DIOCESI DI PANEVĖŽYS 

Salos

Genitori in difesa del parroco

Nel mese di luglio del 1972 il parroco di Salos, rev. Petras Nykštus, venne accusato di aver preparato dei bambini alla prima comunione. In data 24 agosto 1972 il rev. P. Nyk­štus fu condannato dalla commissione amministrativa del Comitato esecutivo della provincia di Rokiškis ad una multa di 50 rubli. Riportiamo di seguito i testi di alcuni esposti contro gli abusi commessi da insegnanti e da vari funzio­nari nei confronti dei credenti.

Esposto dei credenti della parrocchia di Salos, provincia di Ro­kiškis, all'amministratore delle diocesi di Kaišedorys e di Pa­nevėžys

Rev. amministratore, noi cattolici sappiamo bene - e leggen­do la stampa sovietica ne troviamo conferma — che è ingiusto aggredire ed offendere la persona umana. Chi lo fa, viene pu­nito. Le leggi sovietiche riconoscono a noi credenti la più com­pleta libertà in materia di coscienza e di fede. Allora perché la insegnante Didžgalvienė della scuola di Salos, il direttore dellascuola Augulis, il direttore della scuola professionale di Salos, Steponavičius e il presidente della circoscrizione, Raugalienė, han­no attaccato ingiustamente il nostro parroco, accusandolo di aver istruito i nostri figli in chiesa? L'insegnante Didžgalvienė e il presidente della circoscrizione Raugalienė sono andate in chiesa per controllare quali ragazzi vi si recassero. L'insegnante Did­žgalvienė rimandò perfino a casa la figlia di Gradeckas, dicendo­le che ai ragazzi è proibito andare in chiesa. La bambina, spa­ventata, tornò di corsa a casa e lasciò in chiesa persino il libro di preghiere, non azzardandosi a prenderlo in presenza dell'in­segnante.

Il direttore della scuola di Salos, Augulis, il direttore della scuola professionale d'agricoltura, Steponavičius, e il presiden­te della circoscrizione, Raugalienė, si recarono anche nelle case dei ragazzi che andavano in chiesa. Il direttore Augulis, riuniti i bambini all'insaputa dei genitori, solo alla presenza del pre­sidente della circoscrizione e del direttore della scuola profes­sionale, impose loro di scrivere contro il parroco e questi, spa­ventati, scrissero quello che veniva loro dettato da Augulis. Quando noi genitori abbiamo saputo come gli insegnanti si so­no comportati nei riguardi dei bambini, abbiamo chiesto loro cosa avevano scritto e perché avevano scritto menzogne. I bam­bini risposero: « Non sappiamo se erano cose false: abbiamo scritto quello che il direttore ci dettava. Abbiamo avuto pau­ra che il direttore ci sgridasse se non lo avessimo fatto ». A due dei bambini venne persino sottoposto un foglio già scritto con­tro il parroco, ordinando loro solo di firmarlo; questi, temendo l'ira degli insegnanti firmarono. Come mai agli insegnanti è con­sentito di agire cosi arbitrariamente? Essi hanno dettato e or­dinato di scrivere ai bambini le loro parole. Poi, raccolti i fogli così scritti, hanno inviato una denuncia alla provincia di Roki­škis contro il parroco per aver istruito i nostri figli, e la provin­cia ha preso in considerazione la falsa denuncia degli insegnanti, intentando un processo contro il parroco.

Noi stessi genitori abbiamo insegnato ai nostri figli tutto il catechismo e le preghiere. Quando i bambini li avevano im­parati, siamo andati dal parroco chiedendogli di esaminarli e di interrogarli per accertare se avessero imparato bene e se era possibile ammetterli alla confessione e alla santa comunione. Abbiamo già scritto alla provincia e a Vilnius all'incaricato degli affari religiosi che noi stessi genitori abbiamo istruito i nostri fi­gli ognuno per proprio conto ma non siamo stati creduti ed è sta­to intentato un processo al parroco. Quei genitori i cui figli han­no scritto contro il parroco dietro imposizione degli insegnantisi sono rivolti per la seconda volta alla provincia per spiegare com'era andata la faccenda e chiedendo di fermare gli insegnan­ti, ma tutto è continuato come prima.

