrativa.
L'autodifesa
Libertà di parola anche ai sacerdoti?
L'insegnamento della religione ai bambini in gruppo è consentito dalle leggi costituzionali sulla libertà di parola, di stampa e di riunione. Infatti l'art. 97 della costituzione della RSS di Lituania dice:
« In accordo con gli interessi della classe lavoratrice e mirando a rafforzare l'ordinamento socialista, ai cittadini della Lituania vengono garantite con la legge: a) libertà di parola, b) libertà di stampa, c) libertà di riunione e di tenere comizi ».
Esaminiamo ora il senso di questo articolo. Nella sua premessa si parla degli « interessi della classe lavoratrice ». Il bene della classe lavoratrice, i suoi interessi, sono il fine di ogni legge. Gli estensori di questa legge a volte puntualizzano questi fini nella legge e a volte no. Tuttavia la sostanza della legge rimane sempre la medesima, non importa se questo scopo (il bene della classe lavoratrice) sia rilevato nel testo della legge oppure no. L'art. 97 della costituzione della RSS di Lituania riporta espressamente questa frase introduttiva: « In accordo con gli interessi della classe lavoratrice (cioè per il bene dei lavoratori, nel loro interesse)... si garantisce... ». Se anche non ci fosse questo preambolo: « In accordo con gli interessi della classe lavoratrice », la sostanza di questo articolo rimarrebbe sempre la stessa, cioè: « Ai cittadini della RSS di Lituania viene garantito: a. libertà di parola, b. libertà di stampa, c. libertà di riunione e di tenere comizi... ».
I cittadini devono osservare incondizionatamente ogni legge morale. Quindi, anche l'art. 97 della costituzione deve venir osservato incondizionatamente. Il suo senso, come si è detto, è questo: « A tutti i cittadini (cioè anche ai sacerdoti) viene garantita la libertà di parola, di stampa (cioè di ogni parola, di ogni stampa, di qualsiasi indirizzo, quindi anche religioso) e la libertà di riunione (quindi anche di riunioni religiose dei bambini promosse dai sacerdoti) ». Questo è il senso autentico dell'art. 97 della costituzione. Ma molti interpretano questo articolo della costituzione erroneamente. Essi pensano che esso garantisca la libertà di parola, di stampa e di riunione non in maniera completa, ma condizionata. Essi sostengono che la costituzione della RSS di Lituania garantisce la libertà soltanto a quella parola, a quella stampa e a quelle riunioni che « concordano con gli interessi della classe lavoratrice », cioè con il bene e con l'utilità dei lavoratori.
Se la costituzione riconoscesse la libertà non ad ogni parola, non ad ogni stampa, non ad ogni riunione, ma soltanto a quelle utili (cioè corrispondenti agli interessi della classe lavoratrice) allora essa (la costituzione) dovrebbe stabilire un criterio chiaro di valutazione anche per la parola utile, per la stampa utile, per le riunioni utili, in modo da distinguerle dalla stampa dannosa, dalle riunioni dannose; dico che la costituzione dovrebbe cioè fornire un criterio che indicasse quale parola, quale stampa, quali riunioni siano da considerarsi « dannose » e quali « non dannose » per il bene dei lavoratori. Ma le leggi costituzionali citate non forniscono alcun criterio per distinguere la parola utile da quella dannosa, le riunioni utili da quelle dannose. Poiché non contengono un criterio chiaro, le leggi costituzionali sulle libertà di parola, di stampa e di riunione, se prese nell'altro senso diventano assolutamente incomprensibili, cioè non diviene affatto chiaro quale parola, quale stampa, quali riunioni la costituzione consideri utili e quali dannose per il bene della classe lavoratrice.
Una legge oscura non ha alcun valore giuridico. Una legge incomprensibile è una nullità giuridica. Perciò anche le sopraddette leggi costituzionali sulla libertà di parola, di stampa e di riunione se venissero interpretate nel secondo senso risulterebbero incomprensibili e diverrebbero giuridicamente nulle. Gli estensori della costituzione, è chiaro, non intendevano certo che le leggi da essi emanate diventassero un nulla giuridico.
