Vilnius

Interrogatori e iniziative poliziesche diverse

Il 30 gennaio 1975 venne convocata nella sede del comi­tato per la Sicurezza a Vilnius la caporedattrice della bi­blioteca nazionale di Vilnius, Elena Šuliauskaitė. L'in­terrogatorio, condotto da due agenti della Sicurezza, durò più di 6 ore. Gli inquisitori chiesero alla donna di raccontare come venne festeggiato il compleanno di Te­rese Masyté il 30 settembre 1973, festicciola che essi ri­tenevano invece essere stata una riunione politica antiso­vietica. Essi la avvertirono che tutti i partecipanti a quella riunione erano già stati interrogati ed avevano raccontato tutto. Da lei si esigeva ora che rivelasse i nomi di chi aveva organizzato quella festicciola e altre riunioni; di chi le ispirava e di chi le frequentava. La Šuliauskaitė negò di aver organizzato quella festa di compleanno. L'agente Rim­kus chiese poi informazioni sul vescovo Steponavičius e sul sac. S. Tamkevičius. Quest'ultimo, secondo le notizie in possesso della Sicurezza, nella riunione tenuta presso T. Masyté in via Dzūku aveva calunniato l'ordinamento so­vietico ed aveva proposto di rovesciarlo. Gli agenti della Sicurezza erano irritati soprattutto per il fatto che il reverendo Tamkevičius sobilla la gioventù, diffonde la LKB KRONIKA e l'opuscolo Kaip laikytis tardymo metu(Come comportarsi durante gli interrogatori). Per tutta la durata dell'interrogatorio gli agenti tentarono con le più svariate minacce di ottenere dalla Suliauskaité le dichiarazioni che volevano, ma la donna negò tutte le accuse.

Il 20 febbraio 1975 Elena Šuliauskaité venne nuovamen­te convocata presso il comitato per la Sicurezza. L'interro­gatorio si protrasse oltre 6 ore. L'istruttore Marcinkevičius le minacciò il carcere per aver organizzato le riunioni per aver diffuso la LKB KRONIKA e per l'omertà a proposito dei « crimini » commessi dal sac. Tamkevičius. Gli agent della Sicurezza passarono poi a lodare i sacerdoti che con­dannano la LKB KRONIKA, comunicano alla Sicurezza i nomi di chi la diffonde e non interferiscono in alcun modo. Ad esempio il rev. J. Tunaitis nel corso di un interrogatorio aveva rivelato i nomi di chi gli aveva dato la LKB KRONIKA e di coloro ai quali poi lui l'aveva distribuita. La Suliaus­kaité venne nuovamente sollecitata a confessare di essere stata lei l'organizzatrice della riunione, reato per il quale sarebbe stata condannata in base all'art. 68 del cp. L'i­struttore Rimkus accusò poi brutalmente la Suliauskaité di diffondere la LKB KRONIKA che calunnierebbe l'ordina­mento sovietico. Secondo Rimkus il comitato per la Sicu­rezza aveva controllato tutti i fatti riportati nella kronikae quasi tutti si erano rivelati falsi. Aggiunse poi che per­sino l'amministratore dell'arcidiocesi di Vilnius, mons. Č. Krivaitis, durante un viaggio in America aveva dichiarato che in Lituania non c'è alcuna persecuzione dei credenti. Alla richiesta della Suliauskaité di sapere chi era la per­sona che aveva fatto il suo nome come organizzatrice della riunione, le venne risposto che non si poteva rivelarlo, in quanto non si voleva che se ne parlasse poi sulla lkb kro­nika. Il maggiore Rimkus cercò ancora insistentemente di convincere la Suliauskaité che le conveniva ammettere le proprie responsabilità, perché altrimenti sarebbe finita nel carcere di Panevėžys o in qualche altra prigione assieme ad avventuriere, prostitute ed assassine.

Il verbale dell'interrogatorio era redatto in forma di do­manda-risposta e dopo ogni risposta c'era uno spazio vuoto. Poiché l'interrogata si stava accingendo a sbarrare con untratto di penna gli spazi in bianco, l'istruttore Marcinke­vičius non glielo permise. Allora la Šuliauskaitė mise la propria firma sotto ogni risposta. « Che donna perversa! .— commentò l'istruttore. — Si vede subito che ha letto l'opuscolo Come comportarsi durante gli interrogatori ».

Il 30 gennaio 1975 venne sottoposta ad interrogatorio Terese Masyté, accusata di aver tenuto una riunione in casa sua.

Anche i ragazzi che servivano la Messa nella chiesa di San Nicola vennero convocati presso il comitato per la Si­curezza. Essi furono interrogati sulla riunione tenutasi in via Dzūku, sul tenore dei discorsi che i preti facevano in sacrestia, sulla provenienza dei libri religiosi, eccetera.

Il 31 gennaio 1975 venne interrogata nella sede del comi­tato per la Sicurezza la studentessa Aldona Bielskutėdella Università statale di Vilnius. Gli istruttori si comportarono con lei in maniera assai brutale, arrivando a minacciarla di espellerla dall'Università. A. Bielskutė negò tuttavia di aver partecipato a qualsiasi riunione.

Venne interrogata anche la sorella di Aldona, Regina.

Fu eseguita poi una perquisizione nella casa e sul posto di lavoro della madre di Aldona e nel deposito del giardino collettivo, ma non venne trovato nulla.

Ambedue le sorelle furono sottoposte ad ulteriori inter­rogatori nei giorni 3 e 4 febbraio. Più tardi le ragazze ven­nero entrambe espulse dall'Università.