L'insegnante Didžgalvienė ha perfino contato quanti ragazzi e quanti adulti erano andati in chiesa. Che bisogno c'è di com­portarsi in questo modo? E perché si interferisce nelle cose del­la chiesa? Il direttore Augulis ha dichiarato che era stata la Didžgalvienė a costringerlo a comportarsi così. Strano che una insegnante possa costringere il direttore a fare qualcosa! Ma chi ha spinto l'insegnante Didžgalvienė a gironzolare nella chiesa per « mettere ordine »?

Il fatto che gli insegnanti abbiano il diritto di andare in chie­sa per eseguire dei controlli, di contare quanti adulti e quanti bambini vi si trovino, significa forse, reverendo amministratore, che anche i preti cominceranno a recarsi nella scuola? Gli inse­gnanti della scuola di Salos vanno già in chiesa e si interessano degli affari religiosi dei nostri figli. Se i sacerdoti non possono mettere piede nella scuola, allora non è ammissibile che gli in­segnanti diSalos si ingeriscano negli affari della nostra coscienza.

Reverendo amministratore aiutate noi, genitori cattolici, affin­ché il nostro parroco non venga ingiustamente processato e con­dannato per aver istruito i nostri figli. Noi genitori sappiamo meglio degli insegnanti chi abbia istruito i nostri figli. Inoltre gli insegnanti affermano che neanche noi genitori abbiamo il diritto di condurre i nostri figli in chiesa...

Reverendo amministratore, se non ci potete aiutare in questo frangente vi preghiamo di farci sapere dove dovremmo rivol­gerci. Abbiamo preparato un altro esposto e lo invaeremo all'inca­ricato del Consiglio degli affari religiosi.

Salos, 27 luglio 1972        I genitori dei ragazzi: 10 firme

In data 27 agosto 1973 dieci parrocchiani di Salos han­no inviato un esposto di analogo tenore all'incaricato delConsiglio degli affari religiosi, K. Tumėnas. Esso terminava con queste parole: « Vi preghiamo, signor incaricato, di non permettere all'insegnante Didžgalvienė e al direttore Augu­lis di perseguire i nostri figli per la loro frequenza della chiesa non soltanto quando si trovano dentro la chiesa stes­sa ma neanche scuola, perché ibambini hanno paura che gli insegnanti li sgridino e li puniscano. In caso contrario saremmo costretti a non mandare più i nostri figli alla scuola di Salos ».

I credenti allo scopo di difendere i propri figli e il parroco dal terrorismo hanno inviato tutta una serie di espo­sti ai funzionari del Consiglio degli affari religiosi della provincia.

Albinas Jakubonis scrisse così all'incaricato del Consiglio degli affari religiosi:

« Il direttore della scuola di Salos, venuto a casa mia mentre mi trovavo al lavoro, condusse mia figlia in una stanza e la costrinse a scrivere contro il parroco; egli det­tava e mia figlia scriveva le sue parole. Perciò vi prego di considerare privo di valore quanto scritto da mia figlia contro il parroco ».

La Petrulienė scrisse: « Io stessa ho insegnato tutto il ca­techismo e le orazioni... Noi abbiamo dei diritti sui figli ed essi vanno là, dove noi li conduciamo. Noi abbiamo anche la libertà di religione e di andare in chiesa, ma perché gli insegnanti impediscono e controllano chi va in chiesa? I sacerdoti non vanno nella scuola e non cacciano fuori da essa i ragazzi... ».

Esposti analoghi, diretti a varie istituzioni, sono stati inviati anche da Stasys Gradeckas, Elena Matiukienė, Zosė Didžgalvienė ed altri credenti. Tutti quanti hanno lamen­tato che i propri figli vengono perseguitati, che gli inse­gnanti si ingeriscono in un settore non di loro competenza e che al parroco è stata intentata una causa ingiustamente, dato che sono stati loro ad istruire i figli mentre il parroco si è limitato soltanto ad esaminarli.

