Nijolé Sadūnaitė venne arrestata il 27 settembre 1974. Durante la perquisizione eseguita presso di lei fu trovato 1* 11° numero della LKB KRONIKA in corso di trascrizione.

Nel corso dell'istruttoria preliminare N. Sadūnaitė si era rifiutata di fare dichiarazioni e perciò gli istruttori ave­vano minacciato di internarla in un ospedale psichiatrico. Per due mesi non le venne permesso di ricevere pacchi-viveri.

Verso la fine del gennaio 1975 N. Sadūnaitė inviò una denuncia al procuratore, protestando per gli abusi degli istruttori e le loro minacce di chiuderla in manicomio.

Nel mese di marzo del 1975 gli istruttori si rivolsero al­l'ospedale neuropsichiatrico di Vilnius in Vasaros gatvé ed a quello di Naujoji Vilnia per sapere se N. Sadūnaitė vi fosse stata mai ricoverata. La risposta fu negativa.

Nel mese di aprile 1975 la causa di N. Sadūnaitė fu stralciata dal processo n. 345 e fu intentato un nuovo pro­cesso col n. 416.

Il 16 giugno 1975 il Tribunale supremo della rss di Lituania iniziò a discutere la causa di N. Sadūnaitė. L'udien­za ebbe inizio alle ore 10. Presidente del tribunale era Kudriasov e pubblico ministero Bakucionis.

Al processo vennero convocati i seguenti testimoni:

Jonas Sadùnas (fratello di Nijolé), Vladas Sadùnas (suo cugino), Regina Sadùniené (moglie di Vladas), Povilaitis (direttore della scuola media), Kušleika e Bronė Kibickaité.

Nel corso del processo i testimoni vennero tenuti in una stanza a parte e dopo la loro deposizione venivano fatti uscire dall'aula affinchè non potessero assistere allo svolgimento del processo.

Nell'aula vi erano soltanto 6 soldati e 5 agenti della Sicurezza (Pilelis, Jankauskas, Platinskas ed altri). Il pre­sidente del tribunale permise soltanto al fratello di Ni­jolė, Jonas, di restare in aula; alle persone estranee non venne consentito. Gli agenti della Sicurezza dicevano loro che il processo si svolgeva a porte chiuse.

Nijolė Sadūnaitė si rifiutò di rispondere alle domande della corte.

« Dato che non sono io la colpevole ma Voi, che vio­late i più elementari diritti dell'uomo, garantiti dalle leg­gi, dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e diffondete la menzogna, l'uso della forza e della violenza e poiché calunniate e condannate persone innocenti, che poi torturate nelle carceri e nei lager, io non risponderò ad alcuna domanda del tribu­nale, come ho fatto durante gli interrogatori, protestando in tal modo contro questo processo» dichiarò l'accusata.

Rinunciando all'assistenza di un avvocato difensore, la Sadūnaitė aggiunse:

« Il processo svoltosi contro il rev. A. Šeškevičius nel 1970 mi ha aperto gli occhi. Egli venne condannato per aver compiuto il proprio dovere di sacerdote, ed io fui minacciata da un agente della Sicurezza dello Stato, il tenente Gudas, di essere imprigionata e sottoposta a pro­cesso come il sac. A. Šeškevičius perchè gli avevo procu­rato un avvocato. Nello stesso ufficio 225 vi era l'ex-agen­te della Sicurezza Kolgov il quale minacciò mio fratello e i miei parenti di punizioni, se non avessi rinunciato ad occuparmi della difesa del rev. A. Šeškevičius. A quanto pare, assumere un avvocato per la difesa di un sacerdote è un "reato grave". Dato che secondo voi io sarei una criminale particolarmente pericolosa per lo Stato, e poi­ché non intendo attirare le vostre rappresaglie su coloro che dovrebbero procurarmi un avvocato, vi rinuncio. Que­sta è una faccia della medaglia. L'altra è che non occorredifendere la verità, perchè essa è onnipotente e invinci­bile! Soltanto l'inganno e la menzogna, essendo impotenti di fronte alla verità, hanno bisogno di armi, di soldati e di prigioni per prolungare il loro funesto dominio, e an­che questo però solo temporaneamente. A buon diritto si dice che un governo parziale si scava la fossa con le pro­prie mani. Io mi trovo nel giusto e per la verità sono di­sposta a perdere la libertà; per essa darei con gioia anche la vita. Non vi è maggiore felicità che soffrire per la ve­rità e per gli altri. Perciò non mi occorre alcun difensore. Al suo posto parlerò io stessa ».

