Il   quarto giorno del processo (9 dicembre)
Deposizioni di testimoni

In questo giorno il tribunale avrebbe dovuto interrogare

12        testimoni; tre però non si presentarono.

Venne introdotto nell'aula del tribunale juozas grąžys.

« Conoscete qualcuno degli imputati qui presenti? » gli chiese il giudice.

« Petronis, Jaugelis e Plumpa » rispose Gražys.

« Avete fatto a Petronis favori di qualche genere? »

« Non ricordo. Mi pare che una volta egli mi chiese di rilegargli forse 20 copie del volume Lietuviškojo charakterio problema (Il problema del carattere lituano). »

« Durante l'istruttoria voi avete dichiarato che una vol­ta Petronis vi portò a rilegare circa 20 esemplari della LKB KRONIKA. Voi accettaste di farlo e quando le pubblica­zioni furono rilegate egli venne a ritirarle ».

Gražys rispose di aver rilegato alcune copie dei numeri 6 e 7 della LKB KRONIKA, ma di non ricordare se fosse stato per conto di Petronis o di qualcun altro.

« O forse le ha ritirate M. Gavėnaitė? » gli chiese il giu­dice.

« Non ricordo ».

« Nel corso dell'istruttoria voi avete dichiarato che V. Jaugelis vi portò verso la metà dell'estate del 1973 circa 20 esemplari del numero 6 della LKB KRONIKA ».

« L'ho detto; ma se Jaugelis lo nega, allora comincio a dubitare che non sia stato proprio così... Forse non è stato così. Io ho 10 anni più di lui e la memoria potrebbe tra­dirmi... ».

Interrogato sui suoi rapporti con Plumpa, Gražys spiegò che nel 1972 gli era stato presentato da M. Gavėnaitė. In quell'occasione Plumpa gli chiese di trovargli una stanza che gli occorreva per un lavoro che egli non sapeva dove fare. Gražys gliela trovò presso Semaška-Semaškevičius, in Kalniečiu g.

« Durante l'istruttoria avete affermato che un giorno venne da voi la Gavėnaitė, accompagnata da Plumpa, per chiedervi un locale dove quest'ultimo potesse stampare del­la letteratura religiosa con un apparecchio elettrografico era » gli ricordò il giudice.

« No. Da quanto riuscii a capire, Plumpa cercava un lo­cale per poter scrivere, a mano o a macchina, ma non con un riproduttore era ».

« Nell'istruttoria avete anche detto che di tanto in tan­to vi recavate da Semaška e nel locale dove lavorava Plum­pa vedeste un apparecchio per fotocopie era ».

« Non è del tutto esatto. Non ho mai avuto modo di vedere l'intero apparecchio in quanto lo stesso era sem­pre coperto con cartoni ».

« Vedeste mai Plumpa lavorare con esso? »

« No ».

Il giudice chiese poi a Gražys cosa avesse dato a Plumpa da riprodurre. Questi citò la pubblicazione Tau, Lietuva (A te, Lituania), della quale Plumpa fece quattro copie di alcuni estratti.

« Deste voi a Plumpa l'incarico di moltiplicare il testo Lietuviškojo charakterio problema (Il problema del ca­rattere lituano)? »

« No, glielo diedi solo da leggere. Se egli lo abbia mol­tiplicato, è affar suo ».

« Fu Plumpa a chiedervi di scrivere un'introduzione al libro di R. Medvedev Beprotybės klausimas (Il problema della pazzia)? ».

« Non si trattava dell'introduzione al libro, ma di bat­tere a macchina alcune pagine di esso ».

Durante l'interrogatorio Gražys aveva dichiarato che Plumpa gli portò da rilegare i numeri 4 e 5 della LKB KRONIKA, mentre in tribunale disse di non ricordare chi gli ave­va portato i numeri di kronika. Alla domanda del giudice sul perché aveva detto nel corso dell'istruttoria che era stato Plumpa a portargliele, Gražys spiegò che era stato obbligato dall'istruttore a fare tale ammissione: "Nella stanza di Plumpa si trovava un riproduttore eraquindi senza dubbio egli moltiplicava la LKB KRONIKA che poi da­va a voi da rilegare".

« Gli interrogatori venivano effettuati per 3 ore la mat­tina e per altrettante nel pomeriggio » disse Gražys, e si è così stanchi che non sempre si riesce a ricordare con chiarezza fatti accaduti tempo addietro.

Dopo Gražys venne chiamato a testimoniare REZBICKASTra gli imputati egli conosceva soltanto Petronis. Rezbickasammise di aver stampato, nell'autunno del 1973, circa 3.000 quinterni del libro di preghiere Jėzus ir aš (Gesù e io).

*    *   *

Fu poi la volta della MELERŠČIKIENĖ. Degli accusati rico­nobbe soltanto Petronis, che le si era presentato un giorno come "Antanas" (Antonio) e per il quale aveva riprodotto il libro di preghiere Jėzus ir aš.

« Come vi accordaste per l'esecuzione del lavoro? » le chiese il giudice.

« Rimanemmo d'accordo che avrei ricevuto... 5-6 kopeke a quinterno ».

La teste dichiarò di aver ricevuto da Petronis, in varie ri­prese, circa 400 rubli. Trovandosi a Kaunas, essa stampava i libri di preghiere da Rezbickas.

*    *   *

Il teste Vytautas Vaičiūnas, quando il giudice gli chie­se quali tra gli imputati conoscesse, indicò Petronis e Sta­šaitis. Aggiunse che i suoi rapporti con Petronis erano molto buoni. Ambedue partecipavano alle festività religiose e di­scutevano insieme su vari problemi della vita.

« Quali incarichi avete svolto per conto di Petronis? » chiese il giudice.

Vaičiūnas raccontò che nell'ufficio dove egli lavorava era stato messo fuori uso un apparecchio riproduttore era,che ora veniva gettato in un magazzino, ora accantonato in un cortile. Vaičiūnas, dietro richiesta di Petronis, ne rac­colse i pezzi e se li portò a casa; più tardi, dopo aver portato l'apparecchio da una persona che abitava in campagna, lo rimontò e lo lasciò lì.