I        credenti di Salos hanno informato l'amministratore delle diocesi di Kaišedorys e di Panevėžys, nonché l'incaricato del Consiglio degli affari religiosi, del fatto che essi si sono recati ad assistere al processo del rev. P. Nykštus e di come il presidente del Comitato esecutivo della provincia di Rokiškis li ha rimproverati.

Elena Neniškaitė, residente nel villaggio di Urliai, ha scritto a K. Tumėnas:

II        24 agosto 1972 mi stavo recando al tribunale del popolo di Rokiškis per assistere a come gli insegnanti di Salos avrebbero processato il nostro parroco. Era con me anche Julė Dambrauskaitė. Al tribunale ci dissero che il parroco veniva processato alla provincia, ma che là non ci avrebbero fatto entrare perche lo svolgimento del processo era previsto a porte chiuse. Al­lora ci recammo dal presidente della provincia per chiedergli per che motivo il parroco veniva processato e perché non fossero stati chiamati i testimoni; ma essi evidentemente si fidavano uni­camente degli insegnanti. Il presidente non rispose affatto alla nostra domanda, limitandosi soltanto ad attaccare rabbiosamen­te il parroco e ordinandoci poi di uscire. Allora gli dicemmo di essere credenti e di voler sapere perché il nostro parroco ve­nisse processato. Il presidente non rispose, ma imbestialito urlò: « Tutti i teppisti provengono unicamente dalla gente credente! ». Una tale risposta del presidente mi offese profondamente; in vita mia mai mi ero sentita dire una cosa del genere. Non capisco perché a Salosavvenga tutto ciò. Pensavo che l'insegnante Did-žgalvienė e il direttore Augulis abusassero della loro posizione, attaccando i bambini e con ciò stesso la gente credente ma vedo che qui anche il presidente della provincia si comporta ugual­mente. Hanno agito bene l'insegnante Didžgalvienė e il diretto­re Augulis che con il loro comportamento hanno offeso e scan­dalizzato tanti credenti? Essi camminano a testa alta e gratifi­cano i credenti dell'attributo « onorifico » di « teppisti ». Do­vremmo, noi credenti, dire « grazie! » per questo trattamento?

Julija Dambrauskaitė, nel proprio esposto, ha scritto a K. Tumėnas: « Alla provincia mi dissero che il parroco era da condannarsi. Ma chi condannerà l'insegnante Didžgal­vienė e il direttore Augulis?... Signor incaricato, io sono stata credente per tutta la mia vita: ho servito 7 anni presso dei borghesi, dai quali ho potuto vedere e sentire cose di ogni genere, ma i borghesi non mi hanno mai detto parole come quelle che mi ha detto il presidente... ».

Alanta

Impedita la cresima

Nei giorni 4 e 5 agosto 1973 ad Alanta si sarebbe dovuto amministrare il sacramento della cresima. Purtroppo a se­guito di alcuni telegrammi della curia di Panevėžys il con­ferimento del sacramento della cresima venne revocato a causa « del raccolto ». I telegrammi arrivarono nei giorni 3 e 4 agosto, quindi non esisteva alcuna possibilità di av­vertire la popolazione. Nei giorni stabiliti convenne ad Alan­ta un'enorme massa di gente. C'era anche molta milizia. Lapopolazione maledisse il governo per aver impedito al ve­scovo di conferire i sacramenti e protestava dicendo che per­fino ai tempi della servitù della gleba era permesso cele­brare la domenica, mentre sotto il governo sovietico si pre­tende che si lavori come schiavi per tutto l'anno.