Quindi, se l'art. 97 della costituzione garantisce la piena ed incondizionata libertà non soltanto della parola considerata utile, non soltanto della stampa cosiddetta utile, non soltanto delle riunioni supposte utili, ma ad ogni parola di qualsiasi indirizzo, alla stampa di ogni colore, cioè anche alla parola e alla stampa di contenuto religioso e ad ogni riunione (senza eccezioni), si devono intendere garantite come libere anche le riunioni religiose dei bambini promosse dai sacerdoti.
Senza dubbio gli autori della costituzione hanno previsto che i cittadini, servendosi delle libertà garantite dalla costituzione, possono anche commettere numerosi e deplorevoli errori. Essi però erano parimenti consapevoli del fatto che la verità può trionfare e l'errore essere evitato non ad opera di un qualsiasi partito, non dagli imbrigliamenti dei suoi censori (i quali sono fallibili) ma soltanto con la piena libertà di parola e di stampa. Perciò gli autori della costituzione garantiscono una libertà non ristretta di parola, di stampa e di riunione, utile alla vittoria della verità e al bene della società e della classe lavoratrice.
Quindi anche noi sacerdoti abbiamo la piena libertà, garantitadalla costituzione, di promuovere riunioni di ogni genere (grandi e piccole) e ivi manifestare il nostro pensiero. Ne deriva che la commissione amministrativa del Comitato esecutivo di Utena non aveva il diritto giuridico (e tanto meno morale) di condannarmi e di punirmi perché il 12 giugno 1973 ho parlato ad un gruppetto di bambini nella chiesa di Daunoriai di Dio, delle sue leggi, dei sacramenti e delle preghiere. Chiedo perciò al tribunale di annullare questa sentenza illegale ed ingiusta della commissione amministrativa.
Prego inoltre il tribunale del popolo della provincia di Utena di allegare questo mio scritto agli atti del mio processo.
Nota bene: il tribunale di Utena confermò tuttavia che il rev. A. Liesis era stato condannato giustamente.
Vabalninkas
Lotta contro le medagliette sacre
Il 28 maggio nel locale istituto professionale l'insegnante Morkūniene, durante la lezione di storia, scorta una catenina con una medaglietta al collo di Danutė Kruopaitė le disse di consegnargliela. Dato che l'alunna si rifiutò di farlo, la stessa insegnante gliela tolse. Qualcuno in aula disse che anche Genė Dovidonytė e Viktorija Jurginaitė portavano delle medagliette al collo. La Morkūnienė, piombata sulla Dovidonytė le strappò la catenina dal collo requisendola. Poi, accortasi che essa nascondeva ancora due medagliette in mano, le impose di consegnargliele e siccome la ragazza si rifiutò di farlo, l'insegnante le afferrò la mano e gliele tolse con la forza. Quindi la Morkūnienė, avvicinatasi alla Jurginaitė, le strappò la catenina dal collo senza però riuscire a toglierle la medaglietta. Alla fine della lezione la Morkūnienė rimproverò le tre ragazze perché portavano le medagliette al collo. Un altro giorno durante una lezione la Morkūnienė interrogò la Jurginaitė. Appena la ragazza aveva cominciato a rispondere l'insegnante la interruppe dicendo che aveva già sbagliato. Quindi, preso un libro, lesse un brano ordinando all'alunna di ripetere. La Jurginaitė rispose di non avere il libro dal quale l'insegnante aveva letto. Quella rispose: « Se Dio ti vuole bene, poteva - plumpt - gettarti un libro uguale dal cielo ».
La ragazza tentò ugualmente di dare la risposta ma la professoressa la interruppe dicendo: « Dio non ti ha salvato, perciò ti metto due! ». Tutta la classe comprese chiaramente il motivo per il quale alla ragazza era stato messo quel due.
