Lietuvos Katalikų Bažnyčios Kronika

A cura di Pietro I. Monti Traduzione dal lituano di Vincas Mincevičius

Titolo originale Lietuvos Kataliku Bažnyčios Kronika Copyright © 1976 « La Casa di Matriona » Coop. ed. a r.l., Milano

 

CRONACA DELLA CHIESA CATTOLICA IN LITUANIA    

La lotta dei lituani per la propria identità di popolo

 

Cooperativa editoriale « La Casa di Matriona »

( A fianco del frontespizio, i titoli dattiloscritti della « Kronika » lituana e della corrispondente edizione in lingua russa.)

Avvertenza

I titoli in corsivo, le note a pie di pagina indicate con (N.d.r.) e i sommari sono del redattore italiano, che ha curato anche l'intro­duzione, l'indice dei nomi e la tavola delle sigle. La nota storica e la bibliografia sono state curate dal traduttore.

In lituano si usano spesso nomi comuni e aggettivi con l'iniziale maiuscola, come forme di particolare stima e rispetto. Anche nell'uso burocratico sovietico sono frequenti le maiuscole, specialmente per le denominazioni di cariche ed enti statali e partitici. La maggior parte di tali maiuscole ricorrenti nella LKB KRONIKA e nei documenti da essa riportati è stata qui eliminata.

La spiegazione delle sigle usate nel testo si trova in appendice al volume.

Dei segni particolari che compaiono nella grafia lituana si sono conservati c, s, i e è. La loro pronuncia è rispettivamente dolce (di cena), se (di scena), j francese (di jour) accentata (di per­ché).

 

Introduzione

1. La « Cronaca della Chiesa cattolica in Lituania » dal 1972 al 1976

La nazione lituana, come altre nazioni incorporate entro i confini dell'URSS, ha subito lunghi periodi di dominazione stra­niera, ed ha imparato a opporre una dura resistenza agli occu­panti ogni volta che questi hanno preteso di sradicare le sue tradizioni e cancellare la cultura locale per imporre la propria.*

E come resta scolpita nella memoria dei lituani l'epoca del contrabbando di libri praticato intensamente dai loro padri nel secolo scorso, quando gli zar imposero l'uso della lingua russa e proibirono il lituano (1864-1904), e come in Lituania fiori­rono le pubblicazioni clandestine durante il primo anno di oc­cupazione sovietica (1940-41) ed i tre anni di amministrazione nazional-socialista tedesca (1941-44), così non fa meraviglia oggi il rigoglio della cultura spontanea lituana nel sottosuolo, indi­pendentemente dalle superficiali e ufficiali organizzazioni litua­no-sovietiche anzi apertamente contro i loro scopi e metodi coloniali.

In questa tradizione si inserisce la rivista dattiloscritta trime­strale « Cronaca della Chiesa cattolica in Lituania » ( nel pre­sente volume chiamata brevemente LKB KRONIKA), che appare con regolarità in URSS dal marzo 1972 ed è ormai giunta que­st'anno al ventesimo fascicolo.

 

* Si veda in appendice il breve cenno di storia del cristianesimo in Lituania e le opere generali di storia lituana citate in bibliografia.

 

È appena il caso di osservare che i suoi redattori hanno potuto prendere a modello alcuni periodici clandestini già diffusi in urss, come la bimestrale « Chronika Tekuscich Sobytij » (Cro­naca degli avvenimenti correnti) e 1'« Ukrainskij Visnijk » (Mes­saggero ucraino) apparsi sul finire degli anni sessanta e di con­tenuto prevalentemente civile, o il « Bratskij Listok » ( Foglio della fraternità) di contenuto religioso, edito dai battisti fin dal 1964. Mentre quest'ultimo, con gli altri giornali dei battisti, si rivolge prevalentemente a contadini e operai di cultura elemen­tare, membri di piccole comunità, di contro la « Cronaca degli avvenimenti correnti » e le altre riviste del samizdat pubblicate più o meno regolarmente a Mosca sono redatte e lette negli ambienti deìl'intelligencija.

La LKB KRONIKA nasce invece dall'impegno di una popola­zione intera:, a comporre, riprodurre e diffondere la rivista si dedicano lituani di ogni estrazione sociale, di diversi livelli cul­turali e di tutte le età. Intorno a situazioni e problemi sentiti con passione da tutti, i redattori raccolgono e selezionano le testimonianze più attendibili per fonderle con lucidità in un coro popolare che è ad un tempo l'autore ed il protagonista delle loro scarne pagine dattiloscritte.

Vi sono raccontati gli avvenimenti notevoli - eppur sempre gli stessi — della vita quotidiana sovietica di provincia, dove la Chiesa e la popolazione subiscono l'arroganza di burocrati e poliziotti nelle forme più varie: processi, multe, perquisizioni nelle case dei sacerdoti e laici più attivi, confische e una fitta rete di divieti tanto insopportabili quanto gratuiti. Sono temi che si ritrovano, illustrati con tante foto di credenti e con toni più commossi, nella stampa clandestina dei battisti, mentre lo stile di questo giornalismo è consonante piuttosto con i modi essen­ziali e severi della « Cronaca degli avvenimenti correnti ».

 

2. Lituania e urss di fronte al mondo

A chi si rivolge la lkb kronika? In primo luogo all'uomo della strada lituano, e ai russi trapiantati in Lituania per russi­ficare il paese. Abituati loro malgrado, come tutta la gente del­l'urss, ad una piatta e moralistica stampa governativa o parti­tica che del regime d'occupazione presenta solo i successi mentre mistifica o censura la storia e la cultura lituane e la situazione attuale del paese, i lettori trovano nella LKB KRONIKA le verità semplici di cui sono fatti i loro giorni e un'identità spirituale e religiosa a cui ispirare l'intera esistenza.

In secondo luogo, come gli altri documenti e autori del samiz­dat religioso e di quello civile, la LKB KRONIKAsi rivolge nel modo più generale a due interlocutori maggiori: ai capi del governo con i loro rappresentanti locali, da un lato; e dall'altro all'opinione pubblica mondiale ed ai supremi organismi inter­nazionali.

Quanto al governo dell'urss, esso si ingerisce sistematica­mente nelle scelte delle Chiese tramite l'apposito Soviet (Con­siglio) degli affari religiosi che in ogni repubblica è rappresen­tato da un Incaricato e si avvale largamente della collabora­zione della polizia segreta. Da un punto di vista giuridico è stato correttamente rilevato che in urss la separazione delle Chiese dallo Stato e la libertà di coscienza sono delle finzioni costituzionali.1 * I lituani ne sembrano coscienti ma continuano con pazienza a proporre ai governanti la questione dei diritti fondamentali dell'uomo e la contraddizione tra le dichiarazioni di principio sottoscritte dall'urss e la prassi dei poteri locali.

Agli organismi internazionali la LKB KRONIKA chiede atten­zione per quanto in urss si dice e si fa contro la lettera e lo spirito della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Alla stampa ed alle radio occidentali chiede che facciano eco alla libera voce dei lituani, la diffondano, le diano una vasta ri­sonanza.

È bene (ed è probabile) che la LKB KRONIKA non si faccia illusioni a questo riguardo. Talune istanze internazionali, come certi strati di intellettuali d'occidente, sono facilmente disponibili soltanto per moralismi a senso unico mossi da ragioni di pa­triottismo ideologico e di potere. Ad esempio in occidente suona bene e si accoglie volentieri una condanna del razzismo contro i neri in usa, ma si rifiuta quasi con stizza di sapere che il razzismo contro gli ospiti neri è altrettanto vivo nel paese della Rivoluzione d'ottobre.*" In questa ottica appare ovvio che l'urss sia un grande crogiolo, una « fratellanza di popoli », e che naturalmente i tatari di Crimea, gli ucraini, i georgiani e i li­tuani siano fortunati e soddisfatti di trovarsi nella patria del socialismo e del progresso. Non è più necessario il sipario di ferro, in parte socchiuso dal bisogno sovietico di commerci con l'occidente: basta calare un sipario di silenzio per soffocare le voci del dissenso, e anche quelle dei lituani, su scala mondiale.

 

* I riferimenti 1, 2, ecc. rimandano alla bibliografia in appendice al volume.

** È apertissimo il campo allo studio della ricca casistica in cui si traduce su scala mondiale la logica dei due pesi e delle due misure applicata all'interpretazione degli avvenimenti contemporanei.