 

L'autodifesa

Voglio premettere che amo tutti come miei fratelli e so­relle e che, se occorresse, non esiterei a dare la mia vita per ciascuno di voi. Oggi questo non è necessario; c'è però una dolorosa verità che va apertamente riconosciuta. Si dice che soltanto chi ama abbia il diritto di biasimare e di criticare l'oggetto del suo amore. Ed è sulla base di tale presupposto che mi rivolgo a Voi. Ogni volta che delle persone vengono condannate a causa della LKB KRONIKA risultano molto appro­priate le parole di Putinas.*

E in arroganti tribunali

Gli assassini giudicano i giusti.

Gli altari voi calpestate

Per la vostra legge son crollati

Sia peccati che virtù...

Voi sapete bene che i sostenitori della LKB KRONIKA amano il popolo e che perciò lottano per la sua libertà e il suo onore. Essi combattono per il diritto di godere della libertà di coscienza, garantita a tutti i cittadini, senza discriminazioni a motivo delle loro convinzioni, dalla Costituzione, dalle leggi e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; essi lottano affinché tutto ciò non si riduca soltanto a belle parole scritte sulla carta e ad una propaganda menzognera com'è stato finora, ma perché venga realizzato veramente. Infatti le parole della

 

* Grande poeta lituano contemporaneo, scomparso da qualche anno. (NdT)

 

Costituzione e delle leggi restano lettera morta, se non vengono applicate nella vita, ed ovunque si verifica una discriminazione legalizzata dei credenti. La LKB KRONIKA ri­flette come uno specchio i crimini perpetrati dagli ateisti nei confronti dei credenti. L'immoralità non gode del proprio aspet­to ripugnante e perciò ha paura di guardarsi allo specchio. Per questa ragione Voi odiate tutti coloro che cercano di strappa­re dal Vostro volto la maschera della menzogna e dell'ipocri­sia. Ma non per questo lo specchio perde il suo valore! I la­dri tolgono alla gente il denaro, mentre Voi derubate gli uo­mini togliendo loro ciò che hanno di più caro: la fedeltà alle proprie convinzioni e la possibilità di trasmettere questo te­soro ai propri figli, alla nuova generazione. Eppure nell'art. 5 della « Convenzione per la discriminazione nel campo del­l'istruzione » del 14-15 dicembre 1960 viene sancita la fa­coltà per i genitori di impartire ai figli un'educazione religio­sa e morale secondo le proprie convinzioni. Tuttavia nel ver­bale d'istruttoria della mia causa, si riporta la seguente dichia­razione dell'insegnante Rinkauskiené: « Dato che esiste una sola scuola sovietica, non c'è motivo di mescolare insieme i ragazzi e di insegnare loro ad essere degli ipocriti ». Ma in effetti chi insegna ai ragazzi ad essere falsi? Quegli insegnanti o i genitori, ai quali viene riconosciuto il diritto di educare i figli secondo le proprie convinzioni? Perché vengono incol­pati i genitori e non gli insegnanti quando prendono la via del male dei ragazzi nei quali la scuola ha distrutto l'autorità dei genitori?

L'insegnante Keturkaitè, della X scuola media di Klaipėda, nel verbale del proprio interrogatorio, ha dichiarato: « Essen­do insegnante di storia, mi tocca spiegare agli studenti anche i problemi della religione. Spiegando le origini del cristianesimo e con ciò stesso anche il mito della venuta di Cristo... ». Come può l'insegnante Keturkaitè chiarire i problemi della religione che esulano dalla sua competenza, quando perfino in materia di storia essa si rivela un'incompetente, in quanto si aggrappa alla sorpassata menzogna degli ateisti secondo la quale Cristo sarebbe solo una leggenda? Tali incompetenti « educano » e « istruiscono » la nuova generazione e, approfittando della loro autorità di insegnanti, inculcano il falso nelle menti degli alunni.

