A Sua Eminenza il cardinale Alfred Bengsch, Arcivesco­vo di Berlino

Eminenza,

la visita da Voi effettuata nella nostra Patria nei giorni 22-26 agosto 1975, pur inattesa, è stata per tutti i credenti una sorpresa assai gradita. Non solo abbiamo potuto vedere il Vostro volto sorridente e sentire le Vostre calde parole di fede, ma abbiamo anche sentito rinascere in noi la spe­ranza che un maggior numero di informazioni obbiettive sulla situazione della Chiesa cattolica in Lituania raggiunga la Sede Apostolica e il mondo intero.

Per quanto ce lo hanno permesso i disturbi radiofonici, l'anno scorso abbiamo seguito con attenzione gli interventi dei cardinali Wyszinski, Slipij e Vostro al Sinodo dei vesco­vi a Roma. Ci siamo così resi conto che Voi avete un gran­de cuore ed un coraggio veramente cristiano nella difesa di chi è perseguitato a motivo di Dio e della Chiesa. Ci sia­mo convinti che Voi volete e siete capace di comprendere la nostra sventura e le nostre preoccupazioni.

Fino all'ultimo momento la data precisa del Vostro arri­vo in Lituania è stata tenuta nascosta, sia al clero che ai cre­denti. Di ciò non vennero informati nemmeno i vescovi li­tuani in esilio: J. Steponavičius e V. Sladkevičius. Della Vostra visita alla basilica di Kaunas venne data notizia sol­tanto la sera precedente, mentre i sacerdoti della provincianon ne hanno saputo nulla. Il programma della Vostra vi­sita è stato affidato dal governo ad alcuni sacerdoti « leali », e costoro, a quanto pare, non l'hanno deluso. Non Vi è sta­to permesso di avvicinare nessuno di coloro che avrebbero potuto spiegarvi molte cose sulla reale situazione della Chie­sa in Lituania. Non vi hanno mostrato le chiese profanate; ma Vi hanno portato a Pirčiupis* (per dovere di obbiettività, bisognerebbe ricordare che in Lituania non vi sono soltanto i cimiteri delle vittime dei nazisti, ma anche quelli delle vit­time dei sovietici: a Pravieniškės, nel bosco di Rainiai e al­trove).

All'illustre Accademico Andrej Dimitrijevič Sacharov Molto onorevole premio Nolel!

Il 9 ottobre ci è giunta la lietissima notizia che le è stato conferito il premio Nobel per la pace.

Tutti gli uomini di buona volontà in Lituania sono sin­ceramente felici per il fatto che la sua coraggiosa lotta per la verità, la libertà e la dignità dell'uomo ha ricevuto un degno riconoscimento; che non è rimasto ignorato il Suo grande cuore, nel quale hanno trovato posto anche le sof­ferenze dei lituani perseguitati.

I Quando Ella, premio Nobel, verrà insultato e denigrato dalla stampa ufficiale, ricordi che migliaia di lituani sono solidali con Lei.

11 Suo nobile esempio e sacrificio spronerà molti a de­dicarsi alla lotta per i diritti dell'uomo, il rispetto dei quali è uno dei fondamenti più solidi della pace.

Molto onorevole premio Nobel, noi crediamo che Ella sia stato scelto dalla Provvidenza, come anche lo scrittore Solzenicyn, per contribuire a condurre l'umanità verso un avvenire più luminoso.

20 ottobre 1975        I lituani

Uno scrittore famoso chiede di emigrare

Al Comitato centrale del Partito comunista lituano

Questa lettera non dovrebbe rappresentare una sorpresa per voi. Sono uno scrittore, traduttore e studioso di lettera­tura, settori nei quali ho lavorato non poco. Penso di aver ser vito abbastanza bene la mia patria e la nazione e di essermi sempre guadagnato il pane che ho mangiato in vita mia. Ep­pure ho fatto molto meno di quanto fossi capace, ma non per colpa mia.

Mio padre, Antanas Venclova, era un comunista convinto. Come uomo, io l'ho sempre rispettato e lo rispetto tuttora. Tra l'altro, ho imparato da lui cosa significhi la fedeltà ai pro­pri principi. Tuttavia, fin dalla gioventù, osservando la vita e vivendo, mi sono formato delle concezioni diverse da quelle di mio padre, che ulteriori esperienze hanno consolidato. Ciò non è mai stato un mistero né per mio padre né per alcun'altro.

L'ideologia comunista mi è estranea e a mio parere è in gran parte errata. Il suo assoluto predominio ha portato mol­ti mali al nostro paese. Le barriere all'informazione e le re­pressioni nei riguardi di chi la pensa diversamente portano la società alla stagnazione e il paese al regresso. Tutto ciò è ne­fasto non soltanto per la cultura. A lungo andare la situa­zione può diventare pericolosa anche per uno stato che mira ii consolidarsi con tali metodi. Io qui non sono in condizione di cambiare nulla. Non lo potrei nemmeno se avessi tanto poterequanto ne avete voi. Eppure posso e perfino devo manifestare/ apertamente la mia opinione; è già qualche cosa!

Il 24 settembre 1975 è morto il parroco di Skardupiai, rev. Vincentas Gelgota. Condannato in passato come « cri­minale speciale », dopo aver scontato la pena era stato ria­bilitato. Nonostante questo la stampa sovietica non ha mai cessato di calunniarlo.

Nel 1967 l'editrice di Stato « Mintis » (Pensiero) con sede a Vilnius pubblicò un opuscolo di Vytautas Dėnas dal titolo: Ir mirdami kovojo (Combattevano anche mo­rendo). Nel capitolo Juzelė atėjo (Venne Juzelė) si racconta come il rev. V. Gelgota assassinò la funzionarla sovietica Juzelė del comune di Žvirgždaičiai (provincia di Šakiai):

Una maschera nera con la barba si avvicina, si avvicina sem­pre più. Gli occhi sono ardenti di odio; sono occhi già visti da qualche parte. La mano che impugna la rivoltella si solleva, mira al petto.