 

3. Governo dell'VRSS contro LKB KRONIKA

La durissima reazione della polizia segreta sovietica alla com­parsa della LKB KRONIKA (si vedano i fascicoli 8, 9 e 10 nel presente volume) si spiega soltanto se si ammette che le verità degli oppressi, frettolosamente dattiloscritte su poca povera car­ta, hanno una forza spirituale temibile per un potere che si regge coprendo con le violenze fisiche il proprio vuoto morale. Que­ste verità esso deve ad ogni costo soffocare ed evitare che si diffondano tra le altre nazionalità dell'impero.

Una spina particolarmente pungente nel fianco dell'apparato poliziesco sovietico dev'essere il fatto che lituani e russi (come il biologo Sergej Kovalèv, condannato il 12 dicembre 1975 a sette anni di lager e tre di confino dal tribunale di Vilnius per la sua attività in favore della LKB KRONIKA) collaborano nel diffondere la LKB KRONIKA anche in traduzione russa. è anche degno di nota il fatto che la « Cronaca degli avvenimenti cor­renti » di Mosca da tempo ha cura di riassumere per i suoi let­tori il contenuto della LKB KRONIKA, e che iperseguitati lituani si sono rivolti in più occasioni al Comitato per i diritti del­l'uomo di Andrej D. Sacharov chiedendo appoggio e solida­rietà. In questi contatti fra lituani e russi accomunati da una stessa sete di giustizia si può intravvedere il germe di un vero superamento dei rancori tra nazionalità ereditati dal passato e incancreniti sotto l'imperialismo sovietico mascherato da « in­ternazionalismo proletario ».

La costanza della LKB KRONIKA nel divulgare documenti di protesta e nel portare alla luce misfatti destinati a restare na­scosti ha già ottenuto qualche risultato non vistoso ma signi­ficativo. Dopo le proteste del 1972 è stata allentata la pressione contro la Chiesa, sono cessati i processi contro i sacerdoti, è stato autorizzato un aumento del numero di seminaristi e per­messa la pubblicazione di un Nuovo Testamento e di un li­bretto dei salmi (sia pur con tirature limitate).

Ha subito un miglioramento perfino l'organizzazione antireli­giosa statale: il rozzo ed ignorante Incaricato degli affari reli­giosi, Justas Rugienis, è stato sostituito con Kazimieras Tumé-nas, un giovane funzionario di maggior tatto e competenza. E da quando compaiono sulla LKB KRONIKA i nomi degli ateisti più zelanti è subentrata una maggiore cautela nell'imposizione dell'ateismo nella scuola.

Ma il risultato più importante è stato il nascere attorno alla LKB KRONIKA di una nuova solidarietà fra credenti, di una più intensa vita religiosa in genere e di una sorprendente sensibi-

lità per la fede in particolare tra i giovani, e infine di una più cosciente fermezza nel resistere al progetto del partito e del governo per la scristianizzazione del paese.

La stessa esistenza e perseveranza della LKB KRONIKA mostra che gli enormi mezzi impiegati nella poliziesca impresa di con­trollare capillarmente il comportamento sociale dei lituani — ba­sti pensare alle kafkiane istruzioni per il controllo di tutte le macchine da scrivere del paese (vedi LKB KRONIKA, n. 6) — e di imporre loro la « nuova morale » ateistica hanno ottenuto risul­tati fallimentari. E giustamente attraverso la LKB KRONIKA i cat­tolici chiedono alle autorità come mai restano aperte anzi si aggravano alcune questioni sociali, perché cresce Palcoolismo ed aumentano i crimini sotto il regime lituano-sovietico che sarebbe « in marcia verso il comunismo » e che si definisce da sé « il più democratico del mondo ».

 

4. Cattolici lituani e Vaticano

In terzo luogo la LKB KRONIKA ha sempre presente il suo na­turale interlocutore, cioè la Chiesa cattolica, la Santa Sede e il papa di Roma che ne è a capo, al quale intende fornire le in­formazioni di rilievo ecclesiale che dall'urss non possono libe­ramente uscire attraverso il controllo governativo dei mezzi di comunicazione.

Come i cattolici di altri paesi dell'est europeo a « democrazia popolare », i lituani non seguono con entusiasmo i contatti diplomatici tra il Vaticano e i governanti.2 E mentre in occi­dente il dialogo parallelo perseguito dal Vaticano con il pa­triarcato di Mosca e con i dirigenti sovietici è oggetto di commenti favorevoli e benevole attese, in Lituania la LKB KRONIKA, forte della consapevolezza di rappresentare la grande maggioranza dei fedeli, esprime apertamente in più occasioni il proprio scetticismo di fondo sul significato di tali incontri diplo­matici. Per un cattolico lituano (come per un russo ortodosso o battista) è tragico e scandaloso che il papa di Roma riceva in udienza membri del governo dell'urss, di uno Stato cioè che non ha finora rinunciato né in teoria né in pratica ad uno dei suoi dichiarati fini istituzionali, cioè all'eliminazione di ogni forma di religione dalla società.

Pur non riconoscendo formalmente la legittimità dell'occu­pazione sovietica in Lituania, da qualche tempo il Vaticano acconsente gentilmente a nominare nelle diocesi lituane ammi­nistratori apostolici e vescovi graditi al regime ma sgraditi alla popolazione, che vede in alcuni di loro dei collaboratori della

polizia. Questi ecclesiastici compromessi col regime considerano apparentemente normali le loro ville, il benessere ch'è loro ufficialmente garantito, e la vita dei cattolici in Lituania. Tal­volta osano descrivere a tinte rosee la situazione della Chiesa come pretende il governo, ma per lo più tacciono, restano una gerarchia del silenzio.

Un totale capovolgimento di questa prospettiva è avvenuto invece da un decennio nella coscienza e nella prassi dei sacerdoti e laici lituani. Dalle primitive tipografie clandestine, dalle notti di furtivo lavoro per la LKB KRONIKA essi levano alta la protesta in difesa della fede e della libertà, confermano la loro fedeltà ai due vescovi (mons. V. Sladkevičius e mons. J. Steponavičius) invisi al governo e perciò tenuti al confino, non esitano spesso ad esporsi con firme e indirizzi, chiedono anzi ai fratelli d'occi­dente solidarietà in forma di risonanza e di pubblicità. Hanno insomma riscoperto il sapore del gridare sui tetti quello che prima si sussurrava all'orecchio *.

Diventa dunque una chiesa del silenzio e dell'accidia la Chiesa cattolica d'occidente se finge di ignorare questo capitolo di storia del cristianesimo ch'è la LKB KRONIKA, se con indifferenza fa proprie le visioni governative3e i silenzi gerarchici trascu­rando la voce popolare, se non tiene viva e non venera la santa memoria dei martiri cristiani dell'urss.

 

5. Prospettive per la Chiesa cattolica nell'URSS

Nei paesi dove sembra definitivamente trionfante l'ateismo di Stato e ogni religione è perseguitata (come l'urss e la Re­pubblica popolare cinese) le Chiese d'occidente non prevedono di poter svolgere una sistematica azione missionaria. Alcuni cristiani (ortodossi, pentecostali) emigrano o vorrebbero emi­grare dall'urss. I cattolici lituani (di rito latino) e quelli ucraini (di rito slavo) non si preparano certo a emigrare dall'urss, ma sono impegnati a vivere e irraggiare la propria fede là dove si trovano. Resta aperto in tutta la sua complessità davanti ai cattolici d'occidente il problema di come sostenere la loro resi­stenza in una prospettiva missionaria, visto che sono assai scarse le possibilità di intrattenere con loro contatti e scambi di informazioni.

In questo contesto vale la pena di accennare a due questioni che meritano qualche attenzione anche da parte dei redattori

della LKB KRONIKA.

 

* Mt. 10, 27.

Il primo e più doloroso problema per la Chiesa cattolica in urss è quello dei cattolici ucraini e ruteni di rito orientale uniti con Roma che gli ortodossi chiamano, talora spregiati­vamente, untati. La LKB KRONIKA ha riportato finora saltuaria­mente e marginalmente qualche notizia che li riguarda, ma sarebbe desiderabile e opportuno che riferisse sulla loro esi­stenza clandestina e sulle loro iniziative ufficiali, magari inizian­do una nuova rubrica che potrebbe intitolarsi « Presenza dei cattolici nell'urss ». Infatti ai lituani restano almeno le chiese, il clero, la possibilità di una vita ecclesiale ufficiale (sia pur entro limiti mortificanti) ed in questo ambito trova modo di esistere anche la loro rivista. Agli ucraini e ruteni cattolici invece è stato tolto tutto, sono ridotti ad un'integrale clande­stinità4. A nome di tutti i cattolici di rito latino i lituani potrebbero seppellire definitivamente le diffidenze storiche verso i cattolici orientali uniti, più perseguitati e indifesi, mettendo anche a loro disposizione le pagine della LKB KRONIKA, che potrebbe assumere così il ruolo di voce dei cattolici presenti in tutta l'urss.

