Discriminazione dei lituani credenti

Esposto

All'incaricato del Consiglio per gli affari religiosi, K. Tumėnas

Il 30 agosto 1974 Voi avete detto ai parrocchiani di Adu­tiškis: P. Burokas, V. Trečiokas, C. Burokienė e B. Steponienė: « Rieducate il parroco! ». Ciò, in altre parole, significa: fate che egli non ascolti la Chiesa e la propria coscienza, ma soltantogli ateisti. Se avete consigliato a dei semplici operai del sov-choz di Adutiškis di rieducarmi, allora permettetemi di chie­dervi: e Voi potrebbe rieducarvi lo spazzino della Vostra via oppure la donna delle pulizie del Vostro ufficio?

Io sono stato istruito ed educato da insegnanti e professori di alto livello morale e di vasta cultura. Essi, allo scopo di farmi formare una mia visione del mondo, mi consentivano e talvolta persino mi imponevano di prendere conoscenza del­l'ideologia marxista e comunista. Le mie concezioni si sono formate non con l'imposizione, ma liberamente. Ho avuto modo di leggere anche le opere dei liberi pensatori. Ma oggi, per coloro che si vanno formando una propria visione del mondo, esiste la possibilità di leggere le opere di gente che non abbia pensato o che non pensi in maniera comunista?

Nel 1966 in una libreria di Mosca chiesi la S. Scrittura. Il commesso mi rispose candidamente: « Noi non abbiamo mai avuto la S. Scrittura. Se volete leggere la S. Scrittura, andate in biblioteca; ma anche là potrete ottenerla dietro una speciale autorizzazione ».

Se nelle biblioteche la S. Scrittura viene data in lettura dietro uno speciale permesso, non si può neppure pensare di ricevere e di leggere le opere di coloro che la pensino diversa­mente dai comunisti. Eppure colui che voglia farsi una propria visione del mondo deve fare conoscenza anche di chi pen­sa in altre maniere. Molotov disse giustamente: « Soltanto dal confronto tra due opinioni opposte scaturisce la verità ».

Nel lontano passato arrivai anche ad entusiasmarmi delle idee e degli slogan dei comunisti; ma poi la vita mi ha persuaso che tutto quello che essi dicono e scrivono resta praticamente lettera morta, mentre la vita prosegue in tutt'altra direzione.

 

1.

Durante l'occupazione polacca, quando le scuole lituane ve­nivano chiuse e le pubblicazioni periodiche confiscate, noi invi­diavamo la nazione nella quale le minoranze nazionali potevano avere una propria stampa e dove i bambini venivano istruiti nella lingua materna. I tempi erano duri, ma noi avevamo an­cora una nostra stampa lituana. Dopo la soppressione della stampa periodica, vennero fatte delle pubblicazioni a numero unico. Quando perdemmo le scuole lituane, la lingua natia ci venne insegnata privatamente; funzionavano inoltre le sale di lettura.

Ma cosa accade oggi là dove abitano soltanto lituani, nel mio paese natio, il villaggio di Celiunai, provincia diAstravas,nella rss della Bielorussia? Là i bambini che non hanno mai sentito né il bielorusso né il russo, andando a scuola devono studiare soltanto in bielorusso e in russo. Persino durante gli intervalli viene loro proibito di parlare in lituano.

L'articolo 124 della Costituzione dell'Unione Sovietica ga­rantisce a tutti la libertà di praticare i culti religiosi. Ma il sacerdote e i credenti possono forse pregare liberamente, se vengono controllati non soltanto da spioni camuffati, ma anche da altri, i quali credono di averne il diritto? Ad esempio il 19 gennaio di quest'anno il presidente della circoscrizione di Adutiškis, A. Laurinavičius; il direttore della scuola media di Adutiškis, J. Navikas e l'insegnante A. Baužys, venuti in chiesa, classificarono i credenti in due categorie: coloro i quali hanno diritto di pregare e coloro che non lo hanno. Contro tale brutale e pervicace ingerenza io, parroco della parrocchia, pro­testo e prego di provvedere affinché ciò non abbia più a ripetersi.

L'art. 125 della Costituzione garantisce la libertà di stampa. Se tale libertà fosse reale, oggi i credenti in Lituania non offri­rebbero 60 rubli per avere il libro di preghiere Maldynas.