In tribunale Vaičiūnas ritrattò alcune dichiarazioni rese su Petronis nel corso dell'istruttoria, sebbene il giudice lo avesse minacciato per questo di condannarlo. Vaičiūnas si giustificò spiegando che il 19 novembre 1973 quando uffi­ciali della Sicurezza avevano arrestato Petronis in casa sua ed avevano condotto lui stesso e sua moglie all'inter­rogatorio egli era rimasto talmente agitato da poter dichia­rare qualsiasi cosa.

   Quando gli fu chiesto da chi avesse udito parlare dellaLKB KRONIKA, Vaičiūnas rispose di averne sentito parlare dalla radio vaticana.

*     *   *

Il teste JONAS GUDAS, residente nella provincia di Kaunas, dichiarò di conoscere soltanto Petronis, che soleva chiamare Antonio, il quale una volta gli aveva chiesto di custodire presso di sé dei libri di preghiere. Nell'autunno del 1973 Petronis venne a casa sua con dei libri di preghiere ed al­cuni ferri. Alcune persone montarono degli apparecchi, sen­za tuttavia metterli in funzione. Nel corso della perquisi­zione era stato sequestrato tutto. Gudas,alla ripetuta do­manda di indicare se veramente non conoscesse nessun altro degli imputati, non ne indicò nessun altro. Allora gli vennero mostrate delle fotografie. Dopo averle guardate, Gudas fermò la sua attenzione su quella di Jaugelis, dicendo di aver già visto quella persona, ma di non ricordare dove.

*    *   *

Il testimone JONAS ŠPOKAS, della provincia di Kaunas, ammise di aver stampato libri di preghiere per conto di Pe­tronis. I clichés gli erano stati forniti dallo stesso Petronis. Oltre ai libri di preghiere aveva anche stampato il libretto Jaunuolio pasaulėžiūra (La visione del mondo del giovane).

« Petronis parlava mai di politica? » gli chiese il giudice.

« No ».

« E si è mai lamentato che da noi non c'è libertà di re­ligione? »

« Di questo parlavamo ».

*    *   *

N. (figlio di Jonas Špokas) dichiarò di aver accompagnato Petronis in giro in diversi posti della città di Kaunas e dis­se che «... egli scendeva dalla macchina ora portando qualche cosa, ora riportandone qualche altra... »

« Che libri vi ha dato da leggere Petronis? »

v Danguolės laimė (La felicità di Danguolė) e Jaunuolio būdas (Il carattere del giovane) ».

Dopo una sospensione dell'udienza a mezzogiorno, venne riportato nuovamente in aula Juozas Gražys. Gli fu chiesto se conosceva le seguenti pubblicazioni, riprodotte con unapparecchio era: Ka mato turistai Lietuvoje? (Cosa vedo­no i turisti in Lituania?) e Visame pasaulyje (In tutto il mondo). Gražys confermò che quelle pubblicazioni erano di sua proprietà, ma disse di non ricordare da chi le aveva avute.

*    *   *

Dopo di che venne introdotto in aula il teste Kuli­kauskas, già condannato in precedenza per aver riprodotto alcuni libri di preghiere. Il testimone dichiarò che Pe­tronis si era rivolto a lui per avere aiuto. Kulikauskas ot­tenne dall'operaio tipografo Ivanauskas delle serie di carat­teri, con i quali aveva composto i testi del libro di pre­ghiere Jėzus ir aš (Gesù ed io) e del libretto Jaunuolio pa­saulėžiūra (La visione del mondo del giovane).

*     *   *

La testimone Stražinskienė dichiarò alla corte di aver riprodotto per Petronis il libro di preghiere Jėzus ir aš(Gesù ed io), ma di non ricordare quante copie... Petronis le aveva anche lasciato un foglietto con alcuni indirizzi di persone alle quali si sarebbe dovuta rivolgere in caso di necessità per il pagamento delle sue prestazioni. Si trattava di persone che erano debitrici di Petronis e viceversa.

« Vi erano molti nomi? » le chiese il giudice.

« Non ricordo ».

« Dove avete messo quella lista? » « L'ho bruciata dopo aver appreso che erano state fatte molte perquisizioni e che tutto era stato sequestrato ».

*    *   *

La teste Veiverienė dichiarò di aver rilegato per conto di Petronis copie del libro di preghiere Jėzus ir aš (Gesù ed io). Dato che lei non sapeva cucire i libri molto bene, que­sto lavoro era stato fatto da un suo vicino. Inoltre un gior­no era venuto un uomo ad istruire il suo vicino.

Il giudice affermò che quell'uomo era certamente Plum-pa. La Veiverienė, dopo aver ben guardato quest'ultimo, dichiarò di non conoscerlo. Per ogni copia del libro rilegata essa riceveva da Petronis 40 kopeke.

*    *   *

Il testimone Pocius ammise di aver rilegato per conto \ di Petronis i libri di preghiere Aukštyn širdis (In alto i cuori) e Jėzus ir aš (Gesù ed io). La tecnica della rilegatura gli era stata insegnata da un individuo che egli non cono­sceva.

*   *   *

Il teste Jouzas Urbonas si rifiutò di firmare una di­chiarazione con la quale si impegnava a dire al tribunale tutta la verità, dicendo che lo avrebbe fatto anche senza bisogno di firmare. Urbonas conosceva soltanto Plumpa ed aggiunse di avere scaricato una volta con lui dei mat­toni nei pressi della cattedrale di Kaunas, dopo di che non aveva avuto rapporti di altro genere con l'imputato.

Alla domanda se egli avesse rilegato dei libri di pre­ghiere, Urbonas rispose di essersi costruito da solo gli attrezzi necessari e di aver rilegato dei libri di preghiere portatigli da donne. « Tagliavo i bordi e incollavo le co­pertine ». Nel corso della perquisizione in casa sua i libri gli erano stati sequestrati.

All'affermazione di Petronis secondo la quale Urbonas avrebbe insegnato a Pocius la tecnica della rilegatura, que­sti rispose che vedeva Petronis per la prima volta.