Gli istruttori tenente colonnello Petruškevičius, Rimkus, capo­sezione istruttorie, e Kazys, vice caposezione istruttorie mi hanno minacciato più volte di farmi rinchiudere in un ospedale psichia­trico per il fatto che non rispondevo alle loro domande, seb­bene avessi spiegato loro che tacevo per protesta contro que­sto processo. Non sopportando oltre le minacce, scrissi unalettera di protesta al procuratore della repubblica, al capo del Comitato per la Sicurezza e al capo della sezione istruttorie, e pregai di allegare la denuncia alla mia causa. La denuncia non venne allegata. Soltanto il sostituto del procuratore della repubblica Bakučionis, qui presente, rispose per iscritto che loro avevano il diritto di ordinare una perizia psichiatrica; tutta­via a parere degli istruttori non vi erano per ora elementi suf­ficienti per farlo. Però nella denuncia non si parlava di que­sto ma si protestava contro gli abusi degli istruttori che con minacce cercano di terrorizzare l'inquisito e di costringerlo a venire a compromessi con la propria coscienza. Nella denun­cia, cito testualmente, c'era scritto: « Ha diritto l'istruttore di minacciare all'imputato l'ospedale psichiatrico o di farlo sot­toporre a perizia psichiatrica, qualora questi dimostri di re­stare fermo nella propria opinione e non intenda venire a com­promessi con la propria coscienza e le proprie convinzioni? » I! tenente col. Petruškevičius mi minacciò numerose volte di farmi rinchiudere in un ospedale psichiatrico, dove si sta peg­gio che in carcere, unicamente perché non rispondevo alle sue domande II vicecapo della sezione istruttorie Kazys, seb­bene mi vedesse per la prima volta, diagnosticò autorevolmen­te: schizofrenica, che ragiona da schizofrenica, minacciando di farmi sottoporre ad una perizia della commissione psichia­trica di cui egli stesso era membro. Anche il capo della sotto­sezione istruttorie, maggiore Rimkus, poiché non risposi alle sue domande, mi minacciò ripetutamente una perizia psichia­trica. Possibile che tutta la giustizia sovietica si basi soltanto sulla paura? Se io fossi effettivamente una malata psichica bisognerebbe curarmi e non minacciarmi per la mia ma­lattia! Che colpa ha una persona se è malata? Comunque non è certo questa l'opinione degli istruttori stessi i quali mf mi­nacciano già da cinque mesi di farmi internare in un ospedale psichiatrico con l'evidente scopo di spezzare la mia volontà. Tale comportamento degli istruttori lede la dignità umana per cui protesto contro il trattamento che mi è stato usato.

(Gli istruttori, facendo pressione per costringere a fare del­le ammissioni, sono colpevoli ai sensi dell'art. 187 del Co­dice penale della rss di Lituania che dice: « L'eventuale pres­sione a fare dichiarazioni, esercitata dalla persona che svolge la indagine oppure l'istruttoria preliminare, usando minacce od al­tre azioni illegali viene punita con la privazione della libertà fino a tre anni. Il medesimo comportamento, se accompagnato dall'uso della violenza odalla menomazione della personalità del sottoposto all'interrogatorio viene punito con la priva­zione della libertà da tre fino ad otto anni ». Ndr)

 

Dopo che ebbi presentato la denuncia, il capo della sezione istruttorie prese a rinfacciarmi le lamentele esposte, ironizzan­do: « Se reagisci in questa maniera, allora davvero non sei normale... Non conosci tutte le sottigliezze giuridiche... ».

 

Il comunismo: belle parole, prassi repellente

È vero, io non conosco non solo le sottigliezze, ma nemmeno le più grosse questioni giuridiche, perché non ho studiato que­sta materia; ma ora so che per gli istruttori sovietici mentire, minacciare, calunniare non solo l'accusato, ma anche persone estranee, è una cosa normale. Ciò però costituisce una sorta di crimine morale, il quale dovrebbe venire punito, perché i traumi spirituali guariscono più difficilmente di quelli fisici.