Il discorso da Voi fatto alla televisione di Vilnius il 28 ago­sto 1974 e l'articolo Sąžinės laisvė ir tarybiniai įstatymai (Li­bertà di coscienza e leggi sovietiche) apparso sul « Tiesa », n. 273, hanno incantato solo coloro che non conoscono la reale situazione della Chiesa in Lituania. Voi scrivete: « In Lituania funzionano centri religiosi, come ad ^esempio le curie delle diocesi cattoliche ». Ma quale è il loro compito? Esse vege­tano tanto quanto è necessario agli organi sovietici. È noto a tutti che le curie hanno affidato i sacerdoti a\ Voi, e Voi ai vicepresidenti dei Comitati esecutivi delle proyince e questi, a loro volta, ai presidenti delle circoscrizioni. Il 25 gennaio 1973 il vicepresidente del Comitato esecutivo della provincia di Švenčionys ordinò a V. Laurinavičius: « Devi riesaminare l'attività del parroco! ». L'opera pastorale del sacerdote, la sua serenità e le riparazioni degli edifici religiosi dipendono dai sostituti dei presidenti delle province e dai presidenti delle circoscrizioni; mentre i cosiddetti «centri religiosi» restano solo con il compito di ricevere i turisti, di concedere loro delle in­terviste, di mostrare le proprie ville ... I detti « centri religiosi », inoltre, versano somme consistenti al « fondo per la pace »; inviano delegati, come se si trattasse di attori, a delle conferenze le quali non hanno nulla in comune con la chiesa e, dietro richiesta dell'incaricato, rimuovono senza alcun fondamento i sacerdoti dai loro incarichi.

   Voi scrivete:  « Ogni ecclesiastico deve lavorare in quellacomunità religiosa nella quale è stato registrato ». In base a quale legge Voi limitate ed annullate i diritti dei sacerdoti? Se riconoscete un centro religioso, allora con ciò stesso dovete riconoscere anche i suoi statuti. L'art. 390 del sinodo dell'ar-cidiocesi di Vilnius dice che ogni sacerdote ha il diritto di celebrare la S. Messa, di predicare e di ascoltare le confessioni in tutta la diocesi dove egli svolge il suo ministero pastorale.

Ingerenze dei burocrati nella vita di chiesa

Nel vostro articolo affermate anche: « Lo Stato non interfe­risce nell'attività interna delle comunità religiose... »E poco più avanti: « Ogni ecclesiastico deve lavorare in quella comunità religiosa nella quale è stato registrato... »Quale stridente con­traddizione! Se lo Stato non interferisce nell'attività interna della Chiesa, allora cosa significa l'espressione « d'accordo con gli organi locali del governo »? La realtà mostra che in effetti quegli « organi » soltanto impartiscono disposizioni. Oggi i credenti assistono con dolore e tristezza alla più brutale inge­renza degli organi sovietici di governo nella vita interna della Chiesa; mentre le generazioni future rideranno delle tragicom­medie dei giorni nostri, nelle quali gli ateisti fanno da registi, come noi ridiamo dell'imperatore Giuseppe II d'Austria il quale imponeva ai parroci persino quante candele dovessero accendere durante la Messa!

Con quale e quanta brutalità gli organi locali del governo si ingeriscano nella vita interna della Chiesa può essere dimo­strato dal seguente episodio. Il 3 ottobre 1974 il presidente della circoscrizione di Adutiškis redasse un verbale nei miei riguardi perché nei giorni 28 e 29 settembre, nella mia parroc­chia, erano venuti dei sacerdoti per ascoltare le confessioni.

La più grande calamità è che Voi affidate il compito di « in­segnare e concordare » agli organi del governo locale, i quali si comportano secondo il principio: 'Mi piace così' e non devono rispondere a nessuno nemmeno peri più assurdi « con­cordati ».

2.

Lunga e triste vicenda di un aspirante seminarista

Il 30 ottobre 1974 diceste alla Skyreliené: « Il parroco l'ha indotto » (A far entrare il figlio della Skyreliené nel Seminario ecclesiastico, Ndr ).