*   *   *

Il 2 aprile 1975 venne convocato nella sede del comitato per la Sicurezza di Vilnius il parroco della parrocchia di Ka­beliai (prov. di Varėna), rev. J. Lauriūnas. Gli furono resti­tuiti quasi tutti gli oggetti che gli erano stati sequestrati durante la perquisizione, ad eccezione delle opere di Macei­na e di Girnius.

Gli agenti della Sicurezza gli dissero che non lo avreb­bero punito per la letteratura in suo possesso, ma che du­rante le perquisizioni avrebbero requisito tutto ciò che non concordava con la loro ideologia. Il rev. Lauriūnas, interro­gato su come considerava la LKB KRONIKA, rispose: « La kronika è il grido di un uomo oppresso ».

 

Druskininkai

Il 24 marzo 1975 a Druskininkai durante il periodo dell predicazione quaresimale una donna stava vendendo de devozionali davanti alla chiesa. La milizia se ne accorse fermò la donna e la portò alla propria sede.

Kaunas

La risposta della redazione del « Tiesa » a V. Vaičiūnas Compagno V. Vaičiūnas,

la Costituzione dell'Unione Sovietica stabilisce l'uguaglianza di tutti i cittadini, senza riguardo al colore della pelle, all'istru-zione, al sesso, alla religione. Con ciò stesso tutti vengono puniti alla stessa maniera quando violano la legge.

La libertà di religione non è limitata nel nostro paese, ma la chiesa è separata dallo Stato. È questa una grande vittoria del governo sovietico. Nessuna legge vieta all'individuo di credere o di non credere, di insegnare o meno le preghiere ai propri figli.

Nella vostra lettera (cfr. il numero 15 della LKB KRONIKA, Ndr) vi mostrate incoerente in molti punti e vi contraddite da solo. Approfondite meglio le leggi sovietiche.

La Sezione di propaganda

20 febbraio 1975

Il Presidium del Soviet supremo ha comunicato di aver inviato la lettera di V. Vaičiūnas all'incaricato del Consiglio per gli affari religiosi, il quale provvederà a rispondere.

Il 14 marzo 1975 un consigliere del Consiglio per gli affari religiosi si recò da V. Vaičiūnas e gli intimò di non provarsi più a scrivere simili lettere. Poi, senza aver detto nulla di concreto, dopo un breve colloquio se ne andò.

Šiauliai

Terza grossa distruzione di croci

Nel mese di ottobre del 1974 furono distrutte per la terza volta le croci erette dai cattolici lituani sul Monte delle Croci e venne abbattuta assieme alle altre anche una croce molto artistica, alta 4 metri: una grande figura del Cristo crocefisso scolpita in quercia e recante questa scritta:

 

« In Te, Signore, abbiamo riposto le speranze e non saremo delusi in eterno ». Questa bella croce era costata 800 rubli e incantava i visitatori, ma rimase in piedi appena sei giorni. In occasione di questo scempio un membro della famiglia N. che aveva eretto la croce scrisse: « Figli della nostra nazione, nelle cui vene scorre sangue lituano, che mangiate il pane frutto della terra del nostro popolo, che parlate la lingua conservata dai padri a prezzo della vita; come non vi sono tremate le mani nel compiere questo delitto. Saputa la notizia della distruzione delle croci abbiamo fatto un viaggio di 200 chilometri per accertare se veramente le croci erano state distrutte. Il monte sotto il quale riposano gli eroi della nostra nazione presentava ai nostri occhi una visione spaventosa: era stato saccheggiato, profanato; era baciato soltanto dal vento. Signore, non punire i malvagi perché sono dei poveri uomini, tratti in inganno, che non sanno essi stessi quello che fanno... ».

Tuttavia, nonostante l'ennesimo scempio, sul Monte delle Croci di nuovo cominciano ad essere innalzate altre croci grandi e piccole. La fede del lituano è più forte del braccio dei malvagi.

Perseguitato chi non lavora nelle feste religiose

L'11 dicembre 1974 nel Kombinat d'istruzione profes­sionale di Šiauliai della lad si è tenuta una riunione del sindacato durante la quale è stato discusso il caso di viola­zione della disciplina del lavoro da parte di M. Jurevičius. Questi non si era presentato al lavoro l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione di Maria.

Nel suo intervento il capo della sezione del personale, B. Godliauskas, ricordò che Jurevičius, in 10 anni che lavorava nel Kombinat, non aveva mai avuto alcuna punizione; tut­tavia il 10 novembre e l'8 dicembre scorsi non si era pre­sentato al lavoro, giustificando le sue assenze con il fatto che doveva celebrare i giorni delle festività religiose essen­do egli un cattolico praticante. Jurevičius prima dell'8 di­cembre aveva presentato una dichiarazione scritta con la quale avvertiva la direzione che quel giorno non sarebbe venuto al lavoro, ma l'amministrazione del Kombinat non l'aveva presa in considerazione ed aveva stabilito che l'assenza di Jurevičius dal lavoro l'8 dicembre era una viola­zione cosciente della disciplina del lavoro e un gesto di! sfida. L'amministrazione aveva proposto quindi di discutere; il comportamento di Jurevičius perché egli non gettasse discredito su tutto il collettivo.

Il presidente del sindacato, A. Petrauskas, dichiarò che l'8 dicembre era stato dichiarato giorno lavorativo in tutta l'Unione Sovietica e che bisognava osservare le leggi.

M. Jurevičius rispose asserendo di non essere stato lui a commettere un reato, bensì coloro che avevano emanato tali leggi, perché la Costituzione non vieta l'osservanza della religione.