A Voi non interessa affatto riparare le ingiustizie; al con­trario le tollerate e le incoraggiate. Ciò è dimostrato dal fatto seguente: ai testimoni interrogati durante il processo a mio cari­co, i quali hanno confermato la veridicità dei fatti rilevati dal­la LKB KRONIKA, è stato chiesto in primo luogo se conoscessero chi passava le informazioni agli editori della kronika, a chi si erano confidati, chi avevano visto, chi avevano sentito, ecce­tera. Ecco ciò che voi temete: la voce della verità! Gli inqui­renti non hanno interrogato e tanto meno convocato quei fun­zionari accecati dall'odio verso chi la pensa diversamente da loro, che hanno licenziato, per aver portato una crocetta al collo, la insegnante St. Jasiūnaitė della scuola media di Kulau­tuva e, deridendola in ogni maniera, per lungo tempo non le diedero lavoro nemmeno come donna delle pulizie in cucina. Gli inquirenti non hanno convocato nemmeno il presidente del Comitato esecutivo del dždt di Panevėžys, Markevičius, né il capo della sezione finanze, Indriūnas, i quali hanno licen­ziato dal lavoro per la frequenza alla chiesa la segretaria-datti­lografa Marytė Medišauskaitė, impiegata da 9 anni. Nello stes­so tempo proclamate ovunque che la religione è un affare pri­vato dei cittadini e che tutti godono della parità di diritti senza riguardo alle loro convinzioni. Tanto è bella la vostra propaganda quanto è repellente la realtà della vita! Gli istrut­tori non hanno perseguito il reato del direttore della scuola di N. Akmenė, Kuprys, e dei membri della sezione Pubblica Istruzione quando hanno licenziato un'insegnante solo perclié questa, durante una gita scolastica a Kaunas, si era recata nella toilette esistente nel giardino dove si diede fuoco Romas Ka lanta (Vedere il n. 10 della LKB KRONIKANdr) Che reato! L'insegnante non è idonea all'opera educativa dei ragazzi! Èridicolo che ancora oggi vi spaventi l'ombra di Romas Kalanta, Mia che colpa ne ha questa insegnante?

Gli inquirenti non hanno ammonito nessun primario di quel li che abusando della loro carica non permettono ai moribon­di di ricevere l'assistenza del sacerdote, neppure quando la richiedano gli stessi degenti o i loro parenti più stretti. Per­fino ai criminali viene concesso di esaudire il loro ultimo de­siderio! Mentre voi osate schernire le più sacrosante convin­zioni dell'uomo nel momento più difficile della sua vita, l'ora della morte e da banditi rapinate moralmente migliaia di cre­denti. Ecco qual è la vostra morale ed etica comunista!

Il docente Angus, dell'Università di Vilnius, ha calunniato nel modo più indegno sul « Kauno Tiesa » il Papa Paolo VI, il defunto vescovo Bučys, il sac. Laberger e il rev. Račiūnas (Vedi n. 10 della LKB KRONIKA, Ndr).Quando sono state smentite queste ripugnanti calunnie? Mai, perché la menzogna e la calunnia sono il vostro pane quotidiano!

Spaventati per le idee di Mindaugas Tamonis, ingegnere addetto al restauro dei monumenti e docente di scienze tec­niche, lo avete rinchiuso nell'ospedale psichiatrico esistente in Vasaros gatvė, allo scopo di « guarirlo » dalle ... sue convin­zioni!    

Chi ha dato agli ateisti l'autorità di ordinare ai parroci quali sacerdoti possano o no invitare per la predicazione e durante le festività? Tanto più che esiste l'ormai storico decreto « Sulla separazione della Chiesa dallo Stato », il quale afferma che lo Stato non interferisce nell'attività interna delle comunità re­ligiose. Malgrado ciò, in Lituania la Chiesa non è affatto sepa­rata dallo Stato ma soggiogata da questo. Gli organi governativi si ingeriscono nel modo più rozzo e brutale negli affari interni della Chiesa e nel campo dei canoni; impartiscono ordini ai sacerdoti secondo il proprio arbitrio e li perseguitano senza alcun riguardo per le leggi vigenti.