Un secondo suggerimento, o desiderio, che vorremmo senza pretese trasmettere alla LKB KRONIKA riguarda la necessità che la Chiesa quando è perseguitata raccolga, conservi e veneri le testimonianze dei suoi martiri. Scrivere gli atti dei propri apostoli e tramandarne la memoria è un sacro e urgente dovere per i cristiani. Ne danno un valido esempio in urss i giornali clandestini dei battisti, che additano alla venerazione delle loro comunità ifratelli morti per la fede; recentemente si è levata anche una voce di ortodossi in questo senso 5. Come è stato per l'eroico padre Kolbe, vittima dei lager nazisti, così per le figure luminose di molte vittime dei lager sovietici il riconoscimento della gloria degli altari potrebbe arricchire la Chiesa universale e dare nutrimento, sia in urss che in occidente, alla vita eccle­siale di oggi.

 

6. Una speranza

Per arricchire il panorama, non molto vasto ma stimolante, dei testi del samizdat religioso disponibili in versione italianasi sono raccolti qui i primi dieci numeri della LKB KRONIKA apparsi in Lituania dal 1972 al 1974, con l'aggiunta di alcune foto significative da noi scelte. Si propone la rivista in tradu­zione integrale non tanto per fornire materiali agli storici e consegnare testimonianze agli archivi, quanto per consentire al lettore italiano di avvicinare il più compiutamente possibile la

vita concreta e le ragioni ideali dei lituani senza che vada perduta la percezione della semplice tenacia del loro impegno contro la continua pressione psicologica e fisica da parte delle autorità, minuziosa nelle sequenze di perquisizioni e interro­gatori, ossessiva nel succedersi dei giorni di lavoro e di festa.

La LKB KRONIKA merita di essere letta e meditata con cura, perché non è solo una collezione di documenti ed è molto più di una cronaca proibita di ingiustizie: è piuttosto un capitolo, scritto con amore, della storia di un intero e piccolo popolo. Vi scorre la linfa di un'antica cultura che rifiuta l'arida bar­barie del più grande impero moderno; vi risplende una sag­gezza che sente sopra di sé lo sguardo di Dio e intende dare ordine ai normali rapporti fra gli uomini in una misura di serenità, di pietà, di perdono per i persecutori, non senza talora un indulgente sorriso.

Di tutto questo, e del loro esempio di coraggio e coerenza, è giusto ringraziare gli anonimi redattori e divulgatori della LKB KRONIKA. Vorremmo che le frontiere dell'urss, scientifica­mente custodite con larghezza di mezzi degna di miglior causa, non ci separassero dalla loro amicizia.

A loro è dedicata la presente edizione italiana della rivista che speriamo valga in qualche misura a far breccia nella barriera di silenzio da cui troppo spesso in Occidente sono attutiti e spenti i messaggi provenienti da dissenzienti dell'urss e dell'est europeo; e insieme a stimolare nei cristiani del nostro paese il gusto delle opere di misericordia di tutti i giorni (che sem­brano ovvie, ma in realtà fioriscono solo da pazienza e fatica) e la sensibilità per le sorti della Chiesa e dei fratelli sparsi in tutto il mondo.

 

P.I.M.

Appendice

 

1. Breve cenno di storia del cristianesimo in Lituania

2. Bibliografìa

3. Sigle e abbreviazioni

4. Indice delle persone e dei luoghi

 

1. Breve cenno di storia del cristianesimo in Lituania

I lituani con i lettoni e i prussiani * costituiscono una famiglia indoeuropea con vicende preistoriche comuni e lingua madre il sanscrito. Dalla metà dell'ottocento si usa chiamare « baltici » questi popoli e le loro lingue. Come lingua europea più arcaica ancora vivente, il lituano ha attirato l'attenzione dei linguisti. Tra gli altri Kant ha rilevato che « la Lituania deve essere conservata per la sua lingua che contiene la chiave per spiegare enigmi sia filologici che storici ».' **

Nella regione baltica *** i primi insediamenti umani appar­vero intorno al ventesimo millennio avanti Cristo. Tra il terzo ed il secondo millennio a.C. vi si trovava stanziata una popola­zione indoeuropea che abitava una vasta fascia di territori tra la Vistola e gli Urali. Erano guerrieri e lavoratori che conoscevano l'uso di veicoli e di metalli: a loro si riconduce chiaramente il gruppo etnico lituano, da loro hanno avuto origine oltre trentamila nomi lituani di laghi e corsi d'acqua sparsi in tali territori.2 Benché compresi tra il mar Baltico e il mar Nero questi popoli non praticavano la navigazione e rifuggivano dal mare. Intrattenevano però contatti commerciali a lungo raggio

 

* I prussiani furono combattuti e sterminati dai cavalieri dell'Or­dine teutonico e dai tedeschi a partire dal secolo XIII e si estinsero nel secolo XVII.

** I riferimenti 1, 2, ...ecc. rimandano alla bibliografia.

*** Si conviene qui di chiamare baltica l'area corrispondente oggi alle repubbliche baltiche di Lettonia, Lituania, ai territori della Prus­sia orientale e al nord-est della Polonia.

 

per vie fluviali e terrestri: ad esempio esportavano l'ambra, rac­colta proprio nella regione dell'attuale Lituania, verso l'area del Mediterraneo, come dimostrano i ritrovamenti archeologici a partire dall'età micenea. Perciò le popolazioni baltiche in età greca e romana erano note a storici come Polibio, Plinio il vecchio, Tacito, al geografo Tolomeo3, al ministro di Teodorico, Cassiodoro.4

Rimasti ai margini delle migrazioni di popoli che diedero luogo alle invasioni barbariche, i baltici nel corso del primo millennio dopo Cristo svilupparono una civiltà di tipo feudale di cui cronisti e geografi occidentali hanno lasciato frammentarie notizie. Il cronista germanico Rimbert5 descrive le guerre con­dotte dai danesi e svedesi contro i curoni verso la metà del IX secolo. Il viaggiatore anglosassone Wulfstan, inviato dal re Alfredo il Grande d'Inghilterra, ha lasciato informazioni sulla vita dei baltici (880-890 circa).6 Il cosiddetto «geografo bava-ro » elenca alcune tribù lituane (secoli IX-X).7 Negli annali di Quendlinburgo (1009) compare per la prima volta il nome Litua (oggi Lietuva) per indicare la Lituania.8

Dal secolo XI le cronache russe e germaniche riportano frequenti notizie sulla nazione lituana e sulle sue guerre contro i cavalieri dell'Ordine teutonico, i tatari ed i principi slavi nei territori compresi tra il mar Baltico e il mar Nero.9 L'arcivescovo Adam di Brema nel secolo XI scriveva a proposito dei prussiani e dei lituani: « Multa possent dici ex illis populis laudabilia, si haberent solam fìdem Christi » ( Si potrebbero dire molte cose lodevoli di quei popoli, se solo avessero la fede di Cristo).10 In realtà i baltici, come gli altri popoli indoeuropei, professavano un paganesimo naturalistico, credevano alla spiritualità dell'uomo ed alla vita dopo la morte. La stabilità della famiglia era garan­tita dalla tradizionale pratica della monogamia.