« Juozas, non ti ricordi di me? » gridò Petronis dal suo posto.

« Io non conosco questo vecchio » ribatté seccamente Urbonas.

Il giudice si rivolse allora a Plumpa: « Conosci Urbonas? » « Anche se sapessi tutto, non venderei mai i miei amici cattolici al nemico! » dichiarò Plumpa.

 

Il 10 dicembre

Il 10 dicembre 1948 veniva approvata dall'Assemblea Generale dell'oNU la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che fu sottoscritta anche dal governo dell'Unio­ne Sovietica.

La Dichiarazione tra l'altro afferma:

« Ogni persona umana ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; questo diritto comprende lalibertà di cambiare religione e convinzioni e la libertà di professare la propria religione e le proprie convinzioni tan­to individualmente, quanto insieme ad altri — pubblica­mente e privatamente — insegnando, partecipando alle funzioni e compiendo i riti religiosi » (art. 18).

« Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinioni e alla libera professione delle stesse; questo diritto com­prende la libertà di agire secondo le proprie convinzioni e la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni ed idee con qualunque mezzo e indipendentemente dai confini dello Stato in cui abita » (art. 19).

Il governo dell'Unione Sovietica, come si è detto, ha sottoscritto questo documento, ma in realtà...

*   *   *

Il quinto giorno del processo (10 dicembre)

Il 10 dicembre vennero interrogati 13 testimoni. Due testi poi vennero cancellati dalla lista e rinviati al proprio domicilio.

Il teste Vaitiekūnas dichiarò di conoscere soltanto Petronis, per il quale aveva rilegato dei libri di preghiere, in tutto circa 500 copie. Per la rilegatura di ogni volume percepiva 40 kopeke. Gli attrezzi di lavoro gli erano stati forniti dallo stesso Petronis.

Tamošiūnas ammise davanti alla corte di aver rilegato per Petronis il libro Jėzus ir aš (Gesù ed io), per un totale di circa 2.000 copie. In seguito Petronis gli aveva portato altri libri di preghiere ma egli, saputo delle perquisizioni, li aveva bruciati.

La Jasienė confessò di conoscere Petronis da 10 anni e di aver rilegato per lui dei libri di preghiere. La tec­nica della rilegatura le era stata insegnata da un certo « Andriejus » (Andrea). Il giudice le chiese se si trattasse di Plumpa, ma la Jasiené negò.

Interrogato al riguardo dal giudice, Petronis dichiarò che si trattava di Urbonas.

Il teste ČESONIS non riconobbe nessuno degli imputati, ad eccezione dell'ultimo del banco (Petronis), che gli pareva di aver visto da qualche parte. Alla domanda del giudice sul tipo di incarichi che aveva svolto per Petronis, Česonis dichiarò di aver rilegato per un certo « Antanas » (Antonio) circa 1.500 copie di libri di preghiere. Gli at­trezzi per la rilegatura gli erano stati procurati dallo stes­so « Antanas ». Per ogni volume rilegato aveva percepito 40 kopeke. Tuttavia Česonis non confermò che « Antanas » e Petronis erano la stessa persona.

Alla domanda del giudice, da chi aveva avuto il numero 6 della LKB KRONIKA, Česonis spiegò che era stata sua suocera che lo aveva avuto da una vecchietta e lo aveva portato a casa.

Česonis chiese poi al giudice a chi avrebbe dovuto rivol­gersi per riavere indietro i seguenti libri, sequestratigli durante la perquisizione: jaunuolio pasaulėžiūra (La vi­sione del mondo del giovane); Jaunuolio religija (La re­ligione del giovane) ed altri, come anche i libri di preghiere Aukštyn širdis (In alto i cuori) e Melskimės(Preghiamo), che egli aveva regolarmente acquistato.

Il giudice gli disse di avanzare una richiesta in tal senso, e se quei libri non erano corpi di reato gli sarebbero stati restituiti.

*   *   *

La Šatienė non riconobbe nessuno degli accusati. Al­cuni libri di preghiere piccoli e grandi da rilegare le erano stati portati da un certo "Petras" (Pietro), il quale le aveva dato per il lavoro 180 rubli. Circa altri 150 libri di pre­ghiere, non ancora rilegati, vennero sequestrati dalla Si­curezza nel corso della perquisizione.

Il testimone Girskis non riconobbe nessuno degli ac­cusati ma disse che forse aveva visto Petronis da qualche parte. A questo teste Petronis aveva scritto due lettere quando apparve il suo libretto: Už vienuolyno sienu (Die­tro le mura del convento). Pertanto spiegò che questo testi­mone era stato suo insegnante in Italia. Girskis rispose assai malvolentieri alle domande postegli da Petronis e allora il giudice dichiarò che le domande di Petronis non avevano alcuna relazione con il processo e congedò Girskis.

   La Vantelytė affermò-di conoscere Petronis e Stašaitis.

 

Quest'ultimo le aveva chiesto di rilegare dei libri di pre­ghiere per Petronis, cosa che lei fece per un totale di 500copie. Per il suo lavoro non aveva percepito alcun compen­so. La tecnica della rilegatura le era stata insegnata da uno sconosciuto. Il giudice le chiese, indicandoglielo, se si fosse trattato di Plumpa, ma la teste negò. Interrogato al riguardo dal giudice, Stašaitis indicò Plumpa nella persona che ave­va insegnato alla Vantelytė come rilegare i libri.

Il giudice chiese allora a Plumpa se conoscesse quella donna, ma questi rispose di aver già detto che non avrebbe mai denunciato alcuno al tribunale.

*    *    *

La Volskiené testimoniò di aver battuto a macchina le matrici occorrenti alla riproduzione del numero 6 della LKB KRONIKA e il libro Ieškau Tavo Veido (Cerco il Tuo Volto) su carta normale. Dichiarò inoltre di non conoscere la persona per la quale aveva dattiloscritto queste pub­blicazioni.