Questi fatti e centinaia di altri dimostrano che lo scopo de­gli ateisti è quello di rendere gli uomini loro schiavi spirituali. Per il raggiungimento di tale fine tutti i mezzi sono validi: calunnia, menzogna, terrore!

E voi esultate per la vittoria? Che cosa resta dopo il trionfo della vostra vittoria? Restano le rovine della moralità, mi­lioni di bambini uccisi prima della nascita, disprezzo per la persona umana, gente meschina e svilita, oppressa dalla paura e dominata dalle passioni della vita. Tutto questo è frutto vostro. Giustamente Gesù Cristo ha detto: « Li conoscerete dalle loro opere ». I vostri crimini vi respingono sempre più tapidamente nei rifiuti della storia.

 

Grazie a Dio, non tutti gli uomini si sono ancora piegati. La nostra forza nella società non sta nella quantità, ma la qualità è dalla nostra parte. Senza temere la prigione né il la­ger dobbiamo condannare ogni prassi che apporta ingiustizie e umiliazioni, che semina disuguaglianza ed oppressione. Lot­tare per i diritti dell'uomo è un sacro dovere nella vita di cia­scuno! Sono felice che mi sia toccato l'onore di soffrire per la LKB KRONIKA, della cui verità e necessità sono convinta e alla quale resterò fedele fino all'ultimo respiro. Continuate pure a fare quante leggi volete, ma tenetevele per voi. Tra quello che è scritto dall'uomo e ciò che è imposto da Dio si deve saper distinguere. Il tributo a Cesare deve essere soltanto il resto del tributo dovuto a Dio. La cosa più importante nella vita è di liberare il cuore e la mente dalla paura, perché cedere al male è la più grave delle colpe.

 

Sadünas

Le deposizioni dei testimoni

Joñas Sadünas disse di non aver letto la LKB KRONIKA e a proposito degli oggetti requisiti alla sorella sapeva soltan­to quanto riportato nel verbale della perquisizione.

Viadas Sadünas dichiarò che Nijolè gli aveva dato 3 numeri della LKB KRONIKA e il libro Simas (queste pub­blicazioni erano state trovate presso di lui nel corso di una perquisizione).

Regina Sadüniené testimoniò che Nijolé non le aveva mai dato da leggere la LKB KRONIKA.

Il direttore Povilaitis e l'insegnante Slimaité nel corso dell'interrogatorio avevano detto che l'allievo Robertas Andrijauskas della scuola di otto anni di Kasuciai era mor­to tra il 26 e il 28 agosto 1973, mentre davanti al tribu­nale il direttore disse che lo studente era morto il 23 ago­sto, che venne sepolto durante le vacanze scolastiche e che nessuno aveva impedito la partecipazione ai funerali. Dichiarò inoltre di non avere mai spaventato gli allievi né di averli mai costretti ad iscriversi ai pionieri o al kom­somol (Vedi il n. 8 della LKB KRONIKANdr).

Kušleika raccontò che nei confronti di suo figlio Bro-nius era stata usata la forza nel tentativo di farlo iscrivere ai pionieri e che era scappato a casa dalla sala dei professori dove era stato chiamato (Vedi Un. 11 della LKB KRONIKA).

Broné Kibickaité contestò l'affermazione del tribunale secondo la quale Nijolé Sadūnaitė le aveva dato da leggere la LKB KRONIKA e l'opuscolo Patarimus kaip laikytis tardymo metu (Consigli su come comportarsi durante gli inter­rogatori).

« Voi, essendo buone amiche, probabilmente andavate anche in chiesa insieme? » chiese il giudice.