Dabužiai

Multa al parroco

Nell'estate del 1973 i funzionari della provincia di Anyk­ščiai per ben tre volte controllarono se il parroco di Da­bužiai, rev. Serafinas Žvinys, insegnasse ai bambini le verità della fede, ma non riuscirono mai a coglierlo in flagrante. La commissione amministrativa del Comitato esecutivo della provincia di Anykščiai tuttavia punì il « corruttore di bam­bini » con una multa di 50 rubli, dichiarando che vi era stata una denuncia che era degna di esser presa in consi­derazione.

Traupis

Multa al parroco

Mentre nell'estate del 1973 il rev. Steponas Galvydis stava controllando le nozioni catechistiche dei bambini alla vigilia della loro prima comunione, giunse il presidente della circoscrizione assieme al presidente del kolchoz e stese un verbale nel quale si affermava che il sacerdote era stato colto mentre istruiva in massa i bambini alla religione. A seguito di ciò la commissione amministrativa del Comitato esecutivo della provincia di Anykščiai inflisse al parroco una multa di 50 rubli. Il rev. St. Galvydis pagò la multa e ricevette dalla banca una ricevuta con la causale: « Per l'insegnamento della religione ai bambini ».

DIOCESI DI TELŠIAI

Klaipéda

Il 14 luglio 1973 visitò la chiesa di Klaipéda il funziona­rio del Consiglio degli affari religiosi Tarasov, accompa­gnato dall'incaricato K. Tuménas, dal vicepresidente del Co­mitato esecutivo della città di Klaipéda, Ruginis, e da un fun­zionario della Sicurezza (vedi n. 7 della LKB KRONIKA). I cattolici di Klaipéda, saputo che Tarasov aveva dichiarato che la chiesa di Klaipéda non era più piccola di quella dei cattolici di Mosca e che essa era pienamente sufficiente alle esigenze dei credenti, si sono fortemente indignati. Nella parrocchia di Klaipéda ci sono 60.000 cattolici. Ogni anno si preparano alla prima comunione 800-900 bambini! Tut­tavia i credenti debbono stare ammassati in una chiesa di 286 metri quadrati che non dispone nemmeno di un sagra­to. Durante i giorni festivi e le solennità patronali i cre­denti sono costretti a stare in strada sotto la pioggia ed al freddo perché una gran parte di essi non può entrare in chiesa. Quando il parroco di Klaipéda fece notare a Tarasov che demolendo vari depositi adiacenti all'estremità della chiesa si sarebbe potuto ampliare quest'ultima egli rispose: « Vedremo in seguito ».

La stampa sovietica scrive che la città di Klaipéda si sta espandendo, che vengono costruiti nuovi quartieri, che le condizioni di vita della popolazione vanno migliorando. So­lo i credenti attendono e non ottengono che il governo rivolga la sua attenzione anche alla loro dura situazione e che restituisca loro il tempio di Maria Regina della Pace, il­legalmente confiscato.

Possono i credenti della Lituania rispettare un governo che ha profanato un tempio eretto in onore della Regina della Pace e che nello stesso tempo manda per motivi pro­pagandistici il suo costruttore, S.E. il vescovo L. Povilonis, al... congresso dei sostenitori della pace a Mosca?

Nel mese di ottobre del 1973 venne fermata una citta­dina di Klaipéda, Augustinaviciené, e condotta nella sede della milizia per essere stata trovata a vendere devozionalinei pressi della porta della chiesa. Il tribunale del popolo inflisse alla Augustinavičienė una multa di 20 rubli, confi­scandole tutti i devozionali.

Agli inizi del 1973 i funzionari del governo avevano or­dinato al parroco di Klaipėda di allontanare dalla porta della chiesa tutte le venditrici dei devozionali, in quanto non è « opportuno » per la milizia e per gli ausiliari arrestare i venditori di devozionali nei pressi della porta della chiesa.

Se questa è la « libertà » di religione, dove allora i cre­denti possono acquistare i rosari, i libri di preghiere, le medagliette?

L'insegnante di storia nella V scuola media di Klaipėda, Mažeika, schernisce in ogni maniera la religione e gli stu­denti che vanno in chiesa.