I primi contatti dei lituani con il cristianesimo sono tardivi. Nel 997 l'arcivescovo di Praga, sant'Adalberto, aveva tentato di evangelizzare i prussiani, ma senza successo. Fallì anche la missione del monaco tedesco Brunone di Querfurt e dei suoi 18 compagni, uccisi, secondo le cronache di allora, « sui confini tra la Lituania e la Rutenia » per essere penetrati in una zona sacra pagana vietata agli stranieri.8

La conversione ufficiale della Lituania al cristianesimo avvenne nel 1251 ad opera del sovrano Mindaugas. Il papa Innocenzo IV gli concesse la corona reale e prese il regno di Lituania « sotto la protezione e il rispetto della Sede Apostolica »." Alla lunga e feroce guerra di conquista condotta dai cavalieri dell'Ordine teutonico contro i lituani veniva così a mancare la motivazione

esteriore, cioè il significato di una crociata religiosa contro dei pagani. Contemporaneamente Mindaugasaccettando il battesimo e la corona da Roma indicò alla nazione lituana la via del cat­tolicesimo e della civiltà europea occidentale.12 Alla cristianiz­zazione del paese presero parte i frati minori francescani e l'ordine domenicano.13

La prima diocesi lituana fu eretta nel 1253 ed il primo vescovo fu Kristijonas. Nel sud del paese ne fu creata anche una seconda, retta dal vescovo Vitas, domenicano. Però a causa delle conti­nue guerre contro l'Ordine teutonico che intendeva assoggettare politicamente più che convertire i pagani, il cristianesimo mise radici profonde e definitive soltanto nel 1387 quando il sovrano Jogaila, divenuto re della cattolica Polonia e suo cugino Vytautas il Grande, fervente cattolico che gli successe nel governo della Lituania, evangelizzarono tutta la nazione. Il 17 febbraio 1387 fu eretta la diocesi metropolitana di Vilnius, e ne fu posto a capo il vescovo Andrius. La regione di Samogizia, a lungo tor­mentata dalle aggressioni dei cavalieri teutoni, passò al cristiane­simo soltanto dopo la loro sconfitta definitiva a Grùnwald nel 1410 ad opera di Vytautas e Jogaila.14 Nel 1417 venne eretta la diocesi di Medininkai, nel cuore della Samogizia, affidata al vescovo Motiejus. Nel frattempo erano scomparse le due diocesi più antiche, sorte al tempo di Mindaugas.15

Benché introdotto relativamente tardi, il cristianesimo in Li­tuania fiori in modo straordinario. Nel 1397 fu aperta a Vilnius la prima scuola-seminario. Il figlio di Casimiro IV, granduca di Lituania e re di Polonia, anch'egli di nome Casimiro ( 1458-1484),16 fu principe di eroiche virtù ed è venerato fra i santi. Nel 1547 fu pubblicato il primo catechismo in lingua lituana 17 e più tardi la Bibbia. Per la vita religiosa e culturale del paese e dei popoli vicini ebbero enorme importanza la fondazione a Vilnius della Biblioteca, la maggiore esistente allora al mondo (1570), e l'istituzione della Università (1579).18 Nel 1582 il papa Gregorio XIII eresse a Vilnius un seminario per la forma­zione del clero di Lituania, Rutenia e Moscovia e lo affidò ai gesuiti. Nel 1596 il Sinodo di Lietuvos Brasta (Brest Litovsk) riunì a Roma la metropolia di Kiev con numerose diocesi di rito greco confermando la prevalenza della Chiesa di Roma nell'Euro­pa orientale.19

Grande impulso alla fede cattolica diede il santo e zelante vescovo di Žemaitija (Samogizia), principe Merkelis Giedraitis (1536-1609), che il pontefice Giovanni XXIII nella Lettera Apostolica dell'8 dicembre 1959 ha additato all'episcopato ed al popolo lituano come strenuo difensore della fede da imitare nelle

presenti difficili circostanze. L'apparizione della Madonna nel 1608 e la costruzione del suo santuario a Šiluva nel 1629 inde­bolirono la diffusione del protestantesimo e confermarono la preminenza del cattolicesimo20 che fu proclamato « religione dello Stato» dal re Zigmantas Vasa (1588-1632). Un rilevante significato per la vita civile e religiosa non soltanto della Lituania ma anche dei vicini territori russi ebbe la pubblicazione dello Statuto lituanoche rimase in vigore dal 1529 al 1840. Nel 1798 fu eretta la diocesi di Vygriai, trasferita nel 1818 a Seinai; fu affidata al vescovo Karpavičius.21 Dopo lo smembramento della Confederazione lituano-polacca, le diocesi lituane furono unite nel 1798 alla metropolia di Mohilev, eccetto Vygriai, an­nessa alla giurisdizione ecclesiastica di Warmia. Numerose altre diocesi di rito greco e latino fondate in territori già appar­tenenti allo Stato lituano erano passate sotto il controllo del­l'impero russo o di quello austriaco.22

Se si eccettua il regno moderato e illuminato di Alessandro I, la dominazione russa, coloniale e oppressiva, fu contraddistin­ta anche da un'accanita persecuzione religiosa. Furono chiuse molte chiese, con la proibizione di restauri e nuove costruzioni; soppressi e dispersi i religiosi, abolite le scuole cattoliche, chiusa l'Università diVilnius (1832) e depredata la Biblioteca. Il go­verno zarista impose l'uso della lingua russa nella liturgia catto­lica e nei seminari e pretese di introdurre la confessione orto­dossa nel paese. I vescovi, sacerdoti e fedeli che opponevano resistenza venivano esiliati o deportati in Siberia. Nel 1865 fu proibito l'uso dell'alfabeto latino. Alla russificazione ed alla censura i lituani risposero con la diffusione di letteratura ripro­dotta clandestinamente e con il contrabbando, a rischio della deportazione in Siberia o dell'impiccagione, di libri lituani stampati nella Lituania minore sotto l'occupazione tedesca23 e soltanto nel 1904 si videro riconoscere il diritto di praticare la propria religione e di usare la propria lingua.

Con la caduta dell'impero russo la Lituania riconquistò l'indi­pendenza che fu proclamata a Vilnius il 16 febbraio 1918. La Santa Sede aveva dato il suo apporto alla favorevole soluzione di questo problema: il papa Benedetto XV aveva indetto il 17 febbraio 1917 una « Giornata pro Lituania » in tutto il mondo cattolico per sostenere economicamente e moralmente la causa dei lituani. Il Vaticano riconobbe la nuova repubblica lituana il 10 novembre 1922 ed eresse la provincia ecclesiastica lituana il 4 aprile 1926 con la Costituzione ApostolicaLituanorum gente. Il 27 settembre 1927 tra la Lituania e la Santa Sede fu firmato il Concordato.24

La vita religiosa nella Lituania indipendente rifiorì d'incanto. Sorsero scuole, istituti, congregazioni religiose, editori cattolici. Fu costituita l'Accademia cattolica delle scienze, si aprì una facoltà di teologia nell'università statale di Kaunas e nel 1932 fu fondata l'Università Cattolica. Nel 1940 la presenza della Chiesa cattolica si può riassumere nei dati seguenti: 6 diocesi ed una prelatura, con 12 arcivescovi e vescovi; 62 vicariati foranei, 1580 sacerdoti, 470 seminaristi secolari e 135 religiosi; 37 case religiose maschili e 85 femminili con 643 religiosi e 943 religiose; 721 chiese parrocchiali e filiali, 378 altre chiese e cappelle, 4 seminari; 18 organizzazioni religiose con 800.000 iscritti; numerose attività assistenziali e sociali, tra le quali particolarmente rilevanti le iniziative culturali, appoggiate da 32 giornali e riviste e da una fitta rete di archivi e biblioteche.

Anche le minoranze religiose godevano di ampie garanzie costituzionali. Gli ebrei, tradizionalmente rispettati in Lituania, disponevano di una Accademia rabbinica, di due scuole-seminari per i rabbini, e di una biblioteca che era la maggiore biblioteca ebraica del mondo. I protestanti avevano la loro facoltà di teo­logia presso l'Università statale di Kaunas. Al momento del­l'invasione sovietica, che avvenne il 15 giugno 1940 a seguito degli accordi tra Stalin e Hitler, la Lituania contava 3.238.000 abitanti, dei quali 84% cattolici, 7,74% ebrei (compresi i profughi dalla Germania e dalla Polonia), 3,28% luterani, 2,50% ortodossi, 1,59% vecchi credenti ortodossi, 0,53% protestanti riformati, 0,26% di altre religioni,* e 1741 comu­nisti, di cui più della metà stranieri, per lo più ebrei.

Fin dai primi giorni di occupazione russa fu rovesciato il governo democratico-costituzionale (17 giugno 1940), sciolti i partiti e le associazioni, arrestate le personalità più eminenti del paese. Fu denunciato il Concordato con la Santa Sede ed espulso il nunzio apostolico, mons. Luigi Centoz; furono confi­scati i beni della Chiesa e quelli personali del clero; vennero chiuse le scuole cattoliche e i seminari, fu vietato l'insegnamento religioso e fu proibita ogni attività culturale cattolica. Il 3 agosto 1940 la Lituania, come l'Estonia e la Lettonia, fu incor­porata nell'URSS, a seguito di una delibera unanime del parla­mento-fantoccio eletto ir. elezioni fasulle controllate dagli occu­panti.25 Deportazioni di massa furono eseguite nel 1941 in ese­cuzione di un piano che prevedeva l'esilio in Siberia di 700.000

 

 

* Dati forniti da una fonte del governo sovietico di occupazione: vedi « Tėvynės Balsas », n. 40, 208, 1959.