J. Skyrelis sa molto bene che oggi diventare sacerdote "non è certo una pacchia". È infatti noto a tutti, e quindi natural­mente anche a questo giovane, che gli ateisti disprezzano e per­seguitano il sacerdote in ogni maniera: lo chiamano «schiavodella chiesa»; scrivono sul suo passaporto «servo del culto», eo-cetera. Gli ateisti fanatici scherniscono impunemente il sacerdo-te, privo di qualsiasi diritto; redigono senza alcun fondamento denunce e verbali nei confronti dei sacerdoti perché sanno che per questo verranno elogiati e faranno carriera. Se il gio vane Skyrelis,pur conoscendo il trattamento riservato ai sa cerdoti, già dal 1970 aveva tentato di entrare nel Seminarioecclesiastico, è chiaro che non occorre alcuna opera di per suasione nei suoi riguardi. Dietro richiesta del giovane ho re­datto il necessario attestato di presentazione;  tuttavia Voi avete trovato degli « ostacoli » e non gli avete permesso di accedere al Seminario. Nel 1973 avevate promesso alla madre del giovane che avreste soddisfatto la sua aspirazione nel 1974 ma poi non avete mantenuto la promessa.

I        parrocchiani di Adutiškis mi hanno chiesto perché il giovane] non era stato accettato. Essi hanno il diritto di essere informati, perché ogni anno mandano delle offerte per il mantenimento del Seminario. Non sapendo che cosa rispondere alla gente, ho consigliato loro di recarsi là e di informarsi.

Sentiamo che qualcuno esulta per il fatto che non ci sono candidati al Seminario, mentre ciò non è vero. Ci sarebbe in­vece chi sarebbe disposto a dare il cambio ai parroci anziani ed a colmare i vuoti aperti nelle loro file, ma Voi sbarrate la strada a molti. Infatti, la validità della vocazione di un giovane è giudicata dagli ateisti e non da coloro che sono competenti a farlo. Come noi sacerdoti non abbiamo il diritto di valutare i candidati al komsomol o al partito comunista, così neanche Voi avete il diritto di giudicare sulla idoneità di un giovane allo stato sacerdotale. Nella storia della Chiesa non si è mai ve­rificato che degli ateisti decidessero l'idoneità dei candidati al sacerdozio.

Voi avete risposto agli abitanti di Adutiškis: «Il giovane sa perché non è stato accettato ». Voi avete così evitato di dare una risposta chiara, il che fa pensare che abbiate qualcosa da nascondere.

II        27 settembre 1974 un rappresentante del Seminario ecclesiastico spiegò alla gente di Adutiškis che il giovane Skyrelis non era stato accettato al Seminario perché dopo aver terminato l'Istituto agrario non aveva lavorato i prescritti due anni per lo Stato, si era urtato con i dirigenti dell'azienda e aveva litigato con i superiori e inoltre pretendeva che gli fosse permesso di recarsi all'estero.

I responsabili del Seminario non potevano trarre le giuste conclusioni senza aver controllato la veridicità di questi fatti e senza aver sentito la parte interessata. La morale cristianami obbliga a difendere chi viene danneggiato ingiustamente.

Il giovane poteva e intendeva lavorare per il governo i due anni stabiliti ma era stato allontanato dal lavoro per il fatto che frequentava la chiesa. Licenziato dal suo impiego di agronomo, il giovane si era presentato al kolchoz « Liudas Gira », deciso ad assolvere il suo obbligo verso lo Stato lavorando come sem­plice bracciante. Però giunse un funzionario sconosciuto dalla provincia per ordinare alla direzione del kolchoz di licenziare il giovane dal lavoro.

I     dirigenti dell'azienda erano continuamente in urto con lui, lo schernivano e lo rimproveravano: « Quale esempio dai agli allievi come agronomo se vai in chiesa? ». J. Anicas e J. Ri-maitis, nell'opuscolo Tarybiniuose istatymuose apie religinius kultus (Sui culti religiosi nelle leggi sovietiche); pubblicato nel maggio del 1970, a pag. 31 scrivono: « Costituisce un reato anche il rifiuto di accettare i cittadini al lavoro... il licenzia­mento dal lavoro... in dipendenza delle loro concezioni religiose ».

II        giovane è stato licenziato dal lavoro unicamente perché andava in chiesa. E di ciò non sono stati incolpati i dirigenti dell'azienda, ma il giovane stesso. Allora a che scopo vengono emanate tante belle leggi? Evidentemente esse sono state fatte non per difendere i derelitti, ma a scopo propagandistico; solo per dire: guardate quanto sono giuste le nostre leggi; persino i diritti dei credenti sono difesi dalla legge! Invece questa è soltanto una presa in giro dei credenti.