« Siate maledetti, vermi! La mano del popolo vi stritolerà; vi schiaccerà come sanguisughe!... ».

« Maledetti?... Dici maledetti?... Ah! Ah! Ah! Solo io posso maledire... Soltanto io! » sibila la voce mentre la mano sinistra solleva la maschera. « Hai compreso? »

« Capisco, pre-te... Gel-go-ta... »

Echeggiano, uno dopo l'altro, uno, due, tre colpi, diretti alla vittima già distesa in mezzo alla stanza...

Vilnius

A.P., residente a Vilnius, aveva l'intenzione di acqui­stare la S. Scrittura, perché la copia che aveva gli era stata sequestrata quando era stato deportato in Siberia. Non riu­scendo a trovare tale pubblicazione in Lituania, si rivolse ad un suo amico residente negli Stati Uniti. Questi gli in­viò subito una copia del Nuovo Testamento stampato in Lituania. Però poco dopo A.P. ricevette una lettera dalla dogana nella quale gli veniva comunicato che la letteratura di quel genere non viene consegnata ai destinatari. Egli si rivolse allora alla curia dell'arcidiocesi diVilnius, pre­gandola di fargli avere un esemplare della S. Scrittura, ma quest'ultima rispose: « Non ne abbiamo ».

Dove allora i credenti possono acquistare la S. Scrittura?

DIOCESI DI TELŠIAI

Mažeikiai

   Il 15 settembre 1975 la Sezione della Pubblica Istruzione di Mažeikiai ha esonerato dal loro incarico gli insegnanti Antanas Skiparis e Marija Skiparienė perché il loro figlio è entrato nel Seminario ecclesiastico. L'insegnante Skiparis ha insegnato per 27 anni e la insegnante Skiparienė per 25. Entrambi hanno sempre assolto molto bene la loro missio­ne, venendo più volte elogiati e premiati dal governo so­vietico.

La Sezione della Pubblica Istruzione, convocati i coniugi Skiparis, impose loro di scrivere due lettere nelle quali essi dovevano dichiarare di lasciare l'insegnamento di loro spontanea volontà. E questo per ordine del Ministero della Pubblica Istruzione.

Vilnius

Anche le canzoni folk lituane sono un pericolo per il go­verno

Quattro anni fa nella Casa della cultura dei sindacati della repubblica (S. Daukanto g. 5) era stato fondato il « club di canto popolare ». I suoi membri erano sia gio­vani che gente matura: ingegneri, artisti, professori, stu­denti. Tutti erano uniti da un ideale comune: conservare e coltivare le belle tradizioni folkloristiche lituane. Nel cor­so della sua attività il club ha organizzato non meno di cen­to tra manifestazioni, serate, concerti, gite, escursioni. Delle attività del club hanno parlato spesso con simpatia anche la rivista « Literatura ir menas » (Letteratura ed arte) e altri giornali.

L'11 settembre 1975 i membri del club si sarebbero do­vuti ritrovare nella loro sede per riprendere l'attività in­terrotta per le vacanze estive. Li attendeva però una sgra­devole sorpresa: dietro ordine del vice direttore della Casa, le porte del club erano state chiuse a chiave. I cantanti si misero allora a provare nell'atrio d'ingresso della Casa, ma l'amministrazione intimò loro di smetterla.

La direzione della Casa della cultura dei sindacati ha spiegato l'interruzione dell'attività del club di canto popo­lare con il fatto che esso è « illegale », perché funziona sen­za uno statuto approvato e senza un programma di attività ben definito.

Pelesa

Indifferenza verso i morti...

Il locale kolchoz diede in assegnazione a Marija Stračin-skienė mezza ara di terreno nell'antico cimitero, dove si trovavano in piedi ancora 10 croci. La donna si rifiutò di arare tale terreno e si rivolse alle autorità a Varanavas e a Minsk ricordando che in quel cimitero erano sepolti an­che dei comunisti. Una commissione giunse appositamente sul posto da Varanavas; coloro che ne facevano parte scos­sero il capo e se ne andarono. Qualche tempo dopo giunse la risposta secondo la quale l'assegnazione del terreno era stata del tutto regolare. Non è questa la prima volta che i cimiteri vengono profanati in questa regione. Tempo fanel sistemare la strada Rodūnė-Pelesa, venne spianata una parte del cimitero di Dubiniai.

... e ingiustìzie nei riguardi dei vivi.

Voverka

I credenti di questa parrocchia si erano rallegrati perché, dopo molte petizioni e ripetuti viaggi a Mosca, era stato permesso al parroco di Karenka di recarsi nella loro par­rocchia una volta al mese. Al sacerdote non venne però consentito di portare anche l'organista, colpevole di aver organizzato il coro parrocchiale a Voverka. Più tardi il di­vieto venne esteso anche ad una ragazza che suonava l'or­gano.

Šiauliai

Un giorno l'insegnante Griskonienè del II internato di Šiauliai, dopo aver strappato un rosario dalle mani di una allieva, lo fece a pezzi gettandolo nel cestino dei rifiuti. Ciò nonostante la ragazza non si scompose e dichiarò:

« Ho 10 dita al posto dei grani della corona e perciòposso recitare il rosario anche negli intervalli, a letto o quando sono in viaggio».

Salos

Nel mese di maggio del 1975, durante una riunione di genitori nella scuola di otto anni di Salos, la insegnante Mickevičienė tenne una conferenza ateistica nel corso della quale apostrofò i credenti di Salos definendoli oscurantisti, incivili, eccetera.