 

lituani: nella notte dal 14 al 15 giugno 34.260 persone furono arrestate ed avviate su carri bestiame verso i lavori forzati; migliaia di lituani furono massacrati in eccidi collettivi o in camere di tortura attrezzate in oltre 480 località del paese. Il 22 giugno, allo scoppio della guerra tra nazisti e sovietici, lituani si ribellarono e dopo violenti combattimenti cacciarono le truppe sovietiche: la sollevazione costò 4.000 morti e 12.000 feriti, ma consentì al Governo provvisorio lituano di proclamare l'indipendenza prima dell'arrivo dei tedeschi.26 Tuttavia Hitler il 5 agosto instaurò in Lituania un governo d'occupazione. Co­minciò allora la resistenza, coordinata poi dal Comitato supre­mo per la liberazione della Lituania (VLIK).27

Sotto il regime d'occupazione nazista la Chiesa naturalmente ebbe la vita difficile: alle proteste dell'episcopato contro le violenze e gli eccessi degli occupanti questi risposero con gli arresti e le deportazioni in Germania di vescovi, sacerdoti e semi­naristi e comunque conservando in vigore i provvedimenti degli ex-alleati sovietici contro la religione.

A loro volta i sovietici, occupata di nuovo la Lituania nel­l'ottobre 1944, ripresero l'opera di russificazione e la lotta antireligiosa iniziate nel 1940. I lituani risposero alla politica di genocidio di Stalin e Beria con una durissima resistenza: la guerriglia dei « Fratelli della foresta » contro soverchiami forze militari e poliziesche durò circa 10 anni, ignorata e priva di ogni aiuto da parte del mondo occidentale.

Non è questa la sede per tratteggiare una storia, sia pur concisa, delle sofferenze e dei lutti subiti dalla popolazione e dalla Chiesa cattolica in Lituania sotto le occupazioni hitleriana e staliniana.28 Basti rammentare che secondo le statistiche rac­colte dalla resistenza i lituani scomparsi nel periodo 1941-1959 per cause di guerra, guerriglia o deportazioni ammontano a circa 1.239.000, ed ancor oggi la popolazione lituana residente nel paese non ha raggiunto la consistenza prebellica.

La Chiesa cattolica fu colpita dai colonizzatori russi con parti­colare accanimento, in quanto naturale ed irriducibile nemica della religione bolscevica e del suo idolo Stalin, ed in quanto custode gelosa dell'identità spirituale e morale della nazione lituana, di valori cioè senza confronto più umani e più nobili dell'ideologia brutale e delle volgari menzogne che pretendevano di giustificare l'annessione del paese all'URSS. Tra gli oltre 400.000 lituani deportati in Siberia sotto l'impero staliniano erano presenti 180 sacerdoti. In patria ne furono imprigionati un centinaio, e trucidati diecine. La stessa sorte subirono i vescovi. L'ordinario di Telsiai, mons. Vincentas Borisevicius,

venne fucilato il 3 gennaio 1947, dopo un anno di carcere. Il suo ausiliare, mons. Pranciškus Ramanauskas, arrestato nel 1946, fu lasciato tornare in patria soltanto dopo 10 anni di la­vori forzati in Siberia, e morì nel 1959. Anche l'ordinario di Kaišedorys, mons. Teofilius Matulionis, fu arrestato nel dicem­bre 1946 e mandato in Siberia ai lavori forzati: vi rimase 10 anni, poi fu lasciato rientrare, ma confinato a Šeduva, dove morì il 20 agosto 1962. L'amministratore apostolico di Vilnius, arcivescovo Mečislovas Reinys, fu imprigionato nel 1947 ed ucciso l'8 novembre 1953 dai carcerieri nelle prigioni di Vladi­mir. Un solo vescovo era restato in Lituania nel 1947, mons. Kazimieras Paltarokas, che morì il 3 gennaio 1958.

Il clima di terrore e l'uso di ogni forma di pressione fisica e morale nella persecuzione del cattolicesimo lituano non diedero i risultati sperati. Gli occupanti sovietici non riuscirono a piegare l'episcopato ed il clero, né a costituire una « chiesa nazionale » in opposizione alla Chiesa di Roma. Nemmeno riu­scirono a staccare dalla Chiesa il popolo ed i giovani. Ottennero un solo risultato sicuro: di rendere inviso ai lituani tutto ciò eh'è russo, e definitivamente odiosa ogni prassi e teoria marxi­sta. Nel loro rifiuto di farsi complici dei lupi stranieri — il nazi­sta prima, il bolscevico poi — i Pastori della Chiesa lituana eb­bero il conforto della solidarietà morale dei cristiani e del pontefice Pio XII che mai si stancò di denunciare la violenza sovietica davanti al mondo intero.

Nel periodo di incertezza che seguì la morte di Stalin anche la lotta contro la religione subì una pausa. Cessarono gli arresti, le violenze, le deportazioni. Dalla Siberia furono autorizzati a tornare circa 130 sacerdoti, i due vescovi di cui si è detto sopra, e parecchie migliaia di credenti. I vescovi per la prima volta dopo un decennio poterono visitare le parrocchie, ed ammini­strare la cresima a diecine di migliaia di giovani. L'11 settembre 1955 furono consacrati due nuovi vescovi: mons. Petras Maželis, ordinario di Telšiai e mons. Julijonas Steponavičius, ammini­stratore apostolico di Vilnius e di Panevėžys, che poi nel gen­naio 1961 fu relegato, senza processo né motivazioni, fuori dalla sua diocesi, a Zagare, dove si trova tuttora al confino. Furono anche autorizzate la stampa di un libretto di preghiere e di un calendario « cattolico », e la costruzione a Klaipėda di una nuova chiesa che però, appena ultimata, venne confiscata e adibita a « casa della cultura ».

La « destalinizzazione » voluta da Chruščev aveva destato grande emozione e qualche speranza per il futuro della Chiesa in Lituania. Ma è stata un'illusione: sono stati soltanto cambiati

i metodi di persecuzione. Le deportazioni sono state riprese e continuano sotto l'etichetta di « partenze volontarie » per disso­dare le « terre vergini » o per le grandi costruzioni del regime in Siberia. L'attacco alla Chiesa prosegue su due fronti, propa­gandistico e burocratico-amministrativo. Tutti i moderni mezzi di comunicazione sono impiegati per la propaganda antireligiosa e restano vietati alla Chiesa ed ai credenti, mentre all'estero si svolge una massiccia propaganda sui temi del disgelo, della distensione e della « coesistenza pacifica » per distogliere l'at­tenzione internazionale dalle persecuzioni che si praticano quo­tidianamente all'interno.

In particolare vale la pena di esaminare la situazione della gerarchia ecclesiastica, nella quale gli organi governativi e poli­zieschi sovietici dal tempo di Chruščev ad oggi hanno tentato pertinacemente di infiltrare uomini di loro fiducia per meglio controllare e disgregare la Chiesa dall'interno, secondo la stra­tegia già collaudata con la Chiesa ortodossa in Russia.