Quando la Kibickaité rilevò che questa domanda non aveva alcun rapporto con lo svolgimento del processo, il giudice ribattè alzando la voce: « Se ve lo chiedo, do­vete rispondere! »

A questo punto intervenne l'imputata:

« È vero. Non avete il diritto di indagare in questo modo. La fede è una questione individuale! »

Terminata l'escussione dei testimoni, seguì un inter­vallo di 10 minuti, dopo di che i testimoni vennero fatti rientrare in aula e il giudice chiese a Nijolé Sadūnaitė se aveva delle domande da porre loro. L'imputata sostenne che i testimoni hanno il diritto di restare in aula fino alla conclusione del processo.

«Vi sono delle leggi! » troncò il giudice. « Il vostro è abuso di potere! Leggete cosa è scritto nelle leggi — disse l'accusata indicando con la mano il codice che il giudice aveva davanti a sè. — I testimoni han­no diritto di restare in aula fino alla fine del dibattito ».

« Non offendete il tribunale! » urlò il giudice minac­ciando la Sadūnaitė di espellerla dall'aula e di concludere il processo in sua assenza. Dopo di che venne ordinato ai testimoni di lasciare l'aula del tribunale.

Il procuratore Bakucionis propose di infliggere a Nijolé Sadūnaitė 4 anni di privazione della libertà da scontare in un lager a regime duro e 5 anni di deportazione.

Il tribunale tenne udienza anche il 17 giugno. Il pub­blico venuto ad assistere al processo non venne ammesso in aula, come nei giorni precedenti.

 

Dichiarazione conclusiva di N. Sadūnaitė

Questo giorno è il più felice della mia vita, — esordì l'imputata. — Io vengo giudicata per la LKB KRONIKA, che si batte contro la tirannia fisica e spirituale sugli uomini. Ciò vuol dire che oggi io vengo processata a motivo della verità e dell'amore per gli uomini! Che cosa ci può essere di più importante nella vita che amare gli uomini, la loro libertà, il loro onore? L'amo­re per il prossimo è l'amore più grande; lottare per i diritti dell'uomo è il più bel canto d'amore. Che esso risuoni nei cuori di tutti, che non cessi mai di risuonare! Ma è toccata una sorte invidiabile, un destino glorioso: non soltanto lottare per i diritti dell'uomo e per la giustizia, ma per questi essere anche condannata! La mia condanna sarà il mio trionfo! Mi dispiace solo di aver potuto dare così poco per gli altri. Con gioia par­tirò verso la schiavitù per la libertà degli altri e sono disposta anche a morire perché gli altri vivano. Avvicinandomi oggi alla Verità eterna— a Gesù Cristo —, mi viene alla mente la Sua quarta beatitudine: « Beati coloro che cercano giustizia, per­ché saranno saziati! ». Come non gioire, se Dio onnipotente ha garantito che la luce prevarrà sulle tenebre, e la verità vincerà l'errore e la menzogna! E perché ciò avvenga al più presto sono disposta non soltanto ad essere imprigionata, ma anche a morire. Voglio qui ricordarvi le parole del poeta Ler-montov: « Eppure c'è il giusto giudizio di Dio! ». Voglia Dio che quel giudizio sia favorevole a noi tutti. Di questo preghe­rò per voi tutti il buon Dio ogni giorno della mia vita. Voglio chiudere ora con dei versi nati in carcere:

 

« Quanto più aspra è la via da percorrere, tanto più forte sento la vita. Deve ardere in noi la fiamma di giustizia, vincere il male, per quanto difficile sia.

Non al riposo son dati i brevi dì terreni, ma a conquistare gioia per molti cuori. E solo chi darà tutto nella lotta sentirà di seguir la retta via.

E nessuno potrà provare maggior felicità

di chi è deciso a morire per gli altri.

Sarà nel cuore allora una festa sempre pura

che non potran strappare né carceri né gelidi lager! »

 

Perciò amiamoci gli uni e gli altri e saremo felici. Infelice è solo colui che non ama. Ieri vi siete meravigliati per la mia se­renità in questo momento così difficile della mia vita. Ciò dimostra che il mio cuore arde d'amore per i miei simili, perche soltanto amando tutto diventa facile! Dobbiamo condannare i! male con tutte le nostre forze; ma dobbiamo amare l'altro, anche colui che è in errore. E questo si può imparare soltanto ,illa scuola di Gesù Cristo, il quale costituisce per tutti l'uni­ca Verità, l'unica Via e l'unica Vita. Venga quindi, Buon Gesù, il Tuo regno nei nostri cuori!