Il giudice chiese a Stašaitis di completare il racconto della Volskiené. Quest'ultimo disse di non poter affer­mare con certezza se si trattasse o meno della stessa donna con la quale aveva avuto contatti. Le matrici per il libroIeškau Tavo Veido erano di colore nero e la dattilografa avrebbe potuto benissimo scambiarle per fogli di carta car­bone. La macchina da scrivere era stata fornita dallo stesso Stašaitis, il quale ignorava l'indirizzo della donna, ma era in grado di rintracciarne l'abitazione.

*    *   *

Il teste Rūkas riconobbe Petronis, Patriubavičius e Jau-gelis. Nella primavera del 1973 Stašaitis aveva portato da lui un apparecchio, ma con esso non si riusciva a lavorare. Un giorno Stašaitis assieme a Jaugelis si era messo a stam­pare qualcosa. Solo più tardi Rūkas seppe trattarsi del nu­mero 6 della LKB KRONIKA. Jaugelis era venuto diverse volte. Terminata la stampa avevano portato via tutto, ad eccezione del riproduttore.

*    *   *

   La Rūkienė fornì una versione analoga a quella delmarito. Stašaitis e Jaugelis avevano detto loro che avreb­bero moltiplicato della letteratura religiosa. Solo più tardi ella aveva appreso che era stata riprodotta la LKB KRONIKA.

*    *   *

La Verbickaitė dichiarò che Jaugelis le aveva portato il Memorandum da firmare. Sua madre lo aveva firmato ma lei no, perché non crede in Dio. Jaugelis cercò di dimo­strarle come i giornali, la radio e la televisione dicessero ben poco la verità.

*    *   *

La Kazlauskaitė affermò parimenti che Jaugelis le aveva proposto di firmare il Memorandum, cosa che lei si era rifiutata di fare.

*     *   *

Kazlauskas ammise di aver firmato il Memorandum, soltanto che ora non si ricordava cosa vi fosse scritto. Rammentava soltanto che tale Memorandum riguardava delle ingiustizie nei riguardi dei sacerdoti.

Dopo l'escussione dei testimoni veniva consentito loro di rimanere in aula.

 

Il sesto giorno del processo (11 dicembre)

Continuò l'escussione dei testimoni, Semaška-Semaškevičius dichiarò di conoscere soltanto l'imputato Plumpa, il quale aveva abitato presso di lui dall'autunno del 1972 fino al luglio del 1973, e gli era stato raccomandato da Gražys. Tuttavia, dato che il suo inquilino era molto chiu­so, non ebbero modo quasi mai di parlare insieme. Se­maška affermò anche di non sapere che cosa faceva Plum­pa. Così, pure, non vedeva chi si recava da Plumpa e non sapeva quindi se Gražys vi si recasse o meno.

*    *   *

Puodžiukynas disse di conoscere Petronis e Stašaitis. Nella primavera del 1973 aveva portato Stašaitis in mac­china da Kaunas a Vilnius.

Un giorno del 1973 Petronis aveva chiesto al teste di tra­sportare dei ferri chirurgici da un posto all'altro. Di buonmattino Puodžiukynas si era recato nel luogo convenuto dove trovò Petronis ed un altro individuo, i quali carica­rono sulla macchina alcuni oggetti di modeste proporzioni avvolti in carta e si fecero condurre in un luogo nei pressi di Kaunas, luogo che non conosceva. Il giudice gli ricordò che durante l'istruttoria egli aveva detto che gli oggetti tra­sportati avrebbero potuto essere parti di un riproduttore era, ma Puodžiukynas rispose di non poterlo confermare.

*     *   *

Garbštas testimoniò di aver condotto alcune volte Pe­tronis in macchina. Nell'autunno del 1973 aveva anche avuto l'incarico di portare alcuni oggetti nel kolchoz di Bilūnas, dove li aveva scaricati per tornare a casa da solo.

*    *   *

La testimone Aldona Pluiriené dichiarò che conosceva soltanto suo marito. Essa raccontò che da quando si erano sposati abitavano in una pensione e avevano tre figli cui badare. Il marito non svolgeva nessun lavoro fisso, in quan­to la Sicurezza non glielo permetteva; cercava perciò di arrangiarsi come poteva. Gli ultimi due mesi suo marito era rimasto a casa a guardare i bambini, perchè essa la­vorava molto.

Il giudice chiese alla teste di descrivere il marito come uomo. Essa definì Petras «una personalità rara». Buono e sensibile, si interessava di tutto. Con lui si poteva parla­re di qualsiasi argomento. S'interessava anche molto di let­teratura.

Alla domanda del giudice se le loro concezioni coinci­dessero, la Pluiriené rispose affermativamente.

A questo punto Plumpa intervenne lamentando che du­rante l'istruttoria gli inquisitori avevano schernito la sua famiglia e definito sua moglie « una puttana ». Il giudice lo interruppe dicendo che non vi era alcun motivo di rive­lare in pubblico ciò che non era scritto nell'atto di accusa e che non era consentito divulgare ciò che era coperto dal segreto istruttorio.

*     *   *

La testimone G. dichiarò che aveva appena preso alloggio dalla padrona di casa di Urbonas quando era stata ef­fettuata una perquisizione e che quindi lei non sapeva nulla. Il giudice le chiese in che modo la LKB KRONIKA fosse capita­ta in casa della sua padrona, la teste rispose che l'aveva por­tata uno sconosciuto e la padrona l'aveva acquistata ma non gliel'aveva fatta leggere, dicendo che era troppo gio­vane.

*    *   *

PATRIUBAVIČIUS (figlio dell'accusato) dichiarò di cono­scere di vista Petronis e Plumpa. Petronis una volta aveva portato in casa del padre un apparecchio per la stampa e Plumpa lo aveva poi montato. Suo padre aveva lavorato con quell'apparecchio, ma egli non lo aveva aiutato anzi aveva previsto che da tutto ciò non sarebbe venuto nulla di buono.

*    *   *

Jurkštaitis parlò dell'automobile di Patriubavičius e dell'incidente.