La Dovidonyté chiese alla insegnante Morkūnienė di restituirle la medaglietta ma questa le rispose ridendo: «No! Costituirà un grazioso oggettino per il museo ». La ragazza, rispose a chi le chiedeva se avrebbe continuato a portare anche per il futuro la medaglietta: « L'ho portata e continuerò a portarla. Me ne comprerò un'altra e me la rimetterò al collo ».
L'alunna V. Jurginaité venne chiamata nella sala degli insegnanti e le chiesero di consegnare la medaglietta. Le insegnanti Griciunienė e Šablinskienė aggredirono la ragazza, ma questa consegnò soltanto la catenina, senza la medaglietta. Le insegnanti decisero allora di esaminare tutto il caso. Conclusione: la Jurginaité e la Dovidonyté dovettero lasciare l'istituto professionale.
Miežiškiai
Tentativi di inquadramento forzato dei giovani nelle organizzazioni del regime
Durante l'anno scolastico 1972-73 si constatò che nella XI classe della scuola media di Miežiškiai metà degli studenti non erano iscritti al Komsomol. Quindi dopo il Capodanno i candidati alla maturità vennero sollecitati in modo particolare ad iscriversi al Komsomol. Essi, terminate le lezioni, venivano spesso trattenuti a scuola per 2-3 ore e minacciati che se non si fossero iscritti al Komsomol non avrebbero potuto accedere alle scuole superiori né sarebbero riusciti a farsi una posizione nella vita. I più « zelanti » nell'opera di convinzione si mostravano la dirigente della classe Kabliuniene, la segretaria del Komsomol Bučytė e l'insegnante Šakalys. Quest'ultimo un giorno ordinò agli alunni di rispondere a questa domanda: « Come considerate quei preti che abbandonano il sacerdozio? ». Quasi tutti i ragazzi risposero di ritenere coloro che lasciano il sacerdozio persone poco intelligenti oppure senza carattere. Dopo tali risposte ebbe inizio una persecuzione ancora maggioredegli studenti. Non riuscendo a piegarli con la forza si tentò di persuaderli con parole melliflue perché si iscrivessero al Komsomol. Si disse loro che avrebbero potuto frequentare la chiesa altrove, non necessariamente aMiežiškiai. Allo scopo di convincere un alunno della undicesima classe ad entrare nel Komsomol, gli insegnanti promisero di assegnargli delle ottime note caratteristiche e che avrebbe potuto fare anche a meno di partecipare alle assemblee. Però, una volta iscritto, quando mancò ad una riunione venne convocato dalla direzione della scuola e minacciato che se non avesse partecipato alle riunioni sarebbe stato espulso e tale fatto sarebbe stato riportato nelle sue note caratteristiche.
Nel mese di maggio del 1973 visitò la scuola media di Miežiškiai la segretaria del comitato di partito della città di Panevėžys, Kalacėva. Agli studenti non iscritti al Komsomol essa disse: « Faremo di tutto affinché gli studenti non appartenenti al Komsomol abbiano i peggiori voti agli esami e non abbiano alcuna possibilità di entrare nelle scuole superiori ».
L'insegnante B. Gabriunienė nel mese di ottobre del 1972 durante una lezione ordinò ai maschi di uscire dall'aula, ed alle ragazze di sbottonare il colletto della divisa e di mostrare se avevano delle crocette al collo. Trovatane una indosso ad una studentessa, l'insegnante la rimproverò duramente e le ordinò di non presentarsi mai più a scuola con la crocetta.
La domenica delle Palme del 1973 la segretaria del partito, Kalacèva, andò a controllare quali studenti c'erano nella chiesa di Miežiškiai e prese appunti dalla predica del parroco.
Il 20 aprile 1973 in una riunione segreta degli insegnanti della scuola media di Miežiškiai venne discusso il contenuto delle prediche del parroco di Miežiškiai. Sebbene tutti i partecipanti fossero stati severamente impegnati a mantenere il segreto su ciò di cui si era discusso nella riunione, ben presto la cosa venne a conoscenza di tutti.