Nel 1957 fu arrestato e mandato al confino subito dopo la consacrazione episcopale mons. Vincentas Sladkevičius, ausiliare di Kaišedorys. La diocesi fu affidata al vicario capitolare, cano­nico Bakšys, che dovette reggere (fino al 1973, quando morì) anche la diocesi di Panevėžys. Gli amministratori apostolici scel­ti dai capitoli delle cattedrali di queste due diocesi, cioè i cano­nici Meidus di Kaišedorys e Šidlauskas di Panevėžys, furono tolti di mezzo e mandati al confino. L'archidiocesi di Vilnius rimase affidata al vicario capitolare, canonico Česlovas Krivaitis; quella di Kaunas e la diocesi di Vilkaviškis al canonico Stanke­vičius. Solo nel 1965 queste ultime due sedi ricevettero un nuovo vescovo, l'anziano mons. Juozapas Labukas, consacrato a Roma durante il Concilio. Dopo la scomparsa di mons. Maželis nel 1966, la Santa Sede nominò amministratore apostolico a Telšiai mons. Juozapas Pletkus, anziano e di malferma salute. Nel dicembre 1969 furono consacrati a Kaunas i vescovi Liudas Povilonis e Romualdas Krikščiūnas, e nominati ausiliari rispetti­vamente di mons. Pletkus e di mons. Labukas. Nel 1973 mons. Krikščiūnas fu trasferito a Panevėžys come amministratore apo­stolico, e mons. Povilonis nominato ausiliare di mons. Labukas. A Kaišedorys in qualità di vicario capitolare è stato eletto il canonicoAndrikonis. Nel 1975 è morto S.E. mons. Pletkus e la diocesi di Telšiai è rimasta affidata al sacerdote Antanas Vaičius, imposto dal governo che ha annullato l'elezione del vicario da parte del Capitolo. Quindi oggi su 6 diocesi e una prelatura solo due sono rette da vescovi, mentre restano al confino senza essere mai stati incriminati né condannati i vescovi Stepona­

vičius (da 15 anni) e Sladkevičius (da 19 anni) che godono l'affetto e la stima di tutta la comunità lituana 29.

Nell'ultimo decennio la storia del cattolicesimo lituano si è arricchita di un capitolo nuovo: fedeli e sacerdoti insieme han­no cominciato a rivendicare i propri diritti di cittadini e di credenti contro le sopraffazioni e la brutalità del regime di occupazione. Parallelamente al diffondersi dell'editoria dattilo­scritta clandestina (samizdat) nelle principali città dell'URSS, in Lituania si è andata via via organizzando la diffusione di libri di contenuto religioso in parte provenienti dall'estero ma in maggior quantità riprodotti in loco; e insieme si è iniziato a far circolare di mano in mano appelli, proteste, petizioni per la libertà religiosa che la gente firma e indirizza al governo mosco­vita o a quello locale, e che trovano la via dell'occidente. Nel 1972 la raccolta di documenti e testimonianze si trasforma in un'espressione clandestina e rischiosa sempre, ma sistematica: la rivista « Lietuvos Kataliku Bažnyčios Kronika ».

VINCAS MINCEVIČIUS

 

2. Bibliografia

 

Introduzione

1.  Codevilla, G., Stato e Chiesa nell'Unione Sovietica, Jaca Book, Milano 1972.

Bociurkiw, B. R., I rapporti tra Chiesa e Stato in Unione Sovietica in « L'Est », n. 1, 1968.

2.  Il punto di vista dei lituani, degli ucraini e in genere dei dissenzienti nell'URSS è stato recentemente proposto da A.U. Floridi in Mosca e il Vaticano, Ed. « La Casa di Matriona », Milano 1976.

Commenti occidentali favorevoli alla Ostpolitik vaticana si trovano in:

Daim, W., Der Vatikan und der Osten, Europa Verlag, Wien 1967. (Ne esiste una traduzione italiana: Il Vaticano e l'est, Coines, Roma 1973; si tratta di un lavoro poco documen­tato e assai fantasioso).

Stehle, H., Die Ostpolitik des Vatikans (1917-1975), Pie­per, München-Zürich 1975.

Si veda un esempio italiano di gentile comprensione per la diplomazia di mons. Casaroli nell'editoriale di « Testimonian­ze », n. 168, pp. 549-555, 1974, in cui prevale però la curiosa pretesa di dar lezioni teoriche e dottrinali di « provocazione profetica » e di filosocialismo alle Chiese dell'est.

3. Per la visione sovietica ufficiale dei rapporti Stato-Chiesa in Lituania si veda l'opuscolo illustrato di J. Rimaitis, Religion in Lithuania, Gintaras, Vilnius 1971, di cui pare esista una traduzione italiana pure edita a Vilnius ad uso dei visitatori italiani. Tracce meno sistematiche del punto di vista sovietico si trovano in dichiarazioni e corrispondenze di intellettuali ocaderitali invitati da organismi governativi a visitare l'URSSaffinché si convincano, con l'aiuto della magnifica ospitalità rice­vuta, che in URSS c'è una normale libertà religiosa e che l'at­teggiamento del governo verso i credenti è tollerante e pro­gressista. La stessa LKB KRONIKArileva (vedi n. 8) lo sfrutta­mento governativo delle dichiarazioni complimentose e grosso­lane rilasciate all'agenzia Novosti da un giornalista italiano invitato appositamente in Lituania per riportarne impressioni di un viscerale filosovietismo. A considerazioni simili si pre­stano, almeno in parte, il diligente servizio La distensione reli­giosa in URSS di E. Franchini in « Il Regno attualità », n. 293, pp. 398-406, 1974 (che riporta i silenzi della gerarchia eccle­siastica lituana; ad esso è seguito un intervento critico della redazione di « Russia Cristiana » sul n. 297, pp. 523-526 della stessa rivista) e quello di E. Balducci, Viaggio in URSS, com­parso contemporaneamente sul quotidiano milanese « Il Giorno » nel gennaio 1975 e nel citato numero di « Testimonianze », pp. 556-576.

4.       Si veda ad esempio: Markus, V., Religion and Nationality: The Uniates of the Ukraine in Religion and Atheism in the USSR and Eastern Europe, pp. 101-122, Macmillan, London 1975; oppure Bociurkiw, B.R., La situazione religiosa nel­l'Ucraina sovietica in « Russia Cristiana », n. 141, pp. 43-65, 1975.

5.       Jakunin, G.; Kapitancuk, V.; Regel'son, L., Lettera ai capi delle quattro giurisdizioni ecclesiastiche russe,in « Russia Cristiana », n. 144, pp. 3-11, 1975.

6.       Maria, salvaci!, ed. Paoline, Roma 1963 (Si tratta di un libretto di preghiere scritto da giovani lituane in un campo di lavori forzati in Siberia).

URSS: dibattito nella comunità cristiana, Jaca Book, Milano 1968.

Dissenso e contestazione nell'Unione Sovietica, a cura di R. Ronza, IPL, Milano 1970.

La preghiera di Solzenicyn e le voci clandestine in Russia, IPL, Milano 1971.

Terra nuova sotto la stella rossa ("URSS: undici documenti del samizdat religioso), Jaca Book, Milano 1972.

La repressione culturale in Lituania, a cura di F. I. Milani, Jaca Book, Milano 1972 (contiene parecchi documenti ed un'utile introduzione che presenta un cenno di storia lituana e le vicende recenti della Chiesa cattolica nel paese).

Dudko, D., Parroco a Mosca-Conversazioni serali, Russia Cristiana-Mimep, Milano 1976.

Notizie sul samizdat religioso si trovano ad esempio in:

Martin, A., Russia. Fede e realtà, SEI, Torino 1970.

Dissenso cristiano in URSS, EMI, Bologna 1974.

Samizdat: cronaca di una vita nuova nell'URSS, Russia Cristiana-Mimep, Milano 1975.

Dedica regolarmente spazio a traduzioni di materiali del samizdat religioso la rivista « Russia Cristiana » che si pubblica dal 1960 in Milano (dal 1976 col titolo «Rivista del Centro studi Russia Cristiana » ), mentre i testi dell'autoeditoria lituana sono sistematicamente tradotti dal bollettino « ELTA Press » di Roma. Un attento e meditato commento alla LKB KRONIKA è stato proposto da B.R. Bociurkiw: La protesta dei cattolici lituani, in « Russia Cristiana », n. 142, pp. 31-57, 1975.

Tutti i documenti del samizdat che dall'URSS raggiungono l'occidente vengono raccolti, controllati e catalogati da un'ap­posita organizzazione, l'Archiv Samizdata, che ha sede a Monaco di Baviera. L'Archiv Samizdata ha curato la pubblicazione di numerosi volumi di materiali del samizdat, sotto il titolo gene­raleSobranie Dokumentov Samizdata. In tale collezione sono contenuti anche documenti lituani e la LKB KRONIKAin edizione sia lituana che russa. Copia dei testi così pubblicati si può chiedere ad alcune biblioteche depositarie della raccolta stessa (ad esempio: Die Bayerische Staatsbibliothek, Osteuropasamm-lung, Mùnchen 34, Repubblica Federale Tedesca).

 

 

Breve cenno di storia del cristianesimo in Lituania

 

1. Ruhig, P., Littauische-Deutsches und Deutsch-Littauìsches Wörter Buch, Königsberg 1800. Si tratta del dizionario
lituano-tedesco e tedesco-lituano di Philipp Ruhig (Ruigis, 1675-1749) pubblicato da K. G. Mielcke (Milkus) con ampia introduzione di Emanuele Kant.