Il giovane Skyrelis viene accusato di essersi messo in urto con f"superiori. Questi, sperando che egli perdesse la propria vocazione, decisero di nominarlo capo brigata. Il giovane si op­pose perché era convinto che nel 1974 sarebbe stato accolto nel Seminario. Il suo rifiuto di frequentare i corsi per capo brigata non va interpretato come un'intenzione di sfuggire a dei doveri civici, perché ognuno è padrone di scegliersi liberamente la propria professione.

Il giovane viene accusato di aver « chiesto il permesso di andare all'estero ». Si tratta di una calunnia: egli non ha mai accennato di volersi recare all'estero.

Il delegato del Seminario gli ha consigliato di trasferirsi da qualche parte, ad esempio in Lettonia, e di attendere là alme­no per tre anni. Egli aspetta dal 1970 e ancora non si sa quando dovrà attendere! Che ne sarà del giovane dopo tanta attesa? Mentre le calunnie nei suoi confronti non ammuffiranno di certo! Il giovane ha perso la benevolenza e si è attirato l'ira di gente che proclama il perdono, ma poi calpesta un nemico fi­no al suo totale annientamento. Lo scopo dei nemici della Chie­sa è evidente: essi vogliono che dal Seminario escano soltanto dei sacerdoti vecchi e malati.

Voi avete detto: «Il parroco l'ha convinto!». Allora co-i me interpretate la Vostra proposta alla madre del giovane per­ché egli si mettesse a studiare medicina? Non Vi siete mai' preoccupato di coloro che vogliono studiare medicina, ma unicamente del fatto che il giovane aveva deciso di diventare sacerdote. Impedendogli per così lungo tempo l'accesso al Se­minario, Voi sperate che la sua vocazione venga meno e di otte­nere la sua « docilità ». Come spiegare tali richieste, che non hanno nulla a che vedere con la vocazione sacerdotale e non sono certo in accordo con la coscienza di una persona morale?

3.

Presi in giro i credenti che restaurano la loro chiesa

Si dice e si scrive che le chiese possono essere riparate libe­ramente. Ciò non è affatto vero. A questo riguardo, soltanto Tarasov, giunto da Mosca, ha avuto il coraggio di dire la veri­tà. Il 16 luglio 1973 egli dichiarò: « Senza l'autorizzazione del governo voi non avete il diritto nemmeno di piantare un chio­do in chiesa ».

Nel 1973 i credenti di Adutiškis acquistarono da un deposito di rottami un impianto di riscaldamento fuori uso e lo ripara­rono. Il 16 settembre 1973 il comitato parrocchiale della chie­sa di Adutiškis chiese al Comitato esecutivo della provincia di Švenčionys il permesso di installare l'impianto di riscalda­mento in chiesa, ma la provincia non ha mai risposto a tale istanza. Il 1° novembre 1973 gli abitanti di Adutiškis si rivol­sero a Voi. Il 21 novembre un Vostro consigliere venuto ad Adutiškis disse testualmente: « Possono essere riscaldate sol­tanto le chiese nelle quali esistono opere d'arte di valore ». Tut­ti rimasero indignati della Vostra risposta, perché significa che ci si preoccupa più delle opere d'arte che dell'uomo; mentre la radio e la stampa ripetono continuamente che nell'Unione Sovietica « tutto è fatto per il benessere dell'uomo ». Con la Vostra risposta avete offeso i kolchoziani, i quali sanno che da qualche parte vengono già riscaldate perfino le stalle. Essi inoltre sanno che anche le case della cultura sono riscaldate giorno e notte.

Il 9 dicembre 1973 i cittadini di Adutiškis si rivolsero al Consiglio dei ministri della rss di Lituania. Il 2 febbraio 1974 rinnovarono l'appello, ma nuovamente non ottennero alcuna risposta. Il 14 marzo 1974 venne inviato un appello al Presi-dium del Soviet supremo della rss di Lituania e al primo segretario del ce del pc; ma neanche le suddette autorità rispo­sero alla popolazione di Adutiškis.