La Kalacèva sottopose ad interrogatorio gli insegnanti per scoprire chi avesse parlato.
Durante le feste pasquali una parte degli studenti venne incaricata di spiare gli altri compagni che fossero andati in chiesa. A Pasqua giunsero a Miežiškiai alcuni funzionari della Sezione della pubblica istruzione di Panevėžys per spiare gli studenti.
Agli inizi del mese di maggio del 1973 giunsero da Panevėžys i seguenti funzionari governativi: il dirigente della Sezione propaganda, Kanapienis, l'istruttore del comitato del Komsomol, Pukiené, la Kalacėva, il rappresentante degli ateisti di Ramygala, il medico Kristutis ed altri. Gli abitanti vennero convocati nella sede del Soviet e interrogati sui vari particolari della loro vita religiosa. Alcuni, spaventati, affermarono di credere poco in Dio; altri però tennero un atteggiamento coraggioso.
« Perché non permetti a tuo figlio di iscriversi al Komsomol? » chiesero alla Gudienė i rappresentanti del governo. « Perché tra i comunisti non vedo dei buoni esempi. Essi sono ingiusti e falsi perché praticano segretamente la religione ma calunniano gli altri. » Per questa risposta la Gudienė venne duramente insultata.
« Ma credi veramente che Dio esista e perciò lo insegni alla tua famiglia? » domandarono i funzionari alla Murmo-kiené. La donna confermò di credere fermamente e che sarebbe restata sempre credente.
I funzionari della provincia si recarono nelle case dei credenti a chiedere che genere di prediche faceva il parroco, chi permetteva ai ragazzi di andare in chiesa, eccetera. Secondo le affermazioni dei funzionari del governo le leggi sovietiche concedono ai genitori il diritto di condurre i propri figli in chiesa soltanto una volta all'anno. Dove c'erano immagini sacre alle pareti, i funzionari rilevavano che esse arrecano danno agli studenti. La Kalacėva arrivò persino a dire: « Avete tappezzato le pareti anche con gli ebrei! ». Terrorizzarono i pensionati, minacciandoli di privarli della loro pensione. La Kalacėva pretese che la gente le mostrasse i libri di preghiera e i rosari, e quando li mostravano tentava di sequestrarli; ma la gente non cedeva.
La popolazione si è meravigliata nel constatare quanto è debole l'ateismo, tanto da dover costringere persino i funzionari del partito a girare per le case e a combattere la religione con la forza.
Anche i dirigenti dei sovchoz hanno preso a combattere con maggiore energia i credenti. Gli impiegati dell'amministrazione sono stati avvertiti che se continueranno a frequentare la chiesa saranno licenziati. Essi però non si sono spaventati ed hanno risposto di non avere ancora dimenticato come si mungono le mucche...
La presidentessa della circoscrizione, Smetonienė, passeggiava di domenica nei pressi della chiesa, ed alla gente che si apprestava ad entrarvi faceva un gesto portandosi un dito alla tempia, significando con ciò che i credenti sono matti. La direzione del partito di Panevėžys ha rivolto per iscritto un severo ammonimento al direttore del sovchoz, Valaitis, per aver permesso ai sacerdoti di acquistare un appartamento per abitazione. Il direttore della scuola media di Miežiškiai e la segretaria del partito nel sovchoz sono stati pure ammoniti per la loro trascuratezza nell'opera ateistica.
Il 27 giugno morì a Miežiškiai il parroco rev. Masiokas. In precedenza egli era stato maltrattato dai funzionari del governo. Per iniziativa della Kalacėva gli era stato perfino tagliato il telefono senza alcun motivo. L'amministrazione del sovchoz vietò ai dipendenti di partecipare ai funerali. Nessuno però si curò del divieto: ai funerali del parroco presero parte molti adulti e scolari.