*     *     *

Il teste Jarmalauskas, alla domanda del giudice se avesse letto la LKB KRONIKA, rispose di no. Allora il giu­dice lesse un brano del numero 1 della LKB KRONIKA dove si diceva che il parroco di Akmenė, rev. Lygnugaris, il 9 dicembre 1971 era stato cacciato fuori dall'ospedale, e la direzione gli aveva impedito di amministrare i sacramenti ad un vecchietto gravemente malato. Jarmalauskas spiegò alla corte che egli a quel tempo era stato gravemente ma­lato ed aveva chiesto che gli fosse chiamato un sacerdote. La moglie, pur senza essere riuscita ad ottenere l'autoriz­zazione dal personale dell'ospedale, aveva chiamato il rev. Lygnugaris. Il teste aveva fatto appena in tempo a confes­sarsi, quando giunse il medico che mandò via il sacerdote.

*    *     *

Venne chiamato poi a testimoniare Kalkys, presidente di un kolchoz. Il giudice gli lesse una notiziuola apparsa sul numero 6 della LKB KRONIKA secondo la quale egli, Kalkys, presidente del kolchoz « Auksinės Varpos » (Spi­ghe d'oro), convocato il presidente del comitato parroc­chiale di Nemunėlio Radviliškis, Šimukėnas, gli aveva or­dinato di recarsi assieme a due membri del comitato par­rocchiale da S.E. il vescovo Sladkevičius per accusarlo di predicare contro il governo, di inviare notizie all'estero, di catechizzare i bambini e di amministrare il sacramento della Cresima. Il presidente del kolchoz aveva minacciato Šimukėnas che se non avesse fatto quanto richiesto non sarebbe stato più consentito il pascolo al suo bestiame.

Kalkys spiegò al tribunale che Šimukėnas è un pensionato e talvolta sostituisce la moglie nel suo lavoro di postina; distribuendo i giornali distribuisce anche ostie natalizie. Inoltre Šimukėnas una volta aveva portato con un carro del kolchoz il parroco Sladkevičius presso una famiglia per farvi battezzare un bambino. Perciò egli l'aveva convo­cato e lo aveva ammonito a non usare i cavalli del kolchoz per affari personali. Kalkys aveva anche letto sul giornale che i preti non hanno il diritto di battezzare i bambini in casa, perciò aveva ordinato a Šimukėnas di ammonire il parroco perché non lo facesse più ma non lo aveva mai mi­nacciato di proibirgli il pascolo.

*    *   *

LA BUIVYDAITĖ E SUO PADRE vennero introdotti in aula insieme. Il giudice lesse un brano del numero 7 della LKB KRONIKA dove si diceva che la Buivydaitè mentre fre­quentava la IV classe era stata costretta ad iscriversi al-l'organizzazione dei pionieri e poiché si era rifiutata l'inse­gnante l'aveva picchiata sulle mani con una riga.

La ragazza negò la cosa a mezza voce. Il padre su richie­sta del giudice disse che la ragazza non aveva mai parlato di violenze esercitate verso di lei nella scuola ed aggiunse che egli non proibiva affatto alla figlia di iscriversi ai pio­nieri; era sua moglie che non voleva.

Questi tre testimoni sono stati scelti dagli organi della Sicurezza per dimostrare il carattere calunnioso della LKB KRONIKA. Non c'è dunque da meravigliarsi se persone che hanno avuto a che fare con gli organi della Sicurezza spes­so dicono quello che vogliono gli agenti della Sicurezza.

*    *   *

 

Il testimone Kinčinas non riconobbe nessuno degli ac­cusati. Egli dichiarò che nell'inverno del 1971 era venuto a casa sua un individuo che aveva chiesto se c'erano in famiglia dei credenti ed aveva sottoposto il Memorandum da firmare.

« Avete letto tutto il Memorandum? » chiese il giudice.

« Quasi tutto ».

« E lo avete firmato? »

« Sì; anche mia moglie e mio figlio ».

Il teste disse poi di ricordare soltanto che vi si scriveva della persecuzione dei sacerdoti e del Seminario.

« Quale fatto vi è noto dalla vostra personale espe­rienza? »

« Che è difficile accedere al Seminario ». Due testimoni vennero esonerati dal deporre.

 

Il settimo giorno del processo (12 dicembre)

Fu poi la volta di altri 5 testimoni, alcuni dei quali non si presentarono in tribunale.

Bukauskas, che negli anni 1967-69 era stato presidente del Comitato sindacale della provincia di Kaisedorys, trat­teggiò molto bene il carattere di Petronis. Questi adem­piva ai propri doveri molto scrupolosamente. Nel 1969 aveva scritto un opuscolo tinoti Kada Gatta (Sapere quan­to basta). Soprattutto le donne apprezzavano Petronis, perché egli lottava energicamente contro l'alcoolismo. Per il suo buon lavoro e la sua intensa attività sociale Petronis aveva anche ricevuto un diploma di elogio. Fino ad oggi nella provincia di Kaisedorys sono ancora vive le riforme introdotte da Petronis.

Nell'autunno del 1969 Petronis si dimise dal lavoro sen­za darne alcuna comunicazione. Passando di notte attra­verso la finestra perché la porta del presidente era chiusa a chiave, aveva ritirato le sue cose ed era scomparso. Dopo la sparizione di Petronis la gente cominciò a dire che egli diffondeva libri di preghiere.

*   *   *

Il presidente del kolchoz Vasiliauskas riferì che Petro­nis aveva lavorato nel suo kolchoz nel periodo 1965-67.

 

Egli faceva molto bene il suo lavoro e lottava contro l'al-coolismo, tuttavia cantava nel coro parrocchiale per cui egli come presidente si era ripromesso di ammonirlo.

*        *   *

La teste B. (russa) raccontò di aver lavorato assieme a Petronis per sei mesi, nel 1955, presso l'ambulatorio epi­demiologico di Vievis. In quel periodo le condizioni di la­voro erano assai dure; imperversavano le epidemie e la popolazione non disponeva nemmeno del denaro per acqui­stare le medicine. Petronis acquistava allora imedicinali a proprie spese e li distribuiva alla gente. Egli si compor­tava umanamente con gente di tutte le nazionalità, era colto ed era una persona schietta. Non accettava mai denaro per l'aiuto che dava. Era insomma un uomo di cuore.