Gli abitanti di Adutiškis ne dedussero che tanto il Consi­glio dei ministri quanto il Presidium del Soviet supremo, come anche il Comitato centrale, interpretando correttamente il de­creto « sulla separazione della Chiesa dallo Stato », non voles­sero avere nulla a che fare con i credenti, e perciò non rispon­devano alle loro istanze. E così la gente iniziò con la coscienza tranquilla i lavori di installazione dell'impianto di riscaldamento nella chiesa.

A lavori terminati cominciarono ad arrivare le ispezioni. Nel mese di luglio un ignoto funzionario, assieme all'ispettore per la prevenzione degli incendi, indagò sulla provenienza del materiale acquistato. Il 23 luglio vennero convocati i mem­bri del comitato parrocchiale P. Burokas e V. Trečiokas. L'inquirente volle sapere da loro cosa avevano acquistato e dove. Dopo aver diligentemente messo tutto a verbale egli pretese che i membri del comitato parrocchiale lo firmassero ma questi si rifiutarono di farlo perché a memoria non erano in grado di fornire dei dati precisi. Essi allora vennero trattenuti sotto la sorveglianza di un miliziano e non furono rilasciati fino a quando non ebbero firmato il verbale. Poteva l'inqui­rente comportarsi in tal modo? Forse che gli ispettori esigono che i ragionieri e i direttori forniscano dei dati a memoria? Più tardi venne convocato per un interrogatorioP. Avinas, cassie­re del comitato parrocchiale. Dopo di lui venne sottoposto ad in­terrogatorio l'ex segretario del comitato parrocchiale, A. Bu-éelis. Petjjltimo toccò a me di essere interrogato dal presi­dente della circoscrizione di Adutiškis e da un incaricato della milizia, i quali vollero sapere dove ci fossimo procurati i ser­batoi per la nafta.

Poiché l'inquirente non era riuscito a trovare alcun motivo per incriminare i parrocchiani di Adutiškis, la provincia chiese allora che il comitato parrocchiale presentasse agli uffici com­petenti il progetto dell'impianto di riscaldamento.

I delegati del comitato parrocchiale P. Burokas e V. Tre­čiokas si rivolsero all'architetto della provincia, Jakučionis, af­finché preparasse il progetto richiesto. L'architetto oppose un netto rifiuto e indirizzò i delegati all'Istituto comunale di progettazione aziendale di Kaunas. L'11 agosto i rappresen­tanti del comitato parrocchiale si rivolsero all'ufficio indicato. I funzionari di Kaunas si mostrarono assai meravigliati per il fatto che l'architetto Jakučionis li aveva mandati da loro a Kaunas pur sapendo bene che la provincia di Švenčionys rien­tra nella zona di Vilnius. A Vilnius la delegazione si sentì direche senza l'approvazione dell'incaricato del Consiglio per gli affari religiosi non era permesso presentare alcun progetto ri­guardante le chiese.

Il 30 agosto gli abitanti di Adutiškis dopo aver sentito alla televisione il Vostro discorso, nel quale dicevate che i credenti sono liberi e che possono riparare le chiese senza impedimento, vennero da Voi e Voi, dopo aver consigliato loro di « rieduca­re il parroco », li avete mandati alla provincia, affinché ve­nisse concessa loro l'autorizzazione a preparare il progetto. Il 24 settembre dalla provincia pervenne questo scritto: « Fino a quando non sarà pronta la documentazione, si fa divieto di proseguire i lavori ». Così la provincia esige la presentazione del progetto e contemporaneamente non dà il permesso di pre­pararlo...

A tale riguardo mi viene in mente un episodio verificatosi ai tempi dell'occupazione polacca. A Vilnius c'era un ginna­sio-liceo lituano. Avendo i signori polacchi deciso di liquidar­lo, pretesero che i candidati presentassero un certificato at­testante che i loro genitori erano lituani. La direzione dell'isti­tuto aveva avuto disposizione di non accettare alcuna iscrizione senza tale certificato; nel contempo, nessun ufficio rilasciava certificati del genere... Oggi si stanno ripercorrendo i sentieri segnati dai signori di allora...

Il 23 ottobre l'architetto-ispettore della provincia di .Šven­čionys, Jakštas, e l'ingegnere dell'amministrazione dei terreni V. Graužinis, dissero a P. Burokas e V. Trečiokas: « Recatevi all'Istituto per la progettazione e là vi verrà fatto il progetto che vi occorre. La provincia ha già preso accordi con l'istituto .» I rappresentanti della provincia pretesero anche l'assicurazione che i lavori non sarebbero stati eseguiti senza la necessaria documentazione.