Panevėžys
Nel mese di maggio del 1973 nella VI classe della V scuola media fu ordinato agli alunni di rispondere a varie domande. Tra le altre vi era questa: « Perché l'uomo vive sulla terra? ». La maggior parte degli scolari rispose a questa domanda con le parole del catechismo. L'insegnante dopo aver letto le risposte cacciò fuori dall'aula i ragazzi. Ad un'altra domanda: « Che denominazione dareste voi al nuovo gruppo dei pionieri? », alcuni hanno risposto: « San Giovanni, perché è stato il miglior uomo del mondo ».
DIOCESI DI TELŠIAI
Klaipėda
Nel mese di luglio del 1973 venne in questa città il funzionario Tarasov del Consiglio degli affari religiosi di Mosca. Dopo aver visto l'edifìcio dove pregano i cattolici, disse: « Ma che cosa vogliono ancora? A Mosca icattolici hanno una chiesa ancora più piccola, eppure sono contenti... ». Ma come si può paragonare il numero dei cattolici di Mosca con quello di Klaipėda?!1
Šilalė
Ateisti e credenti a confronto
Nel villaggio di Vingininkai il 15 giugno 1973 la vecchia Eidukaité (nata nel 1887) su richiesta dei genitori stava insegnando il catechismo a 16 ragazzi. Improvvisamente irruppe nella stanza con gran fracasso una commissione composta dal presidente del kolchoz, Mikutis, dal caposquadra Vidmantas, dall'agronomo Martinkus e da alcuni rappresentanti della provincia. I membri della commissione si lanciarono sui bambini per sequestrare loro i catechismi, i libri di preghiere ed i rosari. I ragazzi cercarono di nascondere i catechismi ma gli intrusi li acciuffarono e li perquisirono da capo a fondo, togliendo loro tutto. Essi annotarono anche i nomi dei bambini e delle madri presenti. La rappresentante della Sezione provinciale della pubblica istruzione disse perentoriamente ai bambini: « Bambini, non date ascolto ai genitori e non studiate il catechismo ». Le madri si offesero: « Questi sono i nostri figli, li istruiamo e continueremo ad istruirli. Troveremo altri catechismi ».
Il procuratore della provincia sottopose più volte ad interrogatori la vecchietta Eidukaité, minacciandola di prigione.
« Andare in carcere per un crimine è una vergogna ma
1 1 cattolici a Klaipéda sono almeno 60.000, mentre a Mosca sono qualche centinaio. (N.d.r.)
per aver insegnato il "Padre Nostro", non ho paura! » ribattè la vecchietta.
Furono poi interrogati anche i bambini e le madri. Alcuni di essi, terrorizzati, non riuscirono nemmeno a dormire la notte.
Nel corridoio della scuola media di Šilalė sono esposti molti disegni ateistici che deridono la religione e i sacerdoti. Tra loro è inchiodata una croce nera spezzata, a significare la fine prossima della religione. Le insegnanti Pet-vienė e Benedikiené durante una lezione agli alunni della VI classe ordinarono loro di disegnare un sacerdote seduto sulle ginocchia del diavolo nell'atto di bere della vodka con delle donne.
Ecco cosa scrive un alunno dell'ottava classe di Šilalė:
Se gli ateisti non riescono neppure con l'aiuto della milizia a cacciare la gente dalla chiesa, ciò significa che un tarlo rode le loro anime... I bambini vengono costretti ad iscriversi negli ottobrini, nei pionieri e in altre organizzazioni. Che dolore dover constatare che anche tra i nostri cari lituani vi sono di questi assassini che uccidono le anime dei bambini innocenti, portandole sulle strade della perdizione... Su una parete c'è questa iscrizione: « La gente cerca la via del paradiso quando ha perso quella della terra ». Ma sono piuttosto fuori strada, sulla terra, gli alcoolizzati, i teppisti, ecc. Quelli invece che cercano la via del paradiso riescono sempre a dominare le proprie passioni, sono sempre sereni, non recano danni agli altri e così camminano verso l'eternità. Gli autori della scritta mostrano la propria incapacità di ragionare in maniera sana. Bisogna meditare bene il proprio pensiero per non rendersi ridicoli...