Dopo la discussione si decise di applicare nei riguardi di Jurevičius una sanzione di carattere sociale: l'ammonizione.

Il 19 dicembre 1974 J. Šileikis, operaio nel Kombinat d'istruzione professionale della lad di Šiauliai, consegnò alla direzione una dichiarazione con la quale faceva presente che il 25 dicembre, giorno di Natale, egli non sarebbe ve­nuto al lavoro.

Il 20 dicembre un'analoga dichiarazione venne presentata da M. Jurevičius e più tardi anche dall'operaio S.Čilinskas. Tutti quanti si dichiaravano disposti a compiere il lavoro non eseguito in altri giorni norf festivi oppure chiedevano che quella giornata venisse sottratta dal loro periodo di ferie pagate. Jurevičius e Čilinskas inoltre disponevano di giornate lavorative straordinarie già eseguite.

Il 24 dicembre la direzione del Kombinat cercò di con­vincere Šileikis e Čilinskas a venire a lavorare l'indomani, giorno di Natale. Essa arrivò fino al punto di proporre ai due di lavorare mezza giornata, ma Šileikis e Čilinskas non accettarono. Il capo dei quadri del personale Godliauskas propose allora a Čilinskas di prendersi dopo il Natale i giorni di vacanza che gli spettavano per il lavoro straor­dinario già eseguito, ma l'operaio respinse la proposta.

Il 31 dicembre 1974 Jurevičius ricevette dalla direzione del Kombinat la richiesta di presentare entro l'8 gennaio 1975 una giustificazione scritta contenente i motivi per i quali il 25 dicembre non si era presentato al lavoro.

Il 3 gennaio 1975 J. Šileikis e S. Čilinskas furono infor­mati che era stata comminata loro un'ammonizione perchéerano stati assenti dal lavoro senza una fondata giustifica­zione.

Il 3 gennaio M. Jurevičius inviò al direttore del Kombi­nat questa comunicazione:

Comunico che il giorno 6 di questo mese i cattolici celebrano una festa di precetto, l'Epifania. Di conseguenza quel giorno non potrò venire al lavoro. Essendo cattolico praticante, ho l'obbligo di celebrare le festività. Vi prego di detrarre questo giorno dalle mie ferie; oppure potrei recuperare la giornata con un lavoro straordinario o di sabato. Infatti ho lavorato il 21 dicembre 1974 (sabato). Se non avete conteggiato questo giorno come recupero per il 25 dicembre (Natale), Vi prego di conteggiarlo al posto del 6 gennaio.

A questa dichiarazione M. Jurevičius allegò un elenco delle festività religiose dell'anno 1975 in cui non avrebbe lavorato.

Feste di precetto per i cattolici

  Epifania: il 6 gennaio

  Ascensione: l'8 maggio

  Corpus Domini: il 29 maggio

  SS. Pietro e Paolo: il 29 giugno

  Assunzione: il 15 agosto

  Ognissanti: il 1° novembre

  Immacolata Concezione: l'8 dicembre

  S. Natale: il 25 dicembre

Il 7 gennaio, nel Kombinat della lad, si tenne una riu­nione sindacale alla quale presero parte 9 membri. Nella seduta venne discussa la proposta dell'amministrazione del Kombinat di licenziare M. Jurevičius per il suo assenteismo dal lavoro.

Chiamato a giustificarsi, Jurevičius spiegò che i 4 giorni in cui non era venuto al lavoro erano tutte festività reli­giose e che, fino a prova contraria, la Costituzione dell'Unione Sovietica garantisce a tutti i credenti la libertà di religione. In merito a tali assenze egli precisò inoltre di averle comu­nicate in anticipo all'amministrazione del Kombinat e di essersi dichiarato disposto a recuperarle in altri giorni.

Il presidente del comitato professionale Petrauskas rim­proverò Jurevičius di citare soltanto l'articolo della Costi­tuzione che a lui tornava utile, mentre ne esistevano anchealtri i quali dicono che « la chiesa è separata dallo Stato » e che « il lavoro è una questione d'onore per ogni cittadi­no ». Inoltre secondo Petrauskas centinaia di credenti pur lavorando trovano il tempo per compiere i propri doveri religiosi.

Nel suo intervento, Cimerman sostenne che nessuno per­seguita i cattolici e che essi devono recarsi normalmente al lavoro nei giorni lavorativi (anche se si tratta di feste reli­giose).

La Valiulienė dichiarò che nel caso in esame non si trat­tava di un problema di religione, ma di un gesto di sfida.

Tutti i membri del Kombinat presenti alla riunione con­dannarono il comportamento di Jurevičius e si espressero a favore del suo licenziamento dal lavoro.

Il 9 gennaio 1975 M. Jurevičius ricevette la seguente comunicazione: « Con decorrenza 10 gennaio dispongo il licenziamento di M. Jurevičius, operaio riparatore edile del­l'azienda, per assenze ingiustificate dal lavoro, in base all'art. 43 comma 4 del ltsr dik. Il direttore ».

Il 4 febbraio 1975 il giornale di Šiauliai « Raudonoji vė­liava » (Bandiera rossa), pubblicò un lungo articolo dal titolo: I falsi devoti. In esso era scritto tra l'altro: « Me­čislovas Jurevičius vuole apparire più santo dello stesso papa di Roma... M. Jurevičius probabilmente vuole meri­tarsi la corona di martire... M. Jurevičius è esploso in un attacco di rabbia antisovietica lungamente repressa (...) egli ha cercato di nascondere le proprie azioni sotto il manto della religione. Negli anni 1944-1945 egli rapinava la gente e gli uffici sovietici; con un fucile in mano sparava a tradi­mento sui militari dell'Armata Rossa... nel 1950 egli venne condannato a 25 anni di privazione della libertà...