2.   Gimbutas, M., I Baltici, Il Saggiatore, Milano 1967.

3.  Lietuvos gyventoju prekybiniai ryìiai I-XIII amziais,
(Relazioni commerciali della popolazione lituana nei secoli I-XIII) a cura dell'Istituto di storia dell'Accademia delle scienze della RSS di Lituania, Vilnius 1972.

Pédech, P., La géographie de Polybe: structure et contenu du livre 34 des Histoires, in « Les Emdes Classiques », n. 24, Paris 1956.

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, libro VI (seconda metà del I sec. d. C).

Tacito, De origine et situ Germanorum (98 d.C.). Tolomeo, Geographia (140 d.C).

4.   Hodgins, T., The letters of Cassiodorus, London 1886.

5.       Rimbert, Vita sancti Anscharii per s. Rembertum in « Scriptores Rerum Svevicarum », vol. II, Uppsala 1828.

6.       Orosius, P., Historiarum adversus paganos libri septem, Migne, Patrologia Latina, t. XXXI, pp. 663-1212.

7.       Schiemann, C, Russia, Polonia e Livonia, Milano 1901.

8.       « Scriptores rerum prussicarum », vol. I, Leipzig 1861.

9.        Lavrent'evskaja Letopis' in Povest' vremennych let, I, Leningrad 1950.

Ipat'evskaja Letopis' in Polnoe Sobranie Russkich Letopi-sej, II, S. Peterburg 1843, 1908, 1923.

Cantare delle gesta di Igor, Einaudi, Torino 1954.

Livlandische Reimchronik, Mayer, Paderborn 1876.

Heinricus de Lettis, Chronicon Lyvoniae, M.G.H., ss, XXIII, pp. 231-332, ed. W. Arndt, Hannover 1874.

Retri de Dusburg ordinis Teutonici sacerdotis Chronicon, a cura di C. Harthnoch, ed. Johannes Nisi, Jena 1679.

Michalonis Lituani, De moribus tartarorum, lituanorum et moschorum, Conrad Waldkirch, Basilea 1615.

Matteo da Miechow, Historia delle due Sarmatie, G.G. De' Ferrari, Venezia 1561.

10. Adam Bremensis, Gesta Hammenburgensis Ecclesiae Pontificum, M.G.H., ss., VII, pp. 267-389, ed. J.M. Lappenberg, Hannover 1846.

11.  Archivio vaticano, registro n. 22-L113-R.

12. Latkowski, J., Mendog, krol litewski (Mindaugas, re di Lituania) a cura dell'Accademia polacca, Krakow 1892.

Gedemino laiškai (Corrispondenza di Gedeminas, re dei lituani nel periodo 1322-1338. Vi è incluso il documento del re Mindaugas per l'erezione della prima diocesi in Lituania nel 1254), ed. Mintis, Vilnius 1966.

13. Gidžiūnas, P.V., (OFM), De missionibus Fratrum Minorum in Lituania (sec. XIII-XIV), Brozzi-Quaracchi, Firenze 1950.

Gidžiūnas, P.V., (OFM), De fratribus minoribus in Litua­nia usque ad definitivam introductionem observantiae (1245-1513), Pars I, Roma 1950.

14.  Oehler, M., Der Krieg zwischen dem Deutschen Orden und Polen-Littauen 1409-1410, Ebling, 1910.

Gorski, K., L'Ordine teutonico, Einaudi, Torino 1971.

15.  Codex Epistolaris Vitoldi, Magni Ducis Lituaniae, 1376- 1430, a cura di A. Prochaska, Krakow 1882.

Ivinskis, Z., Lietuvos Bažnyčios keliu (Sul cammino della Chiesa in Lituania), Brooklyn 1951.

Končius, J.B., Vytautas the Great, Grand Duke of Li-thuania, Franklin, Miami 1964.

16.        Ferrerius, Z., Vita beati Casimiri, Vilnius 1521.
Ivinskis, Z., Šventas Kazimieras, New York 1955.
Floridi, U.A. (SJ), San Casimiro e la Lituania in «La

Civiltà Cattolica », Roma, 7 marzo 1959, pp. 467-77.

17.     Si tratta del catechismo di Martynas Mažvidas, stam­pato a Karaliaučius (Königsberg) l'8 gennaio 1547. È il primo libro finora conosciuto in lingua lituana. Si veda anche: Gerullis, J., Mažvidas. Seniausieji lietuviu kalbos paminklai iki 1570 metams (I più antichi testi lituani fino al 1570), Kaunas 1922.

18.     Bulavas, J., Vilniaus Universitetas (Università di Vil­nius), Vilnius 1956.

Jurginis, J.; Merkys, V.; Tautavičius, A. Vilniaus miesto istorija, (La storia della città di Vilnius), Mintis, Vilnius 1968.

19.        Ukraine: A Concise Encyclopaedia, Vol. 11, Toronto 1971.

Monumenta Ucrainae Histórica, Roma 1964-1975 (com­prende 12 volumi di documenti).

20.    Jutt, J.C., Our Lady of Siluva, Boston 1959.

21.     Augustaitis, P., Vygriu ir Seinų diecezijos istorija (Sto­ria della diocesi di Vygriai e Seinai) in « Vadovas », 1909.

22.     Magnus Ducatus Lituaniae in suos Palatinatus et Di-strictus divisus, Carta geografica disegnata da Giovanni Nie-precki e stampata a Norimberga dagli eredi di Homann nel 1749. Comprende anche le diocesi della Lituania.

Relationes Status Diocesium in Magno Ducatu Lituaniae, Accademia cattolica lituana delle scienze, Roma 1971.

23.        Straszewicz, G., I polacchi della rivoluzione del 29 novembre 1830, voll. I-II, Capolago, 1833-34.

Jurgéla, K., Lietuvos sukilimas 1862-1864 (Sollevazione della Lituania negli anni 1862-64), Boston 1970.

Biržiška, V., Kaip buvo uždrausta ir atkovota lietuviu spau­da, (Come fu proibita e riconquistata la stampa lituana), Kaunas 1929.

24.        Relations entre la Lithuanie et le Saint-Siège. Documents diplomatiques, Kaunas 1932.

Gečys, K., Katalikiškoji Lietuva (La Lituania cattolica), ed. Draugas, Chicago 1946.

25.     Sabaliūnas, L., Lithuania in Crisis, Indiana University Press, Bloomington-London 1972.

26.     Lietuviu Archyvas - Bolševizmo metai (Archivio litua­ 25.        no-anno del bolscevismo), Kaunas 1942. Si tratta di tre grossi volumi di documenti, con un riassunto in tedesco.

U.S. House of Representatives, Selected Committee to Inve­stigate Communist Aggression and the Forced Incorporation of the Baltic States into the USSR. Third interim report. 83rd Con­gress, 1st Session, Washington 1954.

Id., Hearings, Baltic States Investigation. Part I, 83rd Con­gress, 1st Session, Washington, 1954.

Id., Fourth interim report, Washington 1954.

Id., Communist Takeover and Occupation of Lithuania. Special Report ». 14, Washington, 1955.

Škirpa, K., Sukilimas Lietuvos suverenumui atstatyti (Solle­vazione per la restaurazione della sovranità della Lituania), Washington 1973. Si noti che l'autore di questo volume di ricca documentazione era uno dei promotori della sollevazione e pre­sidente del Consiglio dei ministri del Governo provvisorio. Hitler gli impedì di raggiungere la capitale lituana, poi lo mise agli arresti. Fu liberato dagli americani.

27.  Prunskis, J., Lietuva naciu ir bolševiku vergijoje (Lituania sotto il giogo nazista e bolscevico), Chicago 1944.

Kasias, J.B., The USSR-German Aggression Against Lithua­nia, Speller, New York 1973. Contiene una ricca bibliografia.

28.  Stanley Vardys, V., Lithuania under the Soviets (1940-1965), Praeger, New York 1965.

Ramojus, V., Kritusieji už laisve (I caduti per la libertà), American Foundation for Lithuanian Research, Brooklyn 1969.

Daumantas, J., Fighters for freedom. Lithuanian partisans versus the USSR, Manyland Books, New York 1975.

Cavalli, F., (SJ), La Chiesa cattolica nei paesi baltici dal 1940 al 1955, in «La Civiltà Cattolica», Roma 1955.