Al tribunale chiedo di rimettere in libertà dalle prigioni, dai lager e dagli ospedali psichiatrici tutti coloro che lottano per i diritti dell'uomo e per la giustizia. Con ciò dimostrerete la vostra buona volontà e contribuirete notevolmente a far sì che nella vita ci siano più armonia e più amore; e il bel concetto « l'uomo è fratello all'uomo» diverrebbe finalmente realtà.

 

La sentenza

Nel corso dell'udienza pomeridiana venne letta la sen­tenza.

Nijolė Sadūnaitė, imputata in base all'art. 68 comma 1 del Codice penale della rss di Lituania per aver ripro­dotto e diffuso la LKB KRONIKA, viene condannata a tre anni di privazione della libertà da scontarsi in un lager a regime duro ed a tre anni di esilio.

Dopo aver ascoltato la sentenza Nijolė Sadūnaitė chiese al tribunale: «Come mai mi avete dato una condanna così mite? »

Il tribunale ordinò inoltre la confisca della macchina da scrivere di N. Sadūnaitė.

Nel pomeriggio del 20 giugno 1975 alcuni agenti della Sicurezza tolsero alla Sadūnaitė tutti gli appunti, la per­quisirono minuziosamente e la tradussero nel lager al se­guente indirizzo: Mordovskaja assr, pos. Javas, učr. ž 385/3.*

Nijolė Sadūnaitė è nata a Dotnuva nel 1938. Suo padre, docente presso l'Accademia di Agricoltura, morì nel1963. I genitori, profondamente credenti, hanno cercato di edu­care bene la propria figlia.

Nel 1955 essa terminò le scuole medie ad Anykščiai. Sebbene a scuola gli studenti credenti venissero discrimi­nati, Nijolė non tralasciò mai di recarsi a Messa la dome-

* Nel n. 18 della LKB KRONIKA compare poi un indirizzo diverso. (NdT)

 

nica. Quando nel corso di qualche escursione capitava di visitare una chiesa, la ragazza aveva il coraggio di ingi­nocchiarsi in raccoglimento davanti al S. Sacramento in presenza dei compagni e degli insegnanti.

Per cinque anni assistette la madre malata, che poi mori nel 1970. Per alcuni anni aveva anche assistito amorosa­mente il canonico P. Rauda. Le sofferenze di ogni essere umano hanno sempre trovato un'eco di profonda pietà nel cuore di Nijolė, che ha sempre cercato di ridurre al minimo le proprie esigenze per poter soccorrere gli altri, arrivando talvolta anche a privarsi delle cose più indispen­sabili per venire in aiuto a chi pativa.*

*     *   *

Il 20 aprile 1975 Povilas Petronis giunse nella località della sua detenzione (sul suo processo si veda LKB KRONIKA n. 13). Il suo attuale indirizzo è il seguente: Mor-dovskaia assr, 431200 Tenguševskij rajon, pos. Baraševo, učr, ž x 385/3-5.

Juozas Gražys, condannato il 17 marzo 1975 (si veda LKB KRONIKA n. 16), è attualmente detenuto nella regione di Perm: Permaskaja obi., Čūsovskij rajon, pos. Kučino, učr. v s 389/36.

*     *   *

Il 2 maggio 1975 Virgilijus Jaugelis iniziò uno sciope­ro della fame nell'ospedale delle carceri di Lukiškės, in quanto la Procura dell'urss non aveva preso in alcuna considerazione una sua denuncia (si veda LKB KRONIKAn. 16).

Il 7 maggio 1975 Virgilijus, a causa di un male incu­rabile, venne rilasciato e condotto a casa in fin di vita con un 'autoambulanza.