All'avvicinarsi della Pasqua del 1973 l'insegnante Mažei­ka si mise a terrorizzare gli alunni della IV classe dicendo loro: « Non provatevi neppure ad andare in chiesa durante la Pasqua, perché io verrò a controllare. Se scorgerò qual­cuno di voi in chiesa, avrà due in storia ».

Kašučiai

Proibito agli studenti presenziare al funerale religioso di un compagno

Nel mese di settembre del 1973 morì Andrijauskas, al­lievo della VI classe della scuola di otto anni di Kašučiai (prov. di Kretinga). I genitori, essendo credenti, fecero al figlio un funerale con il rito religioso. Il direttore della scuo­la, Povilaitis, lo seppe e proibì agli alunni di accompagnare il loro compagno al cimitero.

« Dove è presente la chiesa, là non c'è posto per noi » dichiarò il direttore. Gli allievi, sentendo dalla strada le note della marcia funebre, piansero durante tutta la lezione, ma non poterono uscire dall'aula.

Il direttore Povilaitis, avendo scorto qualcuno dei suoi allievi a Darbėnai dove si trova la chiesa, lo aggredì: « Sei stato in chiesa, degenere!? ». Inoltre, egli rimprovera in classe gli alunni sospetti e abbassa loro i voti.

   Sono otto anni dacché Povilaitis « dirige » la scuola diotto anni di Kašučiai. Una sua ex alunna ha raccontato co­me egli costringeva gli studenti ad iscriversi al Komsomol. Durante una lezione, il direttore si metteva a perseguitare qualche studente, poi gli chiedeva: « Ti iscriverai al Kom­somol? ». Al rifiuto di questi, il direttore afferrava una ma­no dello studente e gliela sbatteva contro il banco; ad al­cuni sanguinavano persino le nocche. Dopo una di queste punizioni gli alunni inviarono una denuncia al Ministero del­la pubblica istruzione, a seguito della quale giunse una commissione che finse di controllare i fatti. In definitiva: il direttore continua tuttora a terrorizzare gli studenti credenti...

Šniaukštai

Associazioni forzate...

Nel 1970 nella scuola di otto anni di Šniaukštai la diri­gente dei pionieri della scuola, Domarkienė, trattenne oltre l'orario delle lezioni gli alunni della IV classe, cercando di costringerli ad iscriversi nei pionieri. Coloro che si rifiuta­vano di farlo venivano « educati » cioè battuti con la riga sulle mani. Maggiormente hanno sofferto per questo tratta­mento due allievi: Lužas e Veserytė. L'insegnante li pic­chiò fino a far sanguinare loro le mani. I genitori dei sud­detti alunni chiesero risentiti alla Domarkienė chi le avesse concesso il diritto di picchiare iragazzi e di costringerli ad iscriversi nei pionieri. L'insegnante, rossa in volto, spiegò che tutti gli alunni intelligenti avevano l'obbligo di iscri­versi nei pionieri. Con l'adozione di quelle severe misure, essa aveva inteso piegare la testardaggine degli alunni. I ge­nitori dichiararono che non avrebbero più mandato i propri figli a scuola se in futuro fossero stati usati ancora simili metodi di « educazione ».

Šilutė

L'insegnante Arlauskienė, della scuola di otto anni di Šilutė, nel 1970 si sforzò a lungo di dimostrare agli alunni della VI classe che Dio non esiste e che in esso credono sol­tanto gli ignoranti. « Gridiamo tutti in coro tre volte: "Dionon c'è! " » propose l'insegnante. Si sentì però soltanto l'urlo della Arlauskienė, accompagnato da qualche altra timida vocina.

Un alunno della VII classe racconta che allora non sapeva nulla su Dio, essendo suo padre un acceso ateista. « Ora, dacché ho fatto la conoscenza della verità della fede, griderei coraggiosamente: "Maestra, voi sbagliate; Dio esiste" » ha dichiarato il ragazzo.