*        *   *

La teste Černiauskienė (russa) aveva lavorato insieme a Petronis nel periodo 1953-54 a Semeliškės. Essa confermò che l'imputato le era parso molto istruito e un buon lavora­tore, che cercava sempre con tutto il cuore di aiutare la gente in miseria.

*    *      *

A questo punto il giudice informò che alcuni testimoni non si erano presentati in tribunale e che la corte rendeva note soltanto le deposizioni delle persone che non si erano presentate per motivi importanti. Passò poi a leggere tali deposizioni, ma sottovoce così che persino la segretaria del tribunale spesso non riusciva a capire e chiedeva di ripetere.

In questo e in altri simili processi vengono convocati di solito soltanto testimoni che depongono nel senso voluto dalla Sicurezza, mentre gli altri non vengono chiamati oppu­re sono dispensati dal testimoniare se nel corso del pro­cesso appare che la loro testimonianza possa essere favorevole agli imputati. Tuttavia, anche con i testimoni « scelti », la Sicurezza molto sovente ha delle delusioni.

Dopo l'escussione dei testi, il giudice illustrò alla corte il materiale documentario: le conclusioni delle indagini scientifiche del tribunale, i protocolli delle perquisizioni, gli attestati del luogo di lavoro, i certificati medici, ecc.

 

Il giudice dichiarò poi che il resoconto del processo con­tro il rev. J. Zdebskis e il rev. P. Bubnys riportato nella LKB KRONIKA era inesatto e che gli accusati non avevano mai pronunciato le autodifese loro attribuite. (Nel n. 1 della LKB KRONIKA era stato riportato il testo dell'autodifesa del rev. J. Zdebskis, scritta in carcere, che gli istruttori del processo avevano censurato prima del dibattimento. Du­rante il processo all'imputato non venne permesso di par­lare esaurientemente; il giudice interruppe a più riprese il suo discorso Ndr).

Il giudice aggiunse che agli atti di accusa degli imputati erano allegati alcune registrazioni di programmi della ra­dio vaticana e ritagli del giornale « Draugas » che si pub­blica all'estero, nei quali venivano citati brani della LKB KRONIKA.

La seduta del tribunale si concluse alle ore 13,30.

 

L'ottavo giorno del processo (13 dicembre)

La corte controllò alcuni dettagli dagli atti di accusa degli imputati.

Patriubavičius, alla domanda se Petronis gli avesse chie­sto di moltiplicare il libro Dievas šiandien (Dio oggi) e in che quantità, rispose che quest'ultimo gli aveva ordinato di riprodurre il libro interamente, senza saltare alcuna pa­gina, e di farne 100 copie.

Venne allora chiesto a Plumpa come mai sui ritagli di carta trovati presso di lui durante la perquisizione e sulle copie della LKB KRONIKA si trovavano delle tracce carat­teristiche del riproduttore era di Patriubavičius.Plumpa spiegò che erano stati acquisiti agli atti gli articoli da lui riprodotti, essi dimostravano chiaramente che egli non usava un apparecchio era; soltanto non comprendeva per­ché il tribunale non lo ammettesse apertamente. Che ci fosse­ro le stesse tracce sulla carta e sulle kronika significava cer­tamente che qualcuno usava quel tale apparecchio era, ma perché si voleva addebitare tutto ciò a lui?

Petronis, interrogato sul perché si era ritirato dal la­voro così all'improvviso, e se la confisca dei libri di pre­ghiere fatta a Paulauskas non avesse per caso acceleratola sua decisione di ritirarsi, rispose che da tempo pensava di ritirarsi, ma che quanto era accaduto a Paulauskas aveva effettivamente affrettato la sua decisione.

Il procuratore gli chiese poi perché egli aveva riprodotto la LKB KRONIKA. Petronis allora rispose che considerava la LKB KRONIKA una pubblicazione antiateistica, nella quale vengono rilevati gli errori degli ateisti e dei funzionari so­vietici. Egli non si prefiggeva alcun intento di diffondere leteratura antisovietica.

« Molte volte nei vostri appunti ricorrono espressioni quali "il terrore rosso", "oppressione", "periodo bol­scevico" e simili. Come spiegate ciò e come guardate voi all'attuale ordinamento? » chiese il giudice a Petronis.

« Molti fatti dolorosi che hanno colpito i miei connazio­nali, la Chiesa e me stesso, mi hanno disposto negati­vamente. Ho guardato con sfiducia alla collettivizzazione, alle "libertà" costituzionali, ecc. »

« E quali sono, oggi, le vostre concezioni? » « Oggi sono un po' cambiate ».

A questo punto Petronis raccontò che vivendo in un kolchoz economicamente solido aveva compreso che an­che nel kolchoz si può vivere bene.

« Ciò significa che in campo economico le vostre conce­zioni sono mutate... Su cosa ancora avete cambiato idea?» « Beh, sull'assistenza medica gratuita, sullo studio... » « E che cosa ancora? » insistette il giudice. Era evidente la forte pressione del giudice affinché Pe­tronis si mettesse ad esaltare l'attuale ordinamento e a esprimere rifiuto del passato.

« A che scopo, nei vostri appunti, sono raccolte tante informazioni sul Monte delle Tre Croci, sulla distruzione delle croci nei pressi di Šiauliai ed altro? »

« Volendo erigere una croce sulla tomba di mia sorella, — spiegò Petronis, — mi ero rivolto al Comitato esecu­tivo, ma mi venne risposto che non si poteva erigere alcuna croce, a meno che non si fosse trattato di un palo con il sole sopra. Perciò ho raccolto informazioni con l'intento di scrivere poi all'incaricato del Consiglio degli affari religiosi e al Consiglio dei Ministri circa la distruzione dei monu­menti d'arte e delle croci artistiche e sul fatto che non sipermetteva di innalzarne di nuove. In tal modo viene depauperata la nazione ».