I delegati di Adutiškis, recatisi all'Istituto, appresero che nes­suno dei funzionari sapeva nulla del progetto dell'impianto di riscaldamento della chiesa di Adutiškis. Che diritto avevano i; funzionari della provincia di turlupinare in questo modo i de-legati del comitato parrocchiale?

È noto che le leggi vigenti vietano ai sacerdoti di far parte' della « ventina » della parrocchia * e che non possono essere eletti neppure membri del comitato parrocchiale. Ma io miij sono convinto che dalla « ventina » della parrocchia sono esclu­si non soltanto i sacerdoti ma anche i parrocchiani più validi. Ad esempio dalla listadella « ventina » presentata all'appro-;

* Consiglio parrocchiale istituito per disposizione statale. ( NaT)

vazione della provincia sono stati cancellati Mykolas Raginis, Edmundas Vaitėnas e Ciprijona Burokienė.

Quando l'art. 135 della Costituzione dell'urss afferma: « Ogni cittadino dell'Unione Sovietica può essere eletto depu­tato del Soviet supremo della rss di Lituania » non si vede per­ché un sacerdote non possa essere eletto membro del comitato parrocchiale...!

A tale proposito radio Vilnius ha ritenuto di dover fornire la seguente spiegazione: « I preti non possono entrare a far parte del comitato parrocchiale affinché non approfittino dei beni materiali appartenenti al comitato parrocchiale ». Perché tali ripugnanti insinuazioni? Ovviamente per indisporre la po­polazione contro i sacerdoti. Perché non vengono sospettati i presidenti dei kolchoz o i direttori delle aziende? Anche que­sti ricoprono incarichi amministrativi.

In realtà si vieta di far parte sia della ventina che del comi­tato parrocchiale ai sacerdoti e ai fedeli più intraprendenti non tanto perché possono approfittare dei beni materiali (infatti per ogni comitato c'è una commissione di revisione!) ma per­ché si possa più facilmente ingannare il comitato parrocchiale. Ad esempio i funzionari della provincia avevano detto agli abi­tanti di Adutiškis: « Andate a Vilnius ed avrete il progetto! ». Un sacerdote e membri più avveduti del comitato parrocchiale avrebbero risposto che un progetto non si fa alla cieca, ma sol­tanto dopo aver eseguito un sopralluogo sul posto. Recatisi al­l'Istituto i membri del comitato parrocchiale si erano resi con­to di essere stati gabbati. Voi incaricato, avete autorizzato l'Isti­tuto ad eseguire il progetto dell'impianto di riscaldamento della chiesa, ma gli abitanti di Adutiškis hanno potuto gioire per poco della Vostra autorizzazione. Infatti l'ingegnere del l'istituto, Rozentalis, indirizzò gli abitanti di Adutiškis dal geometra della provincia perché preparasse la pianta del sa­grato di Švenčionys, ma l'architetto Jakučionis dichiarò altez­zosamente: « Noi non lo faremo per nessuna somma... ».

4.

Ateismo e convenienze

Nel Vostro articolo (« Tiesa », 22 novembre 1974), Voi scri­vete: « La concezione materialistica è già radicata in una no­tevole parte della popolazione ». Va rilevato al contrario che la concezione materialistica si è affermata soltanto in una piccola parte della popolazione e anche tra questa per con­venienza. Coloro che la esaltano e la reclamizzano agiscono sovente in contrasto con la propria coscienza. Voi valutate lapresa delle concezioni materialistiche da lontano, mentre noi possiamo giudicare da vicino. Vi basate su statistiche fittizie, mentre noi ci rifacciamo alla situazione reale. Anche se qual­cuno per paura dichiara di non credere in Dio, ciò non signi­fica che egli sia implicitamente ateo. Se lo fosse non si acco­sterebbe al sacramento del matrimonio, non farebbe battezzare i propri figli e non andrebbe a confessarsi. Non c'è quindi al­cun fondamento per esultare dell'elevato numero di atei. Chi potrebbe contare le famiglie che pregano in casa non potendo per un motivo qualsiasi andare in chiesa?