Kuršėnai

Un questionario sulla religione

 19 ottobre 1973 nella scuola media di Kuršėnai agli alunni dell'VIII classe venne distribuito un questionario con le seguenti domande.

1.        I vostri genitori sono religiosi?

2.        I vostri genitori vi costringono a partecipare ai riti religiosi?

3.        Partecipate ai riti religiosi (frequentando la chiesa, pregando, celebrando le feste)?

4.        Non vi sorgono dei dubbi sulla possibilità che la no­stra vita possa essere regolata da forze soprannaturali?

5.        Vi considerate credenti nei dogmi religiosi o no?

6.        Siete convinti che le superstizioni religiose siano dan­nose; che bisogna svolgere un'opera chiarificatrice, incul­care nella gente le concezioni ateistiche?

7.        Avete mai avuto occasione di spiegare l'incompatibi­lità della religione con la scienza? Quali risultati avete otte­nuto? Avete un'adeguata preparazione a questo riguardo?

8.        Avete letto della letteratura scientifico-ateistica? Se sì, che impressione vi ha fatto?

9.        Pensate che le superstizioni religiose scompariranno da sole e che nessuno si interesserà più di questi problemi?

DIOCESI DI VILKAVIŠKIS

Šakiai

Un vescovo, gli ateisti e le foreste

Il 23 settembre 1973 dietro autorizzazione dell'incaricato

del Consiglio degli affari religiosi, K. Tumėnas, S.E. il ve­scovo L. Povilonis avrebbe dovuto consacrare cinque altari di nuova erezione nella chiesa di Šakiai.

Saputo della venuta del vescovo, i funzionari del gover­no della provincia di Šakiai si riunirono per vedere di im­pedire questa cerimonia. A loro premeva particolarmente che non vi partecipassero gli studenti. Venne allora deciso che gli studenti sarebbero dovuti essere impegnati in altre occupazioni fintantoché il vescovo fosse rimasto a Šakiai. In alcune scuole venne indetta la « giornata del forestale », in altre si organizzarono delle marce turistiche, eccetera. Agli studenti venne tassativamente prescritto di venire la domenica a scuola per partecipare alle suddette attività pre­cedentemente programmate.

Tuttavia gli studenti più accorti compresero il vero sco­po delle gite organizzate e non andarono a scuola; se ne presentarono soltanto circa la metà. I « disobbedienti » fu­rono obbligati a presentare per iscritto una giustificazione dei genitori, altri furono minacciati di essere inviati ai la­vori nel kolchoz. Gli insegnanti li avevano avvertiti di por­tarsi da mangiare, dicendo: « Saremo impegnati fino a tardi! ».

La popolazione rise e commentò il fatto dicendo che gli ateisti, spaventati dalla venuta del vescovo, erano fug­giti nelle foreste.

Skriaudžiai

Volgare lotta antireligiosa

Nel mese di settembre del 1973 la direttrice della scuola di otto anni di Skriaudžiai, Albina Rinkauskiené, durante l'orario delle lezioni convocò in sala di riunione alcuni stu­denti che avevano cantato nel coro della chiesa.

« Ragazzi, scrivete chi ha organizzato il vostro coro; dove e quando vengono fatte le prove. Scrivete bene, perché il vostro scritto dovrà essere letto da qualche persona impor­tante. Scrivete la verità perché se mentirete chiamerò la milizia. Invece di gracchiare come corvi appollaiati sull'or­gano, fareste meglio a guardare la televisione » li rimpro­verò la direttrice.

Quindi si rivolse all'allieva dell'VIII classe Rasa Orin-taité: « Tu, Rasa, sei una bigotta. Quando in chiesa c'è qualche festa, tu vi corri come una matta con i fiori e cer­chi di evitare di incontrarmi ».

« Perché sei andata a cantare in chiesa, Nijolė - proseguì rabbiosamente la direttrice rivolgendosi a N. Griniūte. - Che disonore hai arrecato alla scuola! Per questo avrai delle cat­tive note caratteristiche. Dimmi, chi ti ha invitato a can­tare? » « La mamma » rispose Nijolė.

