Veisiejai

Tentativo di impedire la cresima

Esposto del sac. Albinas Deltuva, parroco di Veisiejai Alla curia della diocesi di Vilkaviškis

Nel periodo in cui S.E. il vescovo L. Povilonis doveva venire a Veisiejai per conferire il sacramento della cresima nei giorni 28-29 luglio di quest'anno si sono verificati alcuni incidenti che hanno provocato l'indignazione dei fedeli. Con il pretesto del raccolto i giorni destinati al conferimento della cresima vennero considerati giorni lavorativi per tutta la provincia. Ai kolchoz e ai sovchoz venne ordinato di non fornire alla gente alcun mezzo di trasporto. La domenica pioveva. Il raccolto si fermò. Eppure i posti di blocco istituiti lungo le strade fecero entrare a Veisiejai soltanto gli autobus e i mezzi di trasporto privati. Tutte le altre macchine e i carri con la gente venivano riman­dati indietro. Per questo dalle vicine parrocchie della Bielorussia riuscirono a raggiungere Veisiejai soltanto 11 persone desiderose di ricevere il sacramento della cresima. I credenti hanno inoltre notato che nel periodo del raccolto furono dichiarati giorni lavo­rativi soltanto i sabati e le domeniche destinati al conferimento della cresima.

Il 28 luglio verso le ore 16, poco prima dell'arrivo del vescovo, venni convocato presso il Comitato esecutivo delia città. Il presidente del DZDT Vaikšnoras con altri tre individui, pare fun­zionari della Sicurezza dello Stato, mi ingiunse di vietare la vendita di devozionali di ogni genere davanti alla chiesa. Cer­cai di spiegare che non esistono nel paese negozi di oggetti reli­giosi di alcun genere e che i credenti possono trovare tali oggetti soltanto nelle chiese. Rifiutandomi categoricamente di aderire alla richiesta aggiunsi che se gli organi del governo si fossero in­tromessi in questa faccenda ne sarebbero potuti nascere degli spiacevoli incidenti. Mi venne risposto che nessuno ha paura del­le denunce.

Poco dopo, al momento dell'accoglienza del vescovo, l'ausiliare della milizia Petras Rekus aggredì in chiesa una donna, toglien­dole con la forza alcuni oggetti di devozione; poi spaventato dal subbuglio scappò via con essi. Alcuni affermano che i rosari veni­vano spezzati e i crocefissi calpestati, ma finora non ho trovato alcun testimone oculare di ciò.

Domenica 29 luglio di buon mattino i miliziani Leonov e Morkevičius tolsero ad una donna alcuni oggetti di devozione e la arrestarono. Più tardi verso le ore 10 mentre in chiesa il vescovo conferiva il sacramento della cresima e presso l'altare veniva distribuita la santa comunione, Vitas Karaliūnas e Vitas Savukynas aggredirono dentro il tempio un uomo e presero a trascinarlo fuori. Il malcapitato si mise a gridare aiuto. In suo soccorso si lanciarono numerosi uomini e donne. Sebbene ai due aggressori se ne fosse aggiunto un terzo, essi furono però costret­ti a lasciare la vittima, che avevano già trascinato sul sagrato. Davanti ai cancelli del sagrato li attendeva il miliziano Giedraitis, con il quale gli sfortunati colleghi si lamentarono per l'insucces­so dell'operazione. Poco dopo, durante la funzione, i miliziani in uniforme Savonis e Giedraitis dopo aver brutalmente con­torto le braccia ad un vecchietto cieco, presso cui avevano scorto alcuni rosari e catenine con le crocette, lo portarono via. Nel frattempo anche Vitas Karaliūnas assieme ad un altro se­questrava due borse tolte sul sagrato ad una donna. Subito dopo la partenza del vescovo i miliziani Savonis e Giedraitis assieme ad un docente dell'istituto tecnico cercarono di togliere i devo­zionali ad un uomo che si trovava sul sagrato, ma la folla infe­rocita si scagliò contro i miliziani e li cacciò fuori del sagrato.

I miliziani chiamarono rinforzi ma quando questi giunsero la gente si era già dispersa.

Tali fatti non sono utili a nessuno né tornano ad onore di chi li provoca. Forse la curia potrà fare presso gli enti competenti dei passi appropriati perché ciò non si ripeta altrove.