Čilinskas, come Jurevičius, è un germoglio dello stesso ceppo antisovietico. Anche le loro biografie sono singolar­mente simili... appellandosi ai sentimenti dei credenti, essi si sforzano di apparire, se non come dei nuovi apostoli, almeno come dei martiri per la fede. Soltanto che difficil­mente potranno riuscirci ...»

A. Stanelis, corrispondente del « Raudonoji vėliava ».

*   *   *

Il 27 agosto 1974 M. Jurevičius venne convocato all'uffido del personale, dove lo attendeva un agente della Sicu­rezza. Quest'ultimo lo accompagnò alla sede della Sicurezza e gli chiese se conosceva la signora Pargauskienė e se aveva ricevuto da lei dei libri di preghiere e in genere libri di contenuto religioso. Jurevičius negò tutto.

Allora gli agenti della Sicurezza introdussero nella stanza la Pargauskienė, segretaria del policlinico pediatrico, chie­dendo nuovamente a Jurevičius se la conosceva; ma egli ripetè di non averla mai vista. Con ciò l'interrogatorio ebbe termine.

Kretinga

Furto sacrilego

Nella notte del 18 febbraio 1974 la chiesa di Tūbausiai (prov. di Kretinga) venne saccheggiata. I malviventi, pene­trati attraverso una finestra, forzarono il tabernacolo e spar­sero a terra il Santissimo; saccheggiarono poi la sacrestia, strapparono alcuni stendardi e spaccarono il crocefisso. La popolazione parla del fatto con le lacrime agli occhi. Ecco ųuali abiezioni genera l'odio ciecamente inculcato a scuola.

Plungė

Nel mese di febbraio 1975 nel kolchoz « Keturi komu-narai » (I quattro comunardi) della provincia di Plungėmorì la Lučinskaitė, una vecchia militante comunista e ateista. Prima di morire aveva fatto chiamare un sacerdote e si era accostata ai santi sacramenti; si era comportata insomma come una vera cattolica. Gli attivisti del partito nel kolchoz vennero a conoscenza della cosa e aggredirono la figlia, direttrice della casa di cultura, indignati per il fatto che aveva permesso a sua madre, militante nel partito da più di 20 anni, di chiamare un prete. « È una cosa inau­dita, è un'offesa al partito! » sbraitarono gli attivisti] La donna spiegò che la madre di fronte alla morte aveva agito secondo la propria coscienza e non aveva chiesto affatto il suo consiglio.

Gli attivisti del partito nel kolchoz seppellirono comun­que la Lučinskaitė senza riti religiosi.

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Nell'autunno del 1974 morì la madre di Ivanauskas parroco di Kuliai. I parrocchiani avrebbero voluto espri mere le loro condoglianze al parroco attraverso il giornali provinciale. Tuttavia gli impiegati della redazione si rifiu-tarono di pubblicare il necrologio sul giornale.

« Noi al prete possiamo dare una martellata in testa noti compiangerlo. Nella stampa sovietica non c'è posto per preti! »

« È strano! — hanno commentato i parrocchiani. — Per calunniare un sacerdote un giornale dedica intere pagine,' mentre si ha paura di dedicargli qualche riga di conforto

Šilalė

Il postino di questa città, St. Jakštas, aveva portato 1 croce alcune volte durante i funerali. Il segretario del par-, tito comunista di Šilalė, Bertašius, ordinò al direttore dell posta, Kubeckas, di proibire al postino di continuare tal pratica. Kubeckas eseguì subito l'ordine ricevuto.

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Il sostituto del Comitato esecutivo di Šilalė, Jankus, ha vietato al parroco di Šilalė, rev. Valaitis, di riparare l'oro logio della chiesa. Non è ammissibile che l'orologio della chiesa batta le ore e segni il tempo... Il 23 marzo 1975 il responsabile della sezione di propaganda, Sirvydas, salì per­fino sul campanile per assicurarsi che l'orologio non foss in grado di funzionare, in quanto ciò... potrebbe nuocere alla propaganda ateistica!

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Nel mese di aprile il comitato parrocchiale della chiesa di Šilalė ha sostituito i vecchi fili elettrici con un cavo ch< dalla strada attraversa il sagrato. Immediatamente si è pre sentato sul posto lo zelante Sirvydas, il quale ha vietato l'allacciamento del cavo alla rete.

Panevėžys

Il 28 marzo 1975 (Venerdì Santo), alcuni ignoti delin quenti devastarono il cimitero della vecchia Panevėžys Vennero abbattute 28 croci, tra le quali si trovò a terraanche un'alta ed artistica scultura della S. Vergine Maria, rovesciata dal suo piedistallo. Il fatto che si trattava dipesanti croci di granito dimostra che lo scempio non è stato compiuto da una sola mano.

La popolazione pensa che non si tratta di un'impresa di teppisti, bensì di un'azione di ateisti organizzati. Infatti soltanto degli ateisti potevano pensare a profanare delle croci il Venerdì Santo, giorno del sacrificio di Cristo e della esaltazione della Croce.