Venne chiesto a Petronis come mai si trovavano pres­so di lui l'autodifesa di Simas Kudirka, appunti sugli av­venimenti nell'anniversario della morte di Kalanta ed al­tra letteratura antisovietica.

«Voi sostenete che le vostre concezioni dal 1961 sono cambiate, ma cose come gli appunti sugli avvenimenti della commemorazione dell'anniversario di Kalanta, l'au­todifesa di S. Kudirka, annotazioni di programmi di ra­dio estere sembrerebbero dimostrare che quel cambiamento non c'è stato ».

« L'uomo non è una frittella, — rispose Petronis, — che si possa rivoltare con tanta facilità. Niente cam­bia in lui al 100%; qualcosa rimane per tutta la vita».

Interrogato ancora sulla LKB KRONIKA, Petronis disse che in essa ci sono dei fatti che non riguardano la Chiesa; che alcuni fatti sono esposti in tono un po' acido, ma « ... ba­sta far scomparire le cause dei mali che ci colpiscono e non ci sarà più nulla da scrivere ».

« E com'è da interpretare la lettera da voi scritta a Girskis? »

Petronis spiegò di aver voluto dire a Girskis che egli e Jauniškis, nel libretto Už vienuolyno sienu (Dietro le mura del convento), avevano scritto delle falsità sui religiosi salesiani in Italia. « Anch'io sono stato insieme a Girskis nelle medesime località dell'Italia e ho potuto vedere con i miei occhi ciò che egli descrive così falsamente. Non si può propagare il falso in nome della verità » disse Petronis.

Petronis continuò rilevando di essere stato colpito da fatti .come le iscrizioni forzate degli studenti al Komsomole degli impiegati al partito. Egli era sempre stato per la più piena libertà.

Gli avvenimenti verificatisi nell'anniversario della mor­te di Kalanta erano stati da lui annotati per il fatto che i manifesti erano stati diffusi dalla segretaria del Komsomol. Significa che la gioventù cerca, anela a qualche cosa, e a Pe­tronis ciò era parso molto interessante.

Il giudice accusò Petronis di aver usato gli introiti ri­cavati dalla vendita dei libri di preghiere per propagareletteratura antisovietica. Questi rispose che il ricavato tal­volta non bastava nemmeno a coprire le spese del lavoro e che quindi non si riusciva certo a risparmiare.

Jaugelis dichiarò che non avrebbe risposto alle domande del giudice. « Se rispondessi alle vostre domande, con ciò stesso riconoscerei la vostra giustizia » sottolineò l'accusato.

Plumpa, interrogato su chi considerava nemici della reli­gione, rispose:

« Coloro che perseguitano la gente credente per la pro­duzione dei libri di preghiere, la loro rilegatura e la loro diffusione. Ciò è dimostrato dal fatto che i testimoni sono stati chiamati da tutta la Lituania e interrogati sulla pro­duzione dei libri di preghiere, sulla loro rilegatura e dif­fusione, sebbene gli imputati siano sostanzialmente accu­sati soltanto di aver divulgato letteratura antisovietica. Avete suscitato tanta paura nei testimoni che non ho al­cuna intenzione di fare il nome di alcuna persona, per lasciarla in balia di tali procedure ».

Stašaitis al giudice che chiedeva perché i credenti diffon­devano la letteratura nazionale fece un lungo discorso filosofico, sottolineando che la Lituania ha vissuto molte crisi, che la gioventù si crea degli ideali non del tutto con­soni all'attuale società, eccetera.

« Ancora una volta vi chiedo di spiegare i motivi che vi hanno spinto a riprodurre la LKB KRONIKA » chiese l'avvo­cato Sadreika.

Stašaitis rispose che il libro Ieškau Tavo Veido (Cerco il Tuo Volto) è molto attuale e sono numerose le persone che cercano tale libro. Aveva diffuso la LKB KRONIKA per il fatto che in essa trovava molte cose positive. Ad esem­pio vi era riportato il Memorandum che anche lui aveva firmato. Era il primo appello dei credenti alle autorità governative, con il quale si chiedeva l'uguaglianza di diritti anche per loro. Tuttavia Stašaitis proseguì dicendo che in questo momento i cattolici della Lituania battono una strada sbagliata; che bisognerebbe cedere di più; che i fatti sono presentati dalla LKB KRONIKA in modo estremi­sta e offendono i comunisti. I cattolici dovrebbero chiedere in modo pacifico di avere la stampa religiosa e mirare al dia­logo. Pubblicazioni come la LKB KRONIKA indispongono il governo nei confronti dei cattolici. « Facendo riprodurre laLKB KRONIKA intendevo accelerare la sua inevitabile fine, dopo la quale si potrà avviare più facilmente un dialogo » disse Stašaitis.

L'imputato dichiarò anche che non era stato Jaugelis a proporre la diffusione della LKB KRONIKA, ma che l'inizia­tore era stato lui stesso.

 

Il nono giorno del processo (16 dicembre)

In questa udienza il processo venne filmato.

L'avvocato Šadreika chiese a Stašaitis come si sarebbe comportato se nel libro Ieškau Tavo Veido (Cerco il Tuo Volto) avesse trovato delle espressioni antisovietiche. L'im putato rispose che avrebbe tralasciato di leggere tali brani

Il procuratore propose di allegare agli atti del processo al­cuni documenti come la dichiarazione dell'incaricato del Consiglio per gli affari religiosi Tumėnas secondo la quale i vescovi J. Steponavičius e V. Sladkevičius non sono affat­to esiliati, come sostenuto nella LKB KRONIKA, ma esercitano regolarmente il loro ministero sacerdotale: uno a Zagare e l'altro a N. Radviliškis. *

Plumpa chiese di poter disporre per la propria auto­difesa dei documenti n. 3 e n. 4 allegati agli atti del pro­cesso, perché dimostravano che i numeri 4 e 5 della LKB KRONIKA non erano stati riprodotti da lui. Il procuratore si oppose all'uso di quella documentazione, ma la corte accolse la richiesta.