Veisiejai, 3 agosto 1973

Nota redazionale. Il 28 luglio 1973 alle ore 17 la parroc­chia di Veisiejai accolse solennemente S.E. il vescovo L. Po­vilonis. Era la prima visita pastorale effettuata dal vescovo nella diocesi di Vilkaviškis dopo il suo trasferimento da Telšiai a Kaunas. Nei giorni 28 e 29 luglio ricevettero la cresima a Veisiejai circa 2.600 credenti. Al rito religioso sono intervenute circa 10.000 persone delle quali non me­no di 3.500 si accostarono alla santa comunione.

Šakiai

II        reato di compiere il proprio dovere

Il vicario di questa parrocchia rev. Gvidonas Dovydaitis, in data 4 maggio 1973 inviò al sostituto del presidente del Comitato esecutivo della provincia di Šakiai, al capo della Sicurezza e al segretario provinciale del PC il seguente esposto.

Il 24 aprile 1973 sono stato convocato presso il Comitato esecutivo della provincia di Šakiai dal sostituto del presidente della provincia, D. Noreikiené, la quale, assieme al capo della Sicurezza e al segretario del partito, mi ha duramente redarguito. Il giorno seguente venne convocato presso il Comitato esecutivo della provincia il vicario foraneo di Šakiai, rev. J. Žemaitis, al quale era stato ordinato di non permettermi di recarmi a Plokščiai per le funzioni religiose. Inoltre mi fu minacciato il divieto di predicare.

Dietro pressioni dei funzionari della provincia scrissi affretta­tamente un esposto tutt'altro che esauriente e perciò voglio qui rispondere con maggior precisione a tutte le accuse mossemi e che considero ingiuste.

1.       Sono stato accusato di aver tenuto la sera del 16 aprile scorso una predica ai fedeli convenuti a Plokščiai per gli esercizi spirituali.

Essendo il parroco di Plokščiai, rev. J. Adomaitis, da diverso tempo seriamente malato, S.E. il vescovo Labukas con la let­tera prot. n. 364 affidò al vicario foraneo di Šakiai ed a me la cura spirituale della parrocchia di Plokščiai. Dato che la dome­nica e nelle altre festività religiose sarebbe stato più conveniente che nella parrocchia restasse lo stesso parroco, questi per le funzioni religiose nella chiesa di Plokščiai generalmente mandava me. Io dovevo officiare tutte le funzioni religiose e quindi anche predicare.

2.        Sono stato accusato di avere letto e spiegato ai fedeli le leggi sovietiche sui culti religiosi durante le prediche.

a.        Ho letto le leggi non di qualche Stato capitalista, ma di quello sovietico. Forse ciò costituisce un reato?

b.        Non ho letto cose segrete o proibite, ma cose tratte dal volume di Vesčikov: Tarybiniai įstatymai apie religinius kultus (Le leggi sovietiche sui culti religiosi), pubblicato a Vilnius nel
1963 dalla editrice statale per la letteratura politica e scientifica.
È possibile che ciò costituisca un reato?

c.        Nei giorni 23 e 24 febbraio scorso si è svolta a Vilnius la conferenza scientifica della repubblica, che ha affrontato i problemi riguardanti la formazione giuridica dei cittadini. In quella conferenza il ministro della giustizia della RSS di Lituania, A. Randakevičius, ha sottolineato che « ...l'ulteriore sviluppo della democrazia sovietica condiziona l'aumento del ruolo della giustizia nella vita politica, economica e culturale. Perciò il partitoattribuisce una grande importanza al perfezionamento delle leggi sovietiche, al rafforzamento della giustizia socialista e della procedura giudiziaria, ed alla formazione giuridica dei cittadini ». Durante la conferenza è stato inoltre sottolineato che « ...rafforzando la coscienza giuridica dei cittadini e la conoscenza delle leggi diminuisce la criminalità dei cittadini ». I partecipanti alla conferenza hanno anche rilevato che « ...la divulgazione dellecognizioni giuridiche e la formazione giuridica della classe lavoratrice concorre ad aumentare la responsabilità di ogni membro della società per le azioni proprie e quelle altrui » ( « Tiesa » 24 febbraio 1973).

  Non tutti i cittadini conoscono le leggi sovietiche sui culti.