 

Utena

Ostacoli burocratici all'assistenza religiosa dei malati Ordinanza n. 5 del medico capo della provincia di Utena Utena, 24 gennaio 1975

modalità da osservarsi per l'accesso in ospedale dei SERVI  del  culto  chiamati  dietro  richiesta  dei  degenti

Risulta che nell'ospedale centrale della provincia di Utena si verificano dei casi in cui viene violato l'ordine stabilito per l'accesso dei servi del culto chiamati su richiesta dei degenti. I servi del culto, infatti, entrano nell'ospedale senza alcuna au­torizzazione dell'amministrazione dello stesso.

Allo scopo di stabilire dei criteri uniformi per l'accesso in 'spedale dei servi del culto, chiamati dietro richiesta dei de­genti, si ordina:

1.         Di consentire l'accesso in ospedale ai servi del culto soltanto dietro esplicita richiesta dei pazienti. Di tale desiderio del degente i responsabili dei reparti o i parenti del malato informeranno il primario o i medici suoi sostituti, i quali rila­sceranno dei permessi scritti per l'accesso all'ospedale dei servi del culto.

2.         Di fare in modo che all'arrivo del servo del culto il degente sia solo nel reparto. Qualora non fosse possibile sepa­rarlo dagli altri pazienti, isolare il suo letto con un paravento. Bisogna inoltre sempre chiedere agli altri degenti del reparto se non abbiano nulla in contrario all'accesso del servo del culto. Coloro che sono in grado di muoversi, se sono d'accordo, ver­ranno fatti uscire dal reparto per tutta la durata delle pratiche religiose.

3.         Di controllare che i dipendenti dell'ospedale non chia­mino i servi del culto di loro iniziativa e che non siano presenti allo svolgimento delle pratiche religiose.

4.         A tutti i responsabili del reparti di portare a conosce del personale dipendente la presente ordinanza e il contenu dell'art. 124 della Costituzione dell'urss entro il 15 febbrai corrente.

5.         La puntuale esecuzione della presente ordinanza verrj( controllata da me personalmente.

Il medico provinciale della provincia di Utena, G. Lazdauskas

 

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Ateismo comune

Estratto da un numero del 1975 del giornale murale « Tiesos zodis » (Parola di verità) dell'ospedale centrale della provincia di Utena.

Nella provincia di Utena lavorano 90 medici, di cui 79 presso l'ospedale centrale della provincia; inoltre 310 persone fanno parte del personale paramedico.

L'opera del suddetto personale sanitario nell'applicare le concezioni scientifico-materialistiche è stata valutata come sod-' disfacente. La commissione per la propaganda ateistica dell'o­spedale centrale della provincia non ha sviluppato nel corsodel 1974 un'opera altrettanto attiva.

Il personale sanitario vive a continuo contatto con il malato, cioè con una persona in un momento difficile della sua vita, in uno stato di malattia, di dolore, di sofferenza. In tali condizioni un uomo è più portato a pensare ed a guardare improvvisamente molte cose con occhi diversi. Tale situazione è molto favore­vole alla formazione di una corretta concezione materialistica. Purtroppo tali situazioni vengono raramente sfruttate per col­tivare l'ideologia socialista. Non viene rivolta ancora sufficiente attenzione all'opera individuale.

L'azione ateistica individuale deve essere condotta tenendo conto dell'età e dello stato di salute del credente e non deve nuocere ai compiti professionali. I nostri medici conducono l'attività ateistica ancora con molta esitazione. Quest'opera deve essere svolta anche dal personale paramedico. Purtroppo la maggior parte degli operatori sanitari ha ancora una conce­zione primitiva della religione e dispone di insufficienti cogni­zioni materialistiche. La commissione per la propaganda ateisti­ca, cioè il Soviet (consiglio) ateistico, deve informare i medici ed il personale paramedico sui principi metodologici dell'azione ateistica. La maggior parte degli operatori sanitari può e deve concorrere alla divulgazione delle concezioni materialistiche (...)

Il presidente del consiglio ateistico, G. Lazdauskas

 

Il 18 giugno 1972 Paulina Grigaliūnaitė, residente nel villaggio di Vilkablauzdés (prov. di Utena), aveva eretto di fronte alla propria casa una croce di legno ricca di orna­menti e alta 5 metri. L'amministrazione della provincia le aveva ordinato di rimuovere immediatamente la croce, ma la Grigaliūnaitė non se ne era data per intesa.

Nella notte tra il 7 e 1*8 agosto 1972 la croce venne se­gata e portata via. Ancora oggi è opinione comune che ciò sia stato compiuto dagli attivisti del partito. Perché non si sentisse il rumore durante il taglio venne messo in moto un trattore.

Anykščiai

Quando morì Stefanija Ladigienė, consorte del generale lituano Ladiga morto martire in Siberia, suo figlio AlgisLadiga pensò di erigere sulla sua tomba una croce di pietra. L'architetto di Anykščiai gli aveva indicato una cava di ghiaia fuori della cittadina dove egli, ch'era addetto a lavori di miglioria fondiaria, dopo l'orario di lavoro si era messo a scolpire un'artistica croce per la tomba della defunta. Quest'anno (1975) erano ormai tre anni che il lavoro andava avanti. Già cominciavano ad apparire i contorni del monu­mento, l'idea dello scultore si andava concretizzando e sulla croce era già apparsa la parola « vivrà ». Forse questa parola, o forse la voce che si era diffusa nei dintorni secondo la quale Ladiga stava scolpendo un monumento ai parti­giani caduti, costrinsero il governo della provincia di Any­kščiai ad occuparsi della faccenda. Prima di Pasqua ben cinque auto si recarono a fare un sopralluogo alla cava, divenuta ormai famosa, dove s'ergeva il monumento ancora incompiuto. Taluni affermavano che in quei paraggi fossero sepolti dei tedeschi; altri parlavano di partigiani fucilati nel dopoguerra. Algis Ladiga rispondeva a tutti che il mo­numento era destinato alla propria madre Stefanija Ladi­gienė, sepolta nel cimitero di Viršuliškiai. Al governo della provincia di Anykščiai venne persino presentato il progetto approvato del monumento con le firme dell'autore A. La-diga e dello scultore consulente Vladas Vildžiūnas. Tutta­via prima di Pasqua, nella notte tra il Venerdì e il SabatoSanto (cioè tra il 27 e il 28 marzo), il monumento scom-parve. La gente disse di aver visto nei pressi della cava una gru e un camion. Sebbene sul posto fossero rimaste le impronte dei veicoli, la polizia non rivolse ad esse alcuna attenzione. A nulla ha giovato finora una denuncia verbale della famiglia Ladiga al comitato per la Sicurezza, né una petizione ufficiale inviata al Comitato centrale del pc lituano.