 

L'arringa del procuratore Bakučionis

Il procuratore iniziò la propria requisitoria risalendo ai tempi della rivoluzione di Ottobre e del suo incalcola­bile valore, esaltando la funzione di infallibile guida del par tito e del governo sovietico, nonché le imponenti conqui ste raggiunte in tutti i settori.

« Dobbiamo essere fieri - - disse il procuratore — di

 

In realtà essi sono confinati fuori delle rispettive diocesi e non possono esercitare il loro ministero episcopale. Cfr. Cronaca della Chiesa cattolica in Lituania, n. 10. (NdT)

 

poter vivere nel sistema socialista e di poter edificare il sogno di tutta l'umanità: il comunismo ».

Egli spiegò poi che nel mondo esistono due sistemi e che quello capitalista nella propria lotta si serve della Chiesa.

Il procuratore non dimenticò neanche di sottolineare che nell' urss le libertà di coscienza e di convinzioni non ven­gono affatto limitate. La costituzione « più umanitaria del mondo », disse il procuratore, assicura a tutti i cittadini il diritto alla professione di qualsiasi religione. Questo di­ritto è tutelato anche dalle leggi del Codice penale. Tut­tavia vi è della gente che vuole nuocere all'ordinamento sovietico. Essa pensa che i dettami della costituzione non vengano sufficientemente osservati.

 

Argomentazioni contro la LKB KRONIKA.

La LKB KRONIKA, sostenne il procuratore, rappresenta un mezzo per il disorientamento della gente, per indispor­re la società contro la scuola sovietica e l'educazione in essa praticata. I fatti presentati dalla LKB KRONIKA sono di­storti e calunniosi e divulgano tendenziosamente fra la gente delle concezioni antisovietiche e nazionaliste. « È comunque chiaro a quale mulino si vuole portare acqua, — proseguì il procuratore, — e chi sia ad approfittare di questa opera denigratoria ».

A questo punto il procuratore citò alcuni testimoni che a suo parere avevano dimostrato il carattere calunnioso

della LKB KRONIKA.

Sulla LKB KRONIKA non solo vengono presentate notizie false sulla vita ecclesiastica, ma sono pubblicati fatti che non hanno nulla a che vedere con la fede.

È evidente, proseguì il procuratore, che alcuni fatti di­mostrano che singoli dirigenti del partito o degli uffici statali hanno compreso male i loro compiti a riguardo dell'atti­vità ecclesiastica, dando luogo a deviazioni e provoca­zioni. Tuttavia non si deve generalizzare; tali carenze non si possono attribuire a tutto il nostro ordinamento, come fa la LKB KRONIKA. Se anche capita qualche fatto del genere, non è detto che lo si debba riportare tendenzio­samente e in modo estremista. Nelle mani di una personanon in grado di orientarsi negli avvenimenti tale pubbli­cazione potrebbe indisporla contro il nostro ordinamento.

Gli accusati Petronis e Plumpa, agendo insieme, hanno riprodotto la LKB KRONIKA. Ambedue hanno un'esperienza non indifferente della vita; entrambi hanno frequentato la scuola della vita. Petronis, a soli 17 anni, attraversò l'Euro­pa per recarsi a Roma; è istruito, possiede del talento let­terario. Plumpa ha pure fatto la sua scuola di vita in carcere; ha conosciuto il caldo e il freddo.

Il procuratore accusò Plumpa di aver montato per Į conto di Petronis un apparecchio era e di aver riprodotto presso Semaška-Semaškevičius sempre con un apparecchio era. Plumpa inoltre aveva falsificato i suoi documenti. « Perciò per Plumpa, già condannato per reati politici, per aver organizzato e moltiplicato la pubblicazione calunniosa LKB KRONIKA, in base all'art. 68 del cp della rss di Litua­nia, propongo anni di privazione della libertà da scon­tarsi in colonie a regime duro » chiese il procuratore. « E altri 3 anni di privazione della libertà, sempre da scon­tarsi in colonie a regime duro, per la falsificazione dei suoi documenti, in base all'art. 212 del cp. In totale: 8 anni di privazione della libertà ».

Secondo il procuratore Plumpa durante l'istruttoria non avrebbe risposto affatto alle domande degli inquisitori ed aveva aperto bocca soltanto dopo aver preso visione del­l'accusa.

Il procuratore accusò Petronis di aver organizzato la ri­produzione di letteratura antisovietica, per avere egli ri­prodotto i numeri 6 e 7 della LKB KRONIKA e il libro Zvilg-nis i gyvenimą (Uno sguardo alla vita); per aver dato da moltiplicare il testo Dievas šiandien (Dio oggi) ed altro. Inoltre Petronis aveva raccolto materiali per la LKB KRONIKA e preso parte alla sua pubblicazione. Secondo il pro­curatore ciò era dimostrato dal materiale trovato presso Pe­tronis, molto simile al materiale della LKB KRONIKA. In base agli articoli 68 e 70 del cp della rss di Lituania, il procuratore chiese per Petronis 5 anni di privazione della libertà, da scontarsi in colonie a regime duro.

Il procuratore accusò Jaugelis di aver riprodotto il nu­mero 6 della LKB KRONIKA e di averla diffusa, come ancheper la raccolta delle firme sotto il Memorandum, propa­lando calunniose invenzioni sull'ordinamento sovietico. Quindi, in base all'art. 199 comma 1 del cp della rss litua­na, chiese per lui una pena di 3 anni, da scontare in colo­nie a regime normale.

Il procuratore accusò Stašaitis della riproduzione del nu­mero 6 della LKB KRONIKA e dell'intenzione di moltiplicare il libro Ieškau Tavo Veido (Cerco il Tuo Volto). Propo­neva però di mitigare la pena a Stašaitis per il suo com­portamento sincero durante l'istruttoria e per la sua am­missione di aver sbagliato. Il procuratore propose per lui, in base all'art. 199 comma 1 del cp, la pena di 2 anni, da scontare in colonie a regime normale.

Per Patriubavičius, responsabile di un incidente d'auto nel quale erano rimaste ferite due persone, il procura­tore propose un anno e mezzo di privazione della libertà da scontarsi in colonie a regime normale (art. 246 del cp).