D'altra parte né la famiglia né la società hanno motivo di esultare per i fanatici materialisti. Qualche tempo fa nel sovchoz di Jakeliai lavorava J. Galvydis. Egli da direttore del sovchoz si occupava molto poco dei problemi dell'azienda ma dedicava tutte le sue energie alla lotta contro la religione; aveva deciso infatti di rendere atei tutti i lavoratori del sovchoz. Scherniva i credenti sulla « tabella della vergogna », non corrispondeva agli operai i premi che spettavano loro, come ad esempio a P, Burokas.

Il 20 luglio 1971 morì Albinas Bučelis, nato nel 1894, men­tre stava zappando un campo del sovchoz. Il direttore non concesse nemmeno l'uso di un automezzo per ritirare la bara dal magazzino. Tuttavia J. Galvydis ha provveduto bene a se stesso. Giunto a Jakeliai in condizioni molto modeste, come un orfanello, ne era ripartito dopo alcuni anni con una dote da principe che parte per il matrimonio. Un contadino che ab­bia lavorato per decenni in un kolchoz o in un sovchoz non avrà guadagnato neppure l'ombra di quanto ha intascato il direttore J. Galvydis durante quattro anni di direzione del sovchoz di Jakeliai.

Spesso si dice e si scrive che la Chiesa è stata una causa di conflitti nazionali, mentre ora le nuove generazioni vengono formate nello spirito dell'internazionalismo, per cui l'odio na­zionale è loro estraneo. Quest'anno, camminando a Vilnius in via Diržinskis, chiesi ad un giovanottello dove si trovava via Giedraičiu. Questi mi rispose in russo: « Non capisco ». « Co­me sarebbe? Vivi in Lituania! Possibile che nella vostra scuo­la non insegnino la lingua lituana? » gli chiesi. « Soltanto i preti e i banditi parlano in lituano! » ribatté lo sbarbatello. Ecco quali sono i frutti della formazione materialistica! Chi ha indisposto quel giovincello contro la lingua lituana?

Il 4 dicembre 1974 radio Vilnius citò il caso, verificatosi pri­ma della guerra, di una famiglia che aveva chiesto al ministro della Pubblica Istruzione di dispensare i propri figli dalle lezio­ni di religione. La commentatrice, indignata, sottolineò che la richiesta era rimasta insoddisfatta. Che cosa risponderebbe oggi in­vece il ministro della Pubblica Istruzione se qualche famiglia gli chiedesse di non danneggiare i propri figli con lo spirito del­l'ateismo? Chi intende condannare gli errori del passato deve egli stesso guardarsi bene dal non commetterne oggi di simili. £ vero, nel passato si insegnava la religione nelle scuole, ma nessuno la imponeva con la forza, come oggi viene imposto invece l'ateismo. Inoltre le verità della fede venivano esposte unicamente durante le lezioni di religione; mentre oggi ogni insegnante deve cercare di inculcare il pensiero ateistico du­rante le lezioni della propria materia. Nel passato la religione veniva insegnata soltanto nelle scuole elementari e nei ginnasi; oggi invece l'ateismo comincia ad essere inculcato già negli asili, mentre nelle scuole medie, negli istituti professionali, nelle università e sui posti di lavoro viene imposto con la forza. Non vengono lasciati in pace nemmeno i pensionati!

Che razza di libertà è mai questa, se si inculca soltanto l'atei­smo? Se bisogna ascoltare soltanto idee ateistiche? Di quale libertà parla l'art. 124 della Costituzione dell'URSS? Non cer­to di quella che intendeva, giustamente, Rosa Luxemburg: < La libertà fine a se stessa non è affatto libertà. La vera li­bertà comprende anche la libertà di chi pensa diversamente ».

A Voi, come ad ogni altro retto cittadino, dovrebbe stare a cuore che tutti vivano onestamente. A tal fine dovreste quindi raccomandare la rieducazione non dei sacerdoti, ma di coloro che calpestano quanto vi è di morale e di bello. Nella Vostra posizione di ministro, potete presentarne molte belle proposte; soltanto, abbiate il coraggio civile di raccontare ciò che vedete e sentite a coloro i quali non sentono e non vedono perché impegnati a sprecare tutte le loro energie in una lotta senza senso contro Dio e la Chiesa.

Adutiškis, 25 gennaio 1975        Sac. B. Laurinavičius

(L'esposto è stato riassunto, Ndr)