Skrebotiškis

Persecuzione di una credente attiva e coraggiosa

A Skrebotiškis, dopo la ricorrenza della Natività di Ma­ria dell'8 settembre 1969, il sostituto del presidente della provincia, Stapulionis, aveva convocato presso la sede del Comitato esecutivo della provincia di Pasvalys l'organista della parrocchia di Skrebotiškis, Emilija Kinskaitè. Dato che alla processione svoltasi durante la festa avevano par­tecipato molti studenti, ragazzi e ragazze, il sostituto Sta­pulionis ordinò all'organista di fornire spiegazioni su chi aveva organizzato gli studenti e su chi li aveva fatti vestire con le vesti per la processione.Emilija Kinskaitè spiegò che erano stati i genitori a condurle i ragazzi e che lei, die­tro loro richiesta, li aveva vestiti con le vesti da processio­ne. Il sostituto Stapulionis allora le disse che agendo così aveva commesso un reato e la diffidò dall'occuparsi ancora dei ragazzi e dal recarsi a visitare la gente.

A sua volta la direttrice Povilanskienè convocò cinque ragazze nella sala degli insegnanti, dove era ad attenderle il sostituto Stapulionis. Alle ragazze venne chiesto se ave­vano incontrato E. Kinskaitè, ed esse non lo negarono. Stapulionis chiese poi loro se la organista le avesse mai invitate ad andare in chiesa. Le ragazze risposero che alle funzioni religiose le portavano i loro genitori. « E voi cer­cate di evitarlo. Dite che avete mal di testa e non andateci! » le « istruì » il funzionario della provincia. Alla domanda su chi aveva insegnato loro il catechismo e il canto, le ra­gazze non risposero. Allora Stapulionis le minacciò di non lasciarle tornare a casa e di condurle aPasvalys. Le ragazze più piccole si misero a piangere e una di loro disse: « Vi dirò io cosa facciamo là: guardiamo come vengono fatte lecandele; ci permettono di suonare il pianoforte... ».

Il giorno seguente l'organista E. Kinskaité venne convo­cata a Pasvalys dal sostituto Stapulionis. Questi la definì una parassita e le ordinò di presentarsi dal procuratore. Quello, da buon custode delle leggi sovietiche, le disse che mancava solo qualche elemento per intentare contro di lei un processo penale per corruzione di minorenni. Terminato l'interrogatorio, il procuratore rimandò la Kinskaité da Sta­pulionis, che le ordinò di non far più venire i ragazzi nella sua stanza e di non parlare con loro neppure se li avesse incontrati per strada.

Nel mese di settembre del 1970 l'organista venne chia­mata alla circoscrizione di Tetervinai (prov. di Pasvalys). Era presente il sostituto del presidente della provincia, Sta­pulionis, e il comitato parrocchiale di Skrebotiškis convocato per l'occasione.

Stapulionis dichiarò che l'organista Kinskaité turbava la pace della parrocchia e quindi le veniva vietato di adornare l'altare e di suonare l'organo. Egli, il sostituto, licenziava la Kinskaité dal suo impiego di organista.

La donna replicò sostenendo che era stata assunta dal comitato parrocchiale e poteva essere licenziata solo da questo, qualora fosse stata riconosciuta colpevole di qual­che cosa. Il sostituto Stapulionis, infuriato, accusò l'orga­nista di corrompere i ragazzi; di non dare nessun peso ai suoi divieti (Stapulionis aveva concesso alla Kinskaité sol­tanto di uscire di casa per recarsi in chiesa e di fare il per­corso inverso); di scrivere delle denunce e di portarle a Vilnius. L'organista rispose che Stapulionis stava mentendo, perché lei non aveva mai scritto né portato a Vilnius alcuna denuncia.

Il comitato parrocchiale dichiarò che l'organista non si era resa colpevole di alcunché nei suoi confronti e che quin­di non l'avrebbe licenziata dall'impiego. Stapulionis minac­ciò che la provincia non avrebbe approvato la composizione del nuovo comitato parrocchiale se l'organista non fosse stata licenziata, mentre se l'avessero licenziata avrebbe auto­rizzato la riverniciatura del tetto della chiesa e la realizza­zione di un sentiero in cemento dal sagrato fino alla porta della chiesa...

   Il comitato parrocchiale venne in seguito convocato diverse volte presso il Comitato esecutivo. Lo stesso Stapu-lionis redasse la lettera di licenziamento della Kinskaité, nella quale si dichiarava che l'organista veniva licenziata dall'impiego a motivo dei reati commessi. Il comitato par­rocchiale non ebbe la forza di resistere alle pressioni dei funzionari della provincia e licenziò dall'impiego l'organista Kinskaité.