Nei foglietti consegnati loro alcuni ragazzi scrissero che a mandarli a cantare in chiesa era stata la madre, altri il padre, altri ancora che si erano uniti ai compagni. Due ra­gazze, spaventate dalla minaccia di chiamare la milizia, scris­sero che era stata l'organista ad organizzare il coro dei ragazzi. La direttrice, rinchiusasi poi in una stanza con Danutė Naujokaitė, la minacciò che i suoi genitori avreb­bero passato dei seri guai se essa non avesse rivelato chi aveva loro insegnato a cantare e quanti ragazzi vi fossero nel coro. Ora questa ragazza non va più a scuola perché gli altri la prendono atrocemente in giro,

Il marito della direttrice, Viktoras Rinkauskas, è presi­dente del kolchoz di Skriaudžiai. Di domenica egli si reca all'ufficio postale e spia chi va in chiesa. Dopo non tra­lascia alcuna occasione per schernire i ragazzi, particolar­mente quelli più giovani. Insulta la gente e risponde bru­talmente. I kolchosiani si lamentano dicendo che Rinkauskas si occupa più di schernire i credenti che di dirigere il kol­choz. Il presidente del kolchoz appoggia a sua volta gli elementi di basso livello morale e finge di non vedere il loro modo di lavorare, per nulla coscienzioso. Eppure non dovrebbe dimenticare che nel suo kolchoz i credenti costi­tuiscono l'assoluta maggioranza.

Il 28 settembre Kazė Kairiukštienė andò a trovare la direttrice della scuola.

« Come mai e per quale ragione voi minacciate i miei figli di chiamare la milizia? - chiese la donna. - Una delle bambine la notte si sveglia di soprassalto e grida: "La mili­zia, la milizia!", tanto che dovrò portarla da un dottore. Che cosa hanno fatto di male per venire così perseguitati e minacciati? »

« Sei un'ipocrita e una teppista », le gridò inviperita la direttrice, chiamando la Kairiukštienė con i nomi più volgari.

Allora la donna chiese ai ragazzi presenti: « Ragazzi, la direttrice vi ha minacciato o no di chiamare la milizia? ».

I più coraggiosi lo confermarono, gli altri risposero di non aver sentito bene.

La direttrice con le minacce riuscì a conoscere i nomi dei ragazzi che durante l'estate si erano accostati alla prima comunione. Non soltanto quelli dei kolchoz di Skriaudžiai, ma anche quelli di Leskava. Il 28 settembre la direttrice, raccolti gli « scritti » dei ragazzi, partì per Prienai. In una riunione degli ateisti ella riferì sul « delitto » commesso a Skriaudžiai. I partecipanti discussero allora come punire i « corruttori » dei ragazzi.

Ben presto iniziarono gli interrogatori dei genitori dei ra­gazzi, il che suscitò un'indignazione ancora maggiore della popolazione contro le « bigotte rosse », così la gente defini­sce gli ateisti fanatici.

Kybartai

Nella scuola media di Kybartai alla vigilia delle celebra­zioni della Rivoluzione d'ottobre si voleva incrementare il numero degli ottobrini. Tuttavia una parte degli scolari e dei genitori si opponeva. La madre di Zita Mencinskaité con­segnò alla propria figlia un biglietto da portare a scuola, nel quale si ammonivano gli insegnanti a non iscrivere Zita agli ottobrini. L'educatrice della I classe Česniené non tenendo conto di nulla iscrisse tutta la classe agli ottobrini. A quelli recalcitranti comperò lei stessa persino i distintivi. Una parte degli scolari tornò a casa piangendo. I genitori più timidi tacquero. La madre di Jurienyté si rivolse invece alla Cesniené esigendo che cancellasse la propria figlia da­gli ottobrini.

« Se vuoi che tua figlia non sia un'ottobrina, allora por­tala in un paese capitalista. Da noi tutti devono essere ot­tobrini » ribatté l'insegnante Česniené.