Gli insegnanti ateisti, con la loro propaganda, fanatizzano gli studenti. Ad esempio l'alunno Gotautas dell'ottava classe portava al collo una medaglietta. Avendola scorta il kom-somoliano Kurlinkus si mise a schernirlo e chiamò un altro compagno in aiuto per togliergli la medaglietta. Un altro studente però li rimproverò e allora i due se ne andarono via, arrossendo di vergogna.
L'insegnante di lingua lituana Balčienė deride spesso gli studenti religiosi. Durante le lezioni si possono sentire dalle sue labbra queste espressioni: « Tu, Stasys, puoi fare soltanto il prete. Parlando così bene, delicatamente, potrai impartire l'assoluzione alle bigotte ». Se vede che le mani di qualche studente sono particolarmente pulite, M. Balčienė gli dice: « E tu dovresti diventare parroco. Sarà piacevole per le bigotte baciare simili mani! ».
Il popolo chiama tali insegnanti « le bigotte dell'ateismo ».
Il 25 maggio 1973 fu ordinato agli alunni della seconda classe di disegnare delle caricature ridicolizzanti la religione. Diversi di essi, senza rendersi conto di ciò che facevano, si misero a disegnare. Una ragazza più tardi disse: « Ne ebbi un tale disgusto, che non potevo guardare. Chiesi di andare al gabinetto e vi rimasi oltre mezz'ora per non dover disegnare ».
Veiviržėnai
Una croce fa paura, o rabbia, ai burocrati dell'ateismo
Nel villaggio di Balsénai la signora Ona S tramitene nel giugno del 1973 eresse sul proprio terreno davanti alla casa una croce. Avendola notata, si recarono da lei il presidente del kolchoz, Daugėla, e la segretaria del partito, Bielskienė ordinandole di demolire la croce oppure di spostarla vicino alla stalla, dietro la casa.
« So io come si deve onorare la croce e dove erigerla » rispose la donna.
« Noi ti costringeremo non solo ad abbatterla, ma anche a distruggerla » la minacciarono i funzionari.
Alcuni giorni più tardi, recatosi da lei il capo della milizia della provincia, Rusčenkov, minacciò la vecchietta in tutte le maniere, esigendo la demolizione della croce.
« La croce resterà al suo posto. Fin quando io sarò in vita non permetterò a chicchessia di distruggerla. Io non l'ho eretta perché voi la distruggiate. »
Il figlio Pranas prese le difese della madre. Allora Rusčenkov gli ordinò di recarsi nella sede della milizia dove venne minacciato di essere consegnato alla Sicurezza se non avesse provveduto a demolire la croce.
« Io posso soltanto erigerla una croce, mai demolirla, mai! » rispose coraggiosamente Strumila.
Dagli Strumila si recarono in seguito alcuni funzionari del partito, esigendo insistentemente l'immediata demolizione della croce. Più tardi anche il presidente del Comitato esecutivo, Karečka, si recò a rimproverare la Strumliené perché non aveva obbedito ai funzionari.
« Se non demolirete la croce da soli lo faremo noi e in più dovrete pagare le spese! » urlò Karečka.
« Io non demolirò la croce e non permetterò di farlo nemmeno a voi. Mostratemi una legge che ordini di distruggere le croci! »
Karečka divenne paonazzo dalla rabbia.
Non sopportando più le continue minacce, la Strumliené scrisse un esposto a Mosca ma non ottenne risposta. Giunse una commissione da Vilnius e dopo aver esaminato la croce stabilì che questa non era abbastanza artistica e che perciò doveva essere demolita perché « scandalizzava » i vicini. Anche ad altri due abitanti del villaggio di Balsénai, Antanas ed Ignas Bočkas, venne ordinato di distruggere le croci erette davanti alle rispettive abitazioni.
L'ospizio vietato al sacerdote Laukgaliai
Nel locale ospizio per anziani invalidi non viene permesso l'accesso al sacerdote, perciò molti dei ricoverati muoiono senza sacramenti, nonostante invochino il sacerdote.