 

Šiupyliai

Un sacerdote sistematicamente insultato e calunniato Denuncia del sac. Antanas Ylius, parroco di Šiupyliai Al Procuratore della rss di Lituania

Nel 1945 venni processato in base all'art. 58 commi 1 e 10. Il tribunale non riuscì a provare nessun'azione terroristica o criminale a mio carico. Mi vennero comunque comminati 10 anni per aver cercato in modo sistematico di rendere la Lituania libera, democratica, lituana e indipendente. Scontai la condanna per intero. Nel 1956 sono tornato in Lituania e da 18 anni vivo in patria.

La propaganda antireligiosa mi accusa oggi di reati del tutto diversi, che io non ho mai commesso e nemmeno pensato di commettere. Durante il periodo dell'occupazione tedesca ho protetto gli ebrei, rischiando la vita. Sembra verosimile che abbia potuto, dopo la ritirata dei tedeschi, uccidere i miei fratelli? È una pura fandonia. Da me direttamente o a causa mia, grazie a Dio, nessuno ha sofferto. Se un militare commette un reato, non viene punito il comandante, ma il soldato che ha mancato. La propaganda nei miei riguardi agisce invece in modo del tutto contrario.

La propaganda antireligiosa ha inventato da cima a fondo un film che mi calunnia: Kryžiaus šešėlyie (All'ombra della croce). In esso viene mostrato il sotterraneo della chiesa* di Skardupiai pieno di armi e di cosiddetti "banditi". A costruire la chiesa di Skardupiai sono stato io in persona. Nella chiesa, tuttavia, non esiste alcun sotterraneo. Nel film qualcuno grida che io toglievo i figli alle madri e li uccidevo. Nel 1961 mi avevano filmato mentre stavo tagliando degli alberi nel bosco di Brisénai, dipartimento forestale di Airiogala, per consentire la messa in opera di una linea elettrica ad alta tensione. Allor­ché mi ripresero io stavo ripulendo un tronco e cantavo Augogirioj ąžuolėlis (Cresceva una quercia nel bosco). Nel film vengo mostrato invece come se stessi tagliando delle teste alla gente. Non si tratta forse della più ripugnante alterazione della

verità?

Nel museo ateistico di Vilnius uno stand è allestito in ma­niera tale da farmi passare per un feroce assassino. Tale giudizio su di me è stato dato da Danguolė Repšienė sul « Tiesa » del 12 gennaio 1974. Sui giornali e in vari opuscoli mi vengono continuamente addebitate cose che non mi è mai passato nep­pure per l'anticamera del cervello di commettere. Ovunque vengono fatte allusioni su ciò che avrei tentato di fare e che non sarei riuscito a portare a compimento in tempo.

Qualche tempo fa mi è stata addebitata la realizzazione di un timbro (destinato ad imprimere a fuoco sulla pelle dei comu­nisti la stella a cinque punte, Ndr). Oggi esso viene già ad­debitato al rev. Lelešius. I comunisti sanno bene chi è l'autore di quel timbro. Perché non si accaniscono contro di lui? Perché, essendo egli un agronomo, l'effetto propagandistico sarebbe scarso!

Ho sopportato a lungo. Pensavo: si stancheranno di calun­niarmi. Ma il mio silenzio è stato interpretato invece come un'ammissione di colpevolezza. Quindi, applicando il principio « ab uno disce omnes », essi ritengono di poter accusare tutti i sacerdoti. Ora mi accorgo quindi che non è più possibile tacere.

Questo infamante discredito gettato sul sacerdote costituisce un episodio della lotta cosciente e aperta contro la religione. Tali metodi di lotta non fanno certo onore a chi li usa. Si deve combattere con armi oneste e non trarre in inganno la gente con la menzogna e la calunnia.

Premesso quanto sopra, prego l'Illustrissimo Procuratore di disporre affinché venga tolto dalla circolazione il film sopra menzionato; di provvedere a che venga rifatto il citato stand; di porre termine alle forme di propaganda che alterano spudora­tamente la realtà.

Šiupyliai, il 2 febbraio 1974        Sac. Antanas Ylius

(L'esposto è stato riassunto, Ndr)

 

Prienai

Nell'autunno del 1974 la commissione amministrativa della provincia di Prienai ha inflitto una multa di 50 rubli all'organista Gaučys della parrocchia di Prienai per il fatto che nel coro della chiesa avevano cantato degli studenti.

 

Il 26 marzo 1975 il vicepresidente del Comitato esecu­tivo della provincia di Prienai, Morkvénas, convocò il par-* roco di Pakluonis (prov. di Prienai), rev. Pranas Lingys,! e lo rimproverò perché aveva invitato nella sua parrocchia il sac. S. Tamkevicius per la predicazione quaresimale. Ili parroco venne avvertito che se per l'avvenire il rev. Tamke­vicius intendeva fare delle prediche nella provincia di Prie­nai avrebbe dovuto ottenere prima il nulla osta del Comi­tato esecutivo della provincia di Alytus e poi l'autorizza­zione dell'amministrazione di Prienai.

Il vicepresidente Morkvénas ingiunse inoltre al parroco P. Lingys di togliere dalle pareti interne della chiesa i sim­boli nazionali, cioè l'emblema di Gedeminas.

Durante la Pasqua del 1975 grandi masse di popolo erano convenute nella chiesa di Prienai. Funzionari gover­nativi prendevano i numeri di targa delle auto private.