Mincevičius, V., La Chiesa lituana, Ferrari, Roma 1956.

Mincevičius, V., La Chiesa in Lituania, in « ELTA Press » n. 10, Roma 1964 (Memorandum ai Padri del Concilio Vati­cano II).

Actes et Documents du Saint Siège Relatifs à la Seconde Guerre Mondiale, (a cura di P. Blet, R.A. Graham, A. Martini, B. Schneider), vol. 3 (1-2), Le Saint Siège et la situation reli-gieuse en Pologne et dans les pays baltes (1939-1945), Libreria Editrice Vaticana, Roma 1967.

29.        Savasis, J., The War Against God in Lithuania, New York 1966.

Religious conditions in Lithuania under Soviet Russian occupation, a cura di mons. Vincent Brizgys, vescovo ausiliare di Kaunas in esilio, Lithuanian Catholic Press, Chicago 1968.

Maculis, V., Das Religiöse und Kirchliche Leben in Li­tauen, in « Acta Baltica », vol. VIII, 1968.

Raišupis, M., Dabarties Kankiniai (I martiri d'oggi), Drau­gas, Chicago 1972.

Krasauskas, R., Die katolische Kirche Litauens in den Zan­gen des kommunistischen Regimes, 1940-1970,in « The Second Conference on Baltic Studies in Scandinavia », vol. III, Baltiška Institutet, Stockholm 1973.

Krasauskas, R.; Gulbinas, K., Die Lage der katolischen Kirche in Litauen, in « Acta Baltica », vol. XII, 1972.

 

 

Opere generali

Chase, T., The Story of Lithuania, New York 1946. Jurgėla, K., History of the Lithuanian Nation, New York 1948.

Šapoka, A., Lietuvos istorija (Storia di Lituania), ed. Pa­tria, Fellbach - Württemberg 1950.

Gerutis, A., ed., Lithuania 700 Years, Manyland Books, New York 1969.

Lietuviu Enciklopedija (Enciclopedia lituana in 36 volumi, opera fondamentale di consultazione, in lingua lituana), Boston 1953-1971.

Encyclopedia Lituanica (edizione ridotta della precedente, in lingua inglese, in 6 volumi), Boston 1976.

Balys, J., Lithuania and Lithuanians, A Selected Biblio­graphy, New York 1961.

 

 

3. Sigle e abbreviazioni

 

ATP        Aukščiausios tarybos prezidiumas  (Presidium del Soviet supremo)
CC        Comitato centrale

CE        Comitato esecutivo

CEKA        vedi KGB

CIC        Codex Iuris Canonici (Codice di diritto canonico )
CP        Codice penale

DZDT        Darbo žmonių deputatu taryba (Soviet dei deputati dei lavoratori)
Glavlit        Glavnoe upravlenie po delam literatury i pecati (Direzione generale per la letteratura e la stampa. Sotto questa denominazione si nasconde in realtà il supremo organo di censura dell'URSS: per una recente descrizione dei suoi scopi e metodi si veda Leonid Vladimirov, Glavlit: how the Soviet censor works, in Index, voi. I, n° 3/4, pp. 31-43, London 1972.)
KGB        Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti (Comitato per la Sicurezza dello Stato. È l'attuale denominazione della più importante polizia segreta sovietica, che in epoca staliniana si chiamava NKVD ed aveva sostituito laCEKA istituita da Lenin subito dopo la rivoluzione.)
Kolchoz        Fattoria collettiva

Komsomol      vedi VLKJS

ICM               Istituto per la conservazione dei monumenti

LKB KRONIKA  Lietuvos Kataliku Bažnyčios Kronika (Cro­naca della Chiesa cattolica in Lituania)

LTSR    sigla lituana per RSSL (vedi)

MIC      Mariae Immaculatae Congregationis (appar­tenente all'ordine dei marianisti)

NKVD   vedi KGB

OFM   Ordinis  fratrum  minorum   (appartenente all'ordine dei frati minori francescani)

ONU   Organizzazione delle Nazioni Unite

PC       Partito comunista

PCL     Partito comunista lituano

PCUS   Partito comunista dell'Unione Sovietica

RSFSR   Repubblica Socialista Federativa Sovietica di Russia

RSSL  Repubblica Socialista Sovietica di Lituania

Sovchoz      Fattoria statale

SJ      Societatis Jesu (appartenente all'ordine dei Gesuiti )

TSRS    corrispondente in lituano di URSS

URSS    Unione delle Repubbliche Socialiste Sovie­tiche

VEKBS Consiglio dei Cristiani evangelico-battisti dell'URSS (è l'organizzazione religiosa dei battisti legalmente riconosciuta)

 

VK     Vykdomasis Komitetas (vedi CE)

VKK    Vietinio Kolektyvo Komitetas  (Comitato sindacale locale)

VLKJS   Visasąjunginė Lenino Komunistinė Jauni­mo Sąjunga (Unione della gioventù leni­nista e comunista dell'URSS)

 

7    Introduzione

15    Cronaca della Chiesa cattolica in Lituania fascicolo numero 1, 19 marzo 1972
61    fascicolo numero 2, maggio 1972
103    fascicolo numero 3, 20 agosto 1972
145    fascicolo numero 4, dicembre 1972
187    fascicolo numero 5, marzo 1973
227    fascicolo numero 6, maggio 1973
267    fascicolo numero 7, agosto 1973
311    fascicolo numero 8, dicembre 1973
365    fascicolo numero 9, marzo 1974
411    fascicolo numero 10, maggio 1974
Appendice
461    1. Breve cenno di storia del cristianesimo in Lituania
471    2. Bibliografia
479    3.  Sigle e abbreviazioni
481    4. Indice delle persone e dei luoghi

Finito di stampare nel mese di luglio 1976 dalla Tecnografica Milanese Ponte Sesto di Rozzano (Mi)

Collana «Testimonianze» 1


La Lituania ė oggi una delle 15 repubbliche che compongono l'Unione Sovietica. Dominata dai vicini russi sin dalla fine del XVIII secolo, la nazione lituana riconquistò l'indipendenza con la caduta dello zarismo. Invasa dall'Armata rossa in seguito agli accordi tra Stalin e Hitler nell'agosto 1940 fu incorporata, con Estonia e Lettonia, all'URSS, che sin dall'inizio vi attuò una politica di deportazione e genocidio. Occupata dai nazisti nel giugno 1941, tornò di nuovo in mano sovietica nell' ottobre 1944: vana fu l'eroica resistenza partigiana contro i due invasori. La politica coloniale sovietica nei confronti della Lituania si fonda tuttora sui due principi basilari della russificazione, e della persecuzione della Chiesa cattolica (i lituani sono fieri cattolici per P 80%). Attualmente Mosca ė costretta a mantenere nell'indocile colonia, per poco più, di tre milioni di abitanti, un esercito di oltre centomila poliziotti (in maggioranza russi).
Nel difficile contesto di tale regime d'occupazione, dal marzo 1972 i lituani diffondono con sorprendente regolarità la rivista clandestina «Lietuvos Katalikų. Bažnyčios Kronika» (Cronaca della Chiesa cattolica in Lituania) che raggiunge anche Mosca e il dissenso russo (tra i due ambienti c'è un'assai significativa solidarietà) e perviene in Occidente. Essa ha lo scopo di far conoscere - senza astiose polemiche ma in modo documentato e concreto, e con lo stile dimesso della verità - da un lato le violenze e illegalità che gli organi del governo compiono sistematicamente nel paese e dall'altro i documenti, proteste e appelli (talora con diecine di migliaia di firme) che i lituani rivolgono alle autorità statali ed ecclesiastiche; cerca infine di dare un'idea sia pure sommaria dell'autonoma cultura lituana che sopravvive nella clandestinità.
La presente traduzione integrale dei primi dieci numeri della «Kronika» (marzo 1972 - maggio 1974) vuole mettere a disposizione del lettore italiano, senza lo schermo di eccessive mediazioni, il racconto - fatto dagli stessi protagonisti - della resistenza giusta e tenace di un piccolo popolo per vivere, contro la brutale oppressione di una superpotenza, la propria identità civile e religiosa. In appendice, una nota storica e una nota bibliografica suggeriscono approfondimenti e ricerche. Gli editori si augurano che la diffusione in Occidente della «Kronika» - della quale escono ora analoghe edizioni in inglese e francese - valga inoltre per il popolo lituano come gesto minimo di solidarietà.


Copertina di F Pmlėr
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