Il 20 giugno 1975 egli venne sottoposto ad un diffìcile intervento chirurgico all'intestino nella clinica oncologica di Kaunas, a seguito del quale nel migliore dei casi re­sterà invalido.

In questo momento i cattolici della Lituania giusta-

 

Nijolė Sadunaitė ha scontato la condanna ed è uscita dal lger nel 1977. Attualmente si trova al confino. (NdT)

 

mente si chiedono: « È possibile un dialogo con chi rico­nosce soltanto la menzogna e la violenza, con chi distrug-ųe fisicamente i figli e le figlie migliori della Lituania? ».

 

Vilnius

Il 7 aprile 1975 nell'abitazione della dottoressa in me­dicina Jadvyga Lapienytė (Tilto g. 12-6) venne eseguita una perquisizione diretta dal maggiore della Sicurezza Mar­kevičius. Gli agenti erano alla ricerca di stampa "antiso­vietica" ma non trovarono nulla. L'interrogatorio seguito alla perquisizione durò 5 ore e riguardò particolarmente l'arresto di Nijolė Sadūnaitė. Gli inquirenti si meraviglia­rono molto per il fatto che la dottoressa, pur in possesso di un'istruzione superiore, fosse ancora credente...

*   *   *

Subito dopo la Pasqua del 1975 il parroco di Kabeliai (prov. di Varėna), rev. J. Lauriūnas, venne convocato a Vilnius presso la sede della Sicurezza. Nel corso di un " colloquio "gli venne chiarito che la LKB KRONIKA nonporterà nulla di buono alla Chiesa cattolica in Lituania, ma le\ arrecherà soltanto dei guai...

 

Ignalina

Dopo Pasqua anche il parroco di Ceikiniai, rev. K. Ga-ruckas, venne convocato presso la Sicurezza di Vilnius.Tuttavia egli si rifiutò di recarvisi a causa della sua tarda età. Allora alcuni agenti della Sicurezza vennero ad Igna­lina e sul posto "illuminarono" il rev. Garuckas sui danni che arrecherebbe la LKB KRONIKA.

 

Vilnius

Si è saputo che l'incaricato del Consiglio per gli affari religiosi, K. Tumėnas, aveva preteso tempo fa che il ve­scovo L. Povilonis si adoperasse per far cessare la pub­blicazione della LKB KRONIKA. Questi rispose che non es­sendo stato lui a promuovere tale pubblicazione non poteva farci nulla. L'incaricato rimase molto scontento per questo atteggiamento passivo del vescovo.

 

Kaunas

Il 3 marzo 1975 l'ingegnere Vytautas Vaičiūnas venne invitato a presentarsi al comitato per la Sicurezza di Kau­nas. Dato che l'avviso era stato fatto recapitare nella cas­setta della posta e non a mano, Vaičiūnas l'aveva ritirato in ritardo e quindi non gli aveva dato alcun seguito. Qual­che tempo dopo ricevette diverse telefonate da parte della Sicurezza, che insisteva perchè si presentasse "per i vec­chi guai". Vaičiūnas rispose che il processo contro di lui si era già celebrato e che non c'erano più "vecchi guai". « Per voi non sono ancora finiti » rispose l'agente della Si­curezza. V. Vaičiūnas dichiarò che si sarebbe presentato soltanto a seguito di una convocazione ufficiale.

Il 12 maggio l'ingegner Vaičiūnas si recò alla sede della Sicurezza di Kaunas, dove venne brutalmente redarguito per la sua lettera finita sulla LKB KRONIKA (si veda LKB KRONIKA n. 15). L'inquirente della Sicurezza tentò anche di costringere Vaičiūnas a firmare un verbale contenente una ammonizione per aver dato alloggio nella sua casa a P. Petronis criminale contro lo Stato; per aver aiutato Plum-pa nell'acquisto di un apparecchio riproduttore era e per aver collaborato ai crimini di Petronis servendosi della propria motocicletta. Se tale attività fosse continuata, di­ceva il verbale, egli sarebbe stato condannato. Vaičiūnas si rifiutò di firmare dicendo che anche senza la sua firma avrebbero potuto ugualmente condannarlo.