Ad esempio la direzione ha respinto la domanda di Agnietė Brazauskaitė di 90 anni e di sua sorella Eva di anni 85 di ricevere i conforti religiosi dal sacerdote.
Kaltinėnai
Quotidiane imposizioni di un ateismo meschino
Nella locale scuola media gli studenti credenti sono costretti con la forza ad iscriversi nelle organizzazioni ateistiche. L'insegnante Sinkevičienė colpì violentemente con la riga la mano della alunna Birutė Buivydaitė della VI classe perché questa si rifiutava di iscriversi all'organizzazionedei pionieri. Più tardi Birutė disse di aver recitato tre Ave Maria e che il dolore le era scomparso.
Pajūris
L'insegnante Valavičienė della locale scuola media è ben nota come un'accesa fanatica dell'ateismo. Un giorno schernì le ragazze che si recavano all'adorazione del S. Sacramento, dicendo: « Perché voi girate in ginocchio attorno al parroco? ».
Durante una riunione di genitori degli studenti tenutasi il 6 giugno 1973 a Šilalė l'insegnante Valavičienė pretendeva che i genitori non « rovinassero » i propri figli portandoli in chiesa. Le donne allora alzarono la voce, dicendo che erano venute per avere informazioni sull'andamento e sul profitto scolastico dei figli, e che non erano disposte a sentire altre scemenze. La conferenziera dovette subito abbandonare la riunione dei genitori.
L'insegnante Kulikauskienė annota invece nelle caratteristiche dei maturandi che l'alunno non si è ancora liberato dei pregiudizi religiosi.
Lauksargis
Nella scuola di otto anni l'insegnante Petkienė si sforza fanaticamente di inculcare le proprie concezioni negli scolari. Una volta affermò vantandosene: « Farò sì che la domenica neppure uno studente vada in chiesa! ».
Una volta al mese tutta la scolaresca viene condotta alla casa della cultura, dove la Petkienė « illumina » gli scolari. Sulle pareti della scuola sono affisse caricature offensive della religione, ad esempio una vecchietta che trascina un bambino in chiesa mentre questi s'impunta a non volervi andare. Forse non si comporta così laPetkienė, trascinando tutta la scuola verso l'ateismo? Se un ragazzo non vuole iscriversi al Komsomol, la Petkienė si reca subito dai genitori e cerca di convincerli a non opporsi.
DIOCESI DI VILKAVIŠKIS
Il crimine del catechismo Šeštokai
Nell'estate del 1973 la vecchietta O. Merkušytė aveva insegnato il catechismo ad alcuni ragazzi nella chiesa di Šeštokai. Per indagare su questo « crimine » giunse sul posto una commissione composta dal presidente della circoscrizione di Šeštokai, G. Maslauskas, dalla preside della scuola Šaulienė e dalla insegnante Junelienė. La commissione trovò sei ragazzi in chiesa e domandò se erano state insegnate loro le orazioni. Tre giorni dopo O. Merkušytė venne convocata negli uffici della provincia di Lazdijai e punita con una multa di 50 rubli. Nella deliberazione della causa amministrativa n. 30 si legge: « La commissione amministrativa presso il Comitato esecutivo del DZDT della provincia di Lazdijai (presidente Baranauskas, segretaria Kazakevičienė, membri Ruškevičiutė, Brilius, Šerkšnas, Šulinskas, Jurkevičius ) dopo aver esaminato in udienza pubblica la causa amministrativa, ha accertato che la cittadina Merkušytė Ona, residente nella cittadina di Šeštokai, ha violato il decreto del LTSR ATP del 12 maggio 1966 ».
La commissione nella sua delibera non ha però osato dire quale reato abbia commesso la vecchietta. La commissione, nel congedare la vecchietta, la ammonì che nessuno può insegnare le verità della fede ai ragazzi e che se avesse tentato di farlo ancora avrebbe avuto due anni di carcere.