Simnas

Il giorno di Pasqua del 1975 la chiesa di Simnas era gre­mita fino all'inverosimile di gente in preghiera, come d'al­tronde quasi tutte le chiese della Lituania. Non tutti però erano venuti per pregare. Infatti nella chiesa non manca­vano dei funzionari governativi, degli spioni venuti per ascoltare la predica pasquale, a controllare quanta gente c'era, quanti e chi fossero gli studenti, eccetera. Tra le spie in incognito confuse tra la folla vi erano anche la direttrice della scuola media di Simnas, Guzevicienè, e il capo della Sezione pubblica istruzione della provincia di Alytus, V. Valeika.

Il 1° aprile il capo della Sezione pubblica istruzione, V. Valeika, si recò nella scuola media di Simnas e qui comin­ciò gli interrogatori. Nell'ufficio della direttrice Guzevicienè vennero chiamati due ragazzi che servivano la Messa: R. Juknelis e V. Vasiliauskas. A R. Juknelis fu chiesto chi lo aveva preparato alla Prima Comunione, chi lo aveva con­vinto a servire la Messa, perché non si iscriveva ai pionieri, eccetera. A Vasiliauskas venne chiesto chi degli studenti aveva partecipato alla processione pasquale. Pare che al capo della Sezione pubblica istruzione interessasse soprat­tutto estorcere ai ragazzi dichiarazioni da cui risultasse cheessi venivano preparati dal rev. Tamkevičius a servire la

Messa.

Il 2 aprile nella sede del Comitato esecutivo della pro­vincia di Alytus venne convocato dal vicepresidente della provincia, Jančiauskas, il parroco di Simnas, rev. J. Matu­levičius. Il vice presidente gli rinfacciò di avere invitato a predicare nella propria parrocchia il rev. J. Zdebskis senza l'autorizzazione della provincia. Poi il sostituto mandò il parroco al comitato per la Sicurezza di Alytus, dove era ad attenderlo il capitano Marcinkevičius, istruttore del comi­tato per la Sicurezza giunto da Vilnius. L'interrogatorio durò circa tre ore. Il capitano Marcinkevičius chiese informazioni sulla predica fatta dal rev. S. Tamkevičius durante la fun­zione della Resurrezione. Alla Sicurezza aveva dato partico­larmente fastidio il fatto che nella sua predica il rev. S. Tamkevičius aveva affermato che il governo invia dei sacerdoti all'estero per dichiarare il falso, e cioè che in Lituania vi sarebbe libertà di religione. Il rev. Matulevi­čius rispose che il giorno di Pasqua era stato molto impe­gnato e non aveva quindi avuto modo di sentire la predica; disse inoltre che il suo vicario trattava solo argomenti reli­giosi e non mondani (L'istruttore insisteva particolarmente perché il rev. Matulevičius dichiarasse che il rev. Tamke­vičius parlava di temi « mondani »).

Bagaslaviškis

Nel mese di agosto del 1974 qualcuno inviò una denun­cia al comitato del partito a Vilnius, secondo la quale l'au­tista del kolchoz di Bagaslaviškis, Jonas Chatkevičius e sua moglie, ragioniera del kolchoz, avevano fatto battezzare il loro figlio in chiesa. Subito i funzionari della provincia di Širvintai entrarono in azione, recandosi a Bagaslaviškis: come avevano potuto dei genitori iscritti al partito far bat­tezzare in chiesa il figlio? Per raccogliere informazioni su tale « crimine » giunse perfino il vicepresidente del Comi­tato esecutivo della provincia. La persecuzione durò ben due mesi. I genitori vennero costretti a dichiarare per iscrit­to di non aver mai fatto battezzare il proprio figlio.

*   *   *

   Romualdas Šarmavičius, autista del kolchoz di Bagaslaviskis, si stava preparando a ricevere il sacramento del ma-i trimonio il 9 settembre 1974 nella chiesa di Gelvonial. Venuto a conoscenza della cosa il segretario bell'organiz­zazione del partito nel kolchoz, Jonas Vasiliauskas, si pre­cipitò da R. Šarmavičius, ingiungendogli di sposarsi senza il rito religioso. Nonostante tutte le minacce e le lusinghe, R. Šarmavičius si sposò in chiesa.

Pivašiūnai

Nel mese di novembre 1974 morì ad Alytus il veteri­nario Vaclovas Paliokas da Pivašiūnai, di 29 anni, candidato al partito. Dato che il veterinario era credente, i suoi geni­tori avevano deciso di fargli un funerale religioso.

Immediatamente un rappresentante del partito e il pre­sidente del kolchoz di Mikalavas si recarono dal parroco di Pivašiūnai, rev. A. Alkovikas, ingiungendogli di non celebrare il funerale di V. Paliokas. Il parroco spiegò che il defunto andava regolarmente in chiesa, si accostava ai sacramenti e il 2 luglio 1974 aveva anche ricevuto il sacra­mento del matrimonio; non poteva perciò negargli un funerale religioso. Non essendo riuscito a dissuadere il par­roco la prima volta, il funzionario del partito si ripresentò nuovamente, vietando di accompagnare lo scomparso in chiesa e dalla chiesa al cimiterox

Trascorsi alcuni giorni dall'avvènuta sepoltura di Palio­kas, il parroco di Pivašiūnai ricevette la visita di alcuni « ospiti » dalla provincia. I funzionari lo accusarono per il funerale, rinfacciandogli le riparazioni della chiesa e mi­nacciandolo in ogni maniera.