Noi sacerdoti lo possiamo constatare spesso. Molta gente si lamenta di venire perseguitata per le proprie convinzioni reli­giose. Molti riferiscono che i superiori vietano loro di com­piere i doveri religiosi, proibiscono di frequentare la chiesa e di avvicinarsi ai sacramenti. Se non si ubbidisce si viene mi­nacciati di punizioni diverse. Si costringe la gente a diventare atea per forza, si minaccia la degradazione o il licenziamento dal lavoro. Gli scolari e i loro genitori si lamentano assai spesso che gli studenti non possono recarsi in chiesa, avvicinarsi ai sacramenti e pregare. Ciò significa che molti nostri cittadini ignorano che da noi non ci sono leggi che vietano la pratica del­la religione. È forse un crimine che io durante la predica abbia spiegato tutto questo ai credenti? Durante la sopracitata confe­renza si è detto che bisogna spiegare le leggi, perché in tal modo diminuiscono i reati.

3.         Sono stato accusato per il fatto che durante la predica ho citato la denuncia fatta dai genitori della scuola media di Lukšiai al procuratore della rss di Lituania per la discrimina­zione religiosa dei ragazzi. Non è un segreto che molti nostri capi e insegnanti conducendo la propaganda ateistica calpestano le leggi sovietiche. Molti superiori e insegnanti terrorizzano ad­dirittura i dipendenti e gli studenti religiosi. Le leggi sovietiche per tali violazioni prevedono delle pene. I genitori più coscienti degli alunni della scuola media di Lukšiai essendone al corren­te hanno inviato una denuncia collettiva al procuratore della repubblica. Essi si sono comportati giustamente. Perciò io non capisco perché non si possa parlare di questo caso. Possibile che ciò sia un crimine? Se io vengo rimproverato e minacciato di punizioni, perché allora non si puniscono anche i redattori dei giornali e delle riviste nonché i corrispondenti che sulle pagine della stampa mettono in pubblico numerosi crimini? La mia predica è stata ascoltata soltanto da alcune decine di credenti, mentre gli avvenimenti riportati sui giornali e sulle riviste vengono letti da migliaia di persone. Non mi rendo conto del perché si possa parlare e scrivere di certi crimini e di altri no. Infatti è la medesima costituzione che protegge la proprietà socialista e la libertà di coscienza.

4.         Sono stato anche accusato per il fatto di aver parlato male della scuola in cui io stesso ho studiato e sono maturato. Ma è sempre preferibile una verità amara a una dolce menzogna. Non è vergognoso e basso rilevare le deficienze, ma tacerle. Persino F. Dzeržinskij1 scriveva: « Si può avanzare soltanto

 

1Il fondatore della ceka, la polizia segreta sovietica. (N.d.r.)

quando, passo a passo, scopri il male e lo vinci ». Se ne potrebbe dedurre che da noi la costituzione e le leggi dicono una cosa ma nella realtà ci si comporta diversamente e le leggi restano soltanto sulla carta. Esse sono ben formulate, ma in realtà non difendono le convinzioni dei credenti. Rappresentano solo delle belle parole di propaganda. Molti ateisti violano la libertà di coscienza. I credenti si lamentano, sporgono denunce, ma i tutori delle leggi non hanno mai punito neppure uno dei colpevoli di questa specie. Si vorrebbe che queste leggi sulla libertà di co­scienza non fossero soltanto delle belle frasi propagandistiche, ma che tutelassero realmente i sacri sentimenti della libertà di coscienza dei cittadini credenti.

Šakiai, 4 maggio 1973        sac. G. Dovydaitis

DIOCESI DI KAIŠEDORYS

Kuktiškės

Il giorno di Pasqua del 1973 le ragazze di questa par­rocchia sparsero fiori sul percorso della processione. Il di­rettore della scuola di otto anni di Kuktiškės, Meškauskas, ha duramente rimproverato le ragazze per questo « crimi­ne ». Sul giornale murale apparvero le caricature di alcune allieve. Il presidente del kolchoz di Kuktiškės, J. Ryliškis inveì contro Veronika Katinienė per aver organizzato le ra­gazze per la processione. Egli minacciò la donna di privarla dell'appezzamento di terreno, di non concederle l'uso del prato per il pascolo e di non fornirle